IL PUNTO. Passato, presente e soprattutto futuro. Con Alessandro Orlandini, responsabile organizzativo del settore giovanile spallino, facciamo un bilancio del vivaio guardando avanti e passando per il Campus al via lunedì 14 giugno.
CAMPUS E VIVAIO: SI PARTE!
di Alessandro Orlandin
La carica dei… 108 non solo potrebbe ripetersi, ma anche aumentare di proporzioni. È (quasi) tutto pronto per la terza edizione del Campus Spal che prenderà il via lunedì 14 giugno al centro di addestramento di via Copparo. “Sport&Smile” è lo slogan adottato dagli organizzatori del settore giovanile spallino: un sano connubio tra crescita tecnica e il divertimento che per natura va riservato a ragazzi che vanno dai 7 ai 16 anni. I dati della vigilia offrono subito segnali incoraggianti: “Quaranta iscritti solo per il primo turno (che va da lunedì a venerdì) e la prospettiva di superare ampiamente i 108 dell’anno scorso”. A fare il punto è Alessandro Orlandini, responsabile organizzativo del settore giovanile biancazzurro: ne approfittiamo per fare un po’ un bilancio su tutto ciò che gravita attorno al vivaio e a chi si occupa di seguirlo nel suo percorso di crescita.
Prima però l’attualità, il Campus: le iscrizioni sono in aumento, quindi la formula funziona.
“A quanto pare sì! Soprattutto siamo molto contenti di vedere tante iscrizioni di ragazzi nati tra il 1997 e il 2000, i migliori potrebbero anche selezionati per le nostre squadre del prossimo anno, come già accaduto a sei partecipanti del Campus 2009”.
Il più classico dei sogni di ogni bambino che giochi a calcio. I risultati degli inserimenti sono stati soddisfacenti?
“Direi di sì, dobbiamo anche considerare che quattro di loro sono stati inseriti nelle formazioni Pulcini, quindi è molto presto per poter vedere risultati apprezzabili”.
Quest’anno avete introdotto un’interessante novità, gli stage di tecnica applicata per i ragazzi delle categorie Giovanissimi e Allievi.
“Esatto, il nostro allenatore Fabio Arbusti lavorerà al mattino con i ragazzi più grandicelli per limare un po’ la loro tecnica e introdurli a elementi un po’ più complessi del gioco”.
Un super lavoro per il mister degli Allievi Nazionali.
“(Sorride) Sì, ma vi assicuro che anche lui si diverte un sacco”.
Gli istruttori di questa edizione saranno gli stessi del 2009?
“Praticamente sì, oltre ai nostri Arbusti e Fabbri in veste di responsabili tecnici, ci saranno altri componenti dello staff del settore giovanile, coadiuvati da alcuni professionisti che verranno appositamente”.
Anche quest’anno ci saranno ospiti d’eccezione come Davide Santon nella scorsa estate?
“Sicuramente, anche se per i nomi non ci possiamo ancora sbilanciare, è un aspetto su cui stiamo lavorando: di certo ci faranno visita alcuni giocatori della Spal, come fecero l’anno scorso Zamboni, Servidei e Meloni”.
Parliamo un po’ del settore giovanile in generale: come si può definire il bilancio della stagione appena trascorsa?
“Abbiamo lavorato abbastanza bene, diciamo così. Certamente si sono visti miglioramenti dal punto di vista organizzativo e tecnico, ma ci sono ampi spazi di crescita sotto ogni punto di vista. I risultati sportivi sono stati soddisfacenti: la nostra Berretti ha ottenuto un buon quinto posto in campionato e gli Allievi Nazionali si sono distinti per gran parte del campionato, i segnali sono positivi”.
Si intravedono elementi potenzialmente utili alla causa della prima squadra?
“È ancora presto, però ci sono sicuramente tre o quattro prospetti molto interessanti classe 1992 che potranno essere inseriti gradualmente. Sembrerà la solita frase fatta, ma il nostro obiettivo principale deve essere quello di offrire a tutti i ragazzi una formazione umana prima ancora che tecnica. Poi ovviamente tra le priorità deve ovviamente esserci la produzione di qualche talento utile alla prima squadra”.
Intanto i tre prodotti più recenti di via Copparo presenti in prima squadra (Laurenti, Marongiu e Pallara) hanno vissuto alti e bassi durante la stagione appena trascorsa.
“Di certo Marongiu è quello che ha trovato più spazio e che forse ne troverà ancora durante la prossima stagione. Laurenti ha avuto qualche problemino fisico che lo ha limitato, mentre Pallara attende ancora di esordire in campionato e infatti ha disputato l’intero campionato con la Berretti pur essendo inserito nella rosa della prima squadra. Però sembra quasi sicuro che sul centrocampista la società voglia puntare forte nell’immediato futuro”.
Si parla anche di prestiti ‘formativi’ per questi ragazzi: magari scendendo di categoria potrebbero trovare posto da titolari.
“Non è detto, dipende da dove scelgono di trasferirsi. Considerato quanto poco si punta sui giovani, tendo a pensare che in una squadra di alta classifica in Seconda Divisione dei calciatori un po’ più esperti verrebbero preferiti a dei ragazzi del ’90 o del ’91. Fossi in loro rimarrei qui a giocarmela, perché hanno i mezzi per farlo, anche se è comprensibile abbiano voglia di mettersi alla prova con più continuità”.
Passiamo dall’altra parte del campo, le panchine: l’organico degli allenatori rimarrà invariato?
“È un aspetto di cui discuteremo a partire da lunedì assieme al direttore generale Lauricella, non credo comunque ci saranno grandi cambiamenti. L’unica novità certa fin da subito sarà l’impegno a tempo pieno proprio del direttore generale, che si occuperà prevalentemente dell’area tecnica avvalendosi dell’aiuto di Franco Fabbri. Già questo mi sembra un segnale positivo, perché darà modo di lavorare con più attenzione sui singoli aspetti dell’intera struttura”.
Per crescere però servono anche investimenti monetari…
“Su questo punto posso dire che c’è già un’intesa di carattere verbale con il Direttore Generale Bortolo Pozzi per stanziare qualche fondo in più per il settore giovanile. Un altro bel segnale che va controtendenza col periodo di crisi che stanno vivendo molte società, anche in categorie superiori”.
Ecco, le società in crisi: il fatto che diversi club stiano perdendo i pezzi o rischino addirittura di fallire può favorire anche il settore giovanile, a livello di mercato dei giocatori?
“Assolutamente sì, infatti restiamo alla finestra con molta attenzione. Un fallimento significherebbe tanti giocatori liberi e tra di loro sicuramente qualche buon talento da inserire in organico”.
Anche nel settore giovanile biancazzurro non mancano i corteggiati da club professionistici, pensiamo al giovanissimo Gollini (’95) o all’operazione che porterà Costantino (’90, ultima stagione in prestito) alla Sampdoria. Ironia della sorte, entrambi portieri, in un’epoca di magra per il ruolo.
“È vero, con i portieri stiamo avendo una certa fortuna. Comunque per commentare questi movimenti dovete parlare con Pozzi, perché quando una società professionistica chiama per uno dei nostri ragazzi, passo a lui la telefonata (sorride)”.
Poco più di un anno fa avete inaugurato l’era delle affiliazioni con sette società dilettantistiche locali e non: si è visto qualche risultato?
“A dire il vero non molto, ma per il semplice fatto che abbiamo trascurato un po’ la cosa per mancanza di tempo. Infatti la cura di questo aspetto è tra le priorità principali per la stagione che incombe, tanto che meditiamo di assegnare un componente dello staff all’esclusiva attenzione delle affiliazioni, in modo da seguirle con più attenzione e aumentarne il numero”.
Per maggiori informazioni su Campus Spal e Settore Giovanile:
http://www.settoregiovanilespal1907.net/
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa affettuosa lettera della compagna del nostro amico, recentemente scomparso, Renzo Alberghini, al quale è stato dedicato il primo torneo riservato ai piccoli calciatori che si è disputato domenica scorsa. Ha vinto la Spal di Cancellato.
CARO, LO SPALLINO…
di Katia Giordani
Trovarsi davanti a un foglio bianco, riordinare i pensieri stravolti dall’emozione e dai sentimenti e tradurli in uno scritto, non mi è mai stato così difficile come ora.
Intanto il mio pensiero è rivolto ai ragazzi, sono rimasta incantata dalla maturità di questi giocatori in erba eppure consapevoli di vestire una maglia storica e di rappresentare la propria squadra tenendo alto il vessillo della città di Ferrara in terra piemontese nel corso di un caldo e capriccioso week end di giugno. Sono giunti nella tarda mattinata di sabato 5, giusto per trascorrere il pomeriggio al Santuario di Oropa, hanno ricevuto la benedizione di don Attilio Pelucce (un parroco come quelli di una volta) e posato davanti alla nostra Madonna Nera, solo all’ora di cena ho avuto modo di incontrarli e più che un sindaco, mi sono sentita la zia adottiva di tutti loro. Uno in particolare che per altezza e taglio di capelli mi ricordava vagamente Giorgio Zamuner si è rivolto a me dicendomi: “So che conosci mio padre”… a quel punto un flashback mi ha riportata indietro di un anno quando conobbi Emanuele Gessi che allora vestiva la maglia del San Luca con i capelli ancora bagnati dalla doccia fuori dal Mazza in attesa del papà. Vorrei menzionarli tutti, confesso di non ricordare tutti i loro nomi però ricordo benissimo i visetti uno ad uno. Che dire poi di Cancellato? Ci vorrebbe un intero capitolo e forse non basterebbe per descrivere quanto quest’uomo si stia prodigando per i ragazzi. Saranno trascorsi gli anni, ma non ha perso il carisma del calciatore che ha riscosso forti consensi tra i tifosi negli anni in cui vestiva la maglia da titolare.
Ci siamo domandati tutti dove terminasse il suo ruolo di preparatore atletico e dove iniziasse quello di educatore a partire dal comportamento da tenere a tavola dove nessuno si sarebbe mai sognato di alzarsi prima che l’ultimo avesse terminato di mangiare per finire alla condotta sul campo da gioco dove gli sforzi dell’allenatore sono emersi in modo spettacolare: tecnica, grinta, la voglia di vincere era tale che i piccoli erano sin trasfigurati dalla tensione e dalla fatica, ma tenaci fino all’ultimo; strameritata la coppa dei primi classificati… Il trionfale tour d’honneur ha commosso tutti accompagnatori, genitori, tutta brava gente molto disponibile con la quali abbiamo legato immediatamente.
Attendiamo con ansia il prossimo anno per ripetere questa meravigliosa esperienza, ci saranno altre edizioni del Trofeo Renzo Alberghini, un uomo che ho amato con tutta me stessa e che ho perso pochi mesi prima di realizzare un progetto che stava prendendo forma per iniziare un percorso di vita assieme dopo 23 anni di fidanzamento a distanza. Non aggiungo altro, i ricordi nella maggior parte dei casi sono ammessi solo a chi li ha vissuti in prima persona, si rischia di annoiare l’interlocutore e ancor peggio cadere nella retorica.
Concludo ringraziando a nome e per conto dell’Amministrazione Comunale di Quaregna la società Spal 1907, il responsabile organizzativo Orlandini, il mister Emanuele Cancellato, Enrico Testa, Annalisa Fenzi, accompagnatori, genitori e tutti coloro che hanno reso possibile la trasferta. Un ringraziamento particolare a Sergio Gessi e Luca Zucchi. Con l’auspicio di incontrarvi presto magari (come mi è stato suggerito) sugli spalti del Mazza. Cento giorni, mille anni di Spal a tutti.
LA SVOLTA. Siglato l’accordo per il fotovoltaico con il gruppo Turra che dovrebbe entrare in società in autunno. Dopo mesi di sforzi complimenti alla Dirigenza per questa novità storica per il calcio italiano.
IL SOLE SULLA SPAL
Oggi sposi. Spal e Gruppo Turra hanno sancito ufficialmente la nascita del loro sodalizio. L’accordo, siglato oggi fra Cesare Butelli e Remo Turra, prevede una collaborazione di natura commerciale, riferita alla realizzazione dell’ormai famoso parco fotovoltaico che garantirà alla Spal un introito certo e rilevante per i prossimi vent’anni, ma apre anche la strada a una compartecipazione del Gruppo Turra al capitale sociale della Spal: uno scenario, questo, destinato a concretizzarsi in autunno. Già operativa è invece l’intesa per il fotovoltaico. La fase progettuale è stata sviluppata in questi mesi dall’impresa di Cazzago San Martino, in parallelo alla complessa trattativa che avuto in giornata felice esito. In autunno è previsto che inizino i lavori di posa dei pannelli. Insomma, comincia una nuova éra per la Spal. Una stagione che, pensiamo, darà le soddisfazioni che gli sportivi ferraresi meritano in un momento di enorme difficoltà per il calcio italiano. Complimenti alla società per la chiusura di questo fondamentale accordo. E ora sotto con i rinforzi necessari per rendere più competitiva la squadra. (et)
Comunicato Stampa
Turra Energia, Gretom e Spal
insieme per la più grande centrale fotovoltaica del Nord
Questo pomeriggio Remo Turra, in qualità di presidente di TURRA ENERGIA srl, ha firmato il «contratto preliminare di cessione di quote e accordo quadro» con Cesare Butelli, nel doppio ruolo di presidente di GRETOM s.r.l. e SPAL 1907 s.p.a., per la realizzazione di una centrale fotovoltaica da 14 megawatt a Ferrara, nell’area ex discarica Casaglia, nelle vicinanze del casello autostradale Ferrara Nord.
A seguito di tale realizzazione, TURRA ENERGIA acquisirà il 30% delle quote della SPAL 1907 s.p.a.
«Innovazione tecnologica costruttiva, sensibilità ambientale e un’ottica di lungo periodo rappresentano la filosofia del nostro Gruppo, che in questo caso specifico ha trovato a Ferrara i migliori partner per un progetto innovativo e anche dall’alto contenuto sociale, poiché rappresenterà sicuramente un importante sostegno per uno dei club sportivi più gloriosi del nostro paese» ha spiegato il presidente di TURRA ENERGIA srl, Remo Turra.
La centrale di Ferrara che sarà realizzata da TURRA ENERGIA srl, consiste in 14 MWp di pannelli Chaori Solar montati su inseguitori Solar Disk che produrranno 21.200 MWh all’anno con un risparmio per l’ambiente pari a 10.500 tonnellate all’anno di CO2. Sorgerà in un’area di proprietà della municipalizzata Herambiente srl e affittata recentemente dalla SPAL 1907 s.p.a.
La centrale fotovoltaica da 14 MWp progettata per TURRA ENERGIA dalla consociata TURRA ENGINEERING sarà la più grande nel Nord Italia, per dimensione ed energia prodotta, e sarà in grado di consentire alla SPAL 1907 s.p.a un sicuro introito annuale, utile per le finalità sportive del club.
Cazzago San Martino (BS), 11 giugno 2010
Sulla questione Tessera del tifoso pubblichiamo il pensiero del numero uno della società biancazzurra Cesare Butelli.
LA LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE
di Cesare Butelli
Gentilissimi,
sinceramente dispiaciuto di non poter partecipare all’incontro sono di seguito ad esternare alcune considerazioni relativamente alla materia motivo del dibattito.
Tessera sì? Tessera no? Se ne fa un gran parlare, e le mie opinioni di certo non cambieranno le cose di una virgola ma mi sento in dovere di esternarle, come presidente della Spal ma anche come Cesare Butelli essere umano.
A quest’ultimo dà fastidio ad esempio una questione che potrebbe apparire magari banale ma che in fondo in fondo non lo è. Parlo del nome scelto per registrarla all’anagrafe: tessera del tifoso. Personalmente avrei preferito fosse stata chiamata tessera dello sportivo, la avrei trovata meno discriminante in partenza rispetto ad una qualifica che troppo spesso, e quasi sempre a sproposito, richiama nell’immaginario collettivo una categoria di persone impegnata più a far danni che altro.
Ma non è così. E non è così soprattutto a Ferrara. Posso tranquillamente affermare, dopo due anni, che in mezzo a diversi problemi di varia natura e genere, non ne ricordo uno solo attribuibile ai tifosi che, come massima espressione di violenza, si sono limitati ad insolentire il nostro capitano dopo una scialba prestazione casalinga. Non ricordo sinceramente altro.
Ma appare evidente che la tessera non è stata pensata monitorando i tifosi della Spal. Sarebbe ipocrita negare che esistono anche quelli violenti, che magari vengono a guardare una partita prima o dopo una rapina. Ciò che tuttavia rende parecchio perplesso il Cesare Butelli presidente della Spal è l’effettiva efficacia dello strumento, che in linea generale (a parte l’ormai famigerato articolo 9) porta con sé anche aspetti assolutamente positivi. Ma la vera domanda è: non sarebbe meglio fare innanzitutto rispettare le regole attualmente in vigore prima di introdurne delle altre? Perché in occasione delle trasferte nel sud Italia cui ho partecipato al seguito della squadra ne ho viste veramente di tutti i colori, in totale disprezzo delle regole, e di ordine pubblico e di logistica. A Foggia poi si sono superati tutti i limiti, inutile peraltro entrare nel merito in questa sede. Ecco, la perplessità nasce proprio dal timore di vedere, dopo le prime tre o quattro giornate di campionato, la tessera del nord e quella del centrosud. Superfluo inoltre rimarcare quella relativa al contenuto del già citato articolo 9. Non solo il buon senso ma anche la legge prevede che una volta pagato un debito, o scontata una condanna, ci si possa riaccreditare, in qualunque ambiente, con pari dignità e pari diritti di ogni altro essere umano.
Grazie per l’attenzione.
IL CASO. Dopo il dibattito pubblico pubblichiamo due interventi su questo tema tanto caro ai tifosi e non solo.
L’OPINIONE 1 / DELLA TESSERA DEL TIFOSO…
di Claudio Red Forni
Passatemi per questa volta il titolo un po’ scontato, ma NO è la parola che ieri sera si è alzata forte dalla Sala Estense, così forte dal cuore di chi era presente che sono sicuro l’eco abbia raggiunto anche i palazzi di Roma, abbia fatto tremare il bel tavolone gigante in mogano dove ogni settimana si riuniscono quelli che decidono della nostra vita domenicale, “lì ci si va, là no” “per questa mettiamo i biglietti nominali con dichiarazione del gruppo sanguigno oppure chiudiamo direttamente il settore ospiti? Tira la moneta, dai…”.
Perdonatemi il tono trionfalistico, se torno sulla terra so perfettamente che ad esserci, a metterci la faccia e la rabbia eravamo i soliti cento, che forse l’anno prossimo alla domenica saranno costretti a trovarsi qualcos’altro da fare, che non cambieranno di sicuro il calcio moderno e tutto il disgustoso business che gli gira intorno.
Ma sono contento che, malgrado un parto difficile tra chi voleva andarci e chi no, chi era sicuro dell’inutilità del tutto e chi condivideva ma voleva morire in piedi, ieri sera ci siamo stati, e lasciatemelo dire, abbiamo dato una lezione di stile e di competenza a chi sul palco era stato invitato per illustrarci questa ennesima trovata che pretende ancora una volta di cambiarci la vita. I motivi del no sono stati ampiamente e dettagliatamente illustrati da chi di noi ha parlato ieri sera:
NO ad un assurdo articolo 9 che significa discriminazione, significa farsi un baffo della Costituzione italiana, significa fare pagare qualcosa a chi, giustamente o spesso ingiustamente, ha già pagato e non deve continuare a farlo.
NO a chi sbandiera la parola sicurezza e partorisce un’idea che della sicurezza è esattamente l’opposto (o forse vietando l’ingresso nel settore ospiti si vogliono proprio cercare gli scontri per poi avere la giustificazione di dire “Vedete, cosa vi avevamo detto?”).
NO all’ennesimo censimento di chi si muove alla domenica, cosa aggiunge la tessera al biglietto nominativo che sono già costretto a fare ogni quindici giorni?
NO ai tifosi DOC, che qualcuno dovrebbe dimostrarmi chi sono…Un amico di tante trasferte mi ha detto alla fine: “Non esistono i tifosi DOC, esistono solo i tifosi veri”, e voglio vedere in quale categoria vanno catalogati tutti quelli che ieri sera c’erano ancora una volta, e che ci sono sempre stati, da pochi o da tanti anni non importa, con quaranta gradi o sotto la neve.
NO a una nuova carta di credito (con tanto di Visa Electron stampigliato sopra, come ci ha mostrato in diretta lo zelante rappresentante della Lega Pro), che mi serve per avere sconti sui treni (che tanto ai tifosi per le trasferte non li fanno più usare) o ad avere in omaggio alla quinta trasferta un Camogli all’autogrill, sempre che sia stato bravo, mi sia seduto nel posto che mi hanno assegnato sul biglietto nominale e non abbia osato cantare o sventolare la sciarpa…
La cosa che mi preoccupa da una parte e mi rincuora dall’altra è che ieri sera, davanti a noi, il nulla:
vuoi perché per alcuni la serata era solamente un noioso impegno istituzionale (che oltretutto quei rompicoglioni degli Ultras hanno chiesto di posticipare), vuoi perché altri non si aspettavano di trovarsi di fronte interlocutori informati e in grado di argomentare, invece di una mandria di trogloditi che l’immaginario collettivo etichetta come i frequentatori delle curve italiane…
Mi preoccupa perché significa al 100% che le nostre osservazioni rimbalzano contro un muro di gomma, mi rincuora perché forse allora un piccolo spiraglio, forse non quest’anno, si potrà aprire. Sta in noi continuare a cercare di allargare questo spiraglio: portando avanti le nostre idee a dispetto di tutti, continuando a mantenere l’unità che abbiamo dimostrato ieri, cercando contatti in altre curve con chi vive la nostra stessa situazione, forse anche tramite le istituzioni (non mi è dispiaciuta del tutto la proposta dell’assessore Masieri per cercare di coinvolgere anche le istituzioni delle altre città dell’ Emilia Romagna in una ipotetica richiesta di revisione del progetto).
