Interviste esclusive anno 2009-10

LE INTERVISTE ESCLUSIVE

LE INTERVISTE ESCLUSIVE. Il Direttore Generale spallino traccia, con qualche ammissione, il bilancio del campionato appena concluso e, guardando avanti, racconta le strategie dell’anno che verrà: prima squadra, staff e settore giovanile. Poi rassicura sulla competitività della prossima Spal: “Sarà un mercato particolare e non mancheranno le occasioni. Partiamo da un’ossatura forte e sappiamo dove dobbiamo migliorare. Siamo molto tranquilli e fiduciosi e con noi anche il tecnico che è stato confermato perché crediamo molto in lui perché ha lavorato benissimo”.

POZZI: “I TIFOSI POSSONO STARE TRANQUILLI”

di Enrico Testa

Il Comandante è già al lavoro. Il fotovoltaico, alcune pedine per rafforzare la struttura societaria, il settore giovanile, quindi nuovi tecnici e giocatori, e poi la prima squadra. Sei, sette rinforzi almeno tra titolari e rincalzi. Questo, in sintesi, e in linea di massima, è un po’ il bilancio dell’immediato futuro di un signore, Gianbortolo Pozzi da Lumezzane, che in quanto a ore spese per la Spal ha pochissimi rivali. Il resto di questa intervista, è un suo parere, dettaglio per dettaglio, della stagione appena conclusa e un nostro tentativo, faticosissimo, ma anche questo va iscritto tra i meriti del Comandante, di immaginare la Spal che verrà. Inutile aggiungere altre parole a quelle che lo stesso numero due della società spallina spende in questa lunga ed esclusiva intervista. Che comincia, ovviamente, dal campionato appena finito in archivio. In mezzo, dagli acquisti alle cessioni, Pozzi sa far bene il suo mestiere. Che, soprattutto di questi tempi, è restare in silenzio, non dire, negare, prendere tempo, rimandare. Anche perché, il calciomercato che sta per cominciare, o meglio: che è già cominciato, sarà ricco di sorprese, cifre più basse e cambiamenti repentini di programma causa una marea di club che spariranno dal pianeta calcio. Tra una (non) ammissione del Direttore Generale spallino e una risposta ripescata dal tecnico Notaristefano estrapolata dall’intervista che l’allenatore ha dato a Lo Spallino una decina di giorni fa, però, qualche idea più concreta i tifosi e i lettori possono farsela lo stesso. Ma cominciamo da quello che, ormai, si può definire passato.

