A dispetto dell’atteggiamento da ragazzo maturo e dalla grande sicurezza che mostra sul rettangolo verde, Gianmarco Rizzo è parte integrante – assieme a Mattia Del Mastio – di quella iniezione di pura gioventù di cui la Spal ha beneficiato a gennaio. L’inserimento del difensore pugliese classe 1994 ha permesso a David Sassarini di ampliare il suo ventaglio di alternative. Abbiamo incontrato il giocatore durante questa settimana di allenamenti, per conoscere le sue sensazioni e scoprire qualcosa di più sul suo passato e sulle sue aspettative per il futuro.
Gianmarco, ormai hai scollinato la quota del primo mese di permanenza alla Spal: come sono stati i tuoi primi trenta giorni in biancazzurro?
“Ottimi, davvero. Credo di essermi integrato alla grande in tempi brevi, l’accoglienza dello spogliatoio ha agevolato tutto”.
Come è nata l’operazione che ti ha portato a Ferrara?
“A Savona ero il più giovane di una squadra costruita appositamente per vincere e ovviamente lo spazio era poco, ho giocato solo in occasione della Coppa Italia. Così una ventina di giorni prima di Natale il mio procuratore mi ha informato della possibilità di venire alla Spal e non ho dovuto pensarci molto prima di accettare”.
Cosa sapevi della Spal prima di arrivare?
“Beh, è una squadra che non ha bisogno di grandi presentazioni. Chiunque nel mondo del calcio conosce la tradizione di questa società, a prescindere dalla categoria in cui si trova adesso. Sapevo che c’è un progetto per tornare subito tra i professionisti ed è per questo che non ho esitato a unirmi quando mi è stato proposto”.
A Savona c’è anche l’ex spallino Francesco Quintavalla, che a Ferrara ha trascorso due stagioni: di sicuro qualche informazione preliminare te l’avrà data…
“Certo, ha un buon ricordo della sua esperienza qui e mi ha avvisato che qui sarebbe stata tutta un’altra cosa rispetto a Savona”.
Dicevi in precedenza della buona accoglienza degli altri ragazzi, ma c’è qualcuno in particolare con cui hai legato nelle prime settimane?
“Sì, diciamo che Mattia Piras mi ha preso in affidamento (ride) per spiegarmi un po’ di cose e farmi ambientare, complice il fatto che Niccolò Romero del Savona è stato un suo compagno di squadra nella Primavera del Genoa. Però un po’ alla volta ho iniziato a legare con tutti e posso dire che sto scoprendo un gran bel gruppo”.
Raccontaci un po’ il tuo percorso calcistico: a neanche diciannove anni sei già alla tua terza esperienza.
“Sì, sono originario di Lecce e proprio nel Lecce ho fatto tutta la trafila delle squadre giovanili prima che arrivasse l’occasione di un trasferimento al Savona. Nella scorsa stagione ho giocato nella Berretti segnando nove gol”.
Nove gol? È un bottino da seconda punta.
“(Ride) Sì, eppure ho fatto il centrale di difesa tutta la stagione. Diciamo che ho sfruttato bene le mie occasioni”.
Dicevi del tuo ruolo: nasci come centrale, ma nella Spal vieni impiegato come terzino. In quale dei due ti trovi più a tuo agio?
“Sono onesto, fa poca differenza, perché so adattarmi e mi trovo bene in entrambe le posizioni. Quindi mi metto a disposizione del mister”.
Di solito i salentini, soprattutto se giovani come te, soffrono un po’ di saudade nei confronti della loro terra… è il tuo caso?
“No, non ho sofferto particolarmente la lontananza. Sono riuscito ad adattarmi in fretta, concentrandomi il più possibile sul calcio e cercando di godermi i periodi che potevo trascorrere a casa”.
La tua famiglia come vive la tua condizione di calciatore?
“Bene! Anche se ogni tanto papà al telefono mi rimprovera per alcuni errori… (sorride)”.
Anche tuo padre ha giocato a calcio?
“Sì, ha giocato per diversi anni come attaccante nel Toma Maglie, tra serie D ed Eccellenza. Riuscì anche a passare al Taranto, ma poi trovò lavoro e quindi decise di smettere”.
Insomma sei un figlio d’arte. E che critiche ti rivolge?
“Non lo fa sempre, però discutiamo spesso dopo le partite, come è normale che sia. Quando viene a vedermi dice che gioco troppo aggressivo e dovrei temporeggiare di più, penso abbia ragione perché sono le stesse cose che mi dice Sassarini (sorride)”.
Ecco, appunto, il mister: che impressione ti sei fatto di lui?
“Di un tecnico veramente molto preparato e che sa con precisione quello che vuole”.
So che i giocatori odiano questa domanda, ma vista la tua età te la devo fare: nel caso con il calcio non funzionasse hai già un Piano B?
“Eh… (tocca… qualcosa non di ferro)”.
Mi pare giusto, però starai pur andando a scuola.
“Sì, sono al quinto anno delle scuole superiori. Da quest’anno sono passato a una privata perché con gli allenamenti al mattino mi era impossibile. Mi piace molto l’informatica, probabilmente è quello il campo in cui vorrei lavorare una volta diplomato”.
Però è evidente che vedi il tuo futuro come calciatore… qual è il tuo obiettivo personale?
“Questa è facile: arrivare al giorno in cui scenderò in campo con il cognome stampato sopra il numero di maglia”.