Dal mio punto di vista, consapevoli che morire in piedi non è come morire accettando ogni qualsiasi cosa che qualcuno si inventa, qualcuno che non sa nemmeno cosa significa la nostra passione e non ha la minima idea della bellezza di alzarsi alle cinque di mattina per partire per Andria o per Foggia…
“La tessera del tifoso è come il telepass…” ha detto uno. “Quando il telepass sarà obbligatorio, farò sempre la strada normale” ha risposto un altro, che poteva essere uno qualsiasi di noi…
L’OPINIONE 2 / DELLA TESSERA DEL TIFOSO…
di Maurizio Oliviero
Lunedì 7 giugno 2010. Sala Estense in Ferrara ore 20.30 incontro pubblico sul tema: “La tessera del tifoso”: Lo so da diversi giorni e sono contento perché finalmente potrò capire questa grande scoperta del Ministero degli Interni per… Per non so per cosa tanti e tali sono i miei dubbi. Finalmente potrò capire veramente tutto anche perché dal primo luglio di quest’anno sarà obbligatoria per tutte le società professionistiche di calcio. E io sono tifoso della Spal e dunque sono interessato in prima persona, vado con il cuore gonfio di speranza anche perché c’è tutto lo scibile umano in materia di questa fantomatica tessera. In rappresentanza della Spal ci sono Bortolo Pozzi, Renato Schena e Sergio Gessi consigliere d’amministrazione che legge subito una bella lettera del Presidente Butelli, che per ragioni di lavoro non è presente, dove trovo subito spunto per comprendere che le mie perplessità sono pure quelle del Presidente. C’è il Questore, una rappresentante del Prefetto, anche i rappresentanti dei tifosi e l’Assessore allo Sport Masieri e infine il Dottor De Simone addetto della Lega Pro in materia di tessera del tifoso. Io sono con i miei amici del Galo Guercio, mi accorgo di pendere dalle labbra del Questore, della rappresentante del Prefetto e soprattutto dell’esponente della Lega Pro. Comincio ad intuire che nessuno sa di quello che parla e se lo sa appena gli viene chiesto di specificare è il dramma.
La tessera del tifoso è obbligatoria dal primo luglio di quest’anno e attualmente solo due, tre società di serie B pare l’abbiamo adottata mentre per la C1 ovvero per la prima divisione nessuna l’ha fatta. Da rilevare che numerosissime società del sud non sono ancora in regola con gli stadi… De Simone con un colpo di teatro estrae un facsimile della tessera del tifoso e cosa ti appare? Una carta magnetica con nulla impresso ma ben visibile il logo del circuito internazionale Visa… Eh, sì miei cari, ci sarà anche Master Card che si metterà a disposizione per questo grandioso progetto di sicurezza negli stadi. Sopra ci andrà il nome e cognome con foto del tifoso e la squadra d’appartenenza e ci sarà quel microchip…
A cosa serve ufficialmente? Sembra che serva a seguire la propria squadra in trasferta, a entrare nel settore ospiti, ovvero senza puoi andare in tribuna in mezzo ai tifosi avversari (sic) ed è indispensabile per acquistare l’abbonamento della tua squadra. Verrà rilasciata non a tutti, ma diciamo a quella parte della tifoseria che ha e che ha avuto un comportamento normale durante le partite. Al limite è più facile averla se nella tua vita privata massacri qualcuno di botte per il solo sfizio di massacrarlo e dunque sei condannato piuttosto che se vieni colpito dal Daspo o sei colpevole di reati da stadio anche se ha scontato l’intera pena. Potrei continuare con queste amenità, ma mi preme di più sottolineare gli interventi dei tre tifosi al tavolo istituzionale e di quelli in galleria che fin da subito hanno esposto un cartello molto critico verso la tessera del tifoso, sono stati tutti interventi con la ragione e il cuore in mano, da applausi fino a spellarsi le mani.
Tutti contrari alla tessera del tifoso e senza una possibilità di spiraglio d’intesa. Muro contro muro e i discorsi delle autorità che dovevano chiarire si sono fatti sempre più fumosi, annaspanti quasi che tutti dovessero recitare per forza una parte imposta da altri e che nessuno dei presenti desiderava recitare. Man mano che la discussione avanzava questa benedetta-maledetta tessera da sinonimo di sicurezza diventava sempre più indicatore di business per molti, ma non certo per i tifosi.
Comunque un fatto l’ho capito. Finalmente ho capito che se dal primo luglio duemilaedieci non hai la tessera del tifoso, la Spal non potrai seguirla in trasferta nel settore ospiti e non potrai fare l’abbonamento per la Spal.
Tutti gli ultras presenti hanno detto che non seguiranno più la Spal nelle partite allo stadio Paolo Mazza né in quelle esterne. Sbagliate!!! La Spal è la Spal e io non mi fermo davanti a questa cosa chiamata la tessera del tifoso per andare alla Spal.
Io vado alla Spal anche con la tessera del tifoso se le grandi menti dell’intellighentia italiana lo vogliono. Non riusciranno a farmela vedere per tv o forse non farmela vedere affatto. No. Io andrò alla Spal e per me chi non ci va sbaglia di grosso. La vera sfida è quella di dimostrare che l’attaccamento ai colori della propria squadra è superiore a tutto. Non importa quali balzelli ci metteranno per impedirci di essere fisicamente presenti alle partite della Spal. Noi tifosi siamo più forti della pioggia della neve del gelo dei tanti chilometri macinati per vedere la nostra Spal e volete che non siamo più forti della tessera del tifoso?! Non ci credo al fatto che in tanti non saranno presenti, non è possibile dargliela vinta in questo modo. Per contrastare qualcosa bisogna esserci. Io ci sarò! Non sarà la tessera del tifoso a tenermi lontano dalla Spal.
E Bortolo aiutaci con una campagna acquisti che ci permetta di salire di categoria direttamente, partendo in testa e finendo tranquillamente primi! Poi tutti insieme verso la prima lettera dell’alfabeto! Forza Spal sempre e comunque.
IL PARERE DEL CENTRO COORDINAMENTO
di Valentina Ferozzi
Sabato 12 giugno si è svolta a Punta Marina Terme (Ra) la consueta annuale cena a base di pesce organizzata dal Centro coordinamento Ravenna. Vi hanno partecipato oltre che ai padroni di casa anche i centri coordinamento di Spal, Chievo, Verona, Mantova, Rimini. Si è trattato di una delle innumerevoli occasioni per confrontarsi sulle problematiche in generale dei tifosi, in particolare dei centri coordinamento, in attesa di partecipare all’assemblea nazionale della Federazione italiana sostenitori squadre calcio a che si terrà prossimamente a Coverciano. Oltre che della tessera del tifoso si è parlato delle grosse difficoltà economiche in cui molte società di calcio si trovano. Il Mantova e il Perugia rischiano il fallimento, il Rimini probabilmente non riuscirà a iscriversi e così via. Mentre si parlava di queste cose abbiamo pensato a quanto siamo stati fortunati ad avere una società come la nostra che non si è arresa di fronte ai problemi del calcio, ma ha lavorato per trovare una soluzione con l’inserimento nel pacchetto azionario della Turra energia il cui progetto assicurerà tranquillità economica alla Spal 1907. A fronte di quanto detto ci dispiace veramente pensare che quest’anno si possa avere meno abbonamenti o tifosi al Paolo Mazza. Fare la tessera del tifoso sarà per molti una scocciatura ma noi lo consideriamo un piccolo sacrificio di fronte al fatto che il presidente Butelli, Pozzi, Schena e tutta la società hanno ridato dignità alla nostra magica Spal. La tessera del tifoso non ci deve far dimenticare l’amore che ognuno di noi ha per la nostra squadra che non si deve abbandonare!
IL RICORDO. Gran bella giornata a Porotto per il Trofeo dedicato alla memoria del grande capitano biancazzurro.
LA PICCOLA SPAL DOMINA IL MONGARDI
Un’altra bella giornata spallina. Parliamo di quella di domenica scorsa al Campo Sportivo di Porotto dove è andato in scena il Torneo giovanile per ricordare Lucio Mongardi, ex centrocampista e capitano spallino protagonista di una storica promozione in serie B, spentosi prematuramente nel 2001. Alla presenza della famiglia Mongardi e di tanti ex spallini tra i quali Brescia, Buriani, Pasetti, Donati e l’allenatore Gibì Fabbri, gli Esordienti di Spal, Cesena, Parma e Bologna si sono affrontati con sana competizione, senza fanatismi e dimostrando così che il gioco del calcio, almeno a questa età, è ancora motivo di svago e fa divertire chi lo pratica e per chi vi assiste sugli spalti. Nella mattinata le prime due squadre a scendere in campo sono state Spal e Bologna in una partita che ha visto i biancazzurri imporsi per quattro reti a una, meritandosi così di accedere alla finale. Gli spallini hanno dato prova di un bel calcio soprattutto a livello tecnico. Tra Parma e Cesena invece la partita è terminata a reti inviolate; ad aggiudicarsi la finale sono poi stati i romagnoli dopo i calci di rigore. I ragazzi del Parma hanno disputato una bella gara e sicuramente non meritavano di perdere. Il torneo è quindi stato sospeso per permettere a giocatori e spettatori di rifocillarsi grazie al pasto servito dagli organizzatori “Amici di Lucio”. Bravissimi gli organizzatori che hanno messo a tavola 160 persone festose che hanno espresso tutto il senso di questa bella manifestazione.
Le partite sono poi riprese nel primo pomeriggio con Parma e Bologna scese in campo per contendersi il terzo posto; ad avere la meglio sono stati i parmensi vincendo la partita per due a uno.
Poi è stata la volta di Spal e Cesena con gli estensi a imporsi anche in questo match con il risultato di quattro a uno dopo aver rimontato la rete di svantaggio iniziale. La Spal si è così aggiudicata il trofeo in memoria di Mongardi. A dimostrazione di quanto la vittoria o la sconfitta non fossero una tragedia per questi ragazzini lo dimostra il fatto che alla fine di Spal-Cesena gli ospiti hanno festeggiato, correndo per il campo con la bandiera del Cesena, la raggiunta serie A della prima squadra.
La giornata si è quindi conclusa con le premiazioni di tutte le squadre partecipanti, del miglior portiere, del miglior centrocampista, del miglior difensore, del miglior giocatore del torneo e del capocannoniere. Il torneo è stato sicuramente proficuo per vedere all’opera giovani giocatori, ma soprattutto ha dato modo a quanti vi hanno assistito, di trascorrere una giornata piacevole e di ricordare come dovrebbe essere interpretato lo sport del calcio, senza trascurare il fatto che si è potuto celebrare ancora una volta la bandiera di quella Spal degli anni Settanta il cui ricordo è ancora vivo nella mente di molti tifosi. La Spal dell’ndimenticato e indimenticabile Capitano Lucio.
LA MANIFESTAZIONE. Domenica mattina a Porotto la nona edizione del Trofeo dedicato all’indimenticabile capitano spallino.
DEDICATA A LUCIO MONGARDI
Nono appuntamento per un trofeo importante per ogni spallino del mondo. Domenica, infatti, andrà in campo la nuova edizione del Trofeo Lucio Mongardi, l’indimenticato e indimenticabile capitano biancazzurro. Il torneo di calcio giovanile si terrà come sempre al campo di Porotto grazie alla disponibilità della società X Martiri e all’organizzazione dei tanti amici di Mongardi capeggiati da un altro spallino doc come Gigi Pasetti. Il ricavato della giornata sarà devoluto al Giardino Fiorito, l’associazione di volontariato operante in Africa dell’ennesimo mito biancazzurro Franco Pezzato. Lo stesso ex bomber sarà presente assieme a Pierino Fanna (compagno di Mongardi nell’Atalanta), a Osvaldo Bagnoli e a tanti ex calciatori e amici di Lucio. Per l’occasione a Giorgia Lievore, figlia dell’ex difensore biancazzurro Franco, verrà consegnata una targa dedicata alla memoria del padre. Il torneo è riservato alla categoria per Esordienti e si apre alle 10 di mattina con Spal-Bologna. A seguire Cesena-Parma. Dalle 15.30 in poi le due finali e le premiazioni. Invitiamo i tifosi spallini a partecipare per lo scopo della manifestazione e per il personaggio alla quale è dedicata.
IL RICORDO. In occasione del trofeo a lui dedicato una lettera aperta e affettuosa da parte di chi lo conosceva bene.
CARO AMICO TI SCRIVO
di Gianpietro Testa
Non sempre proverbi e detti popolari sono saggezza, a volte, anzi, sono proprio stupidaggini prive di senso, per esempio “se ne vanno sempre i migliori”: Non è vero, fortunatamente, se lo fosse la nostra vita sarebbe perfino peggio di quello che è, non proprio esaltante. Ma in alcuni casi è esatto dire che le brave persone, le buone persone ci lasciano troppo presto, per esempio l’ho pensato quando è morto Lucio Mongardi, ancora giovane, pieno di vita, il sorriso sempre pronto. Era un amico. Un amico con il quale potevi parlare di tutto, mica soltanto di calcio, che era stato per lui pane e companatico. Conobbi Lucio prima sul campo e poi fuori, sul campo nascono a volte strane antipatie o simpatie immediate e non importa se uno ti è compagno o avversario, chi ha fatto sport sa che la contesa è innanzitutto una sfida con se stessi e il contrasto, se non è maligno, fa parte del giuoco (o almeno così dovrebbe essere sempre), certo, non essendo mai stato professionista del pallone, non conosco le tensioni, i traumi psicologici, le cattiverie della spogliatoio, le beghe, gli antagonismi, le sopraffazioni di chi sa come fare strada lucidando le scarpe dell’allenatore, del direttore sportivo, del presidente, soprattutto di chi sa tenere la bocca chiusa anche davanti alle ingiustizie così comuni ai danni di chi ha più talento ma non sa tacere o chinare la testa. La storia sportiva è una specie di enciclopedia dell’iniquità e della prepotenza umana. Si parlava anche di questo con Lucio, non c’era bisogno di ricordare le sue prodezze sul campo ed erano state tante, ho in mente una partita amichevole, mi pare al motovelodromo, non posso dimenticare come con leggerezza mi porto via la palla a due passi dalla porta nel momento stesso in cui pensavo di essermi aperto il varco definitivo verso lo spot finale di ogni giocatore, il gol. Erano il suo mestiere leggerezza e velocità, a lui il pallone era proprio difficile strapparlo dai piedi, mi ricordava un altro grande con cui immeritatamente ero sceso in campo, il laterale Fogli, uno di quelli che così si gioca solo in paradiso, veloce, mai stanco, preciso nel passaggio e nel tiro in porta, altroche vita da mediano. Ma, dicevo, il calcio era pur sempre argomento collaterale quando incontravo Mongardi, bandiera di una Spal che non tutti, in questa strana e spesso ambigua città, vorrebbero veder rinascere: si parlava molto di politica, era uno che si era apertamente schierato a sinistra, dalla parte dei deboli, si parlava di questo paese alla deriva, si parlava delle ingiustizie sociali create da un becero capitalismo, ormai accettate come elementi
inalienabili o forse indispensabili del nostro vivere e si parlava dei figli, mai una volta
che non mi domandasse “e tuo figlio a Roma?”. Se n’è andato troppo presto Lucio, con le persone con cui hai condiviso tanti pensieri rimangono aperti e indefinibili decine, forse centinaia di discorsi, finche vivi li rimandi sempre alla prossima volta e, a un certo punto, la prossima volta non c’è più.
IL BILANCIO DEI TIFOSI. Un anno di sacrifici, trasferte, amicizie, incontri, viaggi e una grande certezza, oltre alla passione per l’Ars et Labor: no alla tessera del tifoso!
CHE COSA SAREBBE LA DOMENICA SENZA SPAL…
di Fioro
Da qualche giorno il buon et telefono casa mi spinge a scrivere “qualcosa”… come ben sapete.
Almeno chi mi conosce bene… la pigrizia fa parte del mio essere jamaicano in terra italica ?. Ciò non toglie che con la dovuta tranquillità mi ritaglio un attimo davanti al pc e quindi mi tocca! Che dire dell’annata, da dove iniziare? Sicuramente dalla fine, dalla serata/festa organizzata dall’associazione “Uno sguardo verso sud” in quel del centro della Spal. Serata ben riuscita dove tifosi di ogni età si sono confusi con i vari giocatori presenti, queste sono le cose che fanno bene al calcio e all’anima…
Però a pensarci bene sarebbe meglio partire dal principio… eh sì l’estate scorsa ci regalava le prime uscite montanare, poi la coppa e via via fino al campionato! Il buon Macalli ha pensato di sbatterci al sud… mai finirò di ringraziarlo! E senza retorica!
Per me quest’anno è stato un anno di spese e sacrifici, ma un anno che è valsa la pena vivere, noi, quelli che alla webcronaca preferiscono essere sempre sul luogo del delitto ci siamo “sbigattati”. Domenica dopo domenica abbiamo seguito ovunque la Spal, in ogni posto dove siamo stati abbiamo lasciato un pezzo del nostro essere spallini. E sempre rispettati da tutti, rispettando tutti… Da Palermo a Andria a Marcianise, Avezzano… fino a Foggia.. con Potenza come vero apice dell’annata. Queste situazioni sono difficilmente raccontabili, e anche capibili da chi vive il calcio come pantofolaio, la VG, l’Astra, il Porro, il Doro. il Settebello, sono andati in giro per la penisola portando i colori spallini e la ovest ma anche la ferraresità o perlomeno quello che si può andare orgogliosi della nostro modo di vivere la città, i nostri locale dal Molo al Meccanico a Tiffany sono stati splendidi contorni di questa avventura. Le emozioni, il volere a tutti i costi poter dire “io c’ero” fanno di quest’anno uno dei più belli della mia lunga storia da spallino. Evito qualsiasi commento tecnico, io da vero mister da bar dico solo grazie a chi ha messo cuore e anima per questa Spal, a chi ha anticipato i soldi per i pulmini, a chi è stato fuori a Ravenna, a chi è andato a Palermo, a chi non ha mai voluto far mancare quel pizzico di goliardia, a chi si è sbattuto perché la Spal non fosse mai sola. Per tutti gli altri carbone e cenere… con affetto e pudore…
PS: dalla prossima stagione tutto questo potrebbe non esistere più, vogliono trasformare i tifosi in consumatori. La tessera del tifoso segnerà la fine di chi come noi ama essere sempre al seguito… Spero che le società minori abbiano palle e fegato per dire di NO a questo scempio, il prezzo che si pagherebbe sarebbe davvero da impasto per i cimiteri. Leggetelo… se vi è possibile ascoltando i mistici dell’occidente dei Baustelle.
IL BILANCIO. Lo Spallino ha chiesto ai giornalisti ferraresi un’opinione sul campionato appena terminato e sulle prospettive biancazzurre. Per una settimana ospitiamo con grande piacere gli interventi della stampa che ha seguito la Spal durante la stagione 2009-2010.
di Enrico Testa
Pareri, idee, bilanci. Abbiamo chiesto ai giornalisti ferraresi che, meglio di chiunque altro, hanno seguito la Spal durante questo campionato e non solo di tracciare un loro personale bilancio sulla stagione appena conclusa. Problemi, errori, mosse azzeccate… ognuno ha scritto la sua che pubblicheremo per sette giorni proprio per dare una visione il più possibile completa di quello che è stato fatto e di quello che c’è da fare. Credo possa essere un’iniziativa utile per tutti, tifosi, lettori ma, perché no?, anche per la società per ragionare serenamente e a bocce ferme su questo 2010 calcistico e biancazzurro ormai archiviato. Vedremo, capiremo e leggeremo meglio in questi giorni. Per ora vorrei ringraziare i colleghi, uno per uno, che come sempre non negano il loro prezioso apporto al nostro, e vostro, Lo Spallino. Buone letture.
IL BILANCIO PASSATO E FUTURO.