La domanda più banale, ritrita, pallosa del mondo. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, secondo te?
“Mezzo e basta. Scherzi a parte, se guardo al girone di andata dico vuoto. Se, invece, penso al ritorno direi pieno. E’ stato un campionato in chiaroscuro, all’inizio qualche giocatore ha avuto difficoltà a ingranare, ci sono stati problemi fisici, c’è stato un generale calo di rendimento, insomma. Poi la Coppa Italia ha fatto il resto, regalandoci qualche illusione. Ci abbiamo messo troppo tempo a trovare la quadratura del cerchio, in pratica. Il resto l’hanno fatto tanti infortuni, certi episodi e altre piccole cose. Dopo, quindi nel ritorno, abbiamo giocato come dovevamo giocare e infatti abbiamo disputato un ottimo campionato. La squadra vera, ne sono convinto fortemente, è quella del ritorno. La cosa buffa è che nel periodo più buio si contestavano quelli che l’anno prima erano i più applauditi”.
Sinceramente, hai tirato un sospiro di sollievo quando è finito il campionato?
“Sinceramente sì! E’ stato un campionato tirato, una sorta di tutti contro tutti visto l’equilibrio. Abbiamo patito il rischio playout con l’ansia che ne consegue anche se forse maggiore del dovuto. Alla fine abbiamo concluso il campionato in una posizione onorevole più vicina ai nostri reali valori”.
Ritorniamo all’estate scorsa. Acquisti, Coppa Italia e amichevoli avevano fatto illudere il pubblico e forse anche voi dirigenti…
“Sì. Giocare alla pari con certi squadroni e poi ritrovarsi gente magari sconosciuta che ti morde le caviglie ci ha creato qualche problema. E’ difficile rientrare nella mentalità giusta, contro le big dai qualcosa in più, è normale. Per questo ho già parlato con Notaristefano per raccomandarmi in vista della prossima Coppa Italia. La dovremo affrontare in maniera intelligente, mantenendo i piedi per terra, usandola per preparare le uniche partite vere. Quelle del campionato. Certo, la Coppa è affascinante, bella ma il nostro unico pensiero è e sarà la Prima Divisione”.
Che cosa non ha funzionato in questa stagione?
“Forse abbiamo un po’ sottovalutato l’impegno perché venivamo da un torneo super, oltre ogni aspettativa. Abbiamo peccato, all’inizio, in concentrazione, in cattiveria. Da qui è venuto fuori un rendimento minore di quale giocatore. Poi la cessione di Arma sostituito dopo sei partite perché non volevamo un giocatore qualsiasi ha influito senz’altro. Ci tengo a dire che Cipriani è un lusso per la categoria. Non va dimenticato anche che Meloni si è rotto e noi a lui credevamo e crediamo molto. Così ci siamo ritrovati praticamente con zero attaccanti, con Paolo Rossi fuori e Valtulina pure. Altra cosa. Non mi lamento più di tanto degli arbitri ma soltanto guardando alle partite con Rimini, Marcianise e Ternana ce ne sarebbero di cose da dire. Comunque sono stagioni così. L’anno prima con Padova, Sambenedettese e Novara abbiamo fatto tre tiri in porta e abbiamo ottenuto altrettante vittorie. La fortuna che avevamo avuto, insomma, l’abbiamo scontata con gli interessi ora”.
Fai un mea culpa. Dove hai sbagliato tu personalmente?
“Ce ne sono di cose che ho sbagliato… (ride). Ma sono cose che io conosco bene, la società pure e ce le teniamo per noi anche per farne tesoro”.
Da chi ti aspettavi di più?
“Nel girone di andata siamo stati tutti sottotono rispetto all’anno scorso. Nel ritorno, invece, tutti hanno dato un contributo importante a prescindere dal minutaggio. Penso a Meloni che ha fatto tre gol in cinque partite, a Rossi che quando è stato bene ha fatto ottime gare”.
Sei ancora convinto che la Spal di oggi sia più forte di quella precedente?
“Sì, sì, sì. Questa è una squadra più equilibrata e più forte. Ma è il campionato che era più difficile, equilibrato e con un agonismo forsennato. Spesso, ripeto, sono gli episodi che decidono. Il Portogruaro, per esempio, è stata la formazione più regolare ma non è la migliore e nemmeno la più forte”.
Potendo tornare indietro che cosa non rifaresti?
“Rispondo come sopra. Non lo vengo dire a voi giornalisti”.
C’è qualche richiesta di Dolcetti che, sempre potendo ritornare indietro, esaudiresti?
“Sinceramente non saprei. Forse in sede di mercato ci serviva un uomo d’ordine pronto subito, ma certe situazioni, quando si tratta, si creano sul momento. Ti faccio un esempio. A giugno Smit non sarebbe venuto. Anche Cipriani ad agosto non veniva perché, giustamente, aveva altre mire. Con il senno di poi è facile parlare e scrivere…”.
Una parte consistente del pubblico ferrarese è delusa da questo campionato. Un’altra parte, invece, anche se si aspettava di più vi ha seguito fino all’ultimo anche in posti lontanissimi. Che cosa vuoi dire al pubblico e ai tifosi?
“La parte secondo me migliore ha dimostrato grande affetto, e non solo, ancora una volta. L’altra parte dovrebbe considerare le premesse e gli sforzi fatti. Un po’ di delusione è normale ma soltanto un po’ ed è uguale alla nostra che non abbiamo mai nascosto. Così come un pizzico di rammarico che ci sta”.
C’è qualche giocatore che ti ha sorpreso positivamente?
“Mah, non saprei e non voglio fare torti a nessuno. Forse Quinta nel girone di ritorno e Zambo che è andato ancora meglio dell’anno prima ma tutti, in generale, nel ritorno hanno fatto molto bene. Una cosa ci tengo a urlarla e vorrei che la mettessi bene in risalto. La società è molto soddisfatta dell’impegno che hanno messo tutti, giocatori e non solo. Impegno che non è mai mancato, mai! Per tornare alle aspettative ti dico una cosa. Con Cippo avevo fatto una scommessa. Gli avevo detto che sarebbe andato in doppia cifra nonostante il relativo poco tempo a disposizione. Beh, ne ha fatti nove ma anche lui ha fatto molto ma molto bene”.
Alla fine, rispetto a corazzate milionarie, ha vinto il Portogruaro. E’ vero che in Veneto hanno avuto un budget superiore al vostro? E concordi sul fatto che non serva necessariamente spendere per riuscire a vincere?
“Rispondo di sì a tutte e due le domande. Proprio il Porto dimostra l’affermazione contenuta nella tua domanda. Hanno avuto una rendita costante e un budget superiore al nostro ma molto inferiore a Verona, Pescara e Taranto. Quindi onore a loro. Che sono partiti per fare un torneo tranquillo, però, non hanno costruito per vincere, che è diverso. Qualche volta aiuta anche un po’ di casualità e un ambiente tranquillo, senza pressioni e aspettative”.
Quante energie (solari e non solo) ha assorbito il progetto del fotovoltaico?
“Tantissime. Siamo tuttora impegnati intensamente da questo punto di vista e speriamo di essere alle battute finali anche perché così potremo e potrò occuparmi di calcio anche se, voglio dirlo forte e chiaro, non è mai mancato da parte di tutta la società il sostegno alla squadra. Certo, abbiamo dovuto moltiplicare le energie”.
Guardiamo avanti. E parto volutamente dal settore giovanile. A che punto siete?
“Se guardiamo a due anni fa siamo sulla strada buona. Quest’anno, invece, abbiamo fatto meno di quello che potevamo fare anche per un momento particolare dal punto di vista economico e generale e per le difficoltà della prima squadra. Ripartiamo da una base sulla quale lavoreremo di più e quest’anno daremo una grossa accelerata. Questo è un impegno”.
L’anno prossimo che cosa cambierà nell’organizzazione del vivaio? Ci saranno allenatori nuovi e anche qualche avvicendamento?
“Innanzitutto ci sarà una persona a tempo pieno come responsabile del settore. Ci sono anche altre idee che finora erano rimaste sulla carta e mi riferisco a un dietologo e a uno psicologo. Vorrei pure allenatori che allenino in maniera specifica per curare difetti e migliorare pregi dei singoli. Un’altra cosa fondamentale è la cura del territorio, fare opera di coinvolgimento, chiudere nuovi accordi con altre società e altre realtà. Per quanto riguarda i tecnici qualcosa cambieremo, ma in generale siamo soddisfatti dei vari allenatori che abbiamo”.
Parliamo della prima squadra. La mossa numero uno è stata la conferma di Notaristefano. E’ mai stata in dubbio?
“Mai. Egidio ha fatto molto bene, è evidente. Ha dato una sua forte impronta e un’identità precisa alla squadra. Dal punto di vista psicologico è stato un grande, ha ridato autostima ai ragazzi. In campo, poi, ha saputo far giocare la squadra secondo le sue convinzioni. Sa leggere le partite, correggere i problemi e le carenze, sa allenare. Insomma, c’è poco da aggiungere. Ci tengo a dire, però, che anche Dolcetti ha lavorato molto bene soltanto che per i motivi che ho già detto questo inizio di stagione è andato come è andato”.
Su che basi avete trovato l’accordo?
“Annuale perché sono convinto che l’allenatore deve essere tranquillo ma anche essere sempre sul pezzo e avere stimoli grossi proprio per dimostrare sempre il suo valore e dare qualcosina di più. Se uno è bravo non ci sono problemi, soprattutto se rispettano i programmi che ci siamo dati”.
A noi, pochi giorni fa, Notaristefano ha detto con grande convinzione che ha molta voglia di vincere e vorrebbe cominciare da Ferrara.
“Anche a noi, e persino quando abbiamo firmato il contratto la prima volta. Lui ci disse che avrebbe fatto di tutto per andare i playoff. E’ un ragazzo, ripeto ancora e con piacere, che dà una grande carica, è competente, motiva bene i giocatori, è ambizioso e non fa scena in panchina, non sbraita”.
Che cosa vi ha chiesto il tecnico?
“I soldi! Eh eh eh, scherzo ovviamente. Non ci ha chiesto nulla di particolare perché ha fiducia nella società. Adesso, te l’ho detto, siamo impegnati sul fotovoltaico, poi penseremo al ritiro e parleremo con tutti i giocatori per lavorare su ciò che c’è da prendere o da lasciare. Ogni nome, oggi, è fuori luogo e soprattutto non è vero. Ci credi?”.
No, ma non ho altre possibilità. Per quanto riguarda lo staff a disposizione dell’allenatore, invece, ci saranno novità?
“Parleremo anche con loro, con i vari componenti dello staff. Hanno fatto bene e li ringrazio. Qualche novità, comunque, potrebbe esserci”.
Quale sarà il budget spallino per il prossimo campionato?
“E’ chiaro che il budget dipende anche dal discorso fotovoltaico. In linea di massima sarà simile a quello di quest’anno. Magari con qualcosa in più destinato al settore giovanile. E’ un momento economico particolare, questo lo hanno capito tutti, ma anche per questo si può fare molto bene lo stesso. Il mercato, oggi, in questa situazione, con pazienza e capacità, offre parecchio. Anche giocatori che fino a ora erano impensabili”.
Notaristefano ha detto chiaramente che in questa Spal c’è una base consistente dalla quale ripartire. Condividi, immagino…
“Certo. Ribadisco che crediamo che la Spal vera sia questa che ha disputato un grosso girone di ritorno ed è una cosa da considerare. E’ chiaro che valuteremo con i giocatori e con i procuratori le situazioni migliori”.
Dalle idee del tecnico pare di capire che l’anno prossimo non si punterà più sul 442…
“Di questo non ne abbiamo parlato, davvero. Non ancora, almeno. Il modulo dipenderà dai giocatori. Anche questo è un discorso prematuro. Se capiteranno certe occasioni si cambierà il modulo. Sinceramente mi pare l’ultimo dei problemi”.
Capecchi, Ghetti, Zamboni, Smit, Bedin, Rossi, Quintavalla, Meloni… sono i nomi che sembrano più vicini alla conferma. Quanti ne ho azzeccati?
“Non lo so, devo ancora parlare con loro. Se proprio devo rispondere ti posso dire che quelli con il contratto credo vogliano rimanere e comunque sempre alle nostre condizioni”.
Vado in ordine di reparti. Se verrà confermato Capecchi servirà un portiere di riserva dato che non credo che Ioime…
“Fermati, fermati. Ho già detto e lo ribadisco che sono discorsi prematuri, oggi”.
E io ho capito. Ma per una volta mettiti nei panni dei giornalisti. Qualche nome bisogna farlo…
“Quando sarà ora ci saranno anche i nomi. Ora, ripeto ancora, l’idea di massima è quella di non cambiare molto ma di rinforzarci. Chi parla o scrive oggi di questo o quel giocatore spara a caso”.
Il tecnico ha ammesso che in difesa serve un centrale mancino…
“Vedremo anche qui, dipenderà dalle conferme”.
A centrocampo, l’hai ammesso tu stesso, è mancato un giocatore di peso in questi due anni. Cercherete un regista esperto? 
“Dipenderà dalle occasioni che ti dicevo prima e che ci saranno, vedrai. Una cosa è sicura. Vorrei andare in ritiro con la squadra fatta al 95%, almeno”.
Il caso Schiavon. Adorato dai tifosi, in trattativa da tempo con voi anche se il procuratore Calleri è stato abbastanza chiaro, di fatto chiudendo alla Spal. La tua verità qual è?
“Che i campionati non sono ancora finiti e se un procuratore di un giocatore di serie C mette fretta non ci siamo. Proprio per quello che dico da tempo, quest’anno sarà un mercato particolare, pieno di giocatori anche buoni. La gente spallina deve e può stare tranquilla, faremo le cose fatte bene”.
Ti faccio la stessa, identica domanda che ho fatto al tecnico. Riguardo ai giovani o ai giocatori che hanno giocato poco – vedi Laurenti, Marongiu e Pedruzzi che hanno il contratto o Ioime e Licata che sono in prestito – credi sarebbe utile che giocassero un campionato da titolari?
“Vorrei capire dove mandarli perché poi, magari non li fanno giocare. Bisogna trovare società adatte come lo siamo stati noi con Migliorini che qui è cresciuto molto. La squadra sarà il giusto mix tra giovani ed esperti. Ma se oggi ti dico che tizio o caio partiranno potrei dirti una fesseria perché dobbiamo sentire ancora i ragazzi e i procuratori…”.
Per quanto riguarda il ruolo di prima punta Cipriani ha fatto benissimo ma bisognerà vedere che cosa vuole fare e quali richieste avrà. Al momento com’è la situazione?
“Cippo ha un altro anno di contratto con noi ma abbiamo un accordo secondo il quale, di fronte a certe offerte, potrebbe partire. Punto”.
Se non dovesse restare Cipriani, Notaristefano ha detto che Arma non gli dispiacerebbe affatto. Che cosa dici in proposito?
“Anche a me. Ma dipende dal Toro che ha ben altri problemi. Anche qui è tutto prematuro”.
Un’altra domanda uguale a quella fatta a Notaristefano. Rispetto a chi ha vinto il campionato, il Portogruaro, o ai pochi altri che hanno meritato di vincerlo, Pescara e Verona, alla Spal quanto e cosa manca?
“Non tanto. Manca continuità di rendimento rispetto al Portogruaro, questo sì. E’ chiaro che se avessimo i soldi degli altri saremmo contenti. Ma non quelli del Pescara, mi accontenterei di quelli che ha investito il Verona soltanto quest’anno. Grossomodo otto milioni di euro. Scherzo, eh! Con i soldi è facile vincere e spesso nemmeno ci si riesce. Ti ripeto, quest’anno, ma non solo, ci saranno diverse occasioni. Se saremo bravi potremo essere altamente competitivi”.
La Spal che verrà avrà come obiettivo quello di partecipare ai playoff?
“Prima vediamo in che girone ci mettono. Io mi auguro di ritornare in quello del Nord che credo sia più facile. Quest’anno abbiamo speso di più e abbiamo avuto pubblico in meno. Questo era il  timore che ho manifestato a suo tempo a Macalli. Un timore che lui reputò infondato ma presto gli dimostrerò che avevo ragione io”.
Alla voce nuovi acquisti è sbagliato immaginare tra i sei e i dieci elementi?
“Dieci sono tanti. Cinque o sei, più o meno”.
Ma compresi i rincalzi, intendo…
“Vedremo”.
Dei giocatori in rosa alla voce “fare cassa” i sacrifici potrebbero chiamarsi Cipriani e Cabeccia?
“Non credo. C’è la questione Costantino con la Sampdoria da valutare. E poi Franchini e Arma e poi ti continuo a dire che adesso è troppo presto e non ti dico altro”.
Il presidente Butelli che cosa ti ha chiesto per la prossima stagione?
“Il presidente, anzi tutti i presidenti, chiedono: contenimento dei costi e vincere. Come ho avuto modo di dire dal giorno del nostro arrivo a Ferrara, personalmente sono un Direttore che preferisce far crescere il settore giovanile piuttosto che buttare soldi per giocatori come ha fatto il Taranto che è arrivato dopo di noi e ha in rosa trentacinque giocatori pagati un occhio della testa. Sono proprio curioso di vedere come faranno”.
Come al mister ti darei appuntamento a tra qualche settimana per farci qualche nome in più della Spal che starà nascendo… Anche perché visto che non ci dici nulla tra qualche giorno un po’ di nomi li facciamo noi…
“A metà giugno qualcosa di più si saprà per forza. Poi, sui nomi che farai, li smentirà il mercato… Eh eh eh…”.

