Ormai il suo quartier generale è Ferrara, dove ha deciso di rimanere a vivere anche quando abbandonerà la sua attività di calciatore. Qui infatti Luca Capecchi si è stabilito assieme alla moglie e alle due figliolette. Alla fine della stagione scorsa aveva dato la sua piena disponibilità a vivere questo campionato da comprimario al fianco di Nicola Ravaglia. Dopo questo avvio di campionato si sarà pentito Capecchi di questa importante decisione? Niente affatto, lui si diverte lo stesso moltissimo.
“Sì, chi pensava di riuscire a rimanere primi in classifica e di vincere tutte le partite deve capire che era solo un sogno. E’ impossibile che una squadra non affronti un momento di difficoltà, in cui i risultati non vengono. Inutile cercare mille spiegazioni, la cosa da fare è solo una: rimanere concentrati su quello che stiamo facendo e andare avanti sulla strada che ci siamo prefissati. Io ho vinto quattro campionati e non ne ricordo uno che fosse filato via come l’olio. Mai nessuna passeggiata, abbiamo sempre sofferto”.
Risultati che non vengono ma buone prestazioni in campo. E’ un aspetto che deve far star tranquilli o è un segnale ancora più preoccupante?
“In effetti può essere un po’ un’arma a doppio taglio. Quando perdi ma giochi e crei le occasioni per vincere o passare in vantaggio alla fine può succedere che ti consoli con quello. Però è anche grande il rammarico per non essere riusciti a portare a casa punti. Sono due aspetti che vanno di pari passo secondo me. E vanno entrambi curati contemporaneamente. Che è poi quello che stiamo facendo. Non siamo presuntuosi o stupidi da non capire certe situazioni. Di esperienza nella squadra ce n’è parecchia. E queste cose ci stanno facendo riflettere”.
C’è davvero qualcosa da registrare in difesa dopo i gol presi nei minuti finali per tre partite di seguito?
“Non è mai un caso quando si prendono certi gol. Però, e per fortuna aggiungo, sono sempre stati errori individuali. Sull’errore individuale si può porre rimedio, su un errore di reparto è già molto più difficile. Vorrebbe dire che dopo tre mesi non hai ancora l’assetto giusto. Cosa che invece noi abbiamo. C’è da registrare forse la concentrazione nell’arco della partita. Più avanzano i minuti più può capitare che ti senti al sicuro, ma non è così. Lumezzane e Salernitana non ci avevano impensierito più di tanto fino alla fine, e poi… Bisogna star sempre attenti, fino al fischio finale”.
Come stai vivendo questo tuo nuovo ruolo da comprimario?
“Molto serenamente e tranquillamente. Era un ruolo che già era stato deciso. Avevo parlato con la società e le cose sono state chiare fin da subito. Io avevo accettato, ed è giusto che ora le cose vadano in questo modo”.
Un conto è accettarlo un conto è essere contenti…
“Dico la verità, è stato più l’abituarsi all’inizio. Venivo da anni, almeno dieci, in cui avevo sempre giocato, a parte una parentesi a Cagliari in serie A. Per cui all’inizio ti manca. Manca lo stesso eh. il campo, ma dato che ho fatto una scelta, sia di vita sia di lavoro, mi sono adeguato in fretta. Io mi diverto sempre molto in settimana, a stare in gruppo e sul campo, quello che faccio lo faccio perché mi piace. E penso di poter dare una mano ai più giovani, in generale”.
Nessun pentimento per aver preso questa decisione quindi?
“No, assolutamente. Anche perché è stata pure una scelta di vita, non solo di lavoro”.
Di Nicola Ravaglia cosa pensi?
“Lo vedo bene, anche perché mi sembra stia disputando una prima parte di campionato molto positiva. Lasciando stare l’episodio di Crema, che può succedere a chiunque, Nicola è un ragazzo che ha già dato dimostrazione di avere molte qualità e di saper leggere certe situazioni molto bene nonostante la giovane età. Ha ancora molto da crescere, ma ha già fatto tre campionati da professionista, a soli ventidue anni, e questo significa che ha delle qualità. E’ un ragazzo posato e sereno e questo nel nostro ruolo è una delle cose più importanti. Si toglierà grandi soddisfazioni”.