L’opinione di Beatrice Bergamini (Il Resto del Carlino)
Ad inizio stagione ero certa che la “fine” del Portogruaro l’avremmo fatta noi a maggio o giugno, ma questo, nella valutazione di quest’anno calcistico appena passato, fa poco testo, dato che è il mio pensiero esattamente da quindici anni a questa parte a fine agosto-inizio settembre. Però il vento sembrava soffiare dalla parte buona, dopo tanti anni, e quindi il pensiero di riuscire ad agguantare quello che la stagione passata era scivolato di mano nel finale di campionato, sembrava un po’ una logica conseguenza. Ma in effetti tirare in ballo la logica quando si discute di colori biancazzurri è quanto di più sbagliato ci si possa ritrovare a fare… Alla Spal di quest’anno, nella sua schizofrenia, non si può ovviamente dare la sufficienza in pagella. Perché bisogna pur sempre giudicare i traguardi ai quali si giunge, e la salvezza all’ultima di campionato, anche se scaturita da una gara esaltante come quella di Foggia, non può che meritare un’insufficienza. Detto questo poi ci si può soffermare ad osservare anche come a quel traguardo ci si è arrivati ed ecco che diverse sfaccettature che meritano la sufficienza ci sono state. Intanto la volontà e l’impegno della squadra, che non sono mai stati messi in discussione e che, a più riprese, sono state proclamate come qualità principali di questo gruppo. Caratteristiche scontate? Mica tanto, basta poco in momenti di difficoltà, come ad esempio a dicembre scorso, perché lo spogliatoio si trasformi nel luogo dove confrontarsi diventa quasi impossibile. Alla Spal questo non è mai successo, la serietà della squadra non è mai stata messa in discussione e proprio in questa direzione vanno interpretati gli applausi che spesso, nelle gare al Paolo Mazza, i tifosi hanno riservato a fine gara alla squadra, anche a fronte di prove incolori o dell’ennesimo pareggio interno. Merito di certo anche degli input societari che, grazie alla presenza costante di un punto di riferimento come il team manager Schena, figura che mai a Ferrara si è vista, ha di certo incanalato le energie mentali di tutti lungo i binari giusti. Altra sufficienza, più che abbondante, al carattere della Spal quando si è trovata a dover gestire lo svantaggio durante il match. Quest’anno è capitato davvero moltissime volte, in casa, solo per fare qualche nome, contro Potenza, Portogruaro, Reggiana e Verona, e in trasferta contro Ravenna, Lanciano, Rimini, Potenza e Cavese. Non si è mai persa d’animo la Spal, rimontando lo svantaggio ed agguantando il pareggio se non la vittoria. Cosa che, negli anni passati, è accaduto piuttosto di rado. E’ anche per questo che la Spal di questa stagione è apparsa davvero schizofrenica, perché da segnali così evidenti di forza di volontà ci si aspettava altrettanta solidità di risultati, una continuità che invece, se non all’inizio dell’anno nuovo, non si è mai verificata del tutto. Certo le attenuanti ci sono state ed è giusto tirarle in ballo, dal’infortunio di Meloni ad atteggiamenti arbitrali molto discutibili, ma la Spal che straccia il Pescina in trasferta per 0-3 e che la domenica dopo batte in casa il Portogruaro, è inspiegabile come poi possa perdere miseramente con il Lanciano al Paolo Mazza…
Tra i protagonisti biancazzurri un bell’otto al capitano Marco Zamboni. Il voto è per come è uscito dalla contestazione, anche personale, di fine 2009. Non è facile sentirsi chiamato in causa direttamente e reagire nel modo giusto. Non è facile venire pesantemente contestato e zittire tutti dal campo. Era quello che bisognava fare? Probabilmente sì, ma non tutti sono capaci di farlo. La Spal di gennaio ha ritrovato il suo capitano che ha disputato una seconda parte del campionato davvero monumentale.
Tra le altre cose positive, i nove gol di Cippo, quelli dell’azzeccatissimo acquisto di gennaio Smit, le sorprendenti tre reti consecutive del difensore Cabeccia, la volontà instancabile di Bedin e i chilometri macinati da Quintavalla, la conferma della consuetudine alla vittoria in terra granata, i risultati tondi ad Avezzano, Lanciano e, soprattutto, Foggia.
Da dimenticare: il fondo della classifica, la ormai cronica sconfitta in terra Cunico-Specchia, e soprattutto i risultati mai così miseri al Paolo Mazza, con quel congedo Spal-Real Marcianise talmente mortificante da far temere davvero per le sorti finali della Spal.
Come ci sarà da correggere il tiro per la prossima stagione sarà materia di studio di Pozzi e Notaristefano da qui fino all’inizio dell’anno che verrà. Si ricordi che c’è da riportate entusiasmo soprattutto al Paolo Mazza, la prima vittoria casalinga a novembre che resti solo un brutto ricordo.
L’opinione di Mauro Malaguti (Il Resto del Carlino)
Che dire, della seconda stagione double-face della Spal di Cesare Butelli, incapace finora di sommare un girone all’altro in modo positivo? Primo anno, 29 punti all’andata e 24 nel ritorno. Secondo anno, 18 (!) più 27. Incompiuta, come minimo, è il primo aggettivo che viene in mente. E quest’anno, in più, deludente rispetto all’obiettivo di partenza, ancorchè in trend finale positivo mentre allora le carte girarono al contrario. Come a dire che ci si può solo consolare con il recupero di alcune certezze che saranno la base da cui ripartire. Il primo problema nasce proprio da qui, però. L’anno passato si ripartì con alcune presunte certezze che si rivelarono invece le delusioni più cocenti tra Ferragosto e Natale. Poi la mano di Notaristefano e l’impegno dei giocatori rimisero un poco in sesto i cocci, consentendo ora di parlare di nuova base da cui ripartire. Ma alla voce conferme sarà bene che la società chiarisca il punto in sede di rinnovo dei contratti, e ricordi ai suoi puledri come stavolta non sia più consentito un handicap di partenza di quel tipo. Chi rimane deve sapere che ci si attende che si riaccenda DA SUBITO, e non dopo aver perso a Marcianise alla penultima di andata. Chiaro, no? Ora, facciamo finta che questo punto sia risolto. E parliamo di come migliorare la squadra. La società, e Butelli è il primo ad ammetterlo, non ha soldi abbastanza per mettersi a fare concorrenza sul mercato a Verona, Pescara, Taranto e anche Padova, se dovesse retrocedere. Quest’anno anche Portogruaro e Lanciano hanno speso di più della Spal, il cui settimo posto calza pressappoco gli investimenti. Quindi il programma è chiaro. Non si possono andare a strappare pezzi grossi alla concorrenza a suon di bigliettoni. Se sono Selva, Cangi e Berrettoni, o Sansovini, Ganci e Ulivi, o Corona e Correa quelli che fanno vincere (e come si vede non è detto, anzi…), la Spal lì non ci può arrivare. Però se come è appena accaduto a far vincere sono Scozzarella, Altinier e Cunico, fin lì forse ci si può azzardare. In altre parole, la Spal può andare in B per bravura, per chirurgia (micro e macro) di interventi sul mercato, per forza di gruppo, ma non a suon di palanche da riversare sul mercato. E’ su questo piano che si deve misurare il lavoro di Pozzi: la capacità di scovare gli Arma e Meloni, i Cipriani e Zamboni, giovani e vecchi liberi da contratto, i primi da lanciare, i secondi da rilanciare. Sapendo che se il regista di qualità costa 300mila euro come Esposito dell’Hellas, ci si dovrà inventare qualcosa di diverso. Nel ricorso alla creatività è compreso anche il prezzo dell’errore. A Pozzi, caso mai, si deve chiedere di fare la squadra con l’allenatore più di quanto non sia accaduto con Dolcetti: se non sui nomi precisi, sulle caratteristiche dei giocatori. Dolcetti voleva Saverino o uno come Saverino ed ebbe Migliorini. Se Notaristefano vuole, per dire, Esposito, Pozzi deve essere bravo a trovargli una controfigura più esperta di Migliorini (che ha qualità da spendere ma più in prospettiva che nell’immediato appena trascorso). Ricordate il giovane Carrus spallino? Uno così (a proposito: ha 31 anni e il Mantova sta crollando… Ma costa di ingaggio). Mica facile, ma non c’è altra strada, almeno finchè i raggi del sole non saranno incanalati in Diamantina secondo od oltre le aspettative. Mi rendo conto di esser finito fuori tema. Ma quando hai detto che la stagione è stata deludente e salvabile solo in parte, che altro resta da dire a otto giorni dal completo arresto delle bocce? La gente, penso, è già proiettata oltre, in avanti. Io lo sono. Che senso ha oggi piangere sullo 0-0 col Pescina? Meglio lavorare per farlo diventare il prossimo anno un 2-0. Però vi dico la mia Spal, quella che piacerebbe a me vedere il prossimo anno. Una bella difesona imperniata ancora su Ghetti, Zamboni e Capecchi, magari uno tra Cabeccia e Bortel, ma con in più un terzino sinistro di piede e un centrale mancino che si “incastri” bene col capitano. E con un portiere di mestiere ma non anziano in alternativa al Cape. Un centrocampo con Bedin e Schiavon incontristi e coi volonterosi Rossi e Quintavalla. Dalla cintola in giù la Spal è tra le migliori in assoluto. Ma senza sbagliare la mossa in regia servono assolutamente un paio di elementi, titolare e riserva, di qualità. E un attacco con Cipriani, Meloni e due alternative, diciamo un ricambio del Cippo e uno veloce col fiuto del gol che se la giochi con il sardo. Smit inamovibile dalla mancina alta, non terzino. E Marongiu in rosa anche se Notaristefano non prevede il trequartista, perché la Spal ha bisogno di tecnica e qualità, e che spedisca altrove il suo giovane che più ne è fornito, sia pure in prestito, mi sembra un delitto. L’Egidio vuole una Spal capace di più moduli, e nel 4-2-3-1 ci sta benissimo il Marongiu.
L’opinione di Federico Pansini (La Nuova Ferrara)
E’ quanto mai difficile, quest’anno, dare un voto alla stagione della Spal appena conclusa. Difficoltà che nascono da un girone di andata deludente ai massimi livelli e da un ritorno che ha visto la rinascita dei biancazzurri. Le cifre parlano chiaro: 18 punti sino a dicembre, 27 da gennaio ad oggi. Una metamorfosi, specchio dell’annata, in cui alla soddisfazione per il 7° posto raggiunto proprio all’ultimo si contrappone il rammarico per i troppi passi falsi commessi nella prima metà del campionato che hanno inevitabilmente segnato e ridotto le ambizioni di inizio stagione. Di positivo, l’arrivo di Notaristefano (dopo il pur buon corso di Dolcetti, che gli va riconosciuto) ed il grande lavoro di ristrutturazione fatto dal tecnico lombardo, che ha restituito in poche settimane alla squadra identità, gioco e soprattutto convinzione nei propri mezzi. In più, l’acquisto di giocatori di classe come Cipriani e Smit, oltre al recupero di alcuni perni fondamentali della prima Spal “Butelliana” che sembravano persi per strada. Insomma, ci sono basi solide su cui ripartire, e molto passa attraverso la conferma appena sancita dello stesso Notaristefano sulla panchina. Ora a un lavoro già svolto dal tecnico in questo mezzo campionato si potranno aggiungere tasselli per rendere più “sua” la squadra, con interpreti adatti al sistema di gioco preferito dal trainer lombardo. Senza liberarsi troppo in fretta di alcune pedine importanti, in scadenza di contratto e il riferimento, oltre a Cipriani e Smit, va ad altri giocatori che hanno saputo mostrare le loro qualità negli ultimi sei mesi (Schiavon, Capecchi, Zamboni, Quintavalla per citarne alcuni, compreso Bazzani che potrebbe risultare come risorsa d’esperienza importante anche nel prossimo anno). Poi i giovani: Meloni ha mostrato il potenziale enorme nel momento in cui gli infortuni hanno dato tregua alla punta sarda, Marongiu e Laurenti sono talenti che non vanno accantonati, Migliorini è cresciuto nel finale di stagione e vedremo se avrà una seconda possibilità per riscattarsi dagli alti e bassi. A un nucleo quindi già consolidato e che può partire con la voglia di riscatto dopo i playoff sfiorati lo scorso anno e l’ultima stagione deludente, vanno però aggiunti tasselli che possano permettere un salto in avanti e almeno garantire alla Spal la partecipazione ai playoff. Un innesto importante per reparto, ma questa è materia di Pozzi che (insieme a Notaristefano) pianificherà la prossima stagione. Di sicuro, l’annata chiusa solo qualche giorno fa, insegna che i cali di tensione sono deleteri: alla Spal è servito lo scossone del cambio di allenatore per riprendersi dal torpore di inizio campionato, ritrovarsi e dimostrare il suo reale valore, non inferiore certamente alle squadre di testa, al Portogruaro neopromosso in B e a tutte le partecipanti agli spareggi promozione: troppo tardi però, per rimediare agli scivoloni del girone di andata (molti, soprattutto al “Mazza”, altro aspetto da migliorare). Un errore da non ripetere: la rilassatezza e l’appagamento non possono far parte di una squadra che punta a tornare quanto prima nel calcio che conta, lontano dagli abissi della Lega Pro o Serie C, che dir si voglia. Soprattutto su questo aspetto mentale si dovrà lavorare, sin dal primo giorno di ritiro. Nel calcio, la differenza la fanno gli interpreti, si usa dire. Ma l’aspetto psicologico del gruppo è una componente essenziale, la Spal di quest’anno lo ha insegnato. E dunque guardare avanti con ottimismo, umiltà, concentrazione e determinazione. Nello stesso modo in cui i biancazzurri hanno vissuto questo finale di stagione che li ha portati ad una meritatissima salvezza. Solo così, e con i tifosi straordinari che mai hanno mollato la squadra pur tra mille divieti, trasferte allucinanti e tante delusioni sul groppone da due decadi a questa parte, il futuro può essere dalla parte della Spal. Errare è umano, perseverare sarebbe diabolico.
L’opinione di Giuseppe Celeghini (Il Resto del Carlino)
Scampato pericolo. Finalmente si può voltare pagina. Questo il primo pensiero credo, di molti tifosi che hanno, come il sottoscritto, i colori biancazzurri dipinti sulla pelle, dopo un campionato vissuto con la speranza di chi prima o poi, anche senza dirlo ad alta voce, è rimasto convinto che con chissà quale congiunzione di risultati positivi delle avversarie, unito a un filotto di vittorie consecutive di Zambo e compagni, si sarebbe potuto acciuffare la zona playoff all’ultimo respiro, speranza accompagnata anche costantemente dal pensiero di non riuscire a scongiurare in maniera definitiva l’incubo degli spareggi retrocessione, che per i tifosi biancazzurri hanno il sapore di una sentenza in negativo (Paganese, Portogruaro, Alzano, Como ecc. andando sempre più a ritroso negli anni).
Campionato iniziato con parecchie aspettative, frutto della precedente positiva stagione, dove il traguardo post-season fu solamente sfiorato, nella convinzione che con qualche ritocco si sarebbe riusciti tranquillamente a perfezionare l’opera della stagione precedente: ma come è noto a chi frequenta gli stadi, il calcio non è una scienza esatta, e sono bastate poche giornate per capire che quello appena terminato sarebbe stato uno dei tanti “campionati storti”, quelli ai quali a Ferrara purtroppo siamo abituati da troppo tempo.
Un inizio di torneo con due pareggi, e una sconfitta a domicilio, regalava già il primo sapore amaro, con la Spal distante sette punti in appena tre giornate dalla vetta, da lì in avanti il vano tentativo di rimontare posizioni in graduatoria, ma con troppi consecutivi passi falsi al Mazza che indicevano sempre più a guardarsi alle spalle, piuttosto che a continuare a cullare sogni fantasiosi.
Nel girone d’andata, lontano dal Mazza, la Spal si dimostrava quasi sempre all’altezza della situazione, riuscendo anche ad espugnare i campi del Taranto e del Pescina, ma il cammino interno non decollava; con la quarta sconfitta interna, che diventava una sentenza per Aldo Dolcetti: professionista serissimo, ottima persona e grande lavoratore, ma che non è mai riuscito a dare l’impressione di poter risolvere il problemi casalinghi di questa Spal.
Atteggiamento tattico troppo coperto, anche quando l’avversario che arrivava a Ferrara non suscitava particolari preoccupazioni, con un’unica punta isolata in avanti affiancata ai lati da due esterni, spesso dei centrocampisti, poco inclini a cercare lo spunto offensivo, e una manovra troppo compassata, senza nessuno in grado di velocizzarla in prossimità dall’area avversaria, rendendo così la formazione di Dolcetti troppo prevedibile, e facilmente neutralizzabile in avanti da parte dell’avversario di turno, poi anche la fortuna in talune occasioni voltò le spalle ai biancazzurri, rendendo l’avvicendamento alla guida tecnica non più rimandabile.
L’inverno vede Egidio Notaristefano prendere confidenza con il nuovo gruppo e con le problematiche che lo accompagnano: prima fra tutte la componente atletica. Non è difficile rendersene conto: alla Spal manca esplosività e velocità. Così sfruttando al maglio la pausa invernale, il nuovo allenatore rimette in sesto la rosa sotto questo aspetto, operazione che alla lunga risulterà decisiva per la salvezza dei biancazzurri.
Seconda operazione vincente, dopo un normale periodo di valutazioni, il battezzare un modulo: il 4-4-2 consacrandolo definitivo per tutto il proseguo della stagione. Atteggiamento tattico che consente maggior copertura del campo soprattutto in fase di non possesso, nonchè essere il meno complicato da esprimere in qualsiasi situazione di gioco. La Spal ha così finalmente iniziato ad avere una sua identità precisa.
Ad inizio del girone di ritorno, si assaggia anche l’ultima posizione di classifica, e in quel momento in città si è anche iniziato a pensare al peggio, nessuno voleva credere a un ritorno in Seconda Divisione con la sensazione orrenda di giocare in campetti improponibili (chiamarli stadi è fuori luogo), dove spesso i posti a sedere sono tutti in un unico lato del campo, dove il pallone calciato fuori termina sui terreni arati confinanti, oppure sugli alberi oltre la rete di recinzione, se non addirittura contro il muro della casa dietro la porta, con il pallone che sorvola la traversa e poi rimbalza di nuovo in campo come quando si gioca nei cortili (Iperzola), o con i recinti per gli animali sotto la tribuna (Poggibonsi), oppure sotto il cavalcavia dell’Adriatica (Bellaria). Giocare contro la seconda formazione di province come Lucca o Vicenza, deve essere per sempre un incubo ormai alla spalle.
Il lavoro settimanale e l’unione del gruppo, con l’aggiunta di un paio di ottimi innesti come Cipriani e Smit, hanno prodotto la rimonta, che ha consentito alla Spal di lasciarsi alle spalle più di cinque avversarie, riuscendo persino, a una manciata di gare dalla fine del campionato, a tornare ad avere nel mirino la zona promozione, ma al momento della spinta definitiva, nel periodo migliore dei biancazzurri in assoluto, Notaristefano è tornato dalla trasferta di Pescara con tanto rammarico ma nessun punto, rilanciando anche gli abruzzesi in quel momento in difficoltà.
Riposti definitivamente i sogni playoff, ci si è accontentati di condurre in porto una salvezza tranquilla, magari togliendosi la soddisfazione di qualche risultato eclatante, e quando l’operazione salvezza sembrava ormai in cantiere con anticipo, come preventivato, le tre reti al passivo subite dal Marcianise nell’ultima prestazione casalinga, obbligavano Spal e tifosi, ad un’ultima non gradita salita. Si era detto in diverse circostanze che bisognava assolutamente evitare di andare a giocare una partita decisiva all’ultima giornata nel ambiente poco accogliente di Foggia, invece, l’annata storta ovviamente si conferma fino alla fine.
Il resto è storia recente, Zamboni e compagni scendono allo Zaccheria con la giusta personalità, e superano l’ultimo ostacolo in scioltezza, regalandosi così l’obiettivo della seconda parte della stagione: l’obbligatoria salvezza.
Ora è il momento di voltare pagina, di guardare avanti, il mercato non è mai facile, come non è semplice prevedere il rendimento futuro di un giocatore, ma l’intelaiatura di base della Spal è solida, il girone di ritorno ha dimostrato che la spina dorsale c’è, vanno aggiunti i tasselli necessari per il salto di qualità. Pozzi e Notaristefano avranno il compito di individuare i giusti elementi; bisogna assolutamente uscire da questa categoria, la Spal ha una società solida, con professionisti che hanno lasciato intendere di voler costruire per il futuro e di non essere da queste parti solo di passaggio, hanno un progetto che si dipana nel tempo, occorre ovviamente salire di categoria, sarà quindi necessario provarci anche l’anno prossimo. Ci credono tutti. Ci credono soprattutto i ragazzi che erano a Foggia o a Cosenza, ad Andria oppure a Taranto più di tutti. Ma anche quelli che imprecano davanti alla radio, e quelli che tornano a casa dal Mazza spesso rabbiosi, e quelli che inveiscono contro chi esulta per i risultati del Milan, Inter o Juve al termine di una partita deludente della nostra Spal. No, a noi il calcio minore non interessa (quello di serie A), esiste solo la Spal, e quelli come il sottoscritto, che al fischio finale di Foggia hanno subito voltato pagina e, dipendesse da noi, inizieremmo la prossima stagione domenica prossima.
L’opinione di Alessandro Sovrani (Telestense)
Difficile definire positiva o negativa la stagione biancazzurra. Da un lato, quello emotivo e più legato all’attualità, giustamente, si sprecano i sorrisi grazie alla salvezza conquistata in virtù dei successi e delle eccellenti prestazioni del collettivo a Reggio Emilia e Foggia, dall’altro, quello che logicamente deve tenere conto di 34 gare, del pessimo ruolino di marcia al Mazza e degli obiettivi esplicitamente dichiarati durante la scorsa estate, emerge l’amarezza e la delusione per un altro campionato all’insegna delle contraddizioni e delle occasioni sprecate. Inutile comunque guardarsi alle spalle, è il momento di puntare decisamente verso la prossima stagione, partendo dalla solidità, serietà e professionalità di un gruppo che ha dimostrato in tutte le sue componenti di essere quello sul quale è opportuno fare affidamento per completare un’opera avviata nel momento in cui la nuova società si è affacciata a Ferrara nell’estate del 2008.