INTERVISTA ESCLUSIVA. Il tecnico si è accordato con la società biancazzurra per un altro anno. In questa intervista di fine stagione tracciamo un bilancio della stagione appena conclusa punto per punto cominciando a immaginare la squadra che verrà. Tra idee, moduli, giocatori, progetti, speranze, gusti, certezze, richieste e… un breve “fuori onda”.

NOTARISTEFANO: “IERI E DOMANI: ECCO LA MIA SPAL”

di Enrico Testa

Affare fatto. Notaristefano continuerà a sedersi sulla gloriosa panchina spallina. L’accordo, annuale, è di oggi pomeriggio, i dettagli sono nel comunicato ufficiale che la società del Presidente Butelli ha diramato e che noi abbiamo pubblicato sulla nostra prima pagina. Per il resto, questa intervista, era già stata programmata e di fatto si tratta dell’ultimo atto ufficiale della stagione 2009-2010. Quindi facciamo un passo indietro.
E’ finita. Finalmente. L’avverbio è figlio dell’incertezza vissuta fino all’ultima, decisiva partita. Perché, almeno per chi tifa, non è mai facile far passare il tempo che sembra non finire mai e che ricomincerà a trascorrere soltanto alla prima giornata del campionato che verrà. Prima, però, ci saranno le solite voci di calciomercato, il ritiro, le amichevoli e, per fortuna e per merito, anche la Coppa Italia vera che – scritto per inciso – noi de Lo Spallino non chiameremo mai Tim Cup. La stagione spallina è terminata con la solita, pallosa distinzione tra bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Definizione, stavolta, impossibile da evitare. Un girone decisamente sotto alle aspettative, quello di andata, un altro, quello di ritorno, invece positivo e in linea con la speranza iniziale di migliorare il sesto posto di un campionato fa. Missione fallita, però. Perché il settimo posto non migliora nulla anche se a Natale erano molti, giustamente, quelli che avrebbero firmato un abbonamento decennale pur di evitare i playout.
Presto, per la precisione la prossima settimana,  chiederemo conto di tutto questo e non solo anche al Direttore Generale Bortolo Pozzi. Per quello che ci e mi riguarda, e non è una novità, crediamo e credo che sia molto difficile una valutazione con quel girone di andata lì ancora presente e ancora decisivo alla voce classifica finale. Penso, però, che la squadra che negli ultimi mesi di campionato ha veleggiato tra i primi cinque posti della classifica parziale abbia ampiamente dimostrato di essere attrezzata per un torneo di vertice. Con qualche aggiustamento, ovvio. Quello che andrebbe considerato bene, ma la società lo farà senz’altro, è una situazione particolare dopo l’altra – infortuni, errori e non solo – che hanno impedito la realizzazione dei programmi iniziali. Un’altra cosa va scritta con grande convinzione. La società Spal, ma anche i giocatori e l’allenatore, dovrebbero trarre un grande insegnamento da questa stagione altalenante perché certe esperienze, nel calcio, sono fondamentali, e perché un progetto vero, un progetto che non siano parole parole soltanto parole ha bisogno di basi toste e, questo almeno è il mio personale e critico parere, la Spal non le ha ancora. Due anni sono pochi. Due anni, oltretutto con il primo campionato organizzativamente cominciato per forza di cose in ritardo, sono zero per chi vorrebbe andare in serie B e magari restarci. Perché la società deve crescere ancora ed è normale che sia così (e il fotovoltaico in questo senso darà una grossa mano) e perché pure il gruppo matura soltanto giocando e il resto, sempre secondo me non irrilevante, è il rapporto con Ferrara e con la tifoseria che, partito con molte perplessità, sta invece crescendo con grande fiducia. Chiusa la lunga parentesi, la Spal comincia ora a preparare il suo terzo anno. L’accordo con Notaristefano è il primo passo. Un anno che tutti si aspettano ovviamente meno sofferto di quello appena archiviato. Un anno che dovrà avere, come obiettivo, l’ingresso nella griglia dei playoff. Ma questo, alla fine ma anche all’inizio, potranno deciderlo soltanto Butelli e suoi collaboratori quando decideranno il budget a disposizione. Certo, con tutte le squadre che andranno a carte e quarantotto, sarà più facile fare mercato e quindi anche lottare per quei playoff che a Ferrara tutti si aspettano. Inutile e sbagliato nasconderlo. Ma facciamo un passo per volta e cominciamo da questa prima, importante notizia alla voce la Spal che verrà. Che si chiama Notaristefano. E’ lui, il tecnico, il primo tassello sul quale Butelli fonderà la sua (nuova) Spal.          
Prima di tutto complimenti.
“Grazie, è un vero piacere anche da parte mia restare su questa panchina”.

Quanto ci avete messo a trovare l’accordo?
“Venti minuti, pochissimo. Proprio come l’altra volta”.

Che cosa hai chiesto?
“Niente di particolare. Anche perché non ce n’era e non ce n’è bisogno. Da parte della società e di Bortolo c’è la massima disponibilità a fare le cose per bene. E questa è una signora garanzia”.

Torniamo indietro. Finalmente il campionato è finito!
“Beh, sì. E’ stato un campionato lungo, stressante, pieno di difficoltà che poi è migliorato anche se verso la fine altre, piccole difficoltà sono riapparse. I ragazzi sono stati bravi a uscirne con le proprie forze e con la loro voglia di imporsi”.

Vorrei ripercorrere con te questa avventura spallina. Comincerei dal giorno che hai ricevuto la telefonata della Spal. Chi ti ha chiamato, quando e che cosa ti ha detto?
“Mi ha chiamato Pozzi e mi ha detto che voleva parlarmi. Mi ha detto subito che c’erano anche altre opzioni ma voleva vedermi in faccia e sapere come la vedevo. Poi ha sentito altri allenatori e dopo un giorno mi ha richiamato per dirmi di scendere a Ferrara”.

Poi vi siete incontrati anche con il presidente Butelli. Che cosa ti hanno chiesto?
“Di tirarci fuori da una situazione non preventivata e non preventivabile. Non se l’aspettavano, quella classifica, e quella involuzione di squadra e di risultati. Mi hanno chiesto, come si dice, di trovare la quadratura del cerchio”.

Avevi già visto la Spal? C’erano dei giocatori che conoscevi?
“Sì, ci avevo giocato contro l’anno prima e gran parte dei giocatori li conoscevo”.

Gli inizi non sono stati facili. Come hai trovato la squadra e qual è stato il problema principale?
“Sono stati due i problemi. La condizione fisica precaria e il morale”.

Le prime cose che hai detto ai giocatori?
“La prima prima prima è stata questa. Ho detto loro: fidatevi di me e di tutto quello che vi dico. Non perché sono un fenomeno e nemmeno perché ho il libro del calcio in mano ma so che cosa provate perché in situazioni del genere ci sono passato anche io e diverse volte”.

Quando hai capito che, nonostante le apparenze, l’impresa non era impossibile?
“Sono sempre stato fiducioso, ti giuro che non ho mai pensato di non farcela. Sono, anzi, sempre stato convinto e lo sono tuttora che con la voglia di allenarsi e di divertirsi, cosa, questa, fondamentale, a prescindere da quanto si guadagna si fa strada. Sempre”.

Chi è migliorato di più durante i tuoi mesi biancazzurri?
“Tutti, davvero, dal punto di vista tecnico. Per me gli allenamenti devono essere intensità e tecnica. Due caratteristiche fondamentali anche per l’autostima, per giocare senza paura di sbagliare perché è questa che frena. Tifosi, giornalisti… le pressioni sono pesanti ma così si superano”.

A un certo punto, e non una volta sola, avrai pensato all’incredibile possibilità di andare ai playoff. Sarebbe stato davvero un miracolo…
“Io sì! Non l’ho mai detto apertamente perché il mio compito era quello di frenare l’entuasiasmo a volte eccessivo. Quando il gruppo è stato colpito, si fa per dire, dall’entuasiasmo si perdeva umiltà ma quando c’era da giocare per non rischiare più, invece, ho avuto sempre ottime risposte”.

Ci saranno anche state cose che non ti sono piaciute. Mi accontento di una sola.
“Mah, sinceramente non mi viene in mente nulla. Sono contento di come mi hanno seguito i ragazzi e allo stesso modo dell’appoggio della società. Sono davvero fiero di loro”.

In quali partite hai visto la Spal più tua?
“In tutte, nel bene e nel male perché la voglia c’è sempre stata. Il calcio è così. Ci sono spesso le buone intenzioni ma a volte non riesci a mettere in campo tutti i tuoi progetti e tutte le tue intenzioni. Ma qui c’è stato in ogni gara impegno, collaborazione, voglia di aiutarsi e in questo modo vai lontano”.

Scegli tre fotografie del Notaristefano spallino…
“L’arrivo e l’impatto sulla squadra che è sempre determinante per il cammino futuro. Poi a Terni perché quella è stata la svolta. Infine foggia che è stata una soddisfazione immensa perché dopo il Marcianise i ragazzi hanno avuto una reazione da grandi uomini”.

Onestamente, ora puoi dirlo, eri preoccupato prima dell’ultima partita?
“Moderatamente sì, lo ammetto. Avevo un po’ di paura dopo la sconfitta con il Marcianise perché temevo strascichi negativi. Ecco perché è stata una soddisfazione immensa, ti giuro, vedere che cosa hanno fatto ragazzi in campo a Foggia in quell’ambiente particolare. Sono questi i momenti felici di un allenatore”.

