Uno spallino a Roma – Il campionato allucinante è finito – Possiamo andare (e sognare) in pace

Il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì, il venerdì, il sabato e poi l’infinita domenica. Giornate di merda. Tutte. Tranne l’ultima. Ma soltanto… dopo. Perché va bene essere ottimisti ma lo spallino vero si caca sempre addosso. Soprattutto quando si gioca tanto, ma proprio tanto, come in questo finale di stagione. Per una volta, lo dichiaro tranquillamente, il mio tradizionale ottimismo lascia posto a una tremarella ska tipo quella di Persiana Jones e le sue tapparelle maledette. Me la facevo sotto, proprio perché spallino, per colpa di stagioni allucinanti viste e sofferte. Dopo tutto quello che è successo in questo campionato – era l’auto refrain della lunga settimana – perché mai la sfiga dovrebbe lasciarci in pace ora, proprio sul più bello (si fa per dire). Insomma, sono stati sette giorni di cattivi pensieri, tremendi ricordi, pazzesche paure.
La bolgia di Foggia e i conti salvezza e la classifica avulsa e il cambio dell’allenatore del Ravenna e la condizione del Lanciano e i diecimila presenti allo Zaccheria e l’infortunio di Zambo e il ritiro in Abruzzo e le percentuali degli esperti e la classifica vivisezionata e il ruolino di marcia delle squadre interessate e i precedenti e i satanelli che non perdono da una vita e i giallorossi che devono vincere con due gol di scarto e Smit che ha mal di schiena e Diego Stocchi Carnevali che andrà a Foggia (grande) per garantirci un’informazione completa e i ragazzi della curva che vanno al campo a sostenere l’Ars et Labor (grandissimi) e PV che parte tardissimo e i soliti noti che ci saranno (immensi) e i corrispondenti che ci danno le ultime notizie dai campi interessati e gli sms in cerca di conforto che mi arrivano e io che rispondo solo forza Spal perché non so che cazzo scrivere e mio padre che mi chiede un pronostico e le mie mani che lasciano un’impronta all’altezza dei maroni sui jeans e tutti i riti scaramantici che durano sette giorni e la mattonella che se la pesto nell’angolo finisce male e il mac dell’apple che se lo compro ci salviamo e la bandiera che la faccio mettere o no e il personaggio da intervistare e la telefonata a Paolino Negri in cerca di conforto e Aldo che chiama proprio la sera della vigilia perché signori si nasce e quelli che continuano a rompere i coglioni sulla partita con il Marcianise e il Marcianise stesso e il Marcianise stesso che marcisca presto e il Marcianise stesso che marcisca presto e ora ha raggiunto il Portogruaro nella classifica dei destinatari ad zadron e la mente che ritorna ad altre domeniche del genere e il fatto che non può essere che una squadra morta come il Ravenna vince di due gol ad Andria e l’unica maglia del mondo condivisa su Facebook e tutti i link che provano ad alleviare un po’ di tensione nel social forum e Alessia che la pensa come me e Luca che prova a fare due conti e il Comandante che la serenità (beato lui) non la perde mai e il mitico Renato che invece non perde un briciolo della sua imperturbabilità e Big che ha un fotografo a Foggia e quindi un paio di scatti dovremmo rimediarli e Gelso che accompagna Diego e la cronaca e gli spogliatoi e la webcronaca di Orla e il messaggio che mando a Sergio perché è più preoccupato di me e Sergio che risponde che maial se sono greve e i risultati in tempo reale e spostiamo l’orario di pubblicazione dei pezzi alle 22 e Hughes che prepara la pagina più importante della stagione e sabato che non finisce mai e domenica che dall’ora della sveglia a quella del fischio d’inizio sembra passino trecentosessantacinque giorni e la telefonata in Rai perché oggi vado più tardi causa tensione e il solito sms da mandare alla squadra e la scelta della maglietta da mettere e la scelta della maglietta da mettere che cade su quella di Don Bedin e la nascita di Jack Capecchi proprio questa domenica e la scelta del nome Jack per il terzo Capecchi che mi sento porterà bene perché Jack e anche e soprattutto Lemona e il Comandante dalla panchina che mi chiede alcuni aggiornamenti via sms e ogni refresh che pare metterci una quaresima e le ascelle che piovono gocce da Polo Nord e Zambo che c’è e bisogna fargli un monumento sul serio e i minuti che vanno più piano di Badoer sulla Ferrari e i colleghi Rai che guardano atterriti il mio bianco, allucinato sguardo e capisco che nel loro silenzio colmo di rispetto c’è molto affetto e il telefono che suona ogni cinque minuti perché il mondo è pieno di ignoranti che non sanno che oggi La Partita è quella di Foggia e persino il Direttore che chiama dal Giro d’Italia ma non posso rispondere e siamo soltanto all’ottavo del primo tempo e oggi chiedo il bonus a… to zio perché ho paura che il cuore matto faccia il matto davvero e il semifreddo alla fragola di stanotte all’una che si ripropone come di solito fa il pollo con i peperoni e non riesco ad aspettare l’intervallo prima di rifilargli un cartellino rosso ed espellerlo e il dato ufficiale degli spallini a Foggia che sono cinquantanove e vorrei abbracciarli tutti e Orla che mi segnala che su Puglia Channel si vede anche se il segnale va a scatti e inquadrano solo gli spalti e allora torno ad ascoltare Sandro Sovrani (grande radiocronaca!) e il cronometro che segna soltanto il diciottesimo nonostante siano passate otto ore e milleduecento minuti circa e Agnelli che gioca benissimo e aveva ragione Notaristefano a volerlo a Ferrara e dai che siamo ormai alla fine del primo tempo e Melooooooooooooooooooooooooo goooooooooooooooooooooooooool! al 46’ e la sofferenza che ricomincia con la ripresa e si interrompe causa carta igieniica lanciata dai tifosi di casa che serve a far terminare prima le altre partite e quella insana, lo ammetto, vena razzista che ogni tanto mi colpisce e l’agonia che si prolunga perché se sei spallino devi soffrire a prescindere e questi dodici minuti di recupero che renderanno un po’ più indimenticabile questa domenica di per sé già indimenticabile e c’è il calcio di rigore per noi urla Sandro e io con lui e il Cippooooooooooooooooooooooooooooooooo realizza e il due a zero e dai che ce l’abbiamo fatta e cazzo che coglione che sono stato a preoccuparmi così tanto e grandi ragazzi e che carattere e c’è il tre a zero del Miglioooooooooooooo e mamma mia che domenica e Zambo ti amo e grande mister e cazzo il Portostaminchia va in serie B e ce lo togliamo dall’orizzonte e la prossima stagione ce toccano un’altra volta i butei se non vincono i playoff e allora agli spareggi tifo Verona e dai che manca poco e incredibile arriviamo settimi e certo che rimpianti e vabbé lasciamo stare e non ci pensiamo ed è andata così e ci giocheremo la Coppa Italia vera e visto questo campionato accontentiamoci e come vorrei essere ritornare a Ferrara con i tifosi spallini e su una cosa insisto e continuo a farlo dall’inizio della stagione calcistica: nessuno, sottolineo nessuno, ci ha mai messo sotto e con noi ha meritato soltanto il Pescara e questo nonostante tutto e nonostante il girone di andata e nonostante otto partite – tra la cessione di Arma e la piena forma di Cipriani – senza bomber e nonostante gli infortuni e nonostante l’assenza quasi di un torneo intero di Meloni e nonostante anche un po’ di sfiga e nonostante anche tanti errori e…
E’ finita. Sì! Dai. Dio benedetto santissimo-beatissimo-bellissimo-affascinantissimo. Sto campionato che dimenticheremo in fretta se ne va in archivio e a fanculo. Adesso guardiamo avanti perché avanti c’è la luce. Quella del fotovoltaico che, alla faccia delle solite perplessità, va veloce e prestissimo ci saranno importanti novità in merito. Avanti c’è la luce di un progetto che continua, eccome se continua. Avanti c’è la voglia di riscattarsi subito. Avanti c’è la prossima stagione. Avanti c’è la Spal. E basta. Anzi, no. C’è anche un ricordo, affettuoso, sincero alla principessa Zoe. Che i nostri infiniti “Forza Spal” possano dare un poco di forza anche a suoi coraggiosi genitori. E che i nostri infiniti “Forza Spal” di cui sopra, già che ci stanno, strappino un sorriso, in questi giorni difficili, anche all’amico e (bravo) collega Massimo Callegari.    

 

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