A un’ora dal via della stagione 2011-2012 un tempo incerto accompagna i tifosi spallini che raggiungono il Paolo Mazza. Corso della Giovecca e i dintorni del Castello pressoché deserti. In prossimità dello stadio si avvertono i primi cori e uno sventolio di bandiere biancazzurre indica la rotta verso il campo di gioco. Poco meno di un centinaio di ultras si avvicina in gruppo al Mazza intonando la propria contrarietà alla tessera del tifoso. A cinquanta metri dalla Curva Ovest foto ricordo dietro il mega striscione che recita “Estensi” a rimarcare la propria identità. Atmosfera abbastanza tranquilla, sfilano papà e bimbo al seguito a pochi passi dal gruppo rumoroso.
Passati i controlli ecco l’ingresso in Curva Ovest “Campione” cuore e la pancia del tifo biancazzurro. Mentre il cielo va via via incupendosi, iniziano a sistemarsi sui seggiolini verdi sostenitori di ogni età. C’è chi sale i gradoni sorseggiando il caffè. Entrano gli ultras che appongono alle spalle della porta lo striscione e iniziano a sistemarsi nell’ala destra della curva, la più calda con un’età media che oscilla sui trentacinque anni. Seguiranno tutta la gara in piedi. L’altra metà del settore è occupata da quelli che ricordano la Spal degli anni d’oro delle serie superiori.
All’annuncio dell’undici in campo iniziano a scaldarsi i supporter ferraresi che rispondono alla chiamata dello speaker accompagnando con il classico olè il beniamino di turno. C’è attesa e curiosità. Al fischio di inizio piove che Dio la manda, i tifosi risalgono i gradoni come salmoni per evitare l’acqua. Dopo pochi minuti si sentono i primi “ma chi è quello li?”. I più anziani presenti in curva non conoscono i ragazzi in campo. Le incertezze della difesa complice il campo viscido smorzano i vari “Forza Spal!”, “Alèferraralé”. All’11’ gli occhi della curva dopo uno svarione difensivo seguono il pallone da destra a sinistra in apnea. Sembra scampato il pericolo, ma Perna finisce in rete col pallone. Gol convalidato e proteste in campo e in curva per una rete viziata da un fallo di mano. Tifosi scatenati contro arbitro e guardalinee. Il gol affievolisce l’audio della curva. I capi del tifo sollecitano continuamente il resto del gruppo, ma l’entusiasmo non è quello dell’avvio. Qualcuno si chiede come mai Zambo sia poco attento all’offside. Dopo venti minuti cala l’intensità della pioggia e con essa il forcing del Pisa. Intorno alla mezzora una giocata di Laurenti intona l’applauso della “Campione”. Al 33’ la Ovest può spellarsi le mani. Gran giocata di Arma e gol che vale il pari. Applausi scroscianti e ultras rischiarano la voce con un vibrante “Forza Spal!”.
A pochi istanti dal riposo, la Curva incoraggia Teodorani, timido in avvio, con un’uscita al limite a spazzare via il pericolo sembra ritrovare un po’ di sicurezza.
Durante l’intervallo tutti d’accordo sulla mancanza di esperienza di alcuni elementi, la fiducia nei mezzi di mister Vecchi e la comprensione verso ciò che saranno gli obiettivi della Spal 2011-12.
In avvio di ripresa qualcosa è cambiato. Zambo e compagni sono più aggressivi e la Ovest coglie al volo il momento chiedendo a gran voce “Vittoria! Vittoria!”. La Spal schiaccia nella propria metà campo il Pisa in versione rossa e i cori accompagnano le discese di Melara sulla destra, la corsa di Agnelli e le iniziative di Laurenti. L’ingresso di Mendy vivacizza l’attacco e la curva aspetta il gol da un momento all’altro, mentre il Pisa è scomparso. Inizia però il festival delle occasioni sprecate dai vari Melara, Mendy e soprattutto Arma accompagnati dalla sagra del “Dio bono” e di altre… variazioni sul tema. Un’invenzione di Laurenti lancia la corsa di Mendy e tiene i tifosi col fiato sospeso prima della conclusione inguardabile. Applausi per Melara quando esce dal terreno di gioco, poi è ancora Arma a dare un dispiacere alla “Campione”.
Vani gli assalti finali Spal-Pisa termina 1 a 1. La Curva applaude con un “bravi” la squadra di Vecchi e abbandona gli spalti con un “sapete-solo-rubare”rivolto al centinaio di sostenitori pisani presenti al Mazza. Coro dettato solo dall’amarezza per aver pareggiato una partita che si poteva vincere. Amaro in bocca sì, ma buone sensazioni per il futuro ecco perché tornando a casa nessuno fa un dramma del pari.