Secondo te per tutto quello che è successo è stata comunque un’esperienza utile? 
“Sì sì sì, lo ripeto tre volte. Ho imparato molto anche io dai ragazzi e spero di aver trasmesso anche a loro qualcosa. Anzi, credo di sì, di esserci riuscito. Cerco e dobbiamo cercare tutti di fare tesoro ogni giorno delle varie esperienze e di riproporle quando servono in situazioni simili”.

Uno dei tuoi meriti maggiori è stato quello di esserti adeguato ai giocatori che avevi ma la tua idea di calcio non era e non è questa. Raccontacela meglio anche se ne abbiamo già parlato.
“La mia idea è facile. Entrare in campo per divertirmi a vedere giocare la mia squadra. L’ho sempre detto. Ma anche entrare in campo per vincere senza mai accontentarsi del pareggio. Non voglio pensare a buttare via la palla a priori ma voglio invece veder giocare palla a terra. La mia teoria, la mia filosofia di squadra è questa. Non sono certo i moduli”.

Parliamo del prossimo anno. Hai sempre difeso il gruppo e quindi è facile immaginare che tu creda che ci sia qualcosa da salvare tra questi giocatori.
“Assolutamente sì. Questo è un gruppo che ha una solidità psicologica notevole, un ottimo gruppo dal quale ripartire”.

Modulo: più 4321 o 4312?
“Ne parlavo anche con Bortolo poco fa. Parto dalla difesa a quattro anche se… tra qualche anno magari pensiamo a giocare a tre. Più che numeri ti dico che servono giocatori duttili per mettere in difficoltà l’avversario e per cambiare modulo anche durante la partita”.

Capecchi, Ghetti, Zamboni, Smit, Bedin, Rossi, Quintavalla, Meloni… sono i nomi che paiono più vicini alla conferma. E’ un’affermazione giusta?
“Guarda ancora non ne abbiamo parlato. Lo faremo a tavolino quando ci sarà da sciogliere le righe. Vedrò anche qualche partita, nel frattempo. E vedremo, sul mercato, come integrare questa squadra con gamba, tecnica e personalità”.

Ne abbiamo già parlato ma ora possiamo farlo con più precisione. Rispetto ai moduli che preferisci alla Spal di oggi mancano diverse pedine. Vado in ordine di reparti. Un portiere di riserva se, come sembra, Capecchi verrà riconfermato.
“Non ci casco! Ripeto, non abbiamo ancora affrontato questi argomenti. E’ presto, davvero”.

In difesa per Ghetti, Zamboni e Smit che tu vorresti arretrare a terzino non hai mai nascosto il tuo giudizio positivo. Questo puoi dirlo!
“Sì, e dico anche che per me ci vogliono un centrale destro e uno mancino perché voglio “uscire” giocando il pallone”.

Un’altra cosa che non hai mai nascosto è che a centrocampo manca un giocatore di peso e di qualità. Esperto o giovane?
“Non importa l’età ma anche se fosse giovane deve essere uno che abbia già fatto qualche campionato da protagonista”.

Passiamo ai due uomini dietro alla punta centrale. Meloni, secondo te, può giocare in questo ruolo?
“Assolutamente sì. Va un po’ disciplinato tecnicamente ma ha la velocità necessaria”.

Sempre per questi due ruoli, e non solo, ci sono anche eventuali alternative. Si può dire che Quintavalla e Rossi hanno caratteristiche adatte?
“Anche qui assolutamente sì”.

Riguardo ai giovani o ai giocatori che hanno giocato poco – vedi Laurenti, Marongiu e Pedruzzi che hanno il contratto o Ioime e Licata che sono in prestito – credi sarebbe utile farli giocare un campionato da titolari?
“Hanno bisogno di giocare di più ma vedremo chi arriverà e poi faremo le valutazione del caso come per gli altri ragazzi. Certo, i giovani imparano di più giocando”.

Per quanto riguarda il ruolo di prima punta Cipriani ha fatto benissimo ma bisognerà vedere che cosa vuole fare e quali richieste avrà. Se non dovesse restare traccia un identikit della prima punta che ti serve…
“Strutturata fisicamente, che abbia la doppia cifra sul curriculum, che sia bravo anche a giocare spalle alla porta e bravino tecnicamente”.

A Ferrara si riparla di Arma. Tu non l’hai avuto ma, parere personale, è una signora prima punta. Hai avuto modo di vederlo?
“Sì, è un buon giocatore e ha le caratteristiche giuste”.

Dal punto di vista dei collaboratori quest’anno, a parte Ceramicola, non hai avanzato richieste. Le farai ora?
“Anche di questo non abbiamo parlato. Vediamo….”.

Hai chiesto garanzie sugli obbiettivi? Mi spiego meglio: resti a Ferrara perché si lotterà per i playoff?
“Non posso chiedere garanzie su questo perché sulla carta siamo tutti bravi ma so che ci sono ambizioni importanti e io sono molto ambizioso. Si farà di tutto per creare una squadra che soddisfi queste ambizioni”.

Rispetto a chi ha vinto il campionato, il Portogruaro, o ai pochi altri che hanno meritato di vincerlo, Pescara e Verona, alla tua Spal quanto e cosa manca?
“Manca un po’ di qualità nel saltare l’uomo nell’uno contro uno. Quest’anno siamo sempre arrivati al gol con il gioco e va bene, per carità. Ma in certe partite, vedi il Pescina, serviva qualcuno bravo a scardinare la difesa di undici giocatori e a saltare l’uomo per guadagnare la superiorità numerica”.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare alla fine di questo tuo primo mezzo campionato spallino?
“Sì, il gruppo tutti perché i ragazzi sono stati eccezionali. E poi la società che mi ha dato quest’opportunità ma anche le segretarie, quelli della lavanderia, i magazzinieri… tutti. Il nostro è un buon gruppo in generale”.

Insisto. Per quello che chiederai, per quello che pensi, per quello che vuoi… puoi già dire che se non altro dal punto di vista dell’impegno la Spal di Notaristefano giocherà per partecipare ai playoff?
“Sull’impegno non ci sono dubbi. Dal primo giorno dovremo lavorare per questo. Per mettere in testa a tutti che dobbiamo fare di più perché quello che abbiamo fatto è stato positivo ma non è bastato. Spero di aver fatto capire, anzi sono certo di averlo fatto capire, l’importanza degli allenamenti”.

Appuntamento a tra qualche settimana, allora, per parlare della Spal che starà nascendo con qualche nome in più, però…
“Perché no? Dai, ci stiamo già lavorando, andremo a vedere anche qualcuno e qualcosa abbiamo già identificato ma non posso dire di più”.

Ps per i lettori. Almeno per quelli, tradizionalmente spallini nel senso sofferto del termine, e per quelli che in questo calcio di merda (sorry!) si lasciano ancora prendere dalla passione di uno stadio o di una maglietta o di un filmato o di un gesto tecnico. Ieri sera (giovedì) al termine della partita benefica che si è giocata a Quartesana tra i Masters Spal e Raisport (della quale ci occupiamo in un’altra parte del sito) ho avuto modo di scambiare due chiacchiere in solitudine con l’allenatore della Spal, Notaristefano. Giocatori, progetti, Spal di ieri e di domani, certo, ma una cosa mi ha particolarmente colpito del tecnico spallino. Una cosa che, senza sentirla, potrà anche sembrare banale ma posso assicurare con certezza assoluta che la spontaneità delle parole di Notaristefano era reale, convinta, persino infantile. Ha pronunciato, il mister, le seguenti parole. Poche ma buone: “Cazzo, ho una voglia ma una voglia di vincere che, credimi, nemmeno te lo immagini. Vincere qui, per me, sarebbe una cosa unica, irripetibile”. Tutti vogliono vincere, ci mancherebbe. E tra tutti ci sono anche io, i lettori de Lo Spallino, i dipendenti della Spal ma anche tutti i tifosi o dirigenti o giocatori d’Italia. Faccio fatica, però, a descrivere qui la luce, la convinzione, la grinta, la rabbia nel senso positivo del termine che sfuggivano dallo sguardo di Egidio Notaristefano. Questa lunga postilla soltanto per dire, e scrivere, che personalmente ritengo quei dieci minuti sì e no passati con l’allenatore biancazzurro la migliore garanzia in vista del prossimo campionato. Dicono quelli bravi, ma a volte banali, che poi la palla è rotonda, la sfiga, gli infortuni, gli arbitri, i pali, i terreni pesanti e tanti altri cazzi (sorry atto secondo)… che tutte le variabili imprevedibili, insomma, contribuiscono in maniera pesante alle sorti di una squadra di calcio. E’ verissimo e l’abbiamo visto anche quest’anno e non solo. Però, mi scuso per l’insistenza figlia di un’assoluta convinzione, credo che in un mondo come quello del pallone in genere e in categorie come quelle a cui purtroppo siamo spallinamente abituati a rapportarci, certi stimoli, certi sguardi, certe parole, certa fame valgano più di qualsiasi acquisto o cessione o prestito. Per quella che è la mia, comunque minima, esperienza di gente di calcio e di dichiarazioni ne ho sentite un bel po’. Ecco, questa – peraltro non richiesta – di Notaristefano, per modi, tempi, parole e, ribadisco, luce negli occhi,  la metto nella hit parade dei ricordi biancazzurri. E me la conservo ben bene, nella buona o nella cattiva sorte. Mi piace pensare che la prossima, ormai imminente avventura spallina possa ricominciare dalla voglia di vincere dell’allenatore che mi auguro, anzi ne sono certo, sia identica a quella dei giocatori presenti e futuri e a quella, questa sì assicurata, del Presidente Butelli e di tutti, ma proprio tutti, i suoi collaboratori e dei dipendenti della Spal.     