Doveroso perciò ripartire da Pozzi, Schena, Notaristefano e buona parte degli uomini che hanno composto la rosa del campionato appena terminato. Scontata la conferma dei giocatori a contratto (Bedin, Cipriani, Ghetti, Meloni, Rossi oltre ai giovani), non si dovranno lasciar scappare, per un motivo o per l’altro Zamboni, Smit, Schiavon e, prima di guardare altrove, si dovranno valutare i contribuiti, in queste due stagioni, assicurati dai vari Capecchi, Lorenzi e Quintavalla, sull’impegno e la professionalità dei quali nulla si può eccepire. Poi il capitolo acquisti, se si vorrà, e non ci spiegheremmo scelte diverse, comporre un mosaico in grado di puntare decisamente almeno ad un posto in zona playoff, indispensabile sarà quindi il salto di qualità che potrà passare unicamente attraverso l’innesto di un difensore centrale, un centrocampista di qualità e temperamento, un esterno ed una punta in grado di chiudere il proprio torneo almeno in doppia cifra. Qualcuno potrà obiettare che per portare a termine un’operazione di questo tipo è necessario un forte impegno economico da parte della proprietà. D’accordo, ma non si dovranno fare pazzie, o riversare sul mercato cifre esagerate, come quelle sperperate quest’anno dai patron di Verona, Pescara e Taranto, con i risultati che tutti conosciamo. Il Portogruaro insegna: discreti investimenti, ma sempre nel limite di una logica sopportabile, anche se indubbiamente con un budget ben superiore a quello su cui ha potuto contare Bortolo Pozzi. La palla passa quindi nelle mani del Presidente Butelli e dello stesso D.G., che sta accollandosi oneri organizzativi che vanno ben oltre le competenze del suo specifico incarico. Il futuro della Spal gira proprio attorno alla sinergia tra il Presidente ed il Direttore che attivo, ormai è notizia di pubblico dominio, anche per rinforzare la compagine societaria, non solo in virtù del progetto fotovoltaico, i cui riscontri finanziari non saranno immediati, ma anche per reperire ulteriori risorse, probabilmente attraverso l’arrivo di altri soci, tanto per cambiare non ferraresi, con l’obiettivo di garantire i contributi indispensabili per completare il budget necessario per mettere Notaristefano nelle condizioni di contare al via della prossima stagione su una squadra in grado di sistemarsi stabilmente, dalla prima all’ultima giornata, nel gruppo di testa. Non bisognerà comunque avere fretta, entro il 30 giugno, ultimo giorno utile per perfezionare le iscrizioni, si succederanno sorprese a catena, con tantissime società (oltre una decina ndr) che saranno costrette ad abbassare definitivamente le serrande. Esclusioni dal calcio professionistico che metteranno in libertà centinaia di giocatori, situazione che Pozzi dovrà essere abile a sfruttare precedendo i colleghi. Mercato che quindi si prolungherà fino ad agosto, anche perché solo in quel periodo conosceremo le decisioni di Macalli e soci, relative al numero delle squadre che faranno parte della Lega Pro (forse gironi non più a 18, ma a sedici) ed anche le scelte geografiche che ci auguriamo non ricalchino quelle rivelatisi fallimentari dell’annata che andrà a chiudersi tra un mesetto dopo playoff e playout, che hanno penalizzato il movimento al completo, con notevoli aumenti di spese di gestione, riduzione degli incassi e tifosi costretti e rimanersene a casa o a sobbarcarsi lunghissime e costosissime trasferte. C’è tempo quindi per scelte e decisioni ponderate, mantenendo però sempre vigile lo sguardo sulle opportunità di mercato da prendere al volo…
L’opinione di Paolo Negri (La Nuova Ferrara)
Dice: tutto secondo aspettative? Moderatamente soddisfatto? Deluso? Busta numero tre. Deluso, ovvio. Ma non conta il sentimento personale, piuttosto le sensazioni generali. Ed è difficile, in tutta obiettività, affermare che la stagione della Spal non sia stata deludente. Se si considerano le premesse (ovvero l’intenzione di migliorare rispetto all’anno scorso), l’esonero di un allenatore (Dolcetti) dopo la tredicesima giornata, il penultimo posto occupato alla vigilia di Natale e l’ultimo all’indomani della seconda di ritorno, e la salvezza conquistata solo all’ultima giornata, allora è chiaro che il bilancio ha la faccia triste.
Al tempo stesso, non tutto è da buttare. Senza riappropriarsi, adattandola alle questioni spalline, della favola della volpe e l’uva, giova ricordare che quello appena concluso doveva-poteva essere il primo in categoria della Spal butelliana. Il ripescaggio del 2008 ha accelerato la scalata ma, insomma, nell’ambito di una progressione societario-tecnica su base triennale siamo nei tempi. Ecco, magari non si è sfruttato il bonus, però non è una tragedia: nello sport accade che le migliori intenzioni non vengano supportate dalle risposte del campo. E poi c’è questo girone di ritorno, aritmeticamente significativo con i suoi 27 punti totali. Una buona base (buona? Ottima direi…) per (ri)partire. A patto di aggiungerci dell’altro.
Intanto. Una proiezione 27+27 fa 54 punti totali. Bottino che avrebbe significato quarto posto, play off in carrozza. Fossero stati anche 4 in meno (ovvero 50, quindi 23 all’andata), sempre play off sarebbero stati. E’ un’evidenza. La Spal la stagione l’ha compromessa all’andata. Ma quando sento dire che il campionato è stato messo tutto in salita a causa di questo famigerato girone di andata, alludendo in maniera sottaciuta ma chiara, a uniche responsabilità di Aldo Dolcetti, mi si rizzano i (pochi, invero) capelli rimasti. Perché mi infastidisce (problema mio? Sicuramente) il giochino teso a far diventare villano l’eroe di ieri. Abile, astuto, grande gestore di uomini, tattico perfetto, meticoloso, financo dotato di provvidenziale cul de Sac la scorsa stagione; rincoglionito andante quest’anno. Eh no, così non va. Dolcetti non è il mio prototipo di allenatore, ma se la Spal d’inizio campionato si è progressivamente sfaldata non è colpa sua. Intanto perché non è il caso di parlare di colpe, semmai di co-responsabilità. E poi perché nel bilancio matematico del girone di andata bisogna inserire anche le ultime quattro gare, le prime della gestione-Notaristefano: hanno fruttato 3 punti, e anche quelle sono state contabilizzate per la classifica. Si può obiettare che l’Egidio ha ereditato un bel po’ di problemi: è indiscutibile, ma lo sono anche i numeri.
La mia sensazione è che Dolcetti abbia smarrito la sua strada maestra quando ha preso a cambiare con frequenza modulo e formazione. Lo ha fatto nel tentativo di cercare una soluzione ai problemi di una squadra che non sentiva sua. Ed i giocatori, che restano la componente più sana del calcio ma che queste cose le fiutano eccome, hanno colto il vacillare ideologico del tecnico. Con correlate e progressive conseguenze: nessuno, su un fronte come sull’altro, credeva più nel progetto.
Resto convinto che tutto affondi le radici in sede di allestimento della squadra. Tra il digì Pozzi e Dolcetti c’è stata una sorta d’incomprensione, di diversità di vedute nella scelta o nella permanenza di qualche uomo, del modulo. So che Pozzi si arrabbia a fronte di tale considerazioni, so che sostiene che tutto è stato condiviso. Ma esterno con rispetto, suo e del suo ruolo. E, pure a lui, non attribuisco colpe, semmai – anche qui – co-responsabilità. Diciamo che la sua personalità, preponderante, ha avuto la meglio su quella – marcata ma meno… esuberante – di Dolcetti. Pozzi dice che non si può giocare col trequartista: posizione legittima, per quanto incomprensibile (almeno per me) ma se l’allenatore vuole il trequartista perché non darglielo? Perché i giocatori sono patrimonio della società e quindi è la società a doverli scegliere? Giusto, ma è anche vero che poi tale patrimonio viene valorizzato in base alle indicazioni del campo, e sul campo è l’allenatore che dirige. Inoltre, se le cose non vanno bene, a pagare è il tecnico: tanto vale che il conto gli venga presentato in base a ciò che lui ha ordinato, e non anche per quanto gli è stato servito.
Detto ciò, ritengo che le scelte estive di Pozzi, in funzione del budget a disposizione, siano state tecnicamente corrette. Se uno avesse visto Pro Sesto-Spal della scorsa stagione, Bedin glielo sarebbe andato a prendere in carriola.
Il Valtulina che entra a gara in corso e mette il fuoco nelle difese, quello che in allenamento incanta, quello che durante Spal-Giulianova induce i responsabili della Reggiana ad annotare il suo nome, è giocatore da ingaggiare senza dubbi. Migliorini è il miglior regista giovane del torneo, uno dei pochi (registi) in assoluto: qualità cristallina. Non si fosse sbrecciato il ginocchio, Meloni sarebbe arrivato in doppia cifra. Concettualmente, dunque, Pozzi non ha errato. Anzi, tutto il contrario. Più difficile valutare la personalità di un giocatore e la capacità di esprimersi in un contesto diverso da quello da cui proviene. Poi la vicenda della cessione di Arma, le sei gare in astinenza di bomber, hanno complicato il quadro. Quello di Dolcetti, e conseguentemente della Spal tutta. Non si discute la cessione di Arma, e nemmeno il “cambio” con Cipriani (calcisticamente dieci volte più forte del marocchino, che però come matador è a sua volta dieci volte più decisivo), semmai la tempistica del tutto. Storie vecchie. Forse non LA spiegazione ma un tentativo di comprensione da parte di un vecchio innamorato che le cose le valuta da fuori e non stando sulla prua della nave, dove la visuale è forzatamente diversa.
(Ri)partire, dicevamo. Con Notaristefano. Pareri un po’ divisi. Che dire? Ci ha messo un po’ di tempo a individuare i mali e guarirli, ma quando ci è riuscito ha conquistato il favore dei numeri. Ha avuto l’intelligenza e l’umiltà di cercare di cavare il massimo dalla squadra andando anche oltre le sue convinzioni. Nel senso che il calcio proposto sicuramente non è quello che predilige. Però ha pilotato la squadra con una media-punti (nel ritorno) da lotta per il primato. Gli inciampi e la salvezza all’ultima giornata sono il frutto delle contraddizioni di un gruppo che spalle al muro ha sempre risposto ma che quando ha avuto la chance per il salto di qualità o per mettersi al riparo, l’ha fallita. Questione di personalità (insita) e di fondo di gioco (adattato alle necessità). Il Notaristefano-bis potrà modellare la Spal alle sue idee, e ciò può cambiare molte cose.
Suggerimenti? Nessuno. Perché non ne ho il diritto e perché il mio parere non conta (nessuno comprerebbe i giocatori che amo e farebbe praticare il calcio che amo. (uno sì, Claudio Daniel Borghi, ma sta in Argentina). Solo un sogno-desiderio-impressione. Dotare la Spal di un pizzico di follia, di genio, di imprevedibilità. Un pizzico solo. Ma un qualcosa che faccia scattare una scintilla e rappresenti un motivo in più per andare o tornare allo stadio. Se in due stagioni la Spal in casa ha vinto solo 12 gare su 34 ed ha visto le presenze di pubblico calare, significa che forse è mancata anche quella componente di tecnica imprevedibilità che accende la folla, la trascina, l’avvicina ulteriormente alla propria squadra. Un mattoncino per contribuire a completare l’edificio. La torre… B.
LA MANIFESTAZIONE. Bella atmosfera al centro di via Copparo venerdì scorso per la manifestazione organizzata dall’associazione “Uno sguardo verso Sud”.
SPAL, TIFOSI E GIORNALISTI: E’ QUI LA FESTA
L’aria è quella dell’ultimo giorno di scuola, giocatori in borghese con famiglie, parentesi di sole in mezzo alla solita fastidiosa pioggia di questi giorni. Sul campo si affrontano una rappresentativa della Spal che spazia da Pozzi a Notaristefano e da Brescia a Zamboni, una di giornalisti nelle cui fila si segnalava la presenza di un Sovrani versione Pippi calzelunghe e di un Leonardo Romani versione “Basetta” che è riuscito nell’impresa di segnare. A finire il novero delle partecipanti, due formazioni di tifosi, più o meno giovani, più o meno vecchi, più o meno tifosi, rossi e verdi.
La Spal come da copione ha giocherellato con i giornalisti, partita in cui Zambo s’è impegnato fin oltre misura, ben destreggiandosi in un insolito ruolo d’attacco, pure Notaristefano e Brescia non hanno certo mancato l’occasione per far bella mostra di una tecnica per nulla scalfita dal tempo. A seguire la Spal ha giustamente sconfitto i tifosi “verdi”, dopodiché i rossi hanno avuto la meglio sui giornalisti. L’altra partita, più o meno valida ai fini del torneo e della stessa partita, ha visto i tifosi sfidarsi in un clima di parità (agonistica e tattica), fino a quando uno dei portieri, con un rinvio, è riuscito a posizionare il pallone esattamente oltre la “gabbia” del campo da calcetto… Decisione congiunta, pareggio, tutti a tavola. Quello che ne segue è una bella tavolata in stile perfettamente primaverile con salcicce, gente ingiaccata ed altri ancora esausti dai venti minuti di corsa… La musica spazia dal reggaemuffin al rock, si finisce col liscio e con la frase “L’ultimo chiuda il cancello! Serata molto bella dopo una stagione tribolata fatta di classifiche brutte e trasferte improbe. Una bella iniziativa dell’associazione “Uno Sguardo Verso Sud” che con questa partita-grigliata-serata, ha raccolto fondi per una serie di incontri in Italia di Paolo Moncayo, di recente liberato dalle Farc dopo un lungo periodo di prigionia. (l.t.)
IL BICCHIERE MEZZO…
di Claudio RED Forni
Il titolo lo lascio completare a voi…. Premetto che i giudizi tecnici non sono mai stati il mio forte, pur seguendo il calcio ormai da quando la barba non ce l’avevo ancora e i capelli erano ancora del colore che mi ha valso il soprannome con il quale tutti a Ferrara mi conoscono… Proprio per questo alla fine di una stagione che è partita da Auronzo e finita domenica scorsa a Foggia, lascio a voi completare la frase: ovunque ho letto e ho sentito i giudizi più disparati, su giocatori da tenere o da mandare via, su moduli tattici che il mister di turno avrebbe o non avrebbe dovuto applicare, persino su soldi che il presidente avrebbe dovuto o non dovuto spendere, e chi più ne ha più ne metta… Per me il bicchiere rimane mezzo pieno, sempre e comunque, a prescindere dal fatto che si poteva finire diversamente e meglio: è mezzo pieno perché l’anno prossimo andrò forse a Lucca e non a Prato, perché qualche soddisfazione sportiva e da tifoso me la sono comunque tolta (ho visto il Portostaminchia perdere a Ferrara, forse il gol di Meloni all’ultimo minuto farà sì che qualche buteo si butti giù dal terzo anello dell’Arena, i cubetti a Reggio hanno capito ancora una volta che per loro contro di noi non ce n’è). Soddisfazioni misere, mi dirà qualcuno, ma che per me rimarranno sempre nella memoria. E allora la serata di venerdì aveva comunque un senso, per sottolineare ancora la vicinanza a quei colori che anche quest’anno siamo stati fieri di portare in giro per l’Italia. Nessuna esaltazione, sia ben chiaro, nessun pullman scoperto tra ali di folla festante che questa sera girerà per le strade di Milano o di Roma, semplicemente dire “Grazie comunque, ragazzi, alla fine anche quest’anno è andato, e noi siamo già pronti a ripartire da Cavalese” (come dice una nota canzone “A noi dei mondiali…”). Non c’era tantissima gente al Centro, c’erano semplicemente le facce di quelli che hai visto quest’anno all’alba di tante domeniche, che si sono fatti mille volte l’Adriatica avanti e indietro, che hanno speso tempo e denaro per la loro passione (e se PV chiede ancora a Schena i 10 euro del biglietto di Auronzo, penso che Macalli al sottoscritto e ad altri cinquanta dovrebbe dare al merito un Win for Life o un Turista per sempre). Bello vedere i colpi di genio tecnico di Mister Egidio, che il piede buono ce l’ha ancora, eccome; bello vedere le legnate di Zambo, che aveva promesso di non segnare ma non ha resistito; bello vedere Trottolino Pozzi dannarsi in mezzo al campo all’inseguimento di Martello. Ecco, queste cose secondo me vanno al di là del risultato finale della stagione, che ovviamente non è stato esaltante, nemmeno per il sottoscritto. In un calcio malato terminale di pay-per-view, di partite alla domenica a mezzogiorno, di divieti che magicamente scompaiono o riappaiono a seconda di quanto è potente il sindaco di turno, la frase “SIAMO NOI LA SPAL” per me continua e continuerà ad avere un senso: essere la Spal significa sbattersi tutta la settimana a cercare i pullmini per la trasferta della domenica dopo, essere la Spal è il Meccanico dopo la partita, essere la Spal significa dire no alla Tessera del Tifoso, ultimo passo voluto per spingere nel baratro la nostra passione, essere la Spal può essere anche ritrovarsi anche un venerdì sera in via Copparo. I ricordi di quest’anno me li porterò dentro comunque, insieme agli amici che mi hanno accompagnato macinando i chilometri e superando gli ostacoli. Basta questo, al di là di playoff e playout, per dire che per me il bicchiere è mezzo pieno (se di Ceres, di sprizz o di Caffè Borghetti, quello ditelo pure voi…).
MASTERS SPAL-RAISPORT, SPETTACOLO E SOLIDARIETA’
E’ stata una bellissima serata quella andata in scena giovedì 13 maggio a Quartesana organizzata dal solito, infaticabile spallino Natalino Patria. Una serata di calcio, cucina, amicizia e solidarietà. Prima l’amichevole tra l’ormai storica formazione di ex spallini dei Masters Spal, appunto, e la Nazionale di Raisport. La partita è stata vinta dalla Spal per 3 a 1. Da segnalare la presenza di Novellino e De Biasi oltre al mitico e in grande forma Gibì Fabbri. Nei biancazzurri, tra gli altri, hanno giocato Beppe Brescia, Andrea Mangoni, Gigi Pasetti, Luca Albieri, David Sesa e tanti altri. Nella squadra dei giornalisti Rai, invece, due presenze ferraresi come il capitano Mario Mattioli e l’allenatore e direttore de Lo Spallino Enrico Testa, e poi i giocatori Claudio Icardi, Luca De Capitani, Davide Labate e altri ancora. Dopo la partita super cena ferrarese con altri invitati spallini di ieri e di oggi tra i quali il Team Manager Renato Schena, il tecnico Notaristefano, il capitano Marco Zamboni e Luca Capecchi. Madrine della serata la ferrarese Federica Lodi di Sky e Simona Rolandi di Raisport. La serata è continuata tra finte interviste e risate e il ricavato della bella festa andrà ad Africa Twende.
IL LIBRO. Arnaldo Ninfali, professore e grande tifoso spallino residente a Verona, sta per pubblicare un romanzo. Lo consigliamo ai nostri lettori anche perchè qualche riferimento biancazzurro c’è…
“IL DIAVOLO” SPALLINO
Rolando Natali, protagonista del romanzo Il Diavolo, è un adolescente ferrarese dei primi anni sessanta, non troppo studioso, sognatore e accanito tifoso della Spal. Dopo la bocciatura in prima media, i suoi genitori l’hanno rinchiuso in un collegio dell’Appennino tosco-emiliano, dove resta coinvolto in uno scandalo di foto osé che lo getta nel panico, soprattutto a causa della vergogna per doverne render conto alla madre. L’evolversi della vicenda, tuttavia, offrirà l’occasione a Rolando di ripensare al proprio passato, di rivivere i sogni, le passioni e i desideri che avevano accompagnato la sua infanzia vissuta a Ferrara sotto l’ala protettiva dei genitori. Riaffioreranno così i ricordi, favoriti da un’insistenza introspettiva mai praticata sino a quel momento: l’alluvione del 1951, le prime letture, il colpo di fulmine per la Spal, la costruzione del grattacielo, – il quale, giorno dopo giorno, diventa sempre più imponente, – l’appagante sicurezza in seno alla famiglia, il trauma del distacco da essa e la scoperta dell’amore per Ferrara. “Ora, invece, vedevo la mia Ferrara e la percepivo, per la prima volta, come una parte di me, di quello che io ero, di quello che pensavo e di quello che amavo. Mentre i miei occhi delicatamente accarezzavano i suoi contorni protesi verso il cielo, amai intensamente Ferrara. Tra i suoi palazzi, lungo quelle vie che io percorrevo d’istinto, come si percorre il corridoio di casa nostra o un vialetto del suo giardino, si ramificavano le mie inestirpabili radici. Lasciare Ferrara, quel giorno, provocò in me una lacerazione la cui ferita non si rimarginò mai completamente”: questo Rolando ricorda di quella domenica 2 ottobre 1960 in cui la Spal giocava a Bergamo e lui doveva partire per il collegio. Non avrebbe ascoltato, quel giorno, Tutto il calcio minuto per minuto, perché iniziava per lui una fase esistenziale di cui aveva paura ma che sentiva come la naturale conseguenza della propria cattiva condotta, quella che la madre spesso gli rimproverava aspramente, attribuendola soprattutto alle sue distrazioni calcistiche, alla passione per le figurine dei calciatori, all’allenamento della Spal, a cui spesso si recava trascurando lo studio. Rolando sapeva che sua madre aveva ragione e, per questo, era dilaniato dai sensi di colpa. Ma non poteva farci niente, perché i suoi mitici eroi biancazzurri lo assorbivano completamente, vanificando ogni suo tentativo di concentrazione sullo studio. “Cominciai a odiare i libri quell’anno – racconta il ragazzo – e li odiai, in seguito, per molti anni. [ …] La mia mente, in quei momenti, se ne andava lontano e riesumava tutto ciò che di bello avevo vissuto sino a quel momento, e realizzava tutto ciò che di bello avrei voluto vivere in futuro. E si imponeva con prepotenza la formazione della mia Spal, quella che quell’anno stava umiliando le grandi e veleggiava nei piani alti della serie A. Allora riemergevo con prepotenza dal mio momentaneo straniamento, sfogliavo il libro alla ricerca di una pagina bianca e, trovatala, la riempivo con i nomi dei miei idoli biancazzurri. Erano guai quando quella pagina la trovava anche mia madre”. Così, mentre la Spal nel campionato 1959-1960 realizza il massimo traguardo della sua storia in serie A, vale a dire il quinto posto, Rolando conosce l’onta della sua prima bocciatura scolastica, la quale gli spalanca le porte del collegio. Così, basta Spal alla domenica, basta oratorio, amici, protezione materna, ma solo dura disciplina e regole ferree e intransigenti; e dopo tre anni di “reclusione”, il Diavolo, “… nei succinti panni di allegre signorine ritratte su dei mazzi di carte …”, gli offre l’opportunità di guardarsi dentro come mai prima aveva fatto. Rolando riconosce la propria predisposizione ai sogni: “E io che cavolo ho fatto, quell’anno, e tutti quelli successivi? Non ho fatto che sognare! Immaginavo la Spal che vinceva lo scudetto e tutte le coppe del mondo; che Mazza comprava i giocatori più forti sul mercato senza vendere sempre i migliori. Sognavo di giocare nella Spal e di fare un sacco di gol. Se non sono sogni, questi! Pensi forse che si possano realizzare? Ho sognato anch’io, mia cara, e alla grande, come vedi”; ora però, anche con l’aiuto di un incontro particolare, Rolando scopre che i sogni non sempre sono dispersivi e inutili perché, quando stimolano la fantasia, possono anche diventare produttivi: “Forse mi resi conto che sino a quel momento avevo esercitato la mia fantasia solo in campo calcistico, sognando di renderla feconda, un giorno, inventando diavolerie come quelle di Garrincha o Pelé. Sino a quel momento i piedi avevo considerato la sede della mia fantasia, non la testa. Probabilmente, quel giorno, su quella corriera che drammaticamente mi portava a casa, nel mio inconscio cominciò a prender forma l’idea di trasferire un po’ di fantasia ai piani alti della mia struttura anatomica”. Quella drammatica diabolica vicenda, dunque, sarà l’occasione per l’inizio di un processo che farà nascere un nuovo Rolando, sempre appassionato sognatore, ma più responsabile e cosciente di sé e dei propri ideali. Rolando, nel dialogo finale con un suo fraterno amico, inconsapevolmente intravvede l’approssimarsi di una nuova epoca che, di lì a qualche anno, libererà i giovani dalle catene di quei pregiudizi perbenistici che, in quegli assolati giorni di giugno del 1963, hanno drammaticamente alimentato le paure del ragazzo.
L’INIZIATIVA. Importante e benefico torneo a punta di dito domenica 9 maggio al Chiostro di San Paolo. Anche le telecamere di Raisport seguiranno la manifestazione.
SUBBUTEO E “DRIBBLING” A FERRARA
Domenica 9 Maggio presso il Chiostro di San Paolo, entrata via Boccaleone, con inizio alle ore 10, si terranno i Campionati del Mondo di calcio. Si avete letto bene: ovviamente non quelli ufficiali, che inizieranno un mese dopo in Sudafrica, bensì la proposizione dell’intera manifestazione iridata sui verdi campi del Subbuteo del Subbitogol club Ferrara, riprodotta in tutti i suoi particolari (stesso tabellone di gara, trentadue partecipanti da tutta Italia e anche dall’Inghilterra, miniature dipinte a mano che riproducono le divise di gioco e tanto sano agonismo). Il Subbuteo, il famoso gioco del calcio da tavolo, famoso negli anni ’70 e ’80, ritrova nuovo vigore in questi anni. È per questo che l’organizzatore, Nicola Deleonardis, firma de Lo Spallino, vuole portare Ferrara sulla ribalta del successo che questo “sport” sta nuovamente avendo. Tanto che il torneo sarà anche seguito dalle telecamere di Raisport che proporranno un servizio sullo stesso torneo sabato 15 maggio nel corso del popolare programma “Dribbling” in onda su Raidue alle 13.30.
“E’ anche un modo sia per portare turismo a Ferrara sia per fare beneficenza in modo diverso e divertente. Il Subbuteo vive una nuova giovinezza – spiega l’organizzatore Deleonardis – grazie ai quarantenni che si rimettono a giocare fra di loro e con i loro figli. E vi assicuro che sono migliaia di persone in Italia. Esistono seguitissimi forum e blog, veri e propri circuiti di tornei che spostano decine se non centinaia di persone nei week-end, con un discreto indotto commerciale nelle città che ospitano gli incontri. E maggio sarà un mese molto importante a livello nazionale perché vedrà il Subbuteo come veicolo di insegnamento del fair play e di aggregazione giovanile a livello anche di importanti istituzioni nazionali. In più, anzi in primis, tutta questa nostra attività è a fine benefico: gli incassi della manifestazione e degli sponsor, che ringraziamo di cuore (Emilbanca, Gesfin, Investigazioni Dani, Krifi) andranno a favore dell’Associazione Giulia Onlus di Ferrara che opera dal 1996 nel volontariato, finanziando un progetto di sostegno psicologico ai bambini sfortunati malati di cancro. Ma non solo: prossimamente sarà pubblicato da Minerva Edizioni il libro “Subbuteo o son desto?”, una raccolta di interviste, ma non solamente interviste, fatte personalmente a sedici personaggi famosi di sport, spettacolo, politica e giornalismo ex-giocatori di Subbuteo (e a volte ancora in attività…), il tutto sempre a fine benefico a favore dell’Associazione Giulia. Un aiuto dai fortunati bambini quarantenni ai loro coetanei che lo sono meno, purtroppo”.
Tutta la manifestazione è patrocinata dal Comune di Ferrara, Provincia di Ferrara e Ascom Ferrara con il prezioso contributo di Massimo Ravaioli, dell’assessore Masieri, del Presidente Calò della Circoscrizione 1 e del dottor Ricci Mingani.
FUGA DAI PLAYOUT. Ecco le ultime notizie delle avversarie della Spal lungo la strada che porta alla salvezza a novanta minuti dalla fine del campionato.
AGGIORNAMENTI DALLE SEDI
LANCIANO (43)-CAVESE (42)
QUI LANCIANO. Dal nostro corrispondente Gianluca De Vincentiis.
A Lanciano la Cavese (squadra che dall’avvento di Stringara in panchina ha un ruolino di marcia da playoff, nonostante le tante difficoltà societarie) troverà una squadra che non regalerà la partita, ma sicuramente le motivazioni degli aquilotti campani saranno maggiori di quelle dei frentani che, ormai salvi, sono con la mente proiettata al prossimo torneo. Per domenica è facilmente immaginabile che nonostante i prezzi ridotti non saranno più di 1.500 i tifosi di casa, mentre gli ospiti al seguito sono stimati in diverse centinaia. Da ricordare che l’anno scorso fu proprio la Cavese a condannare i frentani alla disputa dei playout in quanto “regalò” i tre punti al Pescara (che con la vittoria superò i cugini abruzzesi) in un rocambolesco 3 a 4. In casa Virtus si potrebbero vedere in campo le seconde linee o qualche giovane della Berretti per far fronte anche alle squalifiche di Colombaretti e Sinigaglia e agli infortuni di Chiodini ed Improta. L’undici che dovrebbe scendere in campo potrebbe essere questo: Aridità tra i pali, linea difensiva formata da Vastola (Coppini), Antonioli, Oshadogan e Mammarella; in mediana due tra Amenta, Di Cecco e Sacilotto (con il giovane Di Michele pronto a subentrare), sulle fasce Turchi (Perfetti) e Zeytulaev e in avanti in coppia con Sansone ci sarà uno tra Colussi e Masini (con il baby Marfisi che farà sicuramente parte della gara). Se il risultato alla fine fosse un salomonico pareggio dunque (visto che con un punto anche la Cavese sarebbe salva), non ci sarebbe proprio nulla da meravigliarsi: questo alla fine è il più logico finale di stagione.
QUI CAVESE. Dal nostro corrispondente Davide Lamberti. La Cavese arriva alla sfida col Lanciano conscia di poter chiudere il discorso salvezza con moderata tranquillità e avendo a disposizione due risultati su tre; anche se in caso di non vittoria dell’Andria contro il Ravenna, pure la sconfitta sarebbe indolore. Di questa eventualità, naturalmente, non si vuole sentir parlare e si andrà in Abruzzo alla caccia dei tre punti senza mezze misure. In vista di questo incontro decisivo tutti gli uomini in rosa saranno a disposizione, nonostante gli acciacchi di Cipriani e la non esaltante condizione psicofisica di qualche seconda linea. Nelle ultime tre partite i metelliani hanno denotato una forma fisica apprezzabile e solo la scarsa precisione sottoporta, soprattutto con Andria e Foggia, non ha permesso di mettere in cassaforte una salvezza a cui cinque mesi fa nessuno credeva. Risultato che, una volta ottenuto, avrà il sapore dell’impresa, considerata anche la precarietà economica in cui versano il club e, di conseguenza, i calciatori. Squadra al completo, nessuna squalifica e rientro di Maiorano dopo il turno scontato contro il Foggia. Con il Lanciano, Stringara sembra intenzionato a rilanciare Insigne. Il gioiellino scuola Napoli si è fatto notevolmente apprezzare in amichevole. Obiettivo vittoria, dunque sarà una formazione a trazione anteriore: in difesa il collaudatissimo trio Cipriani-Nocerino-D’Orsi; a centrocampo Bacchiocchi a destra e Radi a sinistra, Favasuli al centro con uno tra Spinelli e Maiorano; in attacco Insigne, Schetter e l’argentino Turienzo, trascinatore di questo girone di ritorno. In città si respira atmosfera surreale. Domenica non è servito abbassare i prezzi dei biglietti per riavvicinare il pubblico alla squadra ma in terra frentana la Cavese dovrebbe beneficiare del seguito dei fedelissimi, consci dell’importanza dela gara per conquistare il primo traguardo stagionale (la salvezza sul campo) prima di assicurare la sopravvivenza del club.
ANDRIA (39) – RAVENNA (39)
QUI ANDRIA. Dal nostro corrispondente Francesco Casiero. Bastava solo che Mezavilla (ex Taranto, cartellino di proprietà del Taranto…), tutto solo ad un metro o quasi dalla linea di porta, spingesse in rete quel maledetto pallone crossato rasoterra da sinistra da Ousmane Sy domenica scorsa in quel di Taranto, quando gli ionici erano già in vantaggio per uno a zero. Il pareggio avrebbe cambiato radicalmente le sorti e la visione dell’ultima giornata di campionato della squadra biancazzurra. Gli ultimi risultati del Ravenna (2 punti nelle ultime sei gare disputate), poi, hanno fatto in modo che questo incontro di fine stagione abbia assunto connotati del tutto diversi rispetto a quello che si poteva ipotizzare non più di un mese fa. In poche parole: chi vince “spera” in una salvezza diretta, chi perde va ai playout con certezza, il pareggio condannerebbe sia Andria che Ravenna quasi sicuramente ai playout. Il tutto, dopo una stagione, quella dell’Andria, all’insegna della rimonta e dell’inseguimento dopo un inizio campionato fatto di zero punti nelle prime quattro giornate. Insomma una domenica con gli occhi puntati sul Degli Ulivi e con le orecchie alle radioline, in attesa dei risultati che arriveranno dagli altri campi, in particolare da Foggia (c’è la Spal), Lanciano (contro la Cavese) e Cosenza (dove va il Taranto). La società andriese ha chiamato ancora una volta a raccolta per questa stagione la tifoseria biancoazzurra: prezzi ridotti in curva nord e distinti (solo 3 euro). Trasferta vietata invece per i tifosi del Ravenna. Formazione. L’undici di Mister Papagni non dovrebbe subire variazioni rispetto alla formazione di domenica scorsa: Spadavecchia tra i pali, coppia centrale formata da Sibilano e Pomante, Pierotti e capitan Di Simone completeranno la linea difensiva a quattro, centrocampo con Chiaretti a destra e Doumbia a sinistra, centrali i soliti Mezavilla (in ballottaggio con Iennaco) e Paolucci; coppia d’attacco formata da Sy e Anaclerio, con quest’ultimo che dovrebbe vincere il ballottaggio con Lacarra.
QUI RAVENNA. A cura de La Redazione. Il Ravenna è in crisi. I numeri parlano chiaro, tredici gare senza vittoria sono un biglietto da visita pauroso per poter sperare in quel miracolo che serve per gridare alla salvezza alla fine dei prossimi novanta minuti senza passare per i playout. La società, per bocca del suo allenatore Esposito (appena richiamato in panchina al posto di Soda) e di capitan Sciaccaluga, ha annunciato il silenzio stampa sino alla fine della stagione agonistica per concentrarsi con ancora maggiore convinzione verso l’obbiettivo primario dei giallorossi, la salvezza. Incredibile vedere dove sono piombati i romagnoli (che lunedì potrebbero addirittura vedersi togliere un punto in classifica per le note vicende amministrative) dopo aver disputato un girone di andata a media playoff con ventiquattro punti conquistati in diciassette turni. Dal campo è terminato 6-1 in favore di Sciaccaluga e compagni il test in famiglia che questo pomeriggio, a porte chiuse, ha opposto la prima squadra alla Berretti. Mister Esposito ha dato spazio a tutti i componenti della rosa. Sono stati i giovani di mister Giorgetti, “rinforzati” da Fonjock, Packer, Gerbino ad andare per primi in vantaggio. A ribaltare la situazione ci ha però pensato Correa che prima ha trasformato un calcio di rigore e poi, direttamente su punizione, ha firmato il sorpasso. Di Toledo, con un diagonale dalla corta distanza, la rete del 3-1 che ha chiuso la prima frazione. Nella ripresa è stato Scappini ad aprire le marcature, sfruttando una verticalizzazione di Sciaccaluga, quindi a salire in cattedra è stato ancora Correa che ha completato la personale tripletta con una giocata strappa-applausi, e ha ispirato la sesta marcatura arrivata per merito di Squillace. Domani mattina la preparazione dei giallorossi verso la trasferta di Andria proseguirà con l’ultima seduta a Glorie al termine della quale la rosa dei convocati si metterà in viaggio per Pescara, sede della prima parte del ritiro e della rifinitura in programma sabato mattina. La formazione non dovrebbe discostarsi molto da quella che ha perso in casa contro il Lanciano di Pagliari sette giorni fa. Attenzione ai diffidati, sono ben otto i giocatori a rischio che, in caso di un altro giallo, finirebbero per saltare l’eventuale prima gara di playout in programma il prossimo 23 maggio. Trasferta vietata ai tifosi ravennati per i soliti e irrisolti problemi dell’impianto andriese nel settore ospiti.
LA SITUAZIONE. A un passo dalla fine del campionato di Prima Divisione Girone B vediamo che cosa può succedere domenica prossima.
L’ULTIMO NOVANTESIMO MINUTO
di Diego Stocchi Carnevali
Lo scenario è ben chiaro a tutti, ormai, ma sottolinearlo è sempre utile per non perdere di vista quello che la prossima domenica potrebbe regalarci in uno stanco pomeriggio di inizio primavera. Punto primo. La partita tra Cosenza e Taranto sarà ininfluente per il destino dei pugliesi: la squadra tarantina infatti è salva anche se perde a Cosenza con qualsiasi risultato. I pugliesi pur rimanendo a quota quarantadue, il limbo ricordiamo che dividerà fino all’ultimo le salve dalle condannate, avrebbero dalla loro sempre la classifica avulsa. Non solo. Se la Spal farà punti a Foggia non ci sarà nemmeno bisogno di ricorrervi e a quel punto a una tra Andria e Ravenna (a prescindere dal risultato con cui finirà questa partita) spetterebbe i due posti mancanti destinati agli spareggi retrocessione.
Punto secondo. Sono di conseguenza Andria, Cavese, Foggia, Ravenna e Spal, in rigoroso ordine alfabetico, che possono essere concretamente costrette, con percentuali differenti, a dover rimandare il termine della stagione agonistica. I playout, infatti, non sono per nulla scongiurati per nessuna delle sopracitate formazioni.
SPAL (42). Soltanto un suicidio perfetto porterebbe alla condanna.
Obbiettivamente è quella che del lotto rischia meno. Il perché è nei calcoli. Si va ai playout solo se si perde a Foggia e il Ravenna vince con almeno due gol di scarto ad Andria. In tutti gli altri casi, a prescindere che rimanga a quota quarantadue (e quindi perda) e arrivi a parità di punti contemporaneamente con Taranto, Cavese, Andria o Ravenna o anche solo con tre di queste squadre i ferraresi saranno salvi per il computo degli scontri diretti a cui ha contribuito in positivo in maniera fondamentale Egidio Notaristefano. Tutto dipenderà dalla Spal. Più resta in partita a Foggia, più l’Andria coltiverà ambizioni di salvezza al novantesimo, idem il Ravenna che se pareggia ad Andria è salvo se la Spal vince e il Lanciano batte la Cavese. Più resta in partita a Foggia poi, più Pagliari (che ha trascorsi nella Spal, ricordiamolo per quel poco che conta) potrebbe avere motivazioni di battere la Cavese con il Lanciano e tenere quindi a galla il “suo” Ravenna. Nelle prossime righe ci sarà la spiegazione anche di questo.
CAVESE (42). A Lanciano basta un punto ma non è scontato.
La Cavese potrebbe clamorosamente rientrare in gioco. In che modo? Vediamolo insieme. E’ vero, il Lanciano è salvo matematicamente. Che motivi avrebbe dunque di mettere in difficoltà i campani? Beh, intanto non bisogna dimenticare che lo scorso campionato la sconfitta della Cavese all’ultima giornata in casa contro il Pescara costò, per la regola della classifica avulsa, la condanna agli spareggi proprio del… Lanciano che poi ebbe la meglio nel doppio confronto contro la Juve Stabia e si salvò. Sono cambiate molte cose in dodici mesi è vero, ma quel Lanciano era guidato da Dino Pagliari, allenatore oggi come allora dei frentani che, con ogni probabilità, domenica siederà per l’ultima volta sulla panchina dei rossoneri e vorrà chiudere in gloria. Magari ripagando i metelliani della stessa moneta. E’ così astratto pensarlo? Un’altra cosa: Pagliari è stato a Ravenna una vita, ha rapporti buonissimi con i romagnoli tanto da considerare la città adriatica la sua seconda casa. Vero che domenica non ha fatto sconti al “suo” Ravenna andando a vincere al Benelli e inguaiando ulteriormente la squadra dell’amico presidente Fabbri e del diesse Buffone ma un secondo dispiacere però non vorrà darlo ai giallorossi. Infine, le tifoserie di Andria e Lanciano, per quanto questo possa influire e valere considerando che alla fine in campo vanno i calciatori, sono gemellate. La Cavese con un punto o una vittoria è salva. I blufoncè sarebbero salvi anche se, pur perdendo, il Ravenna vincesse ad Andria e contemporaneamente Cosenza e Foggia vincessero o se anche il solo Foggia vincesse o pareggiasse. Sarebbero condannati ai playout invece se: perdono e vincono contemporaneamente Andria, Cosenza e Foggia oppure perdono e vincono contemporaneamente Andria e Foggia. Non è nel novero di quelle considerate ad alto rischio, insomma, la Cavese. Almeno in Italia e per quanto l’Italia ha a mente la concezione di sport e di sportività anche se quanto fatto vedere dal Potenza di Capuano lascia aperto uno spiraglio comunque di grande fiducia. Anche per questo, forse, a Cava (i cui problemi societari tra l’altro sono sotto gli occhi di tutti) nessuno è tranquillo.
FOGGIA (40). Bastano, si fa per dire, tre punti. Ma chi segna?
