SPAL: PREGI, DIFETTI E SPERANZE

In vista della trappola-Potenza un’analisi della formazione biancazzurra dopo la chiusura del calciomercato. Prima di tutto la salvezza poi si vedrà…

La Spal parte per la lunga trasferta in terra lucana portando con sé alcuni elementi da cui non può prescindere figli di questo positivo inizio d’anno. Non perde da quattro partite. Non subisce gol da trecentosessanta minuti. Ha trovato un abbozzo di gioco. La condizione atletica sta migliorando a vista d’occhio, soprattutto in alcuni giocatori come Capecchi, Cabeccia, Zamboni, Bedin e conferma di aver trovato in Cipriani e Bazzani due attaccanti importanti. Sono poco pericolosi sottoporta, è vero, perché tirano pochissimo nello specchio (sono serviti anche poco e male però) ma lavorano per la squadra, sanno farla salire e alleggerire guadagnandosi punizioni spesso pericolose. Bastano i loro nomi e la loro esperienza per fare comunque paura alle difese avversarie costrette sempre e comunque a starsene ben schierate. Alla voce stato di forma fa eccezione Schiavon che però, c’è da dire a sua discolpa, ha tirato da solo praticamente la baracca per diciotto partite e sta prendendo giustamente il fiato. Fanno eccezione anche gli esterni di centrocampo: Rossi e Valtulina stanno carburando a fatica. Il primo ci auguriamo tutti possa sbocciare finalmente a primavera, proprio come un anno fa, pur consapevoli che su di lui pesa come un macigno il primo anno intero di preparazione dopo quasi due stagioni di inattività. Il secondo paga l’esatto contrario, un ritiro praticamente saltato in toto, figlio di una fastidiosissima pubalgia. Si sa che mister Notaristefano abbisogna di uomini in forma perfetta per poter esprimere al meglio il suo gioco e dagli esterni, ancor più che dagli altri, si attende novanta minuti di tagli in mezzo, di cross dal fondo, di velocità e di salto di uomo. Da trovare. Ammesso e non concesso che Rossi, Valtulina, Laurenti, Quintavalla e l’ultimo arrivato Smit siano i giocatori adatti a interpretare questo tipo di lavoro. Ma semmai, di questo, ne parleremo dopo Pasqua quando di solito cominciano i primi pour parler per impostare la stagione successiva. Adesso non è cosa, sia perché mancano ancora dodici punti alla salvezza (ma è meglio farne quattordici, per stare più tranquilli) sia per il rispetto profondo che si ha verso questi professionisti che sino a prova contraria hanno sempre dato sino a oggi il massimo che potevano dare per la causa biancoazzurra. Oggi la Spal manca tremendamente di brillantezza sulle corsie esterne come sottolineato anche dal trainer spallino al termine della gara con il Taranto. Non solo. La sensazione è che in mezzo al campo la squadra abbia due buonissimi mediani in grado di rompere il gioco ma nessuno in grado di prendere in mano le redini della situazione e di costruire la giocata che ti può cambiare la partita in qualsiasi momento. La legna è buona ma per accendere il fuoco manca l’innesco. Qualitativamente non eravamo eccelsi prima e oggi, dopo le cessioni di Centi e Bracaletti (gli unici che avrebbero dovuto dare il cambio di passo a questa squadra con l’intelligenza, con la velocità e il dribbling, visti raramente) da questo punto di vista non siamo migliorati. Il che non significa che dovevamo tenere Centi e Bracaletti, anzi. Le cessioni, vuoi per una crescente incompatibilità ambientale, vuoi per problemi legati alla natura tecnica, vuoi per altro, sono state inevitabili. Alla Spal i due di cui sopra poco hanno dato rispetto al potenziale con cui si sono presentati e ancor meno avrebbero potuto dare rimanendo in tribuna tutte le domeniche gravando e non poco sul bilancio della società. Mancano i sostituti però, sempre che non si considerino tali chi c’è in casa, nello specifico Migliorini e Quintavalla. Il primo, pur bravo e veramente dotato di ottima qualità gioca in un ruolo difficilissimo da ricoprire rispetto alla sua giovane età e sta pagando più di altri il peso di una responsabilità che evidentemente solo maturando potrà sopportare. Questa Spal, purtroppo, non lo può aspettare in eterno visto che ha bisogno di punti per salvarsi; il secondo è un jolly come rari ne sono rimasti nel calcio moderno: a Ferrara ha sin qui ricoperto cinque ruoli, a duttilità è un fenomeno, ha gamba, ha mostrato di avere grande senso tattico e si adatta bene in campo ovunque lo si metta. Ma non è l’uomo che da solo può mettere, ad esempio, Cipriani e Bazzani nelle condizioni di segnare come vorrebbe Notaristefano con il cross. Potrà farlo Smit? Lo slavo è un tipico esterno sinistro di un centrocampo a cinque e dovrà essere inserito in uno a quattro. Difficile giochi numero tre con questo Cabeccia e altrettanto difficile è pensare di rinunciare a Bortel dirottando Ghetti in mezzo e il sassarese terzino destro. Difficile anche perché Smit non è mai stato eccelso in fase difensiva anche se, a onor del vero, va detto che il ragazzo ha sempre giocato in A e in B e in terza serie forse, potrebbe bastargli la sola esperienza per prendere le distanze ai diretti avversari. Considerando però che il suo acquisto è servito per colmare la lacuna dei cross dalla corsia mancina, pare un azzardo vederlo difensore con Valtulina davanti a lui. Per non parlare di Licata che, da questo momento in poi, troverà sempre meno spazio. Per fare il salto di qualità la Spal la qualità la deve trovare e l’appuntamento a questo punto è rinviato all’anno prossimo. Comprare il centrocampista (che non c’è a gennaio, salvo rare e rischiose eccezioni che potevano essere Correa, Gatti, Morandi o Burrai) avrebbe comportato l’esclusione automatica di uno tra Schiavon e Bedin (spostare Schiavon all’ala non ha senso non possedendo i requisiti da esterno che il mister richiede) e/o la restituzione anticipata al mittente di Migliorini. Evidentemente la società non solo non ha trovato l’occasionissima capace di cambiare gli equilibri ma ha pensato potesse rivelarsi deleterio un tale stravolgimento nella zona nevralgica nel campo facendo (e rimandando) una scelta che poi avrebbe avuto il rischio di portare inevitabili ripercussioni anche nello spogliatoio verso un gruppo di calciatori unito che sta dimostrando di essere uscito con carattere, fatica e lavoro da una situazione difficilissima. Anche l’equilibrio gioca la sua (fondamentale) parte al momento delle scelte e i calciatori non sono delle figurine interscambiabili che si posso levare e mettere a seconda del bisogno. Fiducia totale a chi c’è dunque e come sempre massimo sostegno ai calciatori e alla società fino all’ultimo giorno di campionato. Con la consapevolezza però di non essere usciti rinforzati dal calciomercato (ma nemmeno indeboliti) e di non poter competere oggettivamente per una piazza importante. A suon di mediani (commoventi per generosità, impegno e dedizione) o con i soli episodi che il calcio ti può regalare ogni domenica, si fa fatica a pensarla in un altro modo. Il campo poi sentenzierà quella che è oggi niente di più che una sensazione che ci auguriamo possa essere smentita davvero. Eccome. In fondo di questi tempi, l’anno scorso, la Spal aveva segnato ventitrè reti (tre in più di quest’anno) subendone diciassette (due in meno di oggi) ed era nel pieno della crisi. Arma si era dimenticato di segnare, teneva banco il “pasticcio” Centi e si cominciava a intravedere quello che di lì a poche settimane sarebbe stato etichettato come il problema “Paolo Mazza”, perché in casa non vincevi mai e sapevi fare dei gran 0 a 0 quando ti andava di lusso. Il 2010 è cominciato bene, gennaio è stato il mese più proficuo in rapporto punti fatti-partite giocate dell’intera annata e, se non bastasse si è riscoperta la semplicità nel gioco, l’ordine e la compattezza. Per fare il salto però, con ogni probabilità, serve e servirà qualità, tanta anche, fantasia e gioco di prima per innescare le punte e gli esterni di centrocampo che, per tanto bravi che possono essere non possono lanciarsi da soli e crossare in mezzo con precisione nello stesso tempo. Notaristefano ha saputo insegnare sin qui l’abc del calcio e i calciatori si sono applicati in maniera esemplare. Ma la povertà tecnica è lampante e in gare spigolose come diventano quelle che si giocano contro le formazioni del sud un uomo con caratteristiche diverse da quelle che hanno i nostri centrocampisti e attaccanti sarebbe servito. Potrebbe essere Marongiu? Anche, ma a quale prezzo? Il 4-4-2 sin qui ha dato equilibrio ma l’innesto del giovanissimo biancoazzurro ammetterebbe o il ritorno al trequartista con tre centrocampisti centrali alle sue spalle (e la conseguente rinuncia a Quintavalla e Smit, appena preso, o chi per loro) oppure la promozione del ragazzo a seconda punta con l’esclusione di uno tra Bazzani e Cipriani (anche questo francamente improbabile). Meloni può dare velocità a gara in corso ma anche qui parliamo di un giocatore che non ha i piedi di un numero dieci e neanche la stessa visione di gioco. Si va a Potenza con curiosità. Da una parte ci sarà una squadra con il coltello tra i denti e all’ultima spiaggia notevolmente rinnovata (attenzione all’attaccante Magliocco e al trequartista Catania), dall’altra una Spal che dovrà fare di necessità virtù fino a fine stagione, con una panchina obiettivamente più corta di prima, con tanti punti interrogativi (Pedruzzi e l’adattamento di Smit) e una lecita speranza: che quota quaranta venga raggiunta il prima possibile per poi puntare, come evidentemente è nelle intenzioni, alla piena valorizzazione di Laurenti e Marongiu potendosi anche permettere di rischiare e stravolgere quegli equilibri tattici che sin qui l’ottimo Notaristefano ha saputo trovare. Di quello che sarà ne parleremo tra qualche settimana pronti a smentire anche queste ultime righe, il calcio può regalare sorprese fino alla fine e in fondo sono solo sei i punti di distacco dai playoff (con sette squadre davanti, a fronte dei due di vantaggio sui playout). Dal mercato resta un piccolo retrogusto amarognolo però, dopo aver visto che squadra questo allenatore ha saputo ritrovare in appena un mese e mezzo di lavoro: apprezzata e quasi invidiata la capacità di Pozzi nel saper piazzare tutti i pomi della discordia di casa biancoazzurra, ci resta comunque la sensazione che, con un pizzico di qualità in più, si poteva stare più tranquilli.

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