Dopo la seconda sconfitta consecutiva in casa il Comandante spiega i motivi di una crisi non annunciata e assicura il massimo impegno da parte di tutti (13 ottobre 2009)

LA PROMESSA DI POZZI:”SI PUO’ DARE (MOLTO) DI PIU'”

di Enrico Testa

Il giorno dopo, se possibile, è ancora peggio. Le telefonate e le mail che ci sono arrivate testimoniano da un lato una generale preoccupazione, dall’altro un affetto incredibile nei confronti della Spal nonostante questo momento di crisi. Sì, di crisi. Lo dicono i risultati, la classifica, i fischi. E lo ribadisce il viaggio che l’Archimede di questa squadra, il Direttore Bortolo Pozzi, ha fatto oggi da Lumezzane, praticamente una manciata di ore dopo essere tornato a casa proprio dal Paolo Mazza. Un viaggio dovuto per assicurare la vicinanza della società a tutto l’ambiente Spal. Scrivevamo dell’affetto, figlio anche della contestazione di ieri sera, perché solo chi ama questa squadra di quattro lettere dal nome così magico soffre e quindi si arrabbia se vede i propri colori in palese difficoltà. E molti sono stati, ieri ma anche oggi, i tifosi che magari la notte non sono riusciti a chiudere occhio e stamattina saltavano da un sito o da un giornale all’altro in cerca di spiegazioni, di un perché anche qualsiasi. E’ un ritorno obbligato, allora, quello del Comandante a Ferrara, perché la situazione è difficile, inaspettata, particolare. Pozzi arriva nel primo pomeriggio, destinazione il Centro di via Copparo, per parlare alla squadra e al tecnico. Una sorta di ultimatum generale. Questa, da fuori, è la sensazione.

Si può usare questo termine, ultimatum, da parte della società a squadra e tecnico?
“No. Ho parlato ai ragazzi e al tecnico e insieme ci siamo detti cose che restano tra noi. Di sicuro dobbiamo essere più feroci, ci vuole più attaccamento, più determinazione, più cura dei particolari. Non vogliamo sentir parlare di sfortuna e non voglio vittimismo perché la stampa o i tifosi… No, sono stato chiarissimo su queste cose. La classifica parla ed è colpa nostra, quindi dobbiamo stare zitti e lavorare. La società è vicino al gruppo e abbiamo anche parlato della partita di ieri e di cosa c’è da migliorare. Subito”.

Qualche settimana fa avevamo scritto del momento più difficile da quando questa dirigenza è arrivata a Ferrara. Le cose sono addirittura peggiorate. Come se ne esce?
“Tutti insieme lavorando in silenzio, a testa bassa, con la freddezza e la lucidità che servono. Dobbiamo stare attenti a tutto e dobbiamo metterci tutti in discussione anche a costo di cambiare opinione su scelte che ognuno ha fatto. Insisto sulla freddezza. E’ un momento difficile, poche storie, che bisogna sapere affrontare con la voglia di cambiare. Posso garantire che nessuno si tirerà indietro”.

Ma che cosa sta succendendo?
“In certi momenti ci sono cose che vanno bene sempre in altri momenti va tutto male. La sfortuna, ribadisco, non c’entra. Sono episodi che danno convinzione oppure paura. Quando va così serve serenità interiore e autocitica per tirare tutto dalla tua parte. Anche ieri la partita va divisa in tre. La fase offensiva, quella difensiva e la componente arbitrale. Ecco, per colpa nostra evidentemente tutto è andato male. Fuori casa andiamo bene, in casa ci mancano due vittorie anche se analizzando le gare singole ci manca qualcosa. A me quella che è rimasta qui è la partita con il Potenza”.

La squadra l’hai creata tu. E pur senza promettere nulla hai sempre dichiarato, cosa che per quel che conta continuo a condividere, che come organico c’è stato un miglioramento rispetto all’anno scorso. Quindi?
“Sicuramente ci siamo trovati a far fronte a situazioni impreviste, a difficoltà non pensabili. Abbiamo scoperto che si tratta di un campionato equilibrato, con valori più elevati non dal punto di vista tecnico ma sul piano dell’intensità e della determinazione. Su certi campi devi giocare sempre tirato altrimenti persino il Potenza può fare punti. Questo lo dobbiamo sapere. Io continuo a credere che la squadra sia più equilibrata di un anno fa. Credo che questa squadra può e deve fare di più. E se alla fine non saremo soddisfatti le colpe e gli errori saranno principalmente miei”.

L’impegno non manca, le qualità ci sono e allora qual è il problema?
“Guardando la partita di ieri è mancata la lucidità, la serenità, il fatto di stare tranquili. E’ un fatto anche di genorosità quella foga di far risultato, di esporci. Mi spiego: se cerchi di aggredire va bene ma poi sbagli una palla gol e sul ribaltamento subisci. Ecco, a questo punto, la rabbia e la foga ti fanno creare disordine. Bisogna affrontare certe situazioni con freddzza. Volevamo vincere per sfatare questo tabù, per i nostri tifosi, per tornare in corsa verso i playoff e invece abbiamo avuto l’effetto contrario”.

E la classifica si fa preoccupante…
“Ma io non la guardavo nemmeno nel girone di andata di un anno fa. Dobbiamo fare tanti punti, arrivare in fretta a quaranta e poi vedremo”.

Quindi la società non la considera una stagione già persa, questa…
“No, ci mancherebbe, dopo otto partite? Non scherziamo. Un mese fa ti avevo detto di vedere il cammino del Padova e del Cesena unn anno fa. Devono essere un esempio positivo. Tempo per rimediare c’è a patto che tutti noi ci mettiamo qualcosa di nostro e di più”.

Arma che non c’è più, Valtulina e Meloni infortunati. Si può dire che l’attaccante è più vicino?
“No, si può dire che stiamo parlando e vediamo se riusciamo ad arrivare al dunque”.

Sarà Cipriani?
“Per il momento stiamo parlando solo con lui. Ci sono altri nomi chiamiamoli… esotici ma è ancora presto per farli. Mi auguro che l’attaccante arrivi alla svelta. Ma i tempi e certe situazioni, vedi  ingaggio e non solo, richiedono pazienza. Arriverà copmunque un giocatore sul quale saranno tutti d’accordo circa l’importanza del rinforzo”.

Ma questo buttarsi di corsa sull’attaccante ha l’aria di un’ammissione. Cioè il problema è questo, quello della mancanza di un bomber?
“Non ci stiamo affatto buttando sull’attaccante. Ho sempre detto che quando ci sarebbero state le  condizioni avremmo fatto l’acquisto al quale pensiamo da tempo. Non è la sconfitta di ieri ad averci fatto cambiare idea e continuiamo a dire che i soldi non li buttiamo via. Il lavoro, anche qui mi ripeto, che stiamo facendo non è solo quello con la prima squadra. Chi non se ne accorge lo vedrà tra qualche anno. Ora siamo in difetto per quello che riguarda la prima squadra e possiamo parlare poco ma ci siamo…”.

Anche dopo questa seconda consecutiva sconfitta in casa avete confermato il tecnico. Succede raramente nel calcio di oggi. Perché avete deciso così?
“Perché confidiano nel lavoro che sta facendo Dolcetti. Quando si valuta bisogna vedere anche gli allenamenti, bisogna considerare la crescita di certi giocatori. Sarà anche merito di Alda se Arma è arrivato al Torino e se altri sono migliorati tanto o no? Non mi sento di giudicare negativamente il lavoro dell’allenatore. Non ci sono i risultati, è vero, ma non ci interessa il giudizio degli altri perché allo stesso giudizio, semmai, ci arriviamo prima noi. Non è colpa di Dolcetti se un giocatore sbaglia un gol. Lle colpe sono di tutti, dalla società in giù. E poi il cambio in panchina raramente porta benefici”.

Ma sulle potenzialità dell’organico la società è d’accordo con il tecnico?
“Che domande! Ovviamente. Sì, lui non ha mai manifestato perplessità e siamo stati sempre d’accordo. Non dimentichiamo che per trequarti la squadra è quella anno scorso e non abbiamo stravolto un bel niente. Sui giocatori nuovi con Aldo c’è stata sintonia su tutto. Se poi qualcuno ha già capito tutto, ha già valutato l’acquisto azzeccato o quello sbagliato, secondo me non è un direttore o un allenatore, è uno scienziato. Se alla fine avremo sbagliato lo diremo. Valtulina, per esempio, non si può giudicare. Per me lui è uno che può fare benissimo. Ma chi l’ha visto finora veramente? Ma è solo un esempio. Ci sono giocatori nuovi che hanno più bisogno di tempo per ambientarsi, certi ragazzi fanno un anno fantastico e poi l’anno dopo spariscono. Guarda l’Acquafresca della scorsa stagione e quello di oggi”.

Anche Moro…
“Sì, sta facendo bene anche se in Seconda Divisione ma il discorso vale anche per lui”.

Però il calo di molti giocatori è inspiegabile.
“Ci sono momenti di difficoltà, succede anche questo, e ci sono situazioni che si verificano e che  poi passano. La qualità del giocatore non è in discussione. Se pensiamo che Lorenzi o Capecchi non possano giocare in Prima Divisione siamo fuori. Serve umiltà, bisogna capire il momento particolare e avere la voglia di porvi rimedio lavorando di più. Questa squadra è formata da ragazzi intelligenti che sanno che devono dare di più”.

E perché tanta confusione in campo?
“L’ho detto. Perché la voglia di strafare, la fretta di far gol generano confusione. I giocatori esperti devono sapere che bisogna aspettare il momento giusto per colpire, che bisogna far girare la palla e non andare tutti all’attacco”.

Sì ma se questo lo fanno anche i giocatori esperti è un bel problema.
“Siamo tutti uomini e si fanno errori, c’è chi regge meglio la tensione e chi no. L’importante è capire di aver sbagliato e lavorare per non sbagliare più”.