Se vince con qualunque risultato è salvo artitmeticamente. Se pareggia lo è solo se anche Andria e Ravenna pareggiano e a loro volta sarebbero proprio queste ultime a finire a braccetto agli spareggi retrocessione. Se perde ma Andria e Ravenna pareggiano ci sarebbe l’arrivo a tre a quota 40 punti: in questo caso, per il computo degli scontri diretti (leggasi classifica avulsa), il Ravenna sarebbe salvo mentre le due pugliesi andrebbero ai playout. Se pareggia ma una tra Andria e Ravenna vince lo scontro diretto i satanelli dovranno proseguire la loro stagione agonistica ancora per tre settimane. Piccolo appunto. Il Foggia fatica tantissimo a segnare. Tra le mura amiche non ha un ruolino di marcia invidiabile, tanto da aver raccolto proprio davanti al pubblico amico tutte le sconfitte di questo girone di ritorno. Sugli spalti farà tanto caldo ed è un aspetto che con il Pescara ha pagato in positivo. Vincere è imprescindibile per non dover rimanere legati a doppio filo agli avvenimenti di Andria che premierebbero la squadra di Ugolotti in un solo caso come abbiamo appena visto.
ANDRIA (39). Vincere e basta e potrebbe non bastare.
Vincere è il monito di una città intera. Che vuole come non mai conquistare una permanenza in categoria che sino a due mesi fa pareva poco più di una formalità ottenere. La squadra di Papagni era arrivata addirittura ad avere ben sei punti di vantaggio sul Marcianise (!). Prima del tracollo. Con il Ravenna è spareggio alla morte. Vincere darebbe non più del 50% di possibilità di salvezza al novantesimo. La rimanente percentuale passa da Lanciano (in misura maggiore) e da Foggia. Si veda quanto scritto a proposito della Cavese per capire i motivi per cui i frentani dovrebbero avere maggiori motivazioni di battere la Cavese. L’Andria, come premessa, deve vincere ad ogni costo ma anche sperare. Se vince e Lanciano e Foggia battono Cavese e Spal, i pugliesi si ritroverebbero automaticamente a quota quarantadue insieme a campani e ferraresi: in questo caso ai playout finirebbe la Cavese. Stessa cosa se alla situazione appena descritta si aggiungesse la vittoria del Cosenza: in quel caso anche il Taranto contribuirebbe alla classifica avulsa che continuerebbe a condannare la Cavese. Se l’Andria vince contro il Ravenna ma vince anche il Foggia a parità di punti con la Spal è condannata ai playout per gli scontri diretti a sfavore. Idem se vincono Foggia e Cosenza: con Taranto e Spal infatti finirebbe ancora una volta sotto (per differenza reti negli scontri diretti con il Taranto). Ecco perché Lanciano è crocevia fondamentale. La vittoria degli abruzzesi garantirebbe qualche chance in più ai pugliesi di festeggiare al novantesimo ai danni dei metelliani. Sempre se batte il Ravenna ovviamente. Con un pareggio, anche se il Foggia dovesse perdere, non sarebbe salva per la classifica avulsa (che a sua volta premierebbe il Ravenna). Come detto quindi vincere e sperare.
RAVENNA (39). Una situazione difficile per non dire quasi disperata.
Non vince dal 17 gennaio (1 a 0 contro il Potenza ma per trovare la vittoria lontano da Ravenna bisogna andare al 22 novembre scorso quando con lo stesso punteggio ebbe ragione del Marcianise), ha appena cambiato l’allenatore per la seconda volta richiamando mister Esposito dopo aver sollevato dall’incarico Antonio Soda che non ha saputo dare quel cambio di rotta che la società si aspettava. Che la situazione sia delicata, per non dire compromessa, non ci vuole un genio a capirlo. Non basta avere il capocannoniere del girone. Non basta avere uno dei portieri più forti del girone e nemmeno la coppia Toledo-Correa (quest’ultimo a dire il vero quest’anno ha deluso tantissimo sia a Taranto, sia in Romagna). Un tracollo inspiegabile di una squadra per bocca stessa dei suoi dirigenti poco adatta a lottare in questa intricata situazione. La salvezza passa per una vittoria rotonda (due gol di scarto) sul campo di una diretta concorrente senza nemmeno avere il seguito dei proprio tifosi (il settore ospite del Degli Ulivi è chiuso perché non conforme alle normative vigenti) e con la contemporanea sconfitta della Spal a Foggia. Ma al Ravenna interessa la gara dello Zaccheria anche per il risultato opposto qualora non riuscisse ad avere ragione dei pugliesi. Se la Spal vince contro i dauni e il Ravenna o vince o pareggia si salva al novantesimo per la classifica avulsa favorevole su Andria e Foggia. In ben quattro casi però nemmeno la vittoria garantirebbe la salvezza (pazzesco) a Sciaccaluga e compagni: se difatti batte l’Andria con qualsiasi risultato ma vincono anche Cosenza, Lanciano e Foggia sarebbe condannata agli spareggi perché sotto in classifica avulsa con Spal, Taranto e Cavese. I playout sarebbero garantiti anche se, battendo l’Andria con qualsiasi punteggio, vincessero Lanciano e Foggia (perché con Spal e Cavese il Ravenna ha raccolto meno punti rispetto a ferraresi e metelliani) oppure se vincessero Cosenza e Foggia. Se invece vincesse il Foggia ma il Ravenna non riuscisse a sua volta a vincere ad Andria con più di un gol di scarto sarebbe condannata ai playout. Comunque la si voglia vedere se appare chiaro che la Spal possa decidere il suo destino senza essere obbligata a sapere cosa succede sugli altri campi, per il Ravenna invece avviene l’esatto contrario: il destino è nelle mani altrui. Senza dimenticare che il 10 maggio sarà discussa la possibilità di togliere (difficile anche se sarebbe giusto vistop le sanzioni precedente comminate) un punto ai giallorossi per problemi di carattere amministrativo.
Classifica avulsa e regolamento.
Clicca qui e scarica il pdf
L’INIZIATIVA. Raccolta fondi promossa dal Centro coordinamento Spal Club domenica al Paolo Mazza per aiutare la famiglia del “calciatore suicidato” a sostenere le spese per riaprire il processo. Lo Spallino aderisce e invita tutti gli sportivi ferraresi a fare altrettanto.
VERITA’, GIUSTIZIA E RISPETTO PER DENIS BERGAMINI
di Enrico Testa
Avevamo già messo in cantiere almeno (!) quattro pagine, la prossima stagione, dedicate all’infinito caso Bergamini. Confermiamo l’impegno ma l’urgenza ha bisogno di tutti gli sportivi (e non solo) ferraresi. Infinito caso, scrivevamo, perché nel Paese dell’impunità, nell’Italia che non è quasi mai riuscita a scrivere il nome dei mandanti persino delle stragi, figuriamoci se poteva esserci una verità ufficiale e reale nella morte di un calciatore qualsiasi. L’importante, però, è non arrendersi e in questa vicenda, proprio come in molte, troppe altre, sono le famiglie e non la politica o la giustizia (sic!) a portare avanti una battaglia per la legalità, per il rispetto, per la verità. Battaglie che, alla faccia dei diritti, diventano una beffa sul piano economico perché costano parecchi soldi. Per questo la bella iniziativa del Centro coordinamento Spal Club non può che trovare entusiasti noi de Lo Spallino, nell’aderire a questa raccolta di fondi che avverrà al Paolo Mazza in occasione dell’ultima partita casalinga della Spal, invita tutti i suoi lettori e tutti gli spettatori presenti domenica a fare altrettanto contribuendo, per quello che si può, a un sacrosanto, doloroso, faticoso impegno in nome di un ragazzo che, come ha scritto con dovizia di particolari Carlo Petrini nel suo documentatissimo e bellissimo libro-inchiesta, è stato… suicidato. Era bello, giovane e forte, Denis Bergamini di Boccaleone di Ferrara, e basta leggere le tante deposizioni rese al processo e le troppe ombre attorno a questo caso per capire che usare la parola suicidio per raccontare la morte di Denis è un ulteriore colpo letale inferto alla memoria di un ragazzo che, purtroppo, non può raccontare la sua verità. L’unica verità. Quella di un giocatore di calcio rimasto coinvolto in un giro pericoloso del quale tanti, ma proprio tanti, sanno e non dicono. Per non dimenticare, per aiutare la famiglia che vuole giustamente produrre nuove prove avvalendosi di un esperto di fama capace di far riaprire il processo, per ridare a Denis almeno una fine dignitosa invitiamo con forza tutti a dare un doveroso contributo. Che si può dare anche utilizzando le coordinate che pubblichiamo qui sotto.
IBAN IT45 C076 0113 0000 0000 2349 417
Si giocherà il 13 maggio alle ore 20 a Quartesana l’ennesima amichevole benefica della ormai storica squadra spallina. In programma la Festa di primavera. Calcio ma anche intrattenimento e cucina.
MASTER SPAL-RAISPORT PER AFRICATWENDE
Ancora una volta il grande cuore dei “Master Spal”, con lo spirito di solidarietà che li ha sempre contraddistinti, si mette a disposizione dei più bisognosi, partecipando con entusiasmo a manifestazioni di beneficenza. Dopo la partita pro Haiti dello scorso ottobre allo stadio “Paolo Mazza”, giocata insieme ai ragazzi della curva ovest spallina, organizzatori dell’evento, a dicembre i “Master Spal”, alla vigilia di Natale, hanno organizzato un triangolare di calcio fra Spal- Giacomense e Pontelagoscuro svoltosi al Palaboschetto di Ferrara, il cui ricavato è stato interamente devoluto per i bambini di “Giardino fiorito” a Malindi in Kenia di Franco Pezzato e sua moglie Manuela. La prossima manifestazione, sempre a scopo benefico, che vedrà impegnati i “Master Spal”, contro la Nazionale Raisport avverrà nell’ambito della “Festa di Primavera”, che si terrà presso lo stadio comunale di Quartesana, il 13 di maggio prossimo alle ore 20. Il ricavato di questa serata sarà devoluto all’organizzazione onlus Africatwende, gestita dai coniugi ferraresi Valeria e Vanni Falchetti, a cui va il merito di riversare ogni loro disponibilità di tempo e denaro per realizzare diversi servizi essenziali di assistenza in Tanzania (per informazioni: www.afrikatwende.com). A questa serata parteciperanno diverse personalità del mondo sportivo, dello spettacolo e della cultura. Visto l’encomiabile scopo della serata e il divertimento assicurato dai diversi eventi in programma; partita di calcio, Guiness dei primati, musica con l’orchestra “Il Mulino el Po” e soprattutto buona cucina nel ristorante della sagra, i “Master Spal” danno appuntamento per il giorno 13 maggio 2010 alle ore 20.
NUOVA INIZIATIVA. Con questa “intervista tripla” sul progetto del fotovoltaico anticipiamo una nuova rubrica. Si chiama “Una giornata con…” e cominceremo da Zamboni a fine campionato. Sarà un appuntamento video fisso mensile a cura di Stefania Andreotti che accompagnerà i tifosi spallini durante il prossimo torneo.
LE INTERVISTE FILMATE DE LO SPALLINO
di Enrico Testa
Si parte. E ci si moltiplica. Le Iene hanno inventato l’intervista doppia. Noi ne facciamo una tripla. Si tratta del primo, a nostro avviso importante, contributo giornalistico filmato de Lo Spallino. Contributo tutto da vedere, e soprattutto tutto da sentire, che crediamo e speriamo possa contribuire a chiarire un bel po’ di curiosità a tutti gli sportivi ferraresi per quel che riguarda l’ambizioso progetto che la società Spal ha intrapreso poche settimane fa. Progetto che, come ormai tutti sanno, garantirà al club biancazzurro un lungo, e ci auguriamo florido, futuro. Ovviamente ci riferia mo al fotovoltaico per il quale, qui e sul nostro giornale, abbiamo già speso tutti i titoli possibili. Siamo belli come il sole. Il sol dell’avvenire. Trovate giornalistiche a parte, con questo contributo realizzato (bene) dalla nostra Stefania Andreotti anticipiamo una nuova iniziativa de Lo Spallino. Un’iniziativa che, a parte questo prologo, comincerà di fatto a fine campionato con un nuovo filmato. Si tratta di una lunga intervista a un giocatore della Spal – non a caso abbiamo deciso di cominciare da capitan Zamboni – che di fatto, appunto, presenterà questa nuova rubrica che dalla prossima stagione calcistica diventerà un appuntamento fisso mensile. “Una giornata con…” si chiama questo nuovo spazio che ha la forza video di raccontare una giornata in compagnia del protagonista spallino di turno chiacchierando di calcio e non soltanto. Stefania Andreotti, lo vedrete proprio nel suo incontro con Zambo, è riuscita a centrare perfettamente l’obiettivo che noi de Lo Spallino ci eravamo posti in sede di progettazione. Volevamo una cosa diversa, particolare, che contenesse il carattere ma anche i gusti dell’intervistato, le facce o le smorfie ma anche le idee, i ricordi ma anche i progetti. Tutto, cosa fondamentale, avendo la possibilità, per lo spettatore, di guardare in faccia il personaggio, di ascoltare la musica che lui preferisce, sentendo il suo parere sull’universo spallino e non soltanto. Da responsabile di questa testata devo onestamente scrivere che credevo fosse soltanto un sogno riuscire a fare così bene queste interviste e concretizzare con così tanta qualità da tutti i punti di vista – domande, argomenti, musica e non solo – questo peraltro ambizioso progetto. Ecco, Stefania ci è riuscita e siamo certi che ai malati di Spal come noi piacerà parecchio ascoltare i propri beniamini. Quasi quanto vedere Melo arrampicarsi sulla recinzione della curva dopo un gol segnato al Verona.
CELO, CELO, MANCAVA… L’ALBUM
di Enrico Testa
Eh sì, questa ci mancava. Nonostante il nostro editore-Archimede, Roberto Labardi, l’idea dell’album non era ancora diventata realtà. Adesso invece sì, meglio tardi che mai ecco che il libro spallino che uscirà come supplemento a “Lo Spallino” per la gioia dei grandi, dei piccoli e del presidente della Spal, Cesare Butelli, ormai famoso collezionista di “figu”.
Inutile star qui a pontificare su questa novità che si presenta da sola. Basterà scorrere le pagine, l’accattivante grafica piena di immagini biancazzurre e poi tutti, ma proprio tutti, i volti di uno spallino dopo l’altro. Dirigenti, tecnici, giocatori, medici, collaboratori… i vari quadratini che completeranno l’album hanno la faccia di quelli che in questa stagione lavorano per l’Ars et Labor, dallo stesso presidente Butelli a capitan Zamboni, dal bomber della Berretti Atragene al pulcino Alberto Brigati. Una bella possibilità, insomma, per avere tutte… le Spal sotto mano. Si tratta di un’iniziativa de “Lo Spallino”, appunto, un supplemento speciale che verrà distribuito al prezzo altrettanto speciale di dieci euro il cui ricavato (al netto delle spese) sarà devoluto all’Associazione Onlus “Africa Twende”. Non potete perdervi cinquantadue pagine del nostro album con i nostri eroi vestiti di bianco e di azzurro.
PER PRENOTAZIONI: [email protected]
DA “LO SPALLINO” DUECENTOMILA VOLTE GRAZIE!
di Enrico Testa
Basterebbe il titolo e la grafica che racconta dei duecentomila contatti, per il sito de Lo Spallino, in nemmeno un campionato di vita. Già, nemmeno una stagione calcistica. Il nostro spazio temporale si conta così. Potevamo definirlo in giornate, al massimo. O in domeniche. Ma (quasi) un campionato rende meglio l’idea. Ecco perché vogliamo ringraziare, davvero e di cuore, tutti gli spallini e non solo che sono passati di qua e che ci hanno consentito di arrivare a un traguardo sinceramente impensabile. La nostra previsione, il giorno del parto, nello scorso luglio, si era fermata a metà. Invece no e questi numeri ci serviranno eccome per continuare, proprio come la società Spal, a portare avanti il nostro progetto. Che è fatto soltanto, si fa per dire, di passione e di informazione colorata esclusivamente di bianco e di azzurro. Un progetto che vive quotidianamente di Ars e di Labor per accompagnare la nostra Spal lungo questo cammino che deve, speriamo il più presto possibile, arrivare alla serie B. Per arrivare così lontano, oltre ai giocatori e ai dirigenti che peraltro ci sono già, c’è bisogno di tutti. C’è bisogno di questo rinnovato entusiasmo spallino. Che i nostri duecentomila (!) contatti testimoniano bene. E allora grazie un’altra volta. Anzi, duecentomila volte. E, ovviamente, forza Spal!
L’INIZIATIVA. Nello scorso week end i tifosi spallini hanno ricambiato la splendida accoglienza avuta in Lucania dai tifosi potentini. Ecco il racconto di un’amicizia particolare.
FERRARA-POTENZA… NESSUNA DIFFERENZA
di Claudio “Red” Forni
Proprio questo che abbiamo messo nel titolo era il grido che riecheggiava ancora ad orario improponibile nella notte di sabato a Ferrara sotto un incredibile diluvio, sembrava quasi che il cielo volesse punire gli impavidi dodici ragazzi, e quelli che altrettanto impavidi li hanno scortati nella notte ferrarese. Per favore non si parli di gemellaggio: chiunque ha conoscenza del mondo delle curve sa che è un termine ormai legato al panorama degli anni ottanta/novanta più che a quello odierno. Un noto giornale cittadino che ha stranamente pubblicizzato l’avvenimento nell’edizione di sabato non lo ha usato… almeno questo, per fortuna.
Tutto nasce nel lontano settembre, quando a livello di curva si decide di contattare i tifosi potentini in occasione della giornata che tutte le curve italiane o quasi decidono di dedicare alla contestazione del progetto (allora ancora solo ipotizzato, oggi purtroppo a un passo dalla realizzazione) relativo alla “tessera del tifoso”.
Impensabile, quasi: questa tifoseria a noi sconosciuta risponde presente, e davanti alla stazione si vedono quasi più sciarpe rossoblù che biancazzurre quel giorno. Ricordo a conclusione del corteo, proprio sotto la Curva Ovest, uno dei loro rappresentanti con in mano il megafono (pericolosa arma di distruzione di massa secondo chi “osserva” il calcio moderno oggi) far correre a tutti parecchi brividi lungo la schiena con la frase: “Siamo onorati di avere sfilato a fianco di una delle curve che ha fatto la storia del movimento ultras italiano” (e non credete che avessi bevuto, voi che vedete la Curva Ovest triste del giorno d’oggi, e che vi siete persi Trieste, Spezia, Arezzo, solo per citare tre città a caso…).
Durante l’inverno qualcuno si sente via… Feisbuk, un noto ragazzo ferrarese e curvaiolo di anni diciassette trova magicamente, dopo almeno un mese di affannose ricerche, il biglietto da visita di un avvocato potentino, si decide e l’eroica truppa dei pullmini, rinforzata dalla presenza di un giocatore del Vigarano Pieve e della sua meravigliosa signora, parte un sabato pomeriggio di febbraio alla volta di Potenza, dopo una settimana di autentica passione, perché quelli che “osservano” (sì, non vi sbagliate, ancora quelli di prima) decidono magicamente di vietare la trasferta al giovedì salvo poi fare dietro front il venerdì a ora di pranzo…
L’avvocato e i suoi amici ci aspettano fuori da una galleria qualche chilometro prima di Potenza: nel buio della giornata invernale (una domenica di neve che ci bagna mentre facciamo i turisti) si apre sicuramente il più bel weekend della storia mia storia spallina, a base di morra, carchiola e baccalà (chi c’era sa, e sa quanto tutto sia stato perfettamente organizzato). La domenica mattina, come scritto, abbiamo i ragazzi che ci fanno da ciceroni per le vie della città, bellissima e strana con i suoi chilometri di scale mobili, e passiamo anche davanti a una chiesa che diventerà tristemente famosa qualche mese dopo.
Dopo il due a due con il mitico Eziolino scalpitante in tribuna ci si lascia con l’intento di ricambiare a Ferrara in occasione della loro trasferta a Rimini, come tutti sappiamo la grande giustizia sportiva di Lega Pro cerca di metterci del suo per evitarlo, e come altrettanto sappiamo, malgrado l’inopinata retrocessione anticipata, i ragazzi rossoblù fanno tutto il possibile per onorare il campionato.
E encomiabili sono anche tutti i loro tifosi, che da quanto so sono andati in almeno un centinaio (!) nell’ultima domenica a Rimini, e tra loro la mitica Banda Sponge (www.bandasponge.com). Non chiedetemi perché Sponge, basta la loro felpa “Spugne d’Italia” e uno dei loro motti “Scorretti in tutto, di corretto solo il caffè”. Ovviamente con il Vecchio Astra e con la Vecchia Guardia questo interesse è assolutamente comune, e così grazie anche alla collaborazione delle Fresche e Motivate nasce la bellissima serata di sabato. Da segnalare che nei dodici di cui dicevo, arrivati con un nove posti e una macchina, c’erano anche due Fresche e Motivate sezione PZ.
Il copione della serata è il previsto: aperitivo lungo, cena in un ristorante cittadino con cori che si prolungano per tutta la serata, finale al Molo e in giro per la città, incuranti del diluvio che si abbatte sopra le nostre teste… Il diluvio è anche nelle teste di tutti la domenica mattina, ma non è precisamente un diluvio di acqua. Comunque i ragazzi partono felici per destinazione Rimini, con la promessa di cercare di rivederci in occasione della nostra trasferta a Foggia del 9 maggio….
Grazie a tutti i partecipanti, grazie ai mitici dodici della Banda Sponge e grazie a tutti i benpensanti delle varie istituzioni che vogliono uccidere tutto questo!
Ringraziamo Ricky Rossi per l’incredibile organizzazione logistica e non solo.
IN RICORDO: CIAO FRATEL ARNALDO
Di Augusto Bolognesi
Era un uomo discreto ma al contempo sanguigno, un fratello di nome e di fatto. Anzi un fratellone per tutti. Era il maestro elementare di mio padre a Tripoli in Lybia. E’ stato l’uomo di riferimento per 10 anni di ritiri precampionato della Spal, dal 75 all’85. Colui che la Spal l’ha fermamente voluta, agevolata, coccolata da Caciagli fino a Galeone intrattenendo una relazione davvero speciale con ognuno di loro. Era Fratel Arnaldo un salesiano dell’Istituto Filippin a Villa Fietta, Paderno del Grappa. Uno che giocava a pallone coi bambini alzandosi la tonaca senza lesinare falli e golassi, uno alla “Padre Brown” di Rascelliana memoria per capirsi. Dopo lunga malattia ieri alle 16 se n’è andato da quel di Torino dove i Salesiani (si proprio quelli che fondarono la Spal nel 1907…) si ritirano prima del grande salto. Sei mesi fa all’alba tutti i bambini settantenni che facevano parte della sua classe elementare ai Salesiani a suo tempo, mossero verso Torino perchè Fratel Arnaldo li convocò per il suo ultimo saluto. Sembrava un’adunata tipo “Una gita scolastica” di Pupi Avati a cui non mancò nessuno. Storie d’altri tempi, storie che quando finiscono lasciano nel cuore una straordinaria bellezza cui non siamo davvero più abituati. Per chi volesse nel link sotto c’è un’intervista rilasciata da Fratel Arnaldo (nella foto a fianco con Pregnolato) alla Piazza di Ferrara a suo tempo in cui racconta “La sua Spal”.
Articolo tratto dalla Piazza del 1985
IL FATTO. Avviato un progetto che garantisce un “vitalizio” da due milioni annui per il prossimo ventennio.
La Spal si autofinanzia con l’energia solare
Realizzare un parco fotovoltaico per produrre energia elettrica e autofinanziarsi con il ricavato. L’idea, in sé semplice e al contempo geniale, è della Spal. E’ un’intuizione che in Italia nessuna società sportiva ha, finora, avuto. Il carattere innovativo del progetto risiede proprio nella sua finalizzazione. Grazie ai proventi derivanti dalla vendita dell’energia, la Spal garantirà a se stessa una sorta di vitalizio per i prossimi trent’anni. Ogni anno il club biancazzurro “staccherà una cedola” del valore di circa due milioni di euro.
[CONTINUA]
L’EDITORIALE. Ora è ufficiale anche se siamo soltanto al primo, importante passo. Come potete leggere nel nostro articolo a fianco che racconta i fatti, quindi la vera notizia, si tratta di un grande accordo per la Spal tanto che della vicenda si occuperà domani addirittura il prestigioso settimanale “Il Mondo”. Un’operazione che, una volta ultimata, e i tempi non dovrebbero essere lunghi, garantisce alla passione biancazzurra anni e anni di certezze economiche. Un miracolo, nel calcio di oggi. Il bello, insomma, comincia ora…
IL FUTURO E’ CON NOI E CON IL NOSTRO SPIRITO (SPALLINO)
di Enrico Testa
Le cose vanno avanti da parecchio. E anche noi, tra le righe, qualche cosa avevamo fatto capire. Ecco, del fatto che sia “uscito” su questo sito e sul nostro giornale soltanto qualcosa e di molto generico chiedo personalmente scusa ai nostri lettori perché il giornalismo è un’altra cosa, vuol dire infatti informazione, e noi de Lo Spallino abbiamo questa velleità, o forse presunzione, di considerare il nostro contributo alla nobile causa spallina di tipo giornalistico, appunto. Abbiamo preso tempo, abbiamo girato al largo, di fatto abbiamo tenuto nascosti notizie e fatti proprio per il contributo di cui sopra. Non è stato bello e giusto, lo ripeto, e non è stato neanche facile. Per una questione di correttezza, prima di tutto, ma anche da tifosi quali tutti quelli che collaborano a questa iniziativa editoriale siamo, proprio perché avevamo voglia di urlare al mondo spallino intero quali e quante fossero le novità importanti e imminenti. Il succo della questione lo potete leggere e comprendere nella notizia che di fatto partorisce questo commento e che pubblichiamo qui accanto. Una bella notizia, certo….
[CONTINUA]
Ecco il servizio de “Il Mondo” in cui si parla dell’argomento
Clicca e scarica il pdf
Potete vedere il servizio andato ieri sera su Telestense
http://www.telestense.it/flv/popup.php?file=http://telestense.smil.weebo.it/20100401_17.xml
LA PASQUA DI SOLIDARIETA’ SPALLINA
Una bella iniziativa di solidarietà è andata in scena durante la Pasqua alla Città del ragazzo grazie allo Spal Club Galo Guercio. Sono infatte state regalate per il terzo anno consecutivo le uova spalline con gadget rigorosamente biancazzurri come potete vedere nelle foto (si tratta di porta telefonini e altre “finezze” spalline) che hanno allietato il giorno di festa dei partecipanti. Anche i giocatori e i dirigenti dell’Ars et Labor hanno ordinato un buon quantitativo di uova pasquali per sostenere l’idea solidale dello Spal Club Galo Guercio.
IL FATTO. Avviato un progetto che garantisce un “vitalizio” da due milioni annui per il prossimo ventennio.
La Spal si autofinanzia con l’energia solare
Realizzare un parco fotovoltaico per produrre energia elettrica e autofinanziarsi con il ricavato. L’idea, in sé semplice e al contempo geniale, è della Spal. E’ un’intuizione che in Italia nessuna società sportiva ha, finora, avuto. Il carattere innovativo del progetto risiede proprio nella sua finalizzazione. Grazie ai proventi derivanti dalla vendita dell’energia, la Spal garantirà a se stessa una sorta di vitalizio per i prossimi trent’anni. Ogni anno il club biancazzurro “staccherà una cedola” del valore di circa due milioni di euro.
Il primo passo da parte della società del presidente Butelli (che in perfetta solitudine continua a sobbarcarsi l’intero onere economico della gestione) si è concretizzato con la sottoscrizione del contratto di affitto trentennale di un’area, proprietà di Hera, situata nella zona industriale a nord della città. Là, secondo quanto è trapelato, saranno collocati i pannelli solari necessari a garantire una produzione di energia pari a una decina di megawatt. Un impianto considerevole, fra i più grandi d’Italia, che richiederà un investimento rilevante, stimabile in circa quaranta milioni di euro. L’utile, al netto degli oneri relativi alla realizzazione e al finanziamento, per i primi vent’anni è assicurato dalle condizioni determinate da Enel attraverso il cosiddetto “conto energia”. Dal ventunesimo anno e sino a esaurimento del parco (una decina d’anni ancora) sarà il mercato a definire le condizioni di vendita, ma più o meno una milionata all’anno affluirà ancora nelle casse spalline.
Per il rilascio delle autorizzazioni e la realizzazione della centrale se tutto andrà bene serviranno sette-otto mesi. Il sindaco e la presidente della Provincia sono da tempo al corrente delle intenzioni della società e hanno manifestato il loro pieno apprezzamento. Il business resterà incardinato nella Spal qualsiasi dovessero essere i futuri assetti societari. Il parco energetico sarà infatti inscindibile patrimonio della società sportiva. Questo significa che se l’attuale dirigenza dovesse un domani decidere di cedere la proprietà, chi compra acquisterà anche il parco e sarà a sua volta tenuto a cederlo se vorrà passare la mano. E gli utili saranno sempre destinati alla gestione del club.
In futuro, dunque, la Spal potrà contare su un capitolo di entrata che se in A e in B rappresenta un contributo comunque importante, in Lega Pro è invece assolutamente linfa vitale. Ora bisogna solo pazientemente attendere che questa lungimirante idea trovi compimento. Ma quella di oggi rischia di diventare una data davvero storica.
L’EDITORIALE. Ora è ufficiale anche se siamo soltanto al primo, importante passo. Come potete leggere nel nostro articolo a fianco che racconta i fatti, quindi la vera notizia, si tratta di un grande accordo per la Spal tanto che della vicenda si occuperà domani addirittura il prestigioso settimanale “Il Mondo”. Un’operazione che, una volta ultimata, e i tempi non dovrebbero essere lunghi, garantisce alla passione biancazzurra anni e anni di certezze economiche. Un miracolo, nel calcio di oggi. Il bello, insomma, comincia ora…
IL FUTURO E’ CON NOI E CON IL NOSTRO SPIRITO (SPALLINO)
di Enrico Testa
Le cose vanno avanti da parecchio. E anche noi, tra le righe, qualche cosa avevamo fatto capire. Ecco, del fatto che sia “uscito” su questo sito e sul nostro giornale soltanto qualcosa e di molto generico chiedo personalmente scusa ai nostri lettori perché il giornalismo è un’altra cosa, vuol dire infatti informazione, e noi de Lo Spallino abbiamo questa velleità, o forse presunzione, di considerare il nostro contributo alla nobile causa spallina di tipo giornalistico, appunto. Abbiamo preso tempo, abbiamo girato al largo, di fatto abbiamo tenuto nascosti notizie e fatti proprio per il contributo di cui sopra. Non è stato bello e giusto, lo ripeto, e non è stato neanche facile. Per una questione di correttezza, prima di tutto, ma anche da tifosi quali tutti quelli che collaborano a questa iniziativa editoriale siamo, proprio perché avevamo voglia di urlare al mondo spallino intero quali e quante fossero le novità importanti e imminenti. Il succo della questione lo potete leggere e comprendere nella notizia che di fatto partorisce questo commento e che pubblichiamo qui accanto. Una bella notizia, certo. Ma una notizia che deve ancora completarsi di qualche passaggio – speriamo e crediamo in brevissimo tempo – e che ha avuto tanti passaggi, soprattutto negli ultimi tre mesi, e non tutti agevoli. Chi ha vissuto questa trafila quotidiana fatta, come sempre succede in questi casi, di alti e bassi ha lavorato molto, sofferto altrettanto e pure gioito. Ma non è stato facile davvero e ci è voluta tanta pazienza e, ribadisco, tantissimo lavoro da parte della società Spal. Da direttore de Lo Spallino che ogni giorno mi lusinga sempre di più e, persino maggiormente, da tifoso malato di Spal quale indubbiamente sono, ci tengo a scrivere forte e chiaro e subito che, con un briciolo di commozione e di certo con una marea di riconoscimento, mi sento di ringraziare ai quattro venti i principali artefici di questa meravigliosa novità che assicura al calcio ferrarese e alla nostra Spal un futuro certo e, speriamo, anche ricco di successi. Ma di questi tempi già il fatto di avere un futuro assicurato e addirittura così dilatato nel tempo è davvero un miracolo. Un miracolo che porta due firme belle leggibili sotto a questo contratto, appunto, con il futuro. Quella del Direttore Generale Gianbortolo Pozzi e quella del Consigliere Sergio Gessi. Anche i tifosi del Portogruaro o del Pescina, tanto per esagerare, sanno quale sia la stima e anche l’amicizia che mi lega ai due dirigenti spallini. Stima che, lo ammetto, difficilmente mi porterà a scrivere o anche soltanto a pensare qualcosa di storto sui miei due eroi (sì, è un termine che ho ponderato). Perché so come lavorano, come pensano, come agiscono. E so che cosa hanno fatto, parlato, contrattato, telefonato, intavolato giorno per giorno per arrivare a questo punto al quale, ovviamente, devono seguire altri necessari passaggi. Ammessa questa debolezza personale nei confronti di questi dirigenti spallini, ribadisco con forza e assoluta certezza che il Comandante e il Mozzo (ecco un altro soprannome che va ad aggiungersi a quelli dei mitici protagonisti dell’Ars et Labor) hanno trascorso centinaia di giorni, dalle nove del mattino alle undici della sera, ovviamente diretti, consigliati e seguiti dal numero uno Cesare Butelli, ci mancherebbe, a lavorare per il consolidamento del progetto Spal. E ci sono riusciti. Tante, forse troppe, volte la missione impossibile ha rischiato di diventare impossibile davvero e tante, troppe volte, tutti insieme, magari non abbiamo chiuso occhio la notte perché preoccupati dall’intoppo ics o ipsilon. E’ stata durissima, complicatissima, difficilissima, lunghissima. Ma è stata. E questo è l’importante. Il fatto che un giornale prestigioso e tecnico come il Mondo si occupi questa settimana (uscirà venerdì) dell’accordo siglato dalla Spal sottolinea la portata dell’evento. Evento che deve assolutamente rendere orgogliosi e tranquilli tutti, ma proprio tutti, i tifosi spallini disseminati in ogni cantuccio del mondo. Evento che assicura alla Spal calcio, non a Butelli o a chi per lui, la certezza non soltanto di resistere ma di andare avanti in un momento, lungo peraltro, molto difficile (eufemismo) per chi vuole fare calcio in Italia. Ecco, questo è il punto. La Spal c’era una volta, addirittura in serie A e persino con un certo Paolo Mazza alla presidenza, la Spal c’è ancora dopo una vita a farci divertire grazie a Butelli e ai suoi collaboratori ma soprattutto la Spal continuerà a esserci. E questa, oggi ma anche domani, è una signora notizia. Ci sarà, e non resterà a guardare gli altri che vincono, la nostra Spal per la gioia di noi santi che per sostenere la nostra passione sprechiamo, anzi investiamo con piacere, tre ore al giorno facendo un sito, curando un forum, disegnando sciarpe o girando l’Italia. Per tutto questo, e ancora una volta, grazie. Davvero. In attesa dei prossimi passaggi che completeranno il capolavoro.
Ps.: Forza Spal. Sempre.
SPECIALE. La maglia della Spal ci sarà
SUDAFRICA 2010
di Stefania Andreotti
La Spal ci sarà!
E’ finalmente giunta a destinazione, al base camp norvegese del progetto The Shrit 2010, la maglia della Spal firmata da tutti i giocatori.
Ora verrà unita a tutte le altre che l’ideatore del progetto Bjorn Heidenstrom sta raccogliendo in ogni angolo del mondo, nel corso del suo viaggio in bicicletta da Oslo a Cape Town..
La maglia gigante composta da tutte le maglie dei vari club, simbolo dell’unione in nome dello sport, verrà esposta agli imminenti Mondiali di Calcio in Sud Africa.
Il sogno di vedere la Spal ai mondiali verrà così coronato!
Un ringraziamento alla Società Spal 1907 e ai giocatori per aver contribuito a questo romantico progetto, e a Giuseppe e Michele Ungaro per avercelo segnalato.
Qui tutte le maglie italiane raccolte:
http://www.theshirt2010.net/submitted-shirts/category/italy.html
Questo il sito del progetto,
http://www.theshirt2010.net
Questo il blog del viaggio in moto di Giuseppe e Michele Ungaro:
http://www.volfango.org
LA SERATA. Successo dell’ennesimo evento biancazzurro organizzato sabato scorso dagli Spallinati con tante vecchie glorie oltre all’immenso tecnico Giovan Battista Fabbri.
UN OMAGGIO AL MITICO GIBI’
di Alessandro Orlandin
“Non fa che parlare di questa cosa da giorni” confidano i ben informati all’esterno della Sala Estense che va affollandosi. È emozionato Giovan Battista Fabbri, e lo testimonia arrivando con quasi quaranta minuti d’anticipo nel piccolo teatro in piazza Municipio. Alla spicciolata arrivano tutti, da Osvaldo Bagnoli a Cristian Servidei, dal leggendario Oscar Massei a Ennio Guirrini. Tra gli ultimi ospiti d’onore ad arrivare c’è Cesare Butelli, che saluta con affetto il vecchio mister e scambia con lui qualche parola prima di accomodarsi in quinta fila, con la solita elegante discrezione. Tanti campioni e tanta gente comune per l’omaggio degli Spallinati al vecchio “Brusalerba”. E lui, l’arzillo ottantaquattrenne nato a San Pietro in Casale, si dimostra fedele a quello che è sempre stato il suo credo calcistico: divertire. Sale sul palco, accompagnato da un Filippo Vendemmiati che non fa nemmeno in tempo a chiedere “Come va?” che subito dalla platea si alza forte il coro “Gibi Fabbri / eh eh / Gibì Fabbri / oh oh”. Ride Gibì, seduto sulla panchina piazzata al centro del palco. E alla domanda se fosse vero o meno che ai tempi del Vicenza fosse stato contattato dal Milan, l’anziano tecnico risponde fulmineo: “E se fossi andato a Milano e fossi finito sotto un tram?”. Applausi a scena aperta. La serata trascorre veloce tra la biografia del giovane Gibì letta dall’attore Beppe Gandini e i tanti ospiti che si alternano sul palco tra un filmato e l’altro per testimoniare la propria esperienza con Fabbri. Non mancano le sorprese, come i collegamenti telefonici con altri due pezzi da novanta come Albertino Bigon e Pablito Rossi. Particolarmente emozionante l’intervento del cannoniere del Mundial ‘82, che ha ricordato come sia stato proprio Gibì a inventarlo centravanti nel Vicenza, dopo un passato da ala destra. La coda della serata è uno squisito one-man-show, con il vecchio allenatore a tenere banco con tutto il suo spirito davanti alle domande di Filippo Vendemmiati: puntualizza sul numero di gol in serie A (9 per lui, 8 per Tuttosport che gliene negò uno, convertendolo in autogol), racconta di Paolo Mazza (“eravamo come cane e gatto”) e snocciola ricordi di partite e circostanze come se le ottantaquattro primavere sulle sue spalle fossero almeno la metà. A conti fatti 57 anni di calcio, tra campo e panchina: “Ah, non lo so – dice sorridendo – ho perso il conto. Anche adesso ogni tanto do dei calci ai sassi sul selciato davanti a casa, quindi … “. Grazie Gibì, grazie di tutto e altri cento di questi giorni.
L’EDITORIALE / L’ANTICIPAZIONE. Ecco in anteprima l’articolo di copertina de “Lo Spallino” in distribuzione domenica.
L’IMPORTANZA DELLA OVEST
Poteva anche bastare il titolo di prima pagina. Tutti insieme. Per essere più chiari aggiungiamo qualche concetto che sarebbe semplice e invece diventa complicatissimo. Il tutti insieme è un nostro invito alla tifoseria tutta che non ha confini di alcun tipo. Età, stato sociale, appartenenze personali, gruppi singoli e così via. Tutti insieme vuol dire chiedere agli innamorati dell’Ars et Labor di fare come coro comanda, e cioè fai quel che puoi per la tua Spal, cantando insieme, superando steccati provincialissimi fatti di piccoli o minuscoli gruppi che hanno idee diverse, concezioni di tifo magari opposte e altre differenze varie ma potrebbero raggiungere l’unità cedendo ognuno qualcosa di suo per il bene della Spal, ovvio, ma anche o soprattutto per ridare quell’importanza, quella magia, quelle caratteristiche nel nome di ciò che è stata e oggi purtroppo rischia di non essere più la mitica Curva Ovest Ferrara.
Vecchia guardia, Astra Alcool, Porro, Spallinati e tanti ma tanti altri… tutti hanno i loro meriti, le loro particolarità, la loro storia che non si cancella e, anzi, potrebbe risplendere sotto quell’unica parte di stadio sempre meno colorata e sempre meno unita. A Pescara, lo scrivo con convinzione, mi ha fatto un’impressione grossa così vedere le migliaia di appassionati anch’essi biancazzurri cantare per più di novanta minuti tutti insieme senza smettere un solo nanosecondo di intonare il coro per i loro beniamini. E poi quella curva lunghissima piena di toni e sfumature di colore anche a noi cari… A Ferrara, va detto e scritto, c’è stato un buco importante. Anni e anni praticamente senza calcio o, meglio, senza passione e questo ha creato importanti salti generazionali. Non abbiamo più avuto il nonno che ci ha portato al Paolo Mazza facendoci impazzire di gioia tanto da affidare alla Spal la nostra passione presente e futura. E così siamo arrivati alle tante difficoltà che hanno preceduto quest’ultimo biennio spallino.
Ecco, adesso c’è una società che, a prescindere dai risultati comunque significativi, rispetta le ragioni del cuore e la storia di chi va allo stadio ma anche di chi, lontano da Ferrara, sta appiccicato a una radio o a una webcronaca. Le premesse sportive e culturali, insomma, ci sono tutte. Adesso tocca alla tifoseria che quest’anno ha dato grandi segni di risveglio seguendo i biancazzurri da Palermo a Marcianise, da Potenza a Pescara. Quel malinteso, voglio chiamarlo così, che ha portato una mezza dozzina di tifosi a dubitare sull’impegno della squadra a Pescara credo che possa diventare una base di ripartenza. Quei cori contro, lo scrivo chiaramente, erano sbagliati, inopportuni, assurdi, dannosi. Spero, e so di non essere solo, che servano a ritrovare dopo una vita un’unità di rappresentazione della passione in bianco e azzurro che potrebbe permettere alla Nostra Spal il salto di qualità. Basta volerlo. Basta crederci. Basta parlarsi. Basta ragionare.
LA VIGILIA. Alle 19 i biancazzurri sono arrivati in ritiro precedendo Cesare Butelli. Abbiamo parlato con lui e con Marco Zamboni di questo sabato di ritiro in attesa della partitissima di domani. In casa Spal c’è molta fiducia e l’atmosfera è serena. Noi facciamo gli scongiuri e ci prepariamo a una domenica non qualsiasi.
IL PRESIDENTE E IL CAPITANO… ASPETTANDO PESCARA-SPAL
di Enrico Testa
Ore 19. L’appuntamento viene rispettato. Il presidente Cesare Butelli è ancora in macchina, destinazione il ritiro di spallino abruzzese. E’ partito alle 17.30 da Lucca e non sono mai stato così felice di non essere andato in macchina con lui visto che, parole sue, e purtroppo c’è da credergli, è arrivato a toccare i 257 chilometri orari. Ovviamente senza vivavoce (“ma rallento a 190 per parlare meglio…”) il presidente sta raggiungendo il suo primo ritiro con la squadra. Ecco, cominciamo da qui.
Perché proprio questo ritiro?
“Sì, ormai l’avete scritto tutti che si tratta della mia prima volta. Perché? Perché mi andava. Perché è una bella trasferta. Perché sono curioso di verificare il livello di noia di un ritiro. Perché è una trasferta lontana ma non lontanissima. E’ il momento giusto, credo che si possa definire il crocevia del campionato, quello in programma domani. E poi volevo dimostrare ancora una volta che siamo un bel gruppo e mi ci metto dentro anche io”.
Come passerai la sera, parlerai con tutti i ragazzi?
“No, non sono uno da discorsi e cose ufficiali. Parlerò con loro quando li incontrerò, magari giocheremo insieme a carte ma ci tengo a specificare che non vado in veste istituzionale. Ci sarò per passare una serata in compagnia”.
Che cosa ti aspetti domani?
“Una bella partita in uno stadio importante, con un clima da categoria superiore. Loro saranno tantissimi ma anche noi saremo belli rumorosi con una nostra significativa rappresentanza considerando la distanza tra Ferrara e Pescara. Sono cose che mi fanno particolarmente piacere, queste, perché dimostrano che l’entusiasmo che è stato a lungo sotto le ceneri è ritornato”.
Ci saranno anche tifosi spallini che vengono da Roma, da Pavia…
“Quelli che vengono da Roma fanno il loro dovere perché sono vicini e questo devi scriverlo!”.
Fatto.
“Bene. Invece parliamo di quello che viene da Pavia, Marco detto Spallino a Pavia. Ci tengo a dire che non mi piacciono le classifiche tra chi va in trasferta e chi non va, tra chi va soltanto vicino e chi attraversa l’Italia. A parte queste sciocchezze lui, Marco, è veramente un grande. Era a Palermo, ora viene a Pescara e da casa sua è veramente un viaggio. Sì, lui merita l’encomio”.
Dove vedrai la partita?
“L’intenzione era quella di vederla in curva ma mi stanno dicendo che non si vede nulla e io, invece, ci tengo a vederla la partita. Di sicuro i nostri tifosi li vedrò a pranzo perché mangeremo insieme e se il padrone del ristorante me lo permetterà ho portato qualche bottiglia di Babone perché mi sembra un’ottima occasione per stare insieme e il vino… come dire? Scalda l’ambiente… Vedremo poi allo stadio, non me ne voglia nessuno se non dovessi andare in curva. Davvero ci tengo molto a vedere Pescara-Spal. Comunque vediamo domani…”.
Un pronostico?
“E’ una partita aperta a tutto. Da sportivo e non da presidente della Spal o da tifoso, da uno che vuole azzeccare il risultato dicono X2 convinto di prenderci!”.
Terminata la chiacchierata presidenziale sentiamo gli umori della squadra. Lo facciamo con il capitano, Marco Zamboni. Il cellulare risulta staccato. Penso che staranno mangiando. Invece passano pochi minuti e Zambo richiama.
“Siamo arrivati adesso, è stato un lungo viaggio. Cinque ore di pullman”.
Come avete passato il tempo?
“In cinque abbiamo giocato a carte. Altri hanno visto due film di merda, uno più brutto dell’altro”.
Apro una parentesi. Eviterò per ovvi motivi di riportare un certo intercalare del fantastico capitano che si ripete a ogni risposta. Chiedo perdono a quelli che su facebook sono iscritti al gruppo del Dio Anubi.
Qualcosa da segnalare durante il viaggio?
“Sì abbiamo incontrato Carlo Capponi all’autogrill”.
E chi cazz’è?
“Quello che mangiava le banane all’isola dei famosi”.
E qui Zambo accenna un’imitazione che è un peccato non aver registrato.
A parte questo…
“Abbiamo superato il pullman del Ravenna!”.
Avete fatto bene!
“Già…”.
Censura sul resto delle parole del capitano a proposito di sorpassi in classifica.
Come state?
“Stiamo bene, dio… Se riusciremo a giocare come nelle ultime partite siamo consapevoli di poter far bene. E possiamo anche vincere perché loro sono forti ma non imbattibili”.
L’ambiente com’è?
“L’ambiente è carico e non potrebbe essere altrimenti. Se non sei carico in queste partite, se non stai al cento per cento quando affronti il Pescara o il Verona, allora è inutile parlarne. Giocheremo in uno stadio dove potremo trovare quindicimila spettatori. Credo che basti questo”.
Dicevi delle ultime prestazioni. Ecco, ci vuole quella Spal lì e non quella del primo tempo con il Rimini…
“Firmerei per fare un primo tempo come quello ogni ics gare!”.
Che partita vi immaginate?
“Ma, ti dico soltanto che secondo me si tratta di una partita che può essere decisiva. In un anno e mezzo, quasi due, in cui sono a Ferrara abbiamo sempre toppato il possibile salto di qualità. Stavolta non deve accadere”.
Viene anche il presidente Butelli a dimostrazione che si tratta di una domenica non qualsiasi…
“Sì, lo so. Me l’ha detto, il pres. Ora lo chiamo”.
Guarda, sta arrivando. Prima l’ho sentito e andava a 240 e passa chilometri all’ora!
“E’ un pazzo, il pres!”.
L’INIZIATIVA. I fratelli Ungaro, i motociclisti ferraresi partiti per il Sudan (vedi la video intervista sul nostro sito” sono stati costretti a una sosta forzata per problemi burocratici che è diventata l’occasione per incrementare il bianco e l’azzurro nella loro missione. Noi de Lo Spallino abbiamo girato alla società di Butelli l’idea di un loro compagno di viaggio, il norvegese Heidenstrom che sta raccogliendo tutte le casacche da calcio del mondo per cucirle insieme ai prossimi campionati Mondiali di giugno.
SUDAFRICA 2010. LA MAGLIA DELLA SPAL CI SARA’!
di Stefania Andreotti
Michele e Giuseppe Ungaro, i due motociclisti di Ferrara partiti lo scorso 25 febbraio per il Sudan portando con sé i colori della Spal (guarda la video intervista) ci hanno fatto avere le prime notizie della loro avventura.
Sono ancora fermi a Khartoum in attesa dei documenti di circolazione per le moto. Come era prevedibile non è semplice districarsi tra le maglie della burocrazia di un paese straniero, ma i ragazzi non si sono persi d’animo e stanno attendendo con ansia il momento in cui potranno saltare in sella.
Giuseppe è già pronto per farsi immortalare nel deserto con la sciarpa della Spal, e Michele si sfoga: “Ho voglia di strada!”. E non allude a Gino, i cui medici incontrerà domani nel centro cardiochirurgico di Emergency, ma al cammino fatto di polvere, sassi, e paesaggi mozzafiato che lo accompagnerà per diecimila chilometri, fino al ritorno a casa.
Questa sosta forzata non stata è per i due fratelli un tempo morto. Ne hanno approfittato infatti per conoscere la città e personaggi incredibili. Uno fra tutti, Bjorn Heidenstrom, un tipo un po’ folle come loro, che ha deciso di andare in bicicletta da Oslo, in Norvegia, a Cape Town, in Sud Africa. Con una missione: raccogliere lungo la strada magliette di club calcistici, dal Manchester United fino a squadre amatoriali, firmate dai giocatori o dai fans. “E’ convinto – raccontano i fratelli Ungaro – che la grande famiglia del calcio sia capace di dimostrare solidarietà verso chi, per guerre o persecuzioni politiche, ha perso tutto e vive la condizione di rifugiato. Tutte le magliette saranno cucite insieme ed esposte ai mondiali di calcio 2010 in Sud Africa”.
Questo progetto ha un sito: www.theshirt2010.net attraverso il quale si può seguire il suo viaggio e contribuire inviando la maglietta del proprio club.
Noi dello Spallino, che se non fossimo degli inguaribili romantici non saremmo qui, abbiamo deciso di sostenere questa iniziativa e farci portatori della richiesta di Bjorn alla società spallina, invitandola ad inviare la maglia firmata dai giocatori in modo da poterla vedere sfilare tra tutte le altre agli ormai imminenti mondiali di calcio.
Per leggere il racconto completo del viaggio di Michele e Giuseppe Ungaro: www.volfango.org
UNA DOMENICA PARTICOLARE. Alla replica del Mundial 1978 in Argentina hanno partecipato sedici ragazzi provenienti da quasi tutto il nord-est. L’incasso del torneo è andato all’Associazione Giulia Onlus di Ferrara.
C’E’ LA SOSTA? E ALLORA VI RACCONTIAMO IL CALCIO DA TAVOLO
di Nicola Delez De Leonardis
Non potevamo restare una domenica senza parlare di calcio. Quindi alla faccia della sosta vi raccontiamo, una domenica diversa ma sempre di calcio, quello vero, il subbuteo cioè. Ferrara, anzi Occhiobello. Per la precisione Hotel Savonarola Unaway. È qui che si è svolto il primo appuntamento in terra estense (o quasi) del 2010, ripercorrendo in punta di dita le gesta del Mundial 1978 in Argentina. Grazie alla perizia di Mark Parker e alle sue miniature perfettamente replicanti le divise delle squadre in campo 32 anni fa, si sono scontrati sedici partecipanti provenienti da Ferrara, Bologna, Cento, Modena, Mantova e Verona. Un piccolo campionato del Nord est italiano…
In primis dobbiamo ringraziare proprio questi appassionati che si sono sobbarcati chilometri di auto alla domenica mattina: in particolare Fabio di Mantova che, convocato alle 7,45 per una defezione dell’ultimo minuto, non ha battuto ciglio ed è arrivato puntualissimo alle 10. Un grande. Un grazie anche agli sponsor della manifestazione: Banca Popolare di Ravenna, caffè Krifi, AVIS, Extreme Works ed EA Subbuteo. Con qualche minuto di ritardo dalle 10 previste, si provvede ai sorteggi: in ordine di apparizione sul tabellone originale, vengono accoppiate le squadre ai nominativi. Ecco di seguito gli accoppiamenti (con vicino i “nick” dei vari iscritti):
1) DELEZ (Ferrara) – SCOZIA
2) STEFANO 1963 (Cento) – AUSTRIA
3) MARCO BIGONI (Ferrara) – ITALIA
4) FABIO (Mantova) – IRAN
5) TUBO (BOB65) (Ferrara) – FRANCIA
6) ROBUTEO (Verona) – TUNISIA
7) MICHELE (Ferrara) – SVEZIA
8) CELTIC MAX (Bologna) – MESSICO
9) BUCCO (Ferrara) – SPAGNA
10) ETTORE70 (Verona) – PERU’
11) MARCO DI FRANCESCO (CARPINUS) (Modena) – POLONIA
12) STEFANO CIRILLO (Modena) – UNGHERIA
13) McHYPER (Modena) – OLANDA
14) MARCO BERSELLI (Modena) – GERMANIA OVEST
15) FAGGIO (Ferrara) – ARGENTINA
16) GEVICH (Ferrara) – BRASILE
Ovviamente si seguono gli stessi raggruppamenti “storici”, premiando con due punti la vincente e uno per il pareggio. Nel gruppo 1 prevale nettamente l’Ungheria, vincendo tutti e tre gli incontri. Per la seconda piazza prevale l’Argentina (3 punti) sull’Italia (2) mentre è “out” la Francia che chiude solo con un punto. Nel gruppo 2, Polonia prima (5 punti) per differenza gol (+8) sulla Tunisia (5 punti +5 gol); lo scontro diretto finisce 2 a 2 in un spumeggiante incontro fra Carpinus e Robuteo. Terzo il Messico e quarta la Germania. Nel gruppo 3 si impone la Svezia (5 punti), imbattuta su Brasile (4), Spagna (2) e Austria (0). Nel gruppo 4, il più equilibrato, Olanda vincente con 5 punti, seconda la Scozia (3), terzo il Perù (2 punti -2 gol), quarto l’Iran (2 punti -4). Si passa così alla seconda fase, nel ’78 ancora a girone all’italiana. Nel gruppo A composto da Tunisia (Robuteo), Scozia (Delez), Ungheria (Stefano), Svezia (Michele) questi i risultati:
TUNISIA-UNGHERIA 0-3 * SVEZIA-SCOZIA 0-0 * UNGHERIA-SVEZIA 4-1 * SCOZIA-TUNISIA 0-1 * SCOZIA-UNGHERIA 1-0 * SVEZIA-TUNISIA 1-4
Per una classifica che vede UNGHERIA 4 – TUNISIA 4 – SCOZIA 3 – SVEZIA 1 e l’Ungheria in finalissima, relegando Robuteo con la sua Tunisia alla finalina per aver perso lo scontro diretto.
Il gruppo B invece è composto da Polonia (Carpinus), Argentina (Faggio), Brasile (Gevich) e Olanda (McHyper). Questi i risultati:
POLONIA–ARGENTINA 1-0 * BRASILE-OLANDA 0-2 * ARGENTINA-BRASILE 1-1 * OLANDA-POLONIA 1-0 * OLANDA-ARGENTINA 3-0 * BRASILE-POLONIA 1-2
La classifica vede quindi OLANDA 6 – POLONIA 4 – BRASILE 1 (-3 gol) – ARGENTINA 1 (-4 gol).
Olanda di McHyper in finalissima mentre la bella Polonia di Carpinus alla “finalina” per il terzo e quarto posto. Quest’ultima viene giocata in modo aperto dalle due formazioni. Un Robuteo più tonico batte Carpinus per due a zero, probabilmente complice il pranzo che ha evidentemente causato un abbiocco post-prandiale in Carpinus (il bidet di mascarpone che si è mangiato probabilmente urlava vendetta…). Tutto questo senza nulla togliere a Robuteo che meritatamente si impone, classificandosi al terzo posto. Bellissima finale invece fra McHyper e Stefano in un derby modenese: dopo aver concluso i tempi regolamentari e il supplementare sul 2-2, in un incontro vibrante con risultato sempre in bilico, si è finiti con l’assegnare il Trofeo “Ferrara Anni 70” grazie alla lotteria degli shoot-out. Dopo un alternarsi di rigori parati e realizzati, all’ultimo tiro si impone l’Olanda di McHyper, “vendicando” la sconfitta di tanti anni fa subita dall’Argentina di Menotti.
A latere del torneo ufficiale, fra i primi esclusi e alcuni partecipanti al torneo “Super 9” di CDT che si svolgeva nella sala adiacente (a tal riguardo ringraziamo i ragazzi del Subbito Gol Club di Ferrara che hanno organizzato una stupenda manifestazione) si è svolta la Coppa Delez che ha visto arrivare in semifinale Tubo contro Mirco (Mir80GS2 di Roma), e FabioMantova contro Faggio. Il primo combattuto incontro è finito 2-1 per Tubo dopo gli shoot-out. Il secondo ha visto prevalere Faggio su Fabio per 3-0. Nella finale, Tubo si impone su Faggio per 1-0, aggiudicandosi il “prestigioso” trofeo che premia il migliore degli “ultimi”.
Sperando che sia prevalso il divertimento alle inevitabili pecche organizzative di questo primo torneo di Subbuteo a Ferrara, ringraziamo di cuore tutti i partecipanti, i fantastici ragazzi del Subbito Gol e diamo l’appuntamento al 9 maggio a Ferrara per il Primo Trofeo città di Ferrara – Road to South Africa dove speriamo di vedere tutti i partecipanti nuovamente in campo. “Last but not least” un ringraziamento speciale all’Associazione Giulia Onlus di Ferrara, alla quale è andato l’incasso della manifestazione, piccolo contributo per continuare ad alimentare quella speranza che giornalmente i volontari offrono ai bambini malati di cancro.
GLI SPOGLIATOI. Filippo “Pippo” Rossi, presidente del Subbito Gol Club traccia il bilancio della manifestazione “Super 9” che è andata in scena in terra estense.
“UN SUCCESSO INCREDIBILE”
Filippo Rossi, per tutti Pippo, è il presidente del Subbito Gol Club, il sodalizio che riunisce i giocatori di Calcio da Tavolo a Ferrara ed organizzatore della manifestazione “Super 9” in terra estense, appunto una delle nove tappe di un circuito nazionale.
Allora Pippo, com’è andata?
“È andata benissimo, forse uno dei migliori tornei visti a livello nazionale. Circa duecento iscritti nelle due giornate, tutto è funzionato alla perfezione. Siamo molto contenti sia della location che dell’affluenza del pubblico, che ha permesso di fare pubblicità al calcio da tavolo, al Subbuteo (grazie al torneo organizzato da Nicola “Delez” Deleonardis) e anche di aiutare con una parte dell’incasso l’Associazione Giulia di Ferrara, che opera nel volontariato a favore dei bambini malati”.
Quindi gioco e beneficienza…
“Quando con il gioco gli adulti tornano bambini, è la “chiusura del cerchio”: riuscire anche ad aiutare i bambini sfortunati. Ben vengano queste manifestazioni con scopo benefico. E a maggio, quando ci sarà il prossimo torneo a Ferrara, saremo ancora in prima linea”.
Per chi volesse ripresentarsi sul panno verde?
“Il calcio da tavolo è l’erede del Subbuteo. Per chi volesse giocare a Subbuteo, chiamiamolo “old” quello originale, gli appuntamenti sono nelle case private. Delez sta facendo un ottimo lavoro di “recupero fanciulli smarriti”… noi del club, col calcio da tavolo, ci troviamo al venerdì nella sede di via Labriola, vicino via Krasnodar. Per contattarci visitate il nostro sito www.subbitogol.it”.
LA STORIA. Poche chances al Tar per Benasciutti. Così la sentenza consentirà alla Spal di richiamarsi Ars et Labor con tanto di storico ovetto.
ECCO PERCHE’ IL MARCHIO TORNERA’ A CASA… GRATIS!
di Sergio Gessi
La diatriba sul marchio verte sul presupposto di un presunto danno commerciale che l’improprio utilizzo della denominazione Spal da parte della società sportiva “Spal 1907 SpA” arrecherebbe ai possessori del marchio “Società polisportiva ars et labor”.
Ora, ciò che si evince dalla giurisprudenza e che il Tribunale amministrativo regionale ha considerato, respingendo la richiesta del signor Roberto Benasciutti di dirimere la questione con procedimento di urgenza poiché non ha ravvisato alcun danno emergente, è che il marchio di una società sportiva è un marchio commerciale anomalo, del quale vanno valutati primariamente gli aspetti connessi alla rappresentatività che tale marchio riviste per la comunità di cui è espressione.
In sostanza, anche dal punto di vista del diritto, il nome di una squadra di calcio è diverso dall’etichetta che si appone su un fustino di detersivo. Quel marchio trae sostanza e valore dalla storia sportiva che rappresenta, e i dirigenti societari ne sono una sorta di custodi, che possono esercitare su di esso solo in via transitoria i diritti connessi all’esercizio di un’attività di impresa, ma non possono appropriarsene sine die e gestirlo pro domo propria, depredando di fatto la comunità di un valore simbolico che ad essa appartiene.
In sostanza il valore sociale è considerato preminente rispetto a quello commerciale. Inoltre l’eventuale danno commerciale deve essere comprovabile ed emergente. Invece, nel caso particolare della Spal (stante l’attuale inibizione posta dalla Figc all’utilizzo della denominazione “Spal – Società polisportiva ars et labor”, poiché concorrenziale con le denominazione “Spal 1907” riconosciuta come legittima espressione della storia sportiva della città di Ferrara, e come tale regolarmente e legittimamente affiliata ai campionati, in forza di quella norma nota come lodo Petrucci), fanno sì che la “Ars et labor” sia nella condizione di non poter esercitare la propria attività sociale: non può cioè iscriversi ai campionati di calcio della Federazione italiana e di conseguenza non subisce alcun danno economico a seguito dell’attività che viceversa svolge regolarmente la Spal 1907. La quale, detto per inciso, solo per un principio di cautela e per rispetto degli organi giudiziari (trovandosi in presenza di un procedimento formalmente aperto) continua a utilizzare quella denominazione e non lo storico acronimo.
Ma, unitamente all’inconsistenza del danno economico, le cause stesse della estromissione della Società polisportiva ars et labor da parte della Figc e della conseguente ammissione della Spal 1907 come legittima erede della tradizione sportiva di Ferrara, oltre alla responsabilità oggettivamente ascrivibile all’attuale titolare del marchio “Ars et labor”, Roberto Benasciutti, derivante dal ruolo societario da lui assolto in quella sciagurata gestione societaria, costituiscono un’ulteriore aggravante che il Tar non potrà non considerare.
A sentenza emessa, se il senso di queste argomentazioni sarà accolto dai giudici, come il dispositivo della prima sentenza autorizza a supporre, caduto ogni pregiudizio e senza nulla dovere ad alcuno, la Spal 1907 potrà riprendere la denominazione di Società polisportiva ars et labor.