Partiamo dall’inizio. Dove hai cominciato a giocare a calcio?
“Ho iniziato a tirare i primi calci nel piazzale sotto casa mia, le partite con gli amici duravano intere giornate, tanto che i miei genitori, quando faceva buio, mi dovevano portare via con la forza. Avevo una passione sfrenata per il calcio… bei tempi”.
E poi?
“Poi ho fatto un provino con il Celano Calcio, è andato benissimo e sono stato subito tesserato. Avevo quindici anni. Allora la prima squadra militava in serie C2, dopo tantissimi gol nelle giovanili sono riuscito a esordire in C2 e in sole tre partite ho fatto ben tre gol. Inutile dirti che sono stati anni di grandi sacrifici, ripagati al volo quando il Napoli mi ha acquistato. E’ stata l’emozione calcistica più importante della mia carriera. Ti dico solo che giocavo con Diego Armando Maradona, il massimo…”.
Sei arrivato a Ferrara che eri un ragazzino e ci sei rimasto per tre stagioni. Che esperienza è stata a livello di crescita personale?
“Ferrara è stata un’esperienza fantastica sia per quanto riguarda il calcio sia per la mia vita privata. Mi volevano tutti bene, ero la mascotte della tifoseria, ricordo ancora l’entusiasmo di un’annata stupenda con la strepitosa scalata verso la serie B”.
Gibì Fabbri ti ha sempre appoggiato molto ma non è stato facile per te trovare spazio in campo. Colpa della tua giovane età?
“Sicuramente ho dovuto attendere il mio momento perché c’erano nomi importanti davanti a me ma ho sempre percepito la fiducia del Mister e dei miei compagni. Così al momento giusto mi sono fatto trovare pronto, penso di aver dato un grosso contributo alla squadra”.
Hai fatto parte del mitico gruppo della promozione in serie B, che detto così sembra quasi il titolo di una serie televisiva. Per i tifosi spallini siete come degli eroi. Quanto ha contribuito al vostro mito l’andamento negativo delle stagioni successive?
“Il fatto che la Spal dopo quel periodo d’oro non abbia più avuto soddisfazioni così grandi ha sicuramente enfatizzato le nostre gesta ma è altrettanto vero che io stesso non ho più trovato negli anni un gruppo così unito. Evidentemente oltre che bravi calciatori la società ha saputo scegliere dei professionisti seri e ragazzi con grande spirito di gruppo”.
Cosa ti è rimasto di quel periodo: amici, ricordi, rimpianti…
“Ricordi tanti e bellissimi che nessuno potrà mai cancellare dal mio cuore e dalla mia mente. Amici è una parola grossa, avrei tanta voglia di rivedere e risentire tutti ma la vita oggi è frenetica e ognuno va per la sua strada. Rimpianti nessuno, ho dato tutto quello che potevo dare e forse la gente mi ha sempre apprezzato per questo”.
Ma è vero che quando sei andato via da Ferrara hai pianto?
“Verissimo! Ho fatto tutto il viaggio in macchina piangendo e ripercorrendo tutti i momenti magici e pesando alle persone splendide che avevo conosciuto. Da questo punto di vista il calcio è molto crudele”.
Dimmi una cosa, sinceramente, ma in tutto questo splendore, in questa perfezione, ci sarà pur stato qualcosa che non ti andava bene…
“Ti giuro, faccio fatica a ricordare aspetti o episodi negativi”.
Dopo Ferrara hai giocato in grossi club segnando anche molti gol. Lo sai che a Genova si ricordano ancora il tuo bel gioco e il bacio rubato a una poliziotta a bordocampo durante una tua esultanza?
“Quando facevo gol non capivo più niente, il gol per un attaccante è la vita e nelle mie esultanze posso dirti che ne ho combinate di tutti i colori. Oltre all’episodio del bacio mi ricordo quella volta che, dopo aver segnato, esultando per la contentezza sono sceso nel tunnel degli spogliatoi e poi, rientrato in campo, mi sono preso una bella ammonizione”.
Lasciamo per un attimo da parte il tono scherzoso dell’intervista. Sei originario di Avezzano, terra martoriata dal terremoto che tre anni fa ha colpito l’Abruzzo. Hai vissuto di persona quel terribile momento?
“Attimi terribili che non auguro a nessuno. Per fortuna la mia casa e la mia famiglia non sono state toccate direttamente dal sisma ma quei momenti, quelle immagini, quei volti impauriti rimarranno impressi nella mia mente per sempre”.
Com’è la situazione adesso?
“La vita continua e l’abruzzese si distingue per la sua tenacia e la sua dignità. Stiamo reagendo…”.
So che avete ricevuto grandissima solidarietà anche dai ferraresi…
“Per me non è stata una grossa sorpresa perché la gente di Ferrara la conosco bene, sono unici, solidali e veri. Ho sentito tanto la loro vicinanza e per questo li ringrazio mandando a tutti un abbraccio simbolico”.
Hai tagliato completamente i ponti con il calcio. Di cosa ti occupi adesso?
“Ora mi occupo della parte commerciale del Sole 24 Ore, sono responsabile della regione Marche. Seguo anche mio figlio Daniel che gioca negli Allievi nazionali del Pescara Calcio, ha sedici anni e chissà… magari un giorno militerà nella Spal, glielo auguro”.
Hai voglia di mandare un saluto ai lettori de LoSpallino.com?
“Un saluto affettuoso a tutti i lettori e un grosso in bocca al lupo per tutto. Vi ringrazio per tutto quello che mi avete dato ma soprattutto per quello che mi avete lasciato. E ringrazio anche te che mi hai dato la possibilità, dopo tanti anni, di ripercorrere momenti bellissimi della mia vita”.