Sarà il caso di non guardare più in faccia nessuno anche tra gli esperti?
“Questo è compito dell’allenatore. E Dolcetti non è uno che si fa influenzare dai nomi. Laurenti, per dire, ha giocato la prima da titolare a Taranto”.

Dal punto di vista societario la mancata sostituzione di Arma ha dato il via a una serie di chiacchiere circa un vostro imminente disimpegno. Vero e falso?
“Falso e lo dico da un bel po’. Il presidente non è contento e non solo dal punto di vista sportivo ma non l’ha mai nascosto. Certo, c’è attenzione a quello che si spende e fin dal primo giorno di lavoro abbiamo detto forte e chiaro che invece di dare trecentomila euro a un giocatore preferiamo investire gli stessi soldi sul settore giovanile. Noi vogliamo fare le cose con calma. Da fuori, credimi, non si può sapere che razza di  lavoro stiamo facendo. Quello che abbiamo fatto qui in molte società non c’è ancora. Non eravamo fenomeni l’anno scorso, non siamo brocchi ora. Se qualcuno mi dimostra che ho detto una cosa che non abbiamo rispettato mi arrendo. Sulla squadra più equilibrata vedremo alla fine. Io rendo conto al mio presidente. Non abbiamo promesso la B quest’anno ma è logico che i risultati della prima squadra condizionino qualsiasi giudizio. Dobbiamo stare attenti ma non abbiamo sbagliato tutto”.

Non è che, anche incosciamente, è mancata quell’umiltà che…
“Ti fermo. No, non è umiltà. E’ che un anno fa siamo partito da zero e molti dovevano mettersi in discussione. Avevamo detto a tutti di stare attenti, quest’estate, a una sorta di appagamento. Magari è mancata la voglia di dimostare tutto a tutti. Non la chiamerei umiltà, però, quanto piuttosto attenzione, determinazione. Questo sì, può essere, che di fronte alle prime difficoltà ti trovi ad arrancare ma con il lavoro e la voglia risaliremo la corrente”.

A nome della società cosa si può dire a tutto l’ambiente?
“Che è nei momenti difficili che si vedono gli uomini. L’ho detto anche i ragazzi oggi. Fare gruppo non significa andare a mangiare insieme ma vuol dire aiutarsi e compattarsi in campo. Noi cercheremo di fare l’impossibile per dare le soddisfazioni che meritano tutti i nostri tifosi veri, quelli che magari dopo una partita come quella di ieri sera non mangiano o non dormono. Succede anche a noi, davvero. A tutti vogliamo e  possiamo garantire il massimo impegno per uscire da questo momento difficile. In silenzio, a testa bassa, lavorando, impegniandoci di più”.

Martedi 8 settembre 2009
Le Interviste esclusive de Lo Spallino:
Il Direttore generale Pozzi difende la squadra, “chiama” i tifosi, assicura un pronto riscatto e risponde a ogni accusa

L’APPELLO DEL COMANDANTE

di Enrico Testa

L’appuntamento lo fissiamo lunedì. Un brutto lunedì. A Ferrara c’è fermento. I tifosi sono delusi e sui giornali o nel mondo di internet si sfogano, qualche volta esagerando nei toni. Il presidente Butelli legge tutto e a fine mattinata è decisamente sconfortato. Il direttore Pozzi, invece, non capisce ma si adegua e soprattutto si prepara a rispondere. Ci mettiamo d’accordo per sentirci martedì, oggi cioè, verso l’ora di pranzo. L’appuntamento telefonico è rispettato e l’intervista, alla fine, durerà più di un’ora mentre lo stesso Pozzi e l’amministratore delegato sono in macchina diretti a Ferrara. Più che un’intervista si tratta di un interrogatorio che alla fine ha i tratti di un appello positivo.

Cominciamo… bene. E’ il momento più nero da quando siete a Ferrara e alla Spal?

“Per noi no – ride di gusto, Pozzi – assolutamente. Scherzi? Il momento peggiore è stato quando siamo arrivati, quando abbiamo trovato un deserto. Questo, semmai, è un momento difficile perché i risultati non ci soddisfano del tutto. Ci sono da sistemare alcune cose ma alla base di tutto c’è un progetto totalmente rispettato. Ci sono tante cose che funzionano e funzionano bene, possiamo assicurarlo. E’ normale che si veda soltanto la superficie, cioè la prima squadra, che è in difficoltà ma, ragazzi, ci sono trentuno partite ancora da giocare… Trentuno! C’è tutto il tempo che serve e vedrete. Non stiamo giocando in maniera brillante, sì, ma abbiamo i mezzi per porre rimedio in tranquillità, lavorando ancora di più. Bisogna apprezzare, però, chi veste la maglia della Spal”.

Ogni riferimento ai fischi a Valtulina e Migliorini non è puramente casuale…

“No. Su questa cosa vorrei essere chiaro. Secondo me fischiare due nuovi giocatori, oltretutto giovani, è assurdo, dannoso e da masochisti. Conta soltanto il bene della Spal, non quello di Pozzi o dei due ragazzi. E il bene della Spal vuol dire salvaguardare e incitare il proprio potenziale. Deve essere dato loro tempo, devono avere la possibilità anche di sbagliare e di crescere. I fischi mettono soltanto ansia e preoccupazione e fanno rendere meno i ragazzi. Se mi danno del bresciano a me frega nulla anche perché sono bresciano e me ne vanto come credo facciano i ferraresi a proposito della loro città. Se non sto simpatico o vengo criticato io va benissimo ma i ragazzi giovani appena arrivati no, non è giusto ed è prematuro. Le critiche, in generale, devono essere costruttive, gli insulti non portano a nulla, anzi”.

A proposito di fischi. Le accuse maggiori piovono su Dolcetti, non da oggi, e non solo…

“I tifosi che capiscono di calcio e sono equilibrati non ce l’hanno con nessuno. Criticano, che è diverso. Il tifoso vero apprezza quello che sta facendo tutta la società, ci sta vicino come ha sempre fatto e incita la squadra. Il tifoso vero è quello che pur criticando, ci mancherebbe, resta vicino all’ambiente Spal. Non vuol dire che debba incensare tutti, no. Vuol dire che la domenica appoggia la sua squadra come ha sempre fatto. Poi c’è qualcuno un po’ feroce, troppo livoroso, scomposto, al quale auguro di mettere la stessa… chiamiamola grinta nel suo lavoro e nella vita. Sarebbe un fenomeno… Domenica, dopo la partita, un tifoso è venuto a chiedermi spiegazioni in modo civile e le ha avute perché i tifosi sono tutto. Certo, quando si vince va tutto bene e sono tutti felici e contenti ma non lo dico da oggi che i veri tifosi della Spal si sarebbero visti nel momento di difficoltà”.

Non hai risposto sul tecnico, però.

“Ci stavo arrivando. Permettimi di non rispondere a chi dice che l’allenatore della Ternana domenica si sbracciava e Aldo invece no, stava composto in panchina. Cosa vuol dire? Ognuno ha il suo carattere. Qualcuno pensa che i giocatori ascoltino solo se urli? Ma dai… I giocatori ascoltano e fanno se hanno stima della loro guida, cosa che avviene qui da noi. Se Dolcetti avesse davvero poca personalità sarebbe finito con me (ride). Invece ne ha e mica poca. Tanto per dire ogni scelta è sua e non succede così ovunque. Lui ha totale autonomia com’è giusto che sia. Se davanti alla porta si sbagliano due gol è colpa del tecnico? Scherziamo? I giocatori vanno in campo e possono sbagliare e qui, soprattuttutto qui, serve l’aiuto della società, dell’allenatore, dei compagni, della tifoseria. Vorrei essere chiaro: non ci lamentiamo dei nostri supporter che ci sono stati sempre vicino. Dico invece loro che stiano tranquilli come lo siamo noi perché non ci occupiamo di calcio da ieri e conosciamo bene certe situazioni. Per questo lavoreremo ancora di più ma serenamente”.

Con Dolcetti avete parlato del modulo di quest’anno?

“Questa è una domanda trabocchetto. Siamo tran-quil-li, come lo devo spiegare? Con Aldo non c’è alcun tipo di problema. Già quest’estate abbiamo messo giù la squadra insieme e abbiamo costruito una squadra capace di giocare con tre moduli. Dal 442 al 4231 fino al 433. A seconda di ogni schieramento ci sono specialisti più adatti di altri e l’allenatore li conosce meglio di chiunque altro. Ma scusate, domenica non abbiamo fatto bene, è vero, ma se quando non giochi come devi costruisci sette occasioni da gol è preoccupante? Se con la Ternana avessimo vinto non avremmo rubato nulla e ora tutte le chiacchiere starebbero a zero. O no? Alla Spal ognuno fa il suo lavoro. Aldo ha la rosa per far bene ed è giusto che valuti in totale autonomia tutto quello che occorre guardare. Dalla forma alla situazione ambientale fino allo spogliatoio. La squadra è equilibrata e confermo, ci metto la faccia, che è più forte dell’anno scorso. Quest’estate è stata giustamente fatta una preparazione diversa e più pesante. Ora la stiamo pagando un po’ ma i risultati arriveranno”.

L’altro al centro del mirino sei tu. Per la vicenda Arma, tanto per comiciare…

“Aspetta che metto il viva voce così anche Stefano (Bena) può intervenire e confermarti certe cose. Partiamo dall’inizio. Siamo sempre stati onesti con tutti e abbiamo detto che in caso di una buona offerta Arma sarebbe partito e questo valeva e varrà anche per gli altri. Non tratterremo mai nessuno contro voglia. Ma andiamo in ordine. Se qualcuno non si fida di me chieda pure a Lancini e Valoti visto che a Ferrara li conoscete bene o a Cairo. Allora, prima di andare a Milano discutevamo della metà del giocatore al Torino per Malonga e soldi o della stessa metà all’Albinoleffe per tutto Ferrari e soldi. Nel frattempo io personalmente mi sono attivato per contattare un paio di altri attaccanti nel caso saltasse qualcosa. Ti faccio anche i nomi. Erano Biancolino e Cipriani e, come ingaggio, volevano almeno il doppio degli stipendi che diamo alla Spal. Poi eccoci a Milano. L’Albino ribadisce un’offerta che valutiamo non all’altezza. Intanto il procuratore di Arma ci dice chiaro e tondo che lui e il ragazzo vogliono soltanto il Toro. Discutiamo e alle 18 dico a tutti che non se ne fa nulla perché non siamo convinti dell’operazione e a noi sta bene così perché Arma è un signor attaccante. A quel punto il procuratore del ragazzo insiste col dire che non resta volentieri a Ferrara ma non perché non vuole la Spal quanto perché vorrebbe cimentarsi in un’altra categoria. Garantisco che faremo il possibile ma se non si riesce a trovare un accordo Arma resta, gli aumentiamo l’ingaggio del 50% e gli allunghiamo il contratto. Non è abbastanza, dice il procuratore, e cosa che si fa in questi casi butta lì che il giocatore sarebbe scontento. Poco dopo le 18 l’Albinoleffe mi richiede Arma e rispondo che preferisce il Toro ma siccome con il presidente siamo amici gli chiedo di darmi lo stesso Ferrari. Accetta, a un altro prezzo, e accetta anche la mia richiesta di allungargli il contratto in modo da prenderlo in prestito o comunque in modo che resti soltanto da trovare un accordo formale. Benissimo. Alle 18.30 il Toro torna alla carica ma ci dice che Malonga vuole andare a Cesena. A quel punto ci sediamo con loro, eravamo io, Bena e Schena, e discutiamo dell’affare senza contropartita. Nel frattempo sentiamo il presidente Butelli che dice di lasciar stare, che a queste condizioni Arma ce lo teniamo. Ovviamente gli racconto del procuratore di Arma, del fatto che vuole la maglia granata e ci ragioniamo insieme. Alle 18.40 il Torino migliora l’offerta e, soprattutto per il discorso che facevo prima sui giocatori che devono essere convinti di indossare una maglia, accettiamo. A questo punto dico a Bena di andare a nome mio dal presidente dell’Albinoleffe che deve fidarsi della mia parola e allungare il contratto a Ferrari. Attenzione: cosa che in effetti avviene! Io chiudo per Arma al Torino e Renato Schena comincia a preparare le carte perché da quest’anno, e solo per la Lega Pro, sono gli acquirenti che devono stampare i moduli da internet ma non lo possono fare prima perché non possono essere compilati a penna come capita in A e in B. Cinque minuti prima delle 19 ho finito con il Torino, intanto il presidente dell’Albinoleffe accetta la nostra proposta, i procuratori pure, Lancini è d’accordo e io vado nella sede della Lega dove aspettiamo gli altri per poter concludere. Quando i moduli sono pronti il tempo è scaduto, di poco ma è scaduto. Questi sono i fatti. Che si dica quello che si vuole, abbiamo anche noi dei difetti ma non siamo dilettanti. Chi pensa che questa spiegazione sia una scusa, perdonatemi, ma è in malafede. Se poi vogliono criticarmi accetto tutto. A me importa solo la stima della società tutta, dal magazziniere al tecnico fino al presidente. Mi si dia pure del cretino… se vedo che si lamentano a Firenze dei Della Valle… L’ho già detto ma mi ripeto anche qui. Ferrara e la tifoseria spallina meritano tanto e per tanti motivi, sono sincero. Ma in questi anni, prima di noi, qui si è vinto così tanto?”

Un’altra accusa è stata quella di aver venduto Arma solo per fare cassa.

“Ed è un altro errore perché noi, ripeto spero per l’ultima volta, abbiamo sempre detto che non vogliamo tenere nessuno insoddisfatto. Rachid voleva giustamente andare al Toro e noi abbiamo fatto l’interesse della Spal che non ha mai nascosto di essere disposta a un’operazione del genere proprio per non far soltanto sborsare soldi al presidente Butelli che in due anni ha messo, da solo, il doppio di quello che era previsto. Non dimentichiamoci dei vari giocatori che ci siamo ritrovati sul groppone…”.

Alt. Altra accusa. A rescindere sono capaci tutti. O quasi.

“Guarda che non ci riesci a farmi incazzare (ride)… Soltanto per Gamma e Bianchi abbiamo rescisso. Per gli altri abbiamo dato un incentivo, altrimenti sarebbero tutti ancora qui. E’ normale, avviene ovunque. Esempi? Kalac, Almiron e duecentomila altri. Qui è davvero ingenuo pensare che uno che ha tre anni di contratto se ne vada a prendere un terzo così spontaneamente. Ma dai. Voglio fare una scommessa. Andate a vedere chi ha venduto così tanti giocatori. Parliamo di una ventina, eh! Soltanto Giorgi e Franchini tra un anno torneranno qui. La verità è che la Spal aveva troppi giocatori sotto contratto. Noi, per fare un esempio, l’anno prossimo avremo una decina di giocatori in scadenza. Certo, il fardello che ci siamo ritrovati c’è costato 370 mila euro di incentivi all’esodo. Soldi, anche questi, messi solo da Butelli che è venuto a Ferrara, come ha sempre detto fin dal primo giorno, anche per fare business, ma ha chiesto nulla e a nessuno anche se, è logico, sperava e spera ancora, chissà quando, in un ritorno…”.

Torniamo al mercato. Sta benedetta punta arriverà? E quando?

“Oggi potremmo prendere soltanto uno svincolato. E c’è poca roba. Ferrari ci interessa sempre ma è improbabile che possa arrivare prima di gennaio. Allora valuteremo se, tra quelli fuori lista della B, ci sarà qualcosa che fa al caso nostro. Prendere per prendere nonostante le lamentele non lo farò mai, sia chiaro. Serve uno che si integri con questa squadra, non uno a caso perché famoso. Cipriani? Non faccio nomi ma assicuro che una punta arriverà e sarà un giocatore all’altezza della situazione. Mi hanno offerto una decina di stranieri anche di categorie prestigiose. Non li conosco, però, e non li prendo”.

Quindi, per ora, avanti con Bazzani e Meloni.

“Certo e voglio aggiungere che ho molto apprezzato il coraggio di Fabio. Gli abbiamo chiesto di tirare il rigore malgrado non sia uno specialista. In tanti anni di calcio ho visto una marea di presunti campioni tirarsi indietro o accampare scuse. Bazzani no, si è preso la sua responsabilità e ha sbagliato. E anche la sua reazione, la sua immensa delusione, il suo dispiacere per i tifosi… ho apprezzato. Ci vogliono le palle per mettersi a piangere alla sua età sotto una curva. Su Meloni, anche qui mi ripeto (dice sbuffando). Lo abbiamo preso convinti di replicare la scommessa vincente che abbiamo fatto con Arma. Ci crediamo molto e ti racconto una cosa. Domenica, a fine partita, eravamo tutti tristi e anche incazzati e Meloni, nonostante sia ancora un ragazzo, mi è venuto vicino e mi ha detto di non preoccuparmi che la scommessa su di lui me l’avrebbe fatta vincere. Sono cose importanti, queste”.

A proposito di scommesse. Ennesima accusa. Quest’anno ne hai, ne avete fatte troppe.

“Non mi pare, sinceramente. L’anno scorso era tutta una scommessa, altro che… Migliorini e Valtulina, per fare due esempi, o anche Bortel, sono ragazzi giovani nei quali crediamo molto. Ragazzi e giocatori che conosciamo benissimo, che abbiamo valutato accuratamente prima di prendere. Tra le altre cose, si tratta di elementi sui quali società più importanti di noi contano parecchio per il futuro. Solo che sono ragazzi, ci vuole tempo, non tutti partono titolari proprio perché devono crescere come anche Licata. Non è che dopo l’incredibile campionato dell’anno scorso tutti si aspettano di più? Insisto. Qui stiamo creando delle basi solide, stiamo portando avanti un progetto vasto. Dal marketing a tantissime altre cose che la gente non vede, dal settore giovanile alla prima squadra… Vogliamo costruire una Spal che abbia giocatori di proprietà, una società forte con un settore giovanile vero e utile prima di vincere. Laurenti, in questo senso, è un esempio importante. Onestamente, qualcuno un anno fa pensava di vedere dei ragazzi del vivaio in prima squadra? Altrimenti si va in B e si torna giù subito e poi si rischia di sparire come è successo a tanti e succederà ancora a molte più squadre ancora. E noi, tutto questo, lo abbiamo sempre detto. Vogliamo spendere il giusto ma vogliamo creare una signora Spal, una società che sia l’orgoglio dei ferraresi. Questa è una promessa. Certo, ci vuole tempo. Due, tre, quattro anni… magari lo sapessimo ma ci vuole tempo”.

La lista dei rimproveri è come i dieci comandamenti. Lunghissima. La difesa era il punto di forza e ora balla.

“Abbiamo preso tre gol dopo tre partite come l’anno scorso. Non voglio essere frainteso. Noi lo sappiamo che dobbiamo lavorare e lo facciamo e lo faremo con umiltà, tutti insieme. Forse siamo più indietro di quello che pensavamo, va bene. Ma il lavoro paga. I tifosi stiano tranquilli. Ora abbiamo due trasferte difficili ma vedremo. Noi battaglieremo sempre e non molleremo mai, scrivilo questo. L’impegno, del resto, credo che nessuno possa dire sia mai mancato. A quelli che ci vogliono bene e anche a quelli che non ce ne vogliono chiedo di starci vicini e di avere fiducia i noi. Io mi sento di garantire tutto questo e anche di più”.

Però la classifica, ammettilo, non è il massimo.

“No, ho appena detto che anche noi pensavamo di fare meglio ma anche qui bisogna essere obbiettivi. Siamo messi come l’anno scorso. Ti racconto una cosa. Qualche anno fa, ero a Lumezzane, e chiudemmo il girone di andata terzultimi. Alla fine arrivammo terzi. Senza andare così lontano perché anche su Lo Spallino non scrivete com’era partito il Cesena l’anno scorso? Perché non dite che il Padova che è andato in B, a un attimo dalla fine del campionato era lontanissimo. E il Ravenna che nel girone di ritorno ha fatto 35 punti e all’andata era in zona playout? Ci vuo-le pa-zien-za. E lavoro. Noi ci saremo. E faremo sempre l’impossibile per esserci anche perché abbiamo una grande fiducia in tutti gli uomini che abbiamo scelto. Dall’allenatore ai giocatori fino a tutti i collaboratori”.

Ultima cosa. I tifosi biancazzurri hanno chiesto alla società di non appoggiare la tessera del tifoso.

“Non possiamo essere ipocriti perché fin dall’inizio abbiamo detto che saremmo sempre stati sinceri, cosa che rivendichiamo con orgoglio e convinzione. Magari non potremo evitarla ma diremo che siamo contrari a schedature e cose del genere. Se un tifoso ha subìto un provvedimento e ha scontato la sua pena deve poter essere riabilitato, su questo non si discute. La tessera del tifoso serve solamente se regala vantaggi veri ai tifosi. Agevolazioni, sconti, altri spettacoli o altri sport. Allora sì. Altrimenti non serve a nulla e anzi…”.

L’intervista è finita, finalmente puoi andare in pace. Abbiamo dimenticato qualcosa?

“Ma io sono in pace perché sappiamo quello che stiamo facendo e abbiamo la coscienza a posto. Vorrei soltanto che si comprendesse che il mio è e vuole essere un appello positivo. Garantiamo massimo impegno, sempre e comunque, e presto anche risultati. Chiediamo soltanto ai tifosi di continuare a starci vicino, di avere fiducia e pazienza. Alla Spal tutta, dalla prima squadra al vivaio, dal marketing alla struttura, teniamo come loro. E ce la faremo. Vedrete…”.

Ad appello finito resta lo spazio per poche considerazioni e per una presa di posizione onesta e sincera, peraltro non nuova. Fatti separati dalle opinioni, si dice spesso e tante volte a sproposito. Eccoci qui. Noi de “Lo Spallino” stiamo dalla parte dei tifosi che magari criticano o discutono ma non offendono. La parte della gente di Ferrara che ha più volte dimostrato di aver fiducia in questa società. E a questa società è grata. Anche oggi che la classifica è quello che è. Anzi, soprattutto oggi. E la società vuol dire il presidente, ovvio, ma anche il direttore, l’amministratore, il team manager, l’allenatore, i giocatori fino al medico o al magazziniere. Essendo una testata dichiaratamente, fin dal proprio nome, tifosa lo facciamo con la massima trasparenza e tranquillità. In un mondo come quello del calcio in cui fallimenti, furti, magagne sono all’ordine del giorno e quasi sempre sono firmati da chi comanda, sempre noi de “Lo Spallino” andiamo fieri del nostro aperto schieramento che non si priverà mai del diritto di critica come, crediamo, anche questa intervista dimostri. Forza Spal non è una degna conclusione ma è soltanto l’inizio. Un nuovo inizio. (et)

Intervista esclusiva con Lo Spallino del Presidente Cesare Butelli.

“Siamo più forti. Non abbiamo mai pensato di mollare. Il clima è diverso vogliamo migliorare. Quindi…” “NOI, LA SPAL, FERRARA, ARMA, ZAMBO E I TIFOSI” di Enrico Testa MEZZANO. Penultimo giorno di ritiro. Arriva anche il presidente per salutare la squadra, per parlare ai ragazzi, per far sentire la sua presenza. Arriva da Lucca, Cesare Butelli detto Ave, con il piccolo Tommaso detto Avino. Pantaloncino corto di jeans, camicia bianca, immancabile cappellino con visiera e macchina nuova, strafiga, bianca, alla quale, va detto, manca – assenza grave – un adesivo della Spal appiccicato, Butelli si presenta così. E’ una toccata e fuga, la sua. Il tempo di vedere tre allenamenti, un’amichevole, una notte in albergo e poi, la sera dopo cena, via di corsa (letteralmente) verso Lucca. Appena terminati il pranzo e alcuni colloqui con la squadra dei quali racconterà durante l’intervista, ci accomodiamo a un tavolino. Fa caldo persino qui. Trentagradi e passa la paura ma non la voglia di parlare. Allora, ormai ci siamo. Si ricomincia. Come, con quale stato d’animo? “Di certo non si riparte dal nulla come l’anno scorso. Cerchiamo di fare le cose in un modo per certi versi diverso, cerchiamo di migliorare e di salvare quello che di indubbiamente buono è stato fatto”. Ecco, l’esperienza dell’anno scorso che cosa ha insegnato? “Ha insegnato che nel calcio non c’è mai nulla di sicuro. Da neofita quale ero e sono, spesso ho sbagliato valutazione e interpretazione nei frangenti. Non posso rimproverarmi, invece, di non aver tenuto un profilo basso o di aver parlato troppo o di aver avuto un’esposizione mediatica da classico presidente perché credo non esista un mio collega che è apparso o ha parlato meno di me. Certo, ho capito, anche se è banale, che il torneo finisce al novantesimo minuto dell’ultima partita. Forse, un anno fa, abbiamo pensato di aver raggiunto quello che, viste le premesse, sarebbe comunque stato un traguardo massimo, cioè i playoff, troppe giornate prima del necessario”. A proposito dell’anno scorso, i rapporti con la città non sono stati facili ma… “No, no, fermati. Che cosa intendi per città? Istituzioni, banche, la Ferrara che conta, mettiamola così. “Ah ecco, escludiamo i tifosi allora. Noi partiamo da un presupposto sul quale, mi spiace, non si discute. Questo: siamo gente perbene, e in buona fede. In sostanza, il primo anno non è passato invano. Crediamo di aver dimostrato chi siamo. E’ stata una stagione di semina, e ora, con la città, passiamo alla raccolta visto che, ripeto, con i fatti abbiamo messo in mostra un concetto forte e chiaro. Che non siamo degli avventurieri o, peggio, dei loschi figuri venuti a perdere tempo”. E poi, invece, ci sono i tifosi che… (non riesco a finirla, la domanda).
“Sono davvero incredibili. Mi permetto di usare parole del genere perché credo che tutti abbiano capito che non sono un ruffiano. Lo dico con il cuore: sono straordinari. Spesso mi sono lamentato e sono stato frainteso. Ce l’avevo con quelli che al Mazza non c’erano nemmeno quando eravamo la capolista. E non ero infastidito per banali ragioni di cassetta, di soldi, no. Quanto perché mi aspettavo un movimento d’opinione diverso, più ampio, soprattutto quando la squadra andava alla grande. Nella mia ingenuità e da sognatore, io mi aspettavo tutte le partite con lo stadio esaurito e invece, a volte, è stato quasi l’opposto. La gente che c’era la domenica dopo aver conquistato il primato mi fa ancora pensare, sono fatto così. C’era il Lecco. Ecco, diciamo (ride di gusto) che proprio il Lecco mi è rimasto in testa e non soltanto al ritorno…”.

La squadra è nuova, otto sono stati gli acquisti finora, il clima sembra cambiato e lo scetticismo iniziale, anche giustificabile, pare aver lasciato spazio a un bel clima.

“Ho sempre detto che il compito del presidente di una squadra dovrebbe essere quello di gettare acqua sul fuoco. Io, invece, voglio buttare benzina. Poche storie. La squadra crediamo sia più competitiva, sensata. C’è stato tempo, stavolta, per costruirla, non come l’anno scorso che in mezzo a duemila problemi abbiamo fatto tutto in quindici giorni. Ecco, se ritorno indietro a un anno fa di questi tempi, ribadisco che abbiamo fatto un miracolo. Ma guardiamo avanti. Quest’anno la rosa si è arricchita. Se abbiamo fallito per un misero punto e sono qui a dire che siamo più forti si capisce subito dove speriamo di arrivare…”.

Finora che cosa hai visto e che giudizio ti senti di esprimere sui nuovi?

“Finora ho visto poco e non voglio fare supposizioni. Ho visto qualche allenamento e un paio di amichevoli. Una, quella con la Lazio, decisamente incoraggiante e un’altra, questa con il Montebelluna, praticamente inutile visti gli allenamenti fatti in questi giorni. Io, però, mi fido ciecamente dei miei collaboratori, credo a quello che mi dicono Pozzi, Bena, Schena e Dolcetti. Personalmente ho visto cose che mi sono piaciute ma non starò qui a entrare nel dettaglio tecnico”.

E sui nuovi che cosa puoi dire?

“Che mi hai messo in bocca, proprio qui su Lo Spallino, riferita a Bedin, l’espressione bestia che non ho mai usato”.

L’hai scritta in un sms!

“No, ho scritto belva, che è diverso. Bestia sembra negativo, sembra voglia dire uno che non ragiona”.

Chi ha letto quell’intervista ha capito benissimo che si trattava di un complimento…

“Diciamo che sono preciso”.

Con tutto il rispetto non è questo il termine giusto. Diciamo che sei un rompiballe…

“Ma diciamo anche, per rispondere alla domanda, che mi piace molto il clima che si respira nella squadra. Ti posso raccontare che tutti i giocatori che volevamo e che abbiamo contattato ci hanno detto sì subito, senza pensarci e con grande entusiasmo. Uno solo si è dimostrato poco convinto (Lambrughi) e poi si è capito che aveva proposte da categorie superiori. Gli altri, invece, si sono dimostrati molto contenti e questo è un gran bel segnale, anche per la piazza, per Ferrara. Vuol dire che si tratta di una meta ambita anche per giocatori che vengono da squadre importanti e non necessariamente soltanto in prestