Parafrasando, copiando, cazzeggiando… sì, insomma, in pieno delirio depressivo e fazioso canto la mia versione auto referenziale del mitico pezzo dei Nomadi. Io, incosciente che son io… Sì, incosciente, folle, fuori dalla realtà e chi più ne ha fa bene ad aggiungerle perché dopo un’altra sconfitta, dopo l’ennesimo passo avanti verso il baratro continuo a pensare che alla fine ci si salverà. Ma allora dove nasce questo, magari insano, ottimismo? Nasce dai numeri e da un fatto certo. Il 2009 spallino è finalmente finito. Finisce qui a Cosenza, infatti, questo 2009 ad andamento lento, trecentosessantacinque giorni da retrocessione o quasi fatti di delusioni (tante) e gioie (pochissime). Il fatto che in Calabria, a prescindere dal maltempo che ha impedito di giocare un po’ ovunque tranne che a Cosenza (sic!), non ci fossero i soliti, meravigliosi tifosi biancazzurri non è irrilevante e testimonia l’aria che tira e la classifica che è. Eppure, per tornare alla partita, la Spal ha disputato uno dei migliori primi tempi della stagione ed è poi crollata dopo l’ingenuità numero novantanove periodico di questo maledetto torneo. Vabbé, pazienza, inutile continuare ad analizzare l’ultima sconfitta. Sarebbe preoccupante guardare avanti se non fosse che, almeno per quanto mi riguarda, avanti vedo solamente un anno nuovo, ormai imminente.
Oggi che lo stesso anno è arrivato alla frutta e la Spal al maraschino è già possibile trarre un primo bilancio e lo faccio volentieri visto che credo di essere stato, un estate fa, uno dei più ottimisti. Ho sbagliato, lo scrivo senza difficoltà e senza fare la fatica che faceva Fonzie nell’ammettere un errore, perché davanti ai numeri c’è poco da discutere e ci si può solo aggrappare… pardon, a sta ceppa. Mi ci aggrappo malvolentieri e faccio pure fatica a trovarla (autoironia non machista). Mi limito ad accampare soltanto alcune, inutili, piccole scusanti. Eccole, veloci veloci. Sulla carta resto convinto che la squadra non sia male. A luglio davanti c’era ancora Arma in attacco (e si vede ora quante magagne coprisse il centravanti). E ancora: nel momento della svolta possibile la Spal è stata anche sfortunata. Chiudo qui le scuse che, proprio come le chiacchiere, restano a zero. Per il resto sono tanti ed evidenti, i problemi. La mentalità, prima di tutto, la capacità di reagire e poi, indiscutibilmente, anche la qualità che manca. L’ha ammesso Notaristefano, non l’ha detto ma lo pensa Dolcetti. Resto un Pozzino della prima ora e continuo a pensare tutto il bene possibile della serietà e della capacità del Direttore spallino ma soprattutto a centrocampo il calciomercato oggi si può definire sbagliato anche se, più in generale, da Capecchi a Cabeccia, da Lorenzi a Cazzamalli, da Centi a Bedin sono tantissimi i giocatori che non hanno reso come dovevano. Per non rimangiarmi la parola scritta una settimana fa, però, chiudo qui il discorso degli errori, dei rimpianti e dei processi perché ora c’è soltanto da arrivare alla fine della stagione a categoria conservata. Poi ci sarà tempo per tutto.
Adesso vedremo che cosa farà la società. Fossi in loro, superato il momento della rabbia che mi farebbe pensare a mettere in campo un’autentica rivoluzione, cercherei invece di piazzare tre, quattro giocatori per sostituirli con un po’, appunto, di qualità in più senza buttare altri soldi. Altrimenti meglio andare avanti così. Ma ci sarà tempo per sapere, giudicare, lavorare. Prima c’è questo Natale e soprattutto questo nuovo anno da festeggiare. Lo faccio idealmente con i ragazzi della Vecchia Guardia e dell’Astra che anche domenica, anzi persino domenica, a sconfitta archiviata si divertivano a giocare a palle di neve. Ecco, in questo non finirò mai di sottolineare il clima che, nonostante tutto, si respira dall’anno scorso attorno all’Ars et Labor. Un clima di divertimento e di appartenenza per i nostri colori a prescindere dalla classifica. Un clima che ci rende orgogliosi, anche messi così male lì in fondo alla graduatoria, della nostra passione spallina. Tanti auguri a tutti ma a noi spallini di più.