I TROPPI GLOBULI BIANCHI (E AZZURRI)

La paranoia viene da lontano. Il dramma di Daniela ha soltanto, si fa per dire, ingigantito la paura di non sapere e la consapevolezza del tempo che passa. Il resto lo fa, quasi quotidianamente, il mio personale medico e collega Diego e Titina e Stocchi e Carnevali che ha avuto, qualche anno fa, quando ancora non ci conoscevamo, la cattiva idea di iscriversi a medicina. Poverino. Certo non poteva sapere che un giorno, il ragazzo (scriverò uomo, a mo’di vezzo quando compierò i quaranta e manca ancora pochissimo…) più ipocondriaco della terra – tanto per dare un’idea la mia ipocondria è percentualmente più alta del numero di chiusure che riesce a fare Zambo in novanta minuti – lo avrebbe tempestato un giorno sì e un altro pure di domande su possibili malattie dettate da vari, inesistenti sintomi. Tanto da ricevere in cambio una bella lista di analisi da fare. Analisi ovviamente rimandate di mesi e mesi perché se uno è ipocondriaco, appunto, ha paura degli esiti. E se in più uno è agofobico il dramma è assoluto, totale, devastante. Come al solito, però, la malattia vera, quella spallina acclarata da un pezzo, diventa determinante. Un sogno un po’ così, la sveglia alle sei dettata da un immaginario autogol sotto la Curva Ovest consiglia, o meglio: obbliga, all’ennesima scaramanzia.
E’ il venerdì pre SudTirol. Quella maledetta vocina che ti sconvolge la vita tutti i sacrosanti giorni della settimana spinge a raggiungere il laboratorio analisi. Così facendo – dice la stessa voce fuori campo – gli alto adesini li facciamo rotolare giù dai monti del Tirolo. E dai pur, allora. Il problema è esorcizzarli, questi infiniti minuti che portano al temuto (eufemismo) prelievo, è cercare di non pensare a quando arriverà lo svenimento davanti a quei coraggiosi-temerari-eroi-pazienti anziani che mi consoleranno. E’, insomma, cercare di non pensare a che cosa succederà dalle otto in poi sperando – e qui parte addirittura una preghierina che, fatta da un ateo convinto, dà l’idea – che non ci sia da aspettare, altrimenti l’ansia e il panico prenderanno il sopravvento e addio prelievo e, soprattutto, addio vittoria spallina.
Va bene. Ci vado. Non chiudo occhio, mi alzo alle cinque ed ecco lee operazioni da fare subito per far trascorrere l’alba. Accendere il computer. Scrivere. Scaricare la posta. Nemmeno il caffé perché ormai non ti dice più nessuno – certo che se non vai dal medico dal 1932 o giù di lì è difficile che qualcuno te lo dica – che bisogna stare a stomaco vuoto. La sigaretta… le due, tre, quattro, cinque, sei sigarette per meglio dire, quelle dovrebbero essere concesse. O, comunque sia, me le concedo io. E poi aspettare. Un’altra (quasi) ora perché sono appena le sette e tre minuti. Un po’ di facebook, un po’ de Lospallino.com, un ripasso del caso Ruby, Dagospia, il sito del Fatto quotidiano…
Oddio, è arrivata l’ora. Non racconto lo svolgersi della situazione perché sono in grado di svenire anche a distanza, a parte il fatto che il giovane “prelevatore”, laziale, vede l’ovetto tatuato e comincia a raccontare i suoi ricordi sull’Ars et Labor. Ma io non sono… in vena!
Racconto soltanto che gli esami non sono andati malissimo e che i pochi valori “folli” sono giustificabili o risolvibili. Anzi, il medico che li controlla, sapendo della mia malattia spallina, commenta gli eccessivi globuli bianchi dovuti in realtà a una leggera infezione a un orecchio con una battuta: “Non ti preoccupare, sono di più quelli azzurri”. Ha ragione, lo credo anche io.
Gli stessi globuli, bianchi e azzurri ben miscelati, in settimana mi avevano fatto felice appena saputo dell’ingaggio di Manuel Belleri. Nel dargli un grande benvenuto, vorrei augurare da qui a Kevin Cosner di ritornare presto e ancora più forte di prima. Intanto mi godo l’arrivo di un ragazzo per bene e di un giocatore decisamente fuori categoria in Lega Pro. Per quelli che non conoscono l’ex calciatore del Lecce, della Lazio e di altre molte signore squadre, è facile raccontarlo. Intelligenza tattica fuori dal comune. Capacità di concentrazione assoluta. Prestazioni lineari. Rendimento assicurato. Duttilità totale.
Di esame in esame, quello della Spal arriva in quel di Bolzano. Di fronte, un avversario tecnicamente inferiore ma il SudTirol è squadra viva, aggressiva, veloce e non molla mai. Con quella pioggia, poi, c’era da rischiare eccome. E qui arriva la prima bella notizia. I biancazzurri non hanno rischiato mai. Hanno tenuto il pallino e sono riusciti a trovare l’ennesimo gol di un Cipriani al massimo della forma. Cippo giocava così soltanto quando era giovane, la palla gliela passava Meghni, e nemmeno aveva una vena realizzativa del genere. Che ce lo conservino a lungo. Per il resto, la squadra ha dimostrato un’altra volta di esserci e anche di aver imparato la lezione. Le disattenzioni sono calate e già al debutto Belleri ha fatto vedere perché ha giocato a lungo in serie A. Ma è difficile parlare dei singoli perché Battaglia, anche Bortel seppure a partita iniziata, Melara e un Migliorini al top hanno fatto benissimo come del resto quasi tutti. E’ ancora un po’ indietro Smit, non è ancora al massimo Fofana ma va bene così. Adesso bisogna soltanto sperare che il capitano e Fofa non debbano stare fuori a lungo per l’infortunio muscolare di domenica anche se i rincalzi ci sono. La chiusura la dedico proprio a questo, fondamentale punto. Non è affatto vero che i biancazzurri non abbiano panchina. Capecchi (miglior dodicesimo di tutta la categoria), lo stesso Bortel, Ghetti quando non partirà tra i titolari, e poi Bedin, Pallara, Laurenti… fino a Meloni. Già, Meloni. A lui voglio dedicare un bentrovato dopo un (lungo) periodo un po’ così. C’è bisogno anche di te, Melo. Dammi retta, credici. Vedrai che di questo passo ritroverai il sorriso e noi spallini con te. Dai!

Ps.: Da quest’estate si parla e scrive quasi quotidianamente delle sempre imminenti penalizzazioni. Uno, due, tre, fino a quattro punti per le varie mancanze. Ognuno ha fatto un’ipotesi, noi de Lospallino.com compresi. Il problema, oltre a quello che noi crediamo sarà soltanto un punto in meno, è che l’argomento è inutilmente principale da mesi. E a ogni vittoria il ritornello è come la morale, sempre quello: punti importanti in attesa della penalizzazione. Ma che palle! Aspettiamo e vediamo come arriva, la punizione, e oggi potrebbe essere la giornata buona , ma pensiamo più che altro a goderci questa Spal che da anni non vedevamo così forte. Le sfighe arrivano sempre e, purtroppo puntualmente. Addirittura “chiamarle” è francamente troppo. Anche per i più tafazzi dell’universo.

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