LA PARTITA SBAGLIATA, L’OBIETTIVO DA COMPRENDERE E LE ESPRESSIONI ALLUCINANTI

Stavolta c’è davvero poco da dire o scrivere. La più brutta Spal della stagione ha perso. Punto. Una vera e propria giornataccia, peraltro ammessa senza scuse negli spogliatoi. Ecco perché è inutile aggiungere qualsiasi cosa. Piuttosto, da inguaribile ottimista, credo che questa lezione serva tanto e a tanti. Forse, infatti, è la volta buona per comprendere che la rivoluzione estiva deve portare soltanto a una salvezza. La Spal, quest’anno, cosa qui scritta e riscritta ma poco compresa, non deve giocare per vincere il campionato. Deve, invece, ricostruirsi e ricostruire l’ambiente che la circonda. Giocando bene e facendo crescere i suoi tanti giovani. Questa domenica da dimenticare non sarà l’ultima, è bene saperlo, e soprattutto è ancora meglio basare ogni giudizio sulle reali aspettative, altrimenti anche la tanto richiesta-acclamata-voluta Spal dei giovani finirà come quelle precedenti. Lo scrivo per quelli che domenica hanno contestato e oggi sono avviliti. Contenti, certo, non si può essere ma le ambizioni ridotte sono la base di (ri)partenza. Altrimenti ci facciamo del male.
Tutti, dal Presidente Butelli al sempre poco amato Direttore Generale Pozzi (ma la tempistica della contestazione, quest’anno cioè, è semplicemente folle) fino all’ultimo dei giocatori, hanno detto senza mezzi termini che quella con Lumezzane è stata una prova orrenda. Ululare, contestare, tirare già somme e annunciare verdetti può anche essere uno sfogo ma serve a nulla e, anzi, distrugge tutto dopo appena cinque partite. Il Verona dell’anno scorso, soltanto per fare un esempio, alla fine del girone di andata era più o meno dove sta la Spal adesso. E poi ha vinto il campionato. Cosa, sia ben chiaro, che non succederà ai biancazzurri ma un po’ di pazienza almeno fino a quando la squadra – Lumezzane escluso – farà sempre la sua partita ci vuole e ci deve essere.
Personalmente, a prescindere dall’ultima prestazione, mi inquieta assai l’utilizzo di espressioni come “vergogna” o “scandalo” che ho letto in alcune mail mandate al nostro sito (giusto comunque segnalare che erano inferiori a opinioni in senso opposto), soprattutto di questi tempi, per una partita di calcio. Abbiamo le pezze al culo, ci rubano le mutande, ci sono inquisiti a fare le nostre leggi e non succede una mazza. L’indignazione è circoscritta. Nessuno, o pochi, a usare le stesse espressioni per raccontare l’Italia di oggi. Mi fanno un po’ sorridere, ma è un sorriso amaro, quando vengono usate parole del genere per giudicare una squadra tutta nuova all’inizio di un lungo cammino. Ma questo, lo ammetto, non è il mio calcio e forse nemmeno il mio mondo. Non è una novità, insomma, e tocca farci l’abitudine. Però attenzione comunque a dire già adesso che è tutto nero o tutto rosso quando, lo speriamo vivamente, magari si porteranno a casa due gare di fila. Lo stesso discorso vale per Arma al quale una trentina o forse più, non lo so e non mi interessa perché si tratta di persone che antropologicamente disprezzo, ha rivolto dei “buh” che hanno sempre una matrice razzista altrimenti sarebbero semplici fischi. Incomprensibile davvero. Rachid, nella Spal della gestione Butelli, è semplicemente il giocatore che ha dato di più in termini di rendimento e di produttività economica. Ha fatto sempre bene a Ferrara e anche quest’anno ha già segnato due gol, il doppio di quanto ha fatto Cipriani, per fare un esempio, a Benevento oltretutto in una squadra che ha segnato il triplo della Spal. Ha fatto errori non da lui, Arma, domenica. Ha fallito palle gol incredibili che avrebbero instradato la partita su altri binari. Ma non gioca da due anni e la giornata storta, quella che non entra nemmeno se ti impicchi, capita a tutti i bomber del mondo. Scrivo solo, dopo aver visto la partita, che in quattro di quelle circostanze lo stesso Arma si è creato delle possibilità con grande capacità e che se in una giornata storta del genere riesci comunque a mettere un uomo da solo davanti al portiere, beh si può anche guardare a domani con meno preoccupazione. Non si può dimenticare tutto in novanta minuti. E nemmeno aspettare la prima giornata storta per vomitare trent’anni di delusioni.
Vecchi, i suoi giovani ragazzi e la dirigenza spallina stanno costruendo qualcosa di diverso rispetto alle ultime stagioni. Vanno criticati quando sbagliano, anche fischiati se non si impegnano ma anche sostenuti se ci provano e spesso ci riescono. Se il clima diventa subito questo alla prossima in casa i più giovani giocheranno con il terrore. E a rimetterci saranno Zamboni e gli altri, ovvio, ma anche tutti quelli che amano e seguono la Spal. Come i ragazzi della Curva che, loro sì, hanno capito che razza di anno biancazzurro sia questo. Qui dovrà essere particolarmente bravo il mister e forti i giocatori. Orecchie chiuse, testa alta e pedalare. Chi non vi ama non vi segua. E basta.

 

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