Da un po’ di tempo, troppo tempo, anche l’inizio, figuriamoci dunque la fine, mi viene difficile vista l’aria che tira attorno e dentro la Spal. Così mi aggrappo al contorno, all’argomento extra calcio, all’unica salvezza certa – perché oggi, purtroppo, quella dell’Ars et Labor non è sicura – e, tanto per cominciare, giro al largo. Pensavo, già domenica sera, mentre fuori dal Paolo Mazza andava in scena una contestazione sacrosanta e mai vista negli ultimi anni, all’argomento e a una parola, un po’ forte per la verità: la parola “eroi”. Eroi calcistici, eroi nella vita, eroi che magari ce ne fossero. Pensavo a questo mentre l’unica persona al mondo che riesce a tirarmi su il morale dopo certe partitacce – parlo e scrivo dell’uomo con più nomi nella storia: Direttorio, Jack, Lemona e altri ancora – mi scriveva un sms di incoraggiamento spallino. Pensavo, cioè, al fatto che Marco Zamboni, per carattere, personalità, carriera, esperienza, capacità capitano della Spal da eroe è diventato il capro espiatorio di questa difficile situazione. Pensavo a Zambo, tuttora, per me, s’intende, simbolo di questa squadra mentre in un’altra parte di Italia – lo ammetto e me ne assumo la responsabilità – un nuovo, mio eroe non calcistico e collezionista di souvenir dei luoghi più artistici di Italia rischiava il linciaggio per aver compiuto quello che resta un atto di violenza deprecabile e condannabile anche penalmente. Chiusa la parentesi, rivendico e vado fiero della mia stima per Marco Zamboni poi ognuno è libero, ci mancherebbe, di pensarla come vuole. La colpa che viene, dalla maggioranza dei ferraresi sportivi, buttata addosso al numero cinque biancoazzurro sarebbe quella di non fare una vita da atleta e, nello specifico, di bere troppo vino in giro per i bar di Ferrara. In più gli rimproverano il fatto di avere detto il falso, una settimana fa, ai tifosi che chiedevano giustamente conto del momentaccio calcistico. Avrebbe detto, Zambo, che lui e altri suoi compagni non vengono pagati dall’anno scorso. Allora: vado in ordine. Uno, due, tre bicchieri di Amarone, Zambo li beveva anche l’anno scorso quando in campo era il migliore proprio come quest’anno è uno dei meno scarsi e, anzi, uno dei più tosti in quanto a voglia e impegno. Secondo: non mi risulta, dal racconto di chi c’era davvero lì al Centro e ha sentito tutto, che Zamboni abbia mai detto quelle esatte parole ma abbia detto qualcos’altro, magari infelice, ma dal significato profondamente diverso.
Dettagli a parte, vado al nocciolo della questione, peraltro più importante. Domenica scorsa ho visto la partita della Spal su Puglia Channel, canale 844 di Sky. In altri momenti avrei scritto che è stata una botta di culo, vederla voglio dire. Adesso, invece, scrivo che è stata una tristezza che, però, rafforza quello che sto per scrivere e che penso tanto da averci fatto il titolo di copertina dell’ultimo “Lo Spallino”. Il concetto, cioè, che da questo triste, deludente, difficile, penoso, inspiegabile, preoccupante, scandaloso momento se ne esce soltanto, e con fatica, in un modo solo. Aiutandoci. Ognuno per quel che può. Noi de “Lo Spallino” crediamo di farlo scrivendo sempre quello che consideriamo la verità ma anche sostenendo comunque la squadra e rimandando alla fine della stagione una doverosa distribuzione delle responsabilità, magari anche la ricerca delle cause e gli errori, individuali o meno. Specifico per quei contestatori che si sentono chiamati in ballo da queste mie righe. Penso sia stato giusto fischiare la squadra domenica e credo che, più in generale, il diritto ai fischi o alle contestazioni (oltretutto civilissime) va preservato, garantito, custodito, rivendicato non soltanto, anzi, nello sport. Mi fa soltanto impressione vedere le sirene blu davanti al Paolo Mazza e credo fermamente che l’insulto pesante o, peggio, la caccia al giocatore tal dei tali non serva a niente. O meglio: serve, eccome, ma soltanto a far precipitare la Spal in fretta e furia verso la Seconda Divisione. La penso così. Le ammissioni, non nuove peraltro, di tutti i componenti della società dopo il pareggino con il Foggia ma anche a Marcianise e non solo dimostrano che chi di dovere, chi sa di avere la principale responsabilità di questa infinita crisi della Spal non si nasconde. Significa anche che – ri-go-ro-sa-men-te a fine stagione – gli stessi dirigenti prenderanno i provvedimenti che riterranno opportuni e noi, tifosi o giornalisti, li valuteremo. Adesso, però, insisto perché ci credo fermamente, serve che quegli splendidi tifosi civili e innamorati che da sempre, a prescindere dalle categoria, fanno sempre e comunque quel che possono per la loro (ripeto: loro!) Spal cerchino, tutti insieme, di aspettare la fine, speriamo positiva di questa complicata annata calcistica, per sfogare – soltanto a parole, ovviamente – tutto il loro più che comprensibile sdegno. Oggi, ancora più di ieri e dell’altro giorno e di un mese fa, la nostra Spal deve solamente salvarsi. Deve soltanto conservare questa categoria. Tutto il resto viene dopo perché se e quando, speriamo mai, la Spal non esisterà più al massimo potremo fare “Lo Spallino del subbuteo” noi e potranno contestare le miniature biancazzurre del calcio da tavolo i tifosi. Per quanto mi riguarda, fino alla fine – anche se incazzato nero e deluso… bianco e azzurro – come sono ora, continuerò fino all’ultimo minuto di recupero dell’ultima giornata a fare quel che posso per la mia Spal. Prima di chiudere vorrei soltanto dare il virtuale premio della settimana all’idea presidenziale di mettere quel ritornello “money, money” prima della partita – da uno a dieci voto undici – e comunicare a quei pochissimi ma generosi, nostri lettori che da domenica sera ho indirizzato la mia sindrome da collezionista lontano dalle calamite per il frigorifero. Visto che siamo a Natale, periodo di regali nonostante un’altra e peggiore crisi, quella economica, mi fa piacere annunciare attraverso il giornale che ho il piacere e l’orgoglio di dirigere che da oggi colleziono unicamente souvenir dei monumenti artistici più importanti d’Italia. Pago qualsiasi cifra per quello (originale) che raffigura il Duomo di Milano. Grazie.