UNO SPALLINO A ROMA – LA DELUSIONE, LA RESISTENZA A FOGGIA E LA VERGOGNA DEL CALCIO MINORE

Tanto per cominciare, in sede di prepartita, mi rode e stavolta sono anche abbastanza agitato. Mi rode perché, con tutto il rispetto, da spallino posso avere come avversario il Real, anzi me e ve lo auguro, ma dopo ci deve essere scritto Madrid e non Marcianise. Ma pazienza, almeno per quest’anno. Sono, meglio: ero agitato, perché qui tutti parlavano e pensavano ai “gioco-tasto di spegnimento” e invece a vedere la classifica la priorità restava la salvezza possibilmente senza andarsela a conquistare in quella bolgia che sarà lo stadio di Foggia domenica prossima. Quindi solita scrivania apparecchiata di gadget, amuleti e viveri vari, altrettanto soliti collegamenti che vanno dallo streaming con Rete Alfa e con la voce dell’amico Stefano Capasso alla webcronaca di Alessandro Orlandin sul sito de Lo Spallino e poi tutti gli altri risultati e, questa domenica, zero calcio minore ché tanto lo scudetto al fantacalcio l’ho già vinto e della Supercoppa in programma contro il Napoli mi frega come delle avventure mondane di Simona Ventura. Anzi, di Simona Ventura in generale. Per quanto riguarda il look spiano la nuova e bella felpa della Vecchia Guardia (grazie Red e grazie Fioro) appena arrivata. Fin qui il prepartita distratto solamente dall’ormai quotidiano botta e risposta su facebook, argomento ancora il calcio minore, tra Tax Tom e Paolo Jerry.
Il resto è sudore perché, signora mia le stagioni non sono davvero più quelle di una volta e qui, Roma intendo, è già arrivata davvero, l’estate. Logicamente, ma sarebbe inutile precisarlo, quei marmatroni di condizionatori presenti in Rai non sono stati ancora convertiti al freddo e sputano un’arietta malsana e bollente che ogni tre per due credi che la pressione si stia abbassando con la stessa velocità di Melo quando parte in contropiede. Vabbè, pazienza un’altra volta.
Mi collego (quasi) virtualmente con il Paolo Mazza con uno stato d’animo di incertezza assoluto. Da una parte, appunto, servono i punti, meglio se tre, per chiudere in anticipo questa stagione altalenante ma comunque importante, secondo me. Dall’altra, impossibile nasconderlo, un’occhiata, anzi due, agli altri risultati in attesa di un miracolo spallino e pallonaro che mai sarà celebrato (ribadisco mai!). In più anche il rodimento per non poter essere a Ferrara perché il lavoro nobiliterà anche l’uomo ma sto benedetto uomo che morirà nobilitato che cazzo di vita fa se la passione arriva sempre seconda rispetto a orari, obblighi, incontri, riunioni, scalette, telegiornali, trasmissioni. A proposito. Vado a guardare su internet per capire chi è quel coglione che ha reso famosa la frase di cui sopra. Non trovo risposta ma, caro inventore di definizioni, ribadisco il mio vaffa.
Torniamo alla Spal, va. Che perde una partita che bastava pareggiare (e siamo stati dei coglioni, ribadisco coglioni, a non pareggiare… capite a me…) per stare tranquilli. Una partita, quella dell’Ars et Labor, che è il film di questa stagione allucinante. C’è stato di tutto di più, domenica scorsa. Sbandate difensive (queste, a dire la verità, rare prima del Marcianise), gol sbagliati, penalizzazioni arbitrali, sofferenza, paura, anche sfiga. Insomma, tutto. Il corollario per le coronarie già decisamente provate, peraltro. Inutile star qui a ribadire i rimpianti per quello che poteva essere e non è stato perché, visto il girone di ritorno, l’annata pallonara è stata buttata all’andata, non certo in questa imprevista ed evitabile sconfitta. Che resta, però, e certo non è stato il modo migliore per chiudere qui, in casa, un torneo prima deludente poi positivo, Marcianise compreso. Adesso, ed è questa l’unica cosa che conta ora, per la Spal esiste soltanto una combinazione negativa capace di farci precipitare ai playout. Quella di perdere con a Foggia e, in contemporanea, assistere al successo del Ravenna ad Andria con due gol di differenza. Difficile, certo, ma è vietato anche soltanto pensarci. Bisogna resistere e mi ha fatto tanto piacere scoprire, lunedì mattina, che alcuni tifosi avevano già parlato con Pozzi per sostenere la squadra dell’ultima trasferta stagionale. A loro, a quelli che ci sono sempre, a quelli che proprio in questi momenti si stringono ancora di più al club va il mio personale chapeaux e anche una promessa, che più che altro è una convinzione perché non ho alcun titolo per promettere qualsiasi cosa: verrete ripagati dopo questa stagione disgraziata. Qui ci metto la faccia.
Altro capitolo. Non essendo notoriamente un grande sportivo, perché davanti al risultato della Spal preferirò sempre una vittoria immeritata su rigore inesistente rispetto a un pareggio stretto dopo aver dominato, scrivo forte e chiaro che mi aspetto in tempi brevi – e non a fine torneo come per ora è stabilito o, peggio, l’anno prossimo – il punto di penalizzazione che deve essere dato al Ravenna come è stato fatto con altri club.
Vedremo tutto domenica prossima in quelli che saranno, purtroppo, novanta minuti di sofferenza estrema. Si salvi chi può è il grido di battaglia. Tutto il resto è noia. Resistere. E basta. Poi, dopo Foggia e con la salvezza assolutamente sancita, perché questa deve essere una convinzione assoluta, la società potrà mettersi al lavoro per l’anno prossimo. Serenamente, mettendo tutto sul piatto della bilancia, e ragionando con calma su quello che è andato e su quello che, invece, non è andato. Confermo, in breve, il mio opinabilissimo ma convinto pensiero in merito. Niente rivoluzioni. Cinque, sei acquisti in tutto. Un po’ di ringiovanimento. Un po’ di qualità in più soprattutto in mezzo e un attaccante brutto, sporco e cattivo che fa gol anche di chiappa. Per il resto faccio soltanto un passo indietro perché questa domenica di merda ha fatto salire vertiginosamente, almeno quanto mi sono girate, l’antipatia verso sto Real dei poveri. Che, per carità, ha fatto un miracolo calcistico, ha meritato la salvezza e quanto di buono si dovrebbe aggiungere sarei pure disponibile a farlo. Ma che atteggiamento, che pianti, che provocazioni, che atteggiamento, che – loro sì – antisportività. Non so esattamente dove si trovi Marcianise ma una certezza ce l’ho. Il problema è che non la posso scrivere. C’entra nulla ma, restando in tema di antisportività, mi scappa di chiudere con una fuga sul calcio minore (chiedo scusa). Scrivo di calcio dal 1986. Non avevo mai visto nulla del genere e, ovviamente, mi riferisco a Lazio-Inter. Non sono moralista, non mi scandalizzo più di tanto quando si tratta di pallone – calciopoli e lo scandalo doping della Juventus esclusi – ma a parte l’atteggiamento anti professionale dei giocatori biancocelesti (per fortuna non biancazzurri!) quello che mi ha rattristato come non mai è vedere e sentire dei tifosi che esultano quando la loro squadra subisce un gol. Uno schifo. Una vergogna. E poi dicono che uno si butta sulla Spal. Già. Con orgoglio. Fiero di essere spallino. Da ieri con il calcio minore ho chiuso, almeno in quanto a passione. Forza Spal. Resistere, resistere, resistere. Che stagioni del genere, per fortuna, capitano ogni tantissimo. Forza Spal, un’altra volta. Anzi cento, mille volte. Meglio ancora: Forza Spal all’infinito!

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