Coco tira a tempo abbondantemente scaduto (se si ragiona nell’ottica dei centesimi di secondo), la palla si insacca con Lopopolo che non prova nemmeno a pararla. Perché lui sa che la sirena è suonata. Ma l’esterno del Kaos Futsal ci prova comunque. E’ il sinistro della disperazione, quella che la squadra di Leopoldo Capurso ha raggiunto inopinatamente ed inaspettatamente ieri al PalaMIT2B contro il Martina Franca. Doveva essere una festa e lo è stata. Per i pugliesi, che sono arrivati a Ferrara con l’intento di fare la loro onesta partita e magari tornarsene a casa con un punticino prezioso per la classifica. E invece guai a porsi limiti, la vittoria per l’LC Solito è stata totale, sotto ogni punto di vista. Più cattiveria in campo, più organizzazione nelle ripartenze (la differenza sta qua, a risultato acquisito) e manovra meno nevrotica. Questo perché? Perché non aveva l’obbligo di vincere. Invece il Kaos eccome se ce l’aveva. Ma ha fallito. Aggiungiamo noi, purtroppo.
Purtroppo, perché le condizioni per festeggiare c’erano tutte. Il pubblico era sufficientemente numeroso e chiassoso e i bambini sugli spalti tantissimi. In settimana il Kaos si era allenato bene. Insomma, il lieto fine era la più logica conclusione di questo film a tinte più rosa che nere. E invece la pellicola si è presto trasformata in un thriller, che ha assunto note drammatiche quando Paulinho, nella più totale solitudine, ha superato Laion con un pallonetto dolcissimo segnando l’1-3 per il Martina Franca a pochi minuti dal gong. PalaMIT2B letteralmente ammutolito, Capurso, Calzolari e Barbi esterrefatti a bordo campo per quello che stava succedendo sul parquet, ben consapevoli che le colpe di questo blackout totale, evidentemente non sono solo della società e dello staff tecnico. Qualcosa non torna in campo e da quelli che dovrebbero essere i trascinatori del gruppo sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di più. Ne sa qualcosa il tecnico pugliese, che con la stragrande maggioranza di loro ha già lavorato in passato prima di sbarcare a Ferrara lo scorso anno e quindi sa perfettamente cosa pretendere da ogni singolo.
Il problema è che se a steccare fossero in un paio ci si potrebbe passare sopra: ci sono gli altri a mettere pezze qua e là. In questo caso invece Pereira è irriconoscibile, Kakà segna col contagocce, Urio, sempre attento e aggressivo, fatica a sostituire Jeffe infortunato, Pedotti è fermo ai box, Tuli crea ma non conclude. Fino a questo momento, è giusto dirlo, se ne salvano pochi, e se tra questi pochi c’è il portiere, Laion, allora vuol dire che i conti non tornano. L’estremo difensore si trova spesso a dover salvare il risultato, senza però veder ripagate le sue parate con i gol dei compagni. Talvolta prova lui a risolverla con sberle da lontano che potrebbero spaccare un muro. Il bilancio della sua serata parla di due pali presi, entrambi clamorosi. Ma non ci si può appellare solo alla sfortuna in momenti come questi. Dov’è la grinta del Kaos? Che fine ha fatto l’allegria di Pereira? E il senso del gol di Kakà? Impossibile che in un’estate queste qualità siano sparite nel nulla, non ci crediamo. Nessuno ci crede. Ed ora è il momento di riemergere, prima di affogare del tutto. Il fondo della classifica è vicinissimo e con una rosa così nessuno avrebbe mai previsto un inizio di campionato del genere.
Se fino a ieri mattina il bilancio poteva essere minimamente positivo (tre pareggi in trasferta e una sconfitta su quattro partite), oggi ci ritroviamo ad analizzare un bicchiere praticamente vuoto. TRe punti dopo cinque gare rappresentano un bottino da cenerentola, come Calzolari ha definito la sua squadra, rassicurando lo staff tecnico. Non si cambia, e ci mancherebbe altro! La situazione che si è venuta a creare va sbrogliata dagli stessi interpreti che nel giorno del raduno estivo ci hanno messo la faccia, raccogliendo consensi a destra e a manca. I consensi ci sono ancora, e forse è venuto a meno quell’entusiasmo che avrebbe potuto e dovuto fare la differenza. Ora sta a Capurso, a Chiereghin e a tutti i giocatori ritrovare la retta via, gettando il cuore oltre l’ostacolo e facendo quadrato attorno alla squadra. L’obiettivo Final Eight resta difficile, ma non è ancora svanito del tutto. Certo, servirebbe un’impresa, ma con dodici punti ancora in palio tutto è possibile. A una condizione: che il Kaos torni a fare il Kaos, a partire da domenica prossima contro Rieti in quella che sta assumendo sempre di più i connotati della partita della vita.