ERRORI, NERVOSISMO… MA DOMANI SARA’ UN ALTRO GIORNO

Mamma mia che faticaccia, questa settimana, assolvere l’obbligo di mettere on line questa rubrica. La voglia di scrivere, infatti, è pari alle capacità del signor (e si fa per dire) arbitro visto in quel di Monza e, per chi se lo fosse scordato, anche a Lumezzane. Ecco, per fortuna, adesso, a sangue freddo, mi salva quel pizzico di convizione a buttarla in caciara altrimenti ci sarebbe da emulare la reazione societaria esternata troppo a caldo dopo la sconfitta di domenica scorsa. Personalmente concordo sulla giornataccia dello stesso giudice di gara. Ma non per il rigore non dato alla Spal e per quello invece concesso al Monza. Quanto per la prova, a mio avviso, che qualche cosa di storto ci sia stato eccome, a Monza. E mi riferisco alle mancate ammonizioni a due giocatori locali che nel secondo tempo hanno fatto quello che ha fatto Migliorini nel primo tempo, quando ha preso il giallo numero due (dopo trentasette minuti!) per aver allontanato il pallone. Ha applicato il regolamento, si potrebbe eccepire. Giusto. Ma dopo, nella stessa partita lo stesso arbitro non ha applicato lo stesso regolamento in ben due circostanze, oltretutto successive al primo, grave, importante e pesante provvedimento preso. Qui, sempre per chi scrive, c’è incapacità, inadeguatezza, zero buon senso perché mi rifiuto, non da oggi, di credere che ci sia malafede. Se credessi a questo avrei risolto il mio problema numero uno. Quello di vivere tutti i pre, i durante e i post partita della Spal come se giocassi io facendomi sconvolgere la vita da euforia o depressione a seconda delle volte.
Scritto questo aggiungo che credo che ci siano assai rari precedenti che possano equiparare la situazione dei biancazzurri in fatto di squadre al vertice della classifica senza aver mai ricevuto un rigore in diciannove partite. La butto lì e spero proprio di sbagliarmi. In tutte le categorie, per dare un limite di tempo facciamo negli ultimi dieci anni, a naso non riesco a ipotizzare più di altre cinque squadre così… chiamiamole sfigate. Per chiudere il discorso arbitri, che poi è pure una perdita di tempo e un esercizio di stile, faccio mie le parole del Capitano, scritte domenica sera su facebook. Eccole: “Oggi penso di aver assistito all’arbitraggio più scarso da quindici anni a questa parte… Spero si tratti solo di questo e non di altre situazioni sgradevoli.. Anche se non mi stupisco più di niente. Peccato perché avremmo tre punti in più con una persona normale…”. Premesso che sono di parte perché per mia assoluta stima, devozione e ammirazione sto con Zambo a prescindere, sempre e comunque, credo che certe cose pensate e pure scritte da uno che gioca da una vita abbiamo un certo valore.
Per il resto la Spal ha perso dopo una vita e ha perso contro una squadra debole. Ecco, vista da qui ci sarebbe da fare indigestione di tavor. Vorrei, però, specificare il mio pensiero che, purtroppo, come è giusto che sia, non è facilmente affidabile a prove di appoggio ma ci credo, quindi esterno lo stesso. Credo, cioè, che senza la (insisto) ingiusta espulsione di Migliorini, fino a quel momento tra i migliori, la Spal avrebbe non vinto ma addirittura dilagato. E mi fermo qui soltanto perché quello che va in archivio è invece un risultato negativo che più che per il distacco aumentato da Gubbio e Sorrento (perché il campionato, vedrete, ne riserverà ancora molte di sorprese…) mi infastidisce perché evitabile nonostante i tanti errori della terna arbitrale. Quello che, infatti, mi lascia perplesso è il troppo, anche comprensibile (ma sempre troppo) nervosismo che ha tagliato le gambe a Zamboni e compagni, decisamente annichiliti dall’essere rimasti in dieci. Ci sta di essere frastornati e avviliti e incazzati e svuotati e delusi e preoccupati e logicamente in difficoltà per l’inferiorità numerica così lunga. Ci sta tutto, certo, ma quella sacrosanta rabbia – io, antisportivamente, la vedo così – avrei preferito notarla sui garretti degli avversari. Avrei preferito vedere una Spal magari in confusione e senza bussola, come è successo, ma con la bava alla bocca tanto da avere reazioni (in campo!) scomposte – mi rendo conto di scrivere una cosa che fa a cazzotti con il concetto più puro di sport ammesso che in questo calcio fatto di tessere del tifoso e stadi deserti si possa ancora parlare di sport…) e atteggiamenti poco condivisibili. Avrei preferito, e chiudo il discorso, che quella sana e giustificata rabbia si tramutasse in voglia di metterla in quel posto all’arbitro e al mondo intero portando a casa il risultato contro tutti e nonostante tutto. Certo, a parole e due giorni dopo è tutto facile ma si può rimediare facilmente. Domenica prossima. E la domenica dopo. E la domenica dopo ancora. E così via.
A Monza non è andata così, però, ed è inutile, ora, star qui a immaginare o, peggio, desiderare quello che non è stato. Quello che non è inutile, invece, è girare alla società una domanda che almeno io mi pongo. Questa. Perché siamo così antipatici agli arbitri che, per fare l’esempio minore, non fischiano un fallo a favore di Cipriani nemmeno se lo trucidano in area di rigore? E’ una domanda retorica, la mia, perché non credo sia facile dare o trovare risposta ma è una domanda reale che, credo, abbia un senso.
Di sicuro, e questo è un rimprovero già fatto a voce a uno dei professionisti che stimo di più in senso assoluto, mi riferisco a Pozzi, non aiuta l’atteggiamento tarantolato che il Comandante ha in panchina tutte le domeniche. Sente la partita perché è il primo tifoso, il Direttore, e questo gli fa onore ma può fare simpatia soltanto ai suoi, quindi nostri, tifosi, non certo alle terne arbitrali. So perfettamente che lo stesso Comandante non la vede così e gli gireranno assai leggendo queste righe ma poi capirà e, magari, migliorerà. Un certo nervosismo naturale quando vai sotto in una partita che avevi quasi vinto viene da sé, ecco perché non c’è bisogno di alimentarlo dall’interno.
Per quanto concerne, invece, tutto quello che verrà… ecco, facciamolo venire presto. Che si cominci a guardare subito avanti facendo, all’interno sia chiaro, autocritica e sistemando, se c’è, quello che va sistemato. Ritrovando il miglior Fofana più in fretta possibile, rivedendo il Belleri vero già da domenica prossima e così via. Ma stando belli sereni, tranquilli, senza pensare ancora a Monza ma pensando, è doveroso, ad andare più veloce subito per riprendere il terreno perduto nei confronti di due formazioni, è giusto sottolinearlo, che se correranno sempre così (mi sbaglierò sicuramente ma continuo a non crederci, soprattutto alla capolista) meriteranno solamente complimenti. Personalmente resto convinto che questa società, questo staff tecnico e questi giocatori possano giocarsela fino al termine anche se, almeno adesso che Locatelli non è ancora al top, le assenze di Cipriani e Smit pesano di sicuro così come peserebbero, tanto per dirne una, le assenze di Erpen e Paulinho al Sorrento. Come prima, anzi più di prima, diventa banalotto e sciocco e misero tentare la solita caccia all’uomo – che sia l’allenatore o un giocatore fa poca differenza – o pensare al calciomercato. Ci penseranno Butelli e Pozzi, se lo riterranno opportuno, perché i conti, sarà banale ma è così, si fanno alla fine. E la fine è lontana, lontanissima. In palio ci sono quarantacinque punti. Ripeto: quarantacinque! Una marea. Se poi i soliti noti, quelli che quando cala la sera – soprattutto quando si perde… cioè quattro volte in diciannove occasioni… – si appollaiano sui rami e dal basso della loro conoscenza che reputano (loro!) assoluta sparano ricette e assolutismi vari (leggi: con questo organico si deve vincere con distacco) avventurandosi nella demolizione prematura, beh facciano pure. Con umiltà assoluta, e certezze assai poche, mi limito a sollevarmi sulle punte – e già così faccio fatica a ergermi – e a urlare tutta la mia lineare, perché atavica, convinzione. Quella di rimandare alla fine ogni eventuale bilancio, e non processo perché per questi ultimi ci sarebbe bisogno, tanto, in altri campi. Sottolineo la parola “eventuale”, a proposito di bilancio finale, perché, magari sbagliando anche qui, sono super-mega-iper convinto che così come fino a ora i numeri consiglierebbero di evitare assalti alla diligenza – ho scritto diligenza e non dirigenza – anche a maggio (o a giugno) gli stessi numeri diranno cose diverse da quelle che si dicono ora al bar e non soltanto. In più, e qui veramente mi meraviglio di come sia poco diffuso questo atteggiamento, sostenevo, sostengo e continuerò a sostenere che è solamente in questi momenti che si vedono i veri tifosi. Siano essi archeologi o impiegati o giornalisti.
Quindi, per essere ancora più chiaro, ribadisco tutta la mia fiducia in un gruppo di persone e di professionisti, dal primo dirigente all’ultimo giocatore, che fin qui ci hanno fatto vedere una Spal che non vedevamo da tanti ma tanti anni. E chi non è d’accordo – credo di averlo già scritto ma lo ribadisco volentieri – è un truffaldino. Guardare solo avanti. Ritornare a vincere subito. Stare calmi. Lavorare in silenzio. Tifare con passione. Incanalare la rabbia per affrontare come si deve il prossimo avversario, domenica dopo domenica. Tutto il resto non è affar mio. E vado fiero della mia impopolare diversità.

 

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