Domenica al “Paolo Mazza” arriverà il Riccione a caccia di punti salvezza. Nonostante le tribolazioni societarie (mal comune…), i romagnoli sono ancora in corsa per la permanenza in serie D. Per la bagarre salvezza delle ultime gare saranno decisivi i gol del bomber trentottenne Vincenzo Cosa e giunto a dicembre alla corte di mister Benedetti, già autore di sette reti.
Abbiamo raggiunto telefonicamente l’attaccante di origini tarantine, oltre venti stagioni sulle spalle, sei campionati vinti e oltre duecento gol, che si è scoperto bomber implacabile dopo i trent’anni. Nell’estate del 2005 firmò con la Spal di Glerean, ma il matrimonio con gli estensi non si consumò mai sul terreno di gioco, perché poco dopo la firma la società targata Pagliuso mancò l’iscrizione al campionato di C1 ripartendo con Tomasi e con il lodo Petrucci dalla C2.
Vincenzo, partiamo dalla stretta attualità. Brutta la sconfitta casalinga con la Bagnolese. Avete recuperato il doppio svantaggio, ma nel finale la Bagnolese ha avuto la meglio.
”Beh, sicuramente non abbiamo fatto una prestazione da meritare i tre punti. E con questa sconfitta ci siamo praticamente tirati la zappa sui piedi da soli. C’è da dire che c’erano diversi assenti per infortuni e squalifiche. Anch’io non c’ero per un problema fisico. Anzi, spero di recuperare per poter essere in campo contro la Spal. Tornando alla partita, nonostante le assenze, i due gol subiti e la pessima prestazione, siamo stati bravi a recuperare, ma abbiamo commesso un altro errore che c’è costata la partita. Peccato perché era una sfida da vincere”.
Il Riccione è a cinque lunghezze dalla dodicesima piazza rappresentata dal Forcoli. A quattro giornate dal termine, dopo lo scivolone interno dell’ultimo turno, credete ancora nella salvezza diretta?
”Certo che ci crediamo. Il rammarico c’è per l’occasione sprecata con la Bagnolese. Perché vincendo lo scontro diretto, alla nostra portata, oggi potevamo ritrovarci a -2 dalla salvezza diretta. Comunque andiamo avanti. Anche perché abbiamo fatto ottime prove contro Lucchese e Forcoli dove non abbiamo raccolto quanto espresso in campo e magari ciò aumenta i rimpianti. Piangere, comunque, non serve a niente. Ci sono ancora quattro gare. Castenaso e Pavullese in casa, Spal e Massese in trasferta. Vincere le partite in casa e fare qualche punto fuori potrebbe garantirci la salvezza diretta. Altrimenti la guadagneremo dalla lotteria dei playout”.
Essere ancora in ballo per la salvezza a questo punto della stagione, dopo l’avvio travagliato a livello societario e di squadra, è un mezzo miracolo per il Riccione?
”Il Riccione, secondo me, dopo tutto quello che ha passato, merita la salvezza. Ora le cose si stanno aggiustando un po’ per volta. Mister Benedetti ha fatto un ottimo lavoro. I ragazzi hanno fatto grandi sacrifici. Sono abituato a lottare per vincere i campionati, ma quest’anno ottenere la salvezza con il Riccione per me sarebbe bellissimo”.
Qual è la situazione societaria al momento?
“La società attualmente sta facendo il suo dovere. Cercando di risolvere i problemi. I buoni risultati che stanno arrivando sul campo testimoniano che siamo anche un po’ tutti più tranquilli. Tuttavia i problemi ci sono, purtroppo come avviene sempre più spesso nel calcio e in tutte le piazze. Penso a Ferrara o a Taranto, anche nella mia città il calcio è ripartito dalla D. Comunque escludendo i tifosi che vengono a sostenerci, dal mio arrivo a Riccione, cioè da circa tre mesi, ho potuto notare una città che ha lasciato la propria squadra a sé stessa. Anche dalle istituzioni non arrivano segnali di interesse per quel che riguarda la realtà calcistica cittadina, mentre noto maggiore attenzione per gli altri sport. C’è un ambiente istituzionale un po’ freddo e distante. Eppure Riccione avrebbe tutte le carte in regola per fare calcio a livelli superiori”.
In Spal-Riccione prevarranno di più gli aspetti extra campo?
“Mi dispiace che Ferrara stia vivendo un momento difficile a livello economico. Purtroppo è l’intera nazione a essere in crisi. E nel calcio, di conseguenza, non girano più soldi come un tempo e ci sono sempre meno imprenditori con i soldi ‘veri’ disposti ad entrare in questo mondo. Non è un caso se di questi tempi tante piazze con un passato importante si trovino in difficoltà. Basta guardare le squadre presenti nel nostro girone. Ma, anche a Taranto, la mia città, quest’anno si è tornati in serie D e ci sono tante situazioni d’emergenza in giro. Chissà se cambierà qualcosa con la riforma. Tra l’altro io ho avuto una piccola esperienza con la Spal. Nell’estate del 2005 sono stato in ritiro in Calabria con mister Glerean poi sono salito a Ferrara per firmare il contratto. Solo che la squadra non si iscrisse alla C1 e con il lodo Petrucci finì in C2 e io ritornai al Cosenza”.
Che Spal ti aspetti di trovare domenica?
“Sinceramente non conosco personalmente i giocatori della Spal. Ho visto la partita di sabato contro la Pistoiese e mi è parsa una squadra scarica sotto diversi aspetti. Ha giocatori di grande esperienza e qualità, ma forse questo è un brutto periodo. Forse ciò potrà giovarci, ma anche noi non siamo al meglio con gli assenti per infortunio”.
Sarà un Riccione diverso da quello affrontato nel girone d’andata. Non ci sono più giocatori come capitan Melis, Reccolani e Lombardi per dirne alcuni. Che squadra arriverà al “Paolo Mazza”?
“Gli ex con tutti i problemi avuti all’inizio della stagione hanno dato il loro contributo, ma al loro posto è arrivata gente che sta facendo bene e si sta giocando le proprie carte per salvarsi assieme a chi è qui a Riccione dalla prima di campionato. Tornando ai problemi economici apro una parentesi sulla reazione che c’è stata qui e magari ci sarà anche a Ferrara. Il discorso economico non è tutto, infatti ci sono ragazzi che continuano a far bene, perché sanno che così facendo possono mettersi in mostra e ottenere un ingaggio in una società che possa garantire una tranquillità maggiore e per questo va in campo sì per onorare la maglia e i tifosi, ma soprattutto per ottenere la visibilità. Lasciarsi andare non gioverebbe per due motivi: non risolverebbe la questione economica e si perderebbe la chance di sfruttare una vetrina importante”.
Quanto è importante per questa rincorsa salvezza il lavoro dell’allenatore Andrea Benedetti?
“Penso sinceramente che il mister possa far bene anche in categorie superiori. Ha avuto il gran merito dal suo arrivo di gestire al meglio il gruppo e le risorse umane a disposizione. Pur lavorando con diversi giocatori nell’arco della stagione. Prepara bene la partita ed è un gran motivatore. Chiede il massimo della concentrazione e la ottiene. Ci mette l’anima nel suo lavoro e i risultati dimostrano che ci sa fare. Merita una nota particolare anche lo staff medico che lavora alla grande”.
Vincenzo Cosa, attaccante tarantino, come il Primitivo di Manduria. Come il vino della tua terra migliori con il passare degli anni. Diciamo che ti sei scoperto bomber dopo i trent’anni?
“Eh sì (ride, ndr). Diciamo che nella prima parte della mia carriera non ho segnato tantissimo, perché gli allenatori mi chiedevano di giocare per la squadra. Cioè fare la classica prima punta che tiene palla per gli inserimenti degli esterni. Più in là col tempo qualcuno ha capito che potevo essere più utile da finalizzatore e ho fatto più di duecento gol. Se faccio ancora gol a trentotto anni è perché ho avuto la forza di sapermi gestire e lavorare come un professionista pur avendo speso più della metà della mia carriera in serie D. Poi nel calcio, soprattutto per gli attaccanti, va avanti chi fa gol, conta poco lavorare per la squadra. Purtroppo è così.”.
Una carriera ventennale divisa in varie tappe. L’esordio nella stagione 1993-94 in D con il Castrovillari. Poi stagioni discrete fino all’approdo in B e nei professionisti al Cosenza (1998-99), dopo il campionato di serie D vinto con la maglia de L’Aquila.
“Sì ho iniziato in serie D, poi ho fatto il salto dai dilettanti alla B con il Cosenza. In realtà mi volevano già l’anno prima quando vinsero la C1, ma io preferii passare a L’Aquila in D per giocare e non fare la riserva. Andò bene lo stesso perché vincemmo il campionato. Ne ho vinti sei in carriera. Poi feci metà stagione in B col Cosenza e mi mandarono in prestito alla Battipagliese in C1, sulla carta una buona squadra, con me c’erano Loria e altri giocatori che avevano o avrebbero fatto la A o la B, ma non fu una buona annata”.
Poi Martina Franca, prima dell’unica stagione in doppia cifra nei professionisti a Castrovillari con la prima chiamata al Nord col Mestre.
“Col Castrovillari ho ritrovato il gol. A Mestre il primo anno non mi son trovato bene, poi dopo il prestito al Campobasso quando son ritornato ho fatto bene, ma poi ho deciso di ritagliarmi un ruolo da protagonista in serie D”.
A trent’anni ti scopri goleador implacabile. In cinque stagioni in D con le maglie di Cosenza, Nuorese, Scafatese, Siracusa e Vigor Lamezia fai oltre cento gol. Poi dopo sei anni il ritorno nei professionisti.
“Te l’ho detto. Ho sempre saputo di poter rendere benissimo sotto rete, ma prima di allora nessuno mi aveva chiesto di fare il finalizzatore, ma solo di far battaglia in mezzo alle difese. A Scafati ho fatto 31 gol in 29 partite e dopo la stagione con la Vigor Lamezia, a trentacinque anni passati ho avuto la chiamata dal Siracusa in C1. Potevo fare anche lì, tranquillamente venti gol, ma Ugolotti mi ha utilizzato come avevano fatto in precedenza gli altri, cioè da punto di riferimento per la manovra d’attacco. La salvezza con il Siracusa in C1, nonostante abbia fatto solo tre gol, resta la mia migliore stagione nei professionisti”.
L’anno dopo ritorni in D e in doppia cifra con la Turris, poi all’inizio di questa stagione, a trentasette anni, l’occasione di giocare all’”Erasmo Iacovone” nella tua Taranto. Che emozione hai provato e perché è durata così poco la tua avventura con il Taranto?
“E’ stata una bella emozione poter giocare a Taranto. Peccato sia durata poco. La nuova realtà calcistica era nata bene. Con la volontà di fare una squadra fatta per vincere con una società composta da imprenditori tarantini che tuttavia non avevano esperienza nel mondo calcistico. Ho fatto tre gol in quattro partite. Poi mi sono infortunato, ma le cose non stavano più andando nel verso giusto”.
Poi dopo dieci anni il ritorno al Nord a Riccione. Come sei finito in Riviera con una squadra già in difficoltà?
“In realtà la proposta me l’ha fatta Pieroni (l’ex presidente dell’Ancona ora opera come consulente per diverse società calcistiche. Solo nel 2012 è stato accostato al Messina, Livorno, Taranto, e Riccione, appunto ndr). Pieroni aveva un ruolo di consulente a Taranto. Poi mi ha chiesto di dare una mano al Riccione. E sono ritornato così al Nord. Qui si sta bene e c’è la possibilità di lavorare bene. Ho fatto già sette gol. Ripeto, mi aspettavo maggior interesse dalla città per la squadra”.
A trentotto anni come vede il suo futuro Vincenzo Cosa?
“Fisicamente sto ancora bene. Ho avuto altre proposte, per altri ruoli. Ma la voglia di giocare ancora c’è. E grazie a Dio se ti alleni e stai bene e non ti trascuri riesci ancora a dare il tuo contributo. Quindi vedremo a fine anno, ma credo di poter giocare ancora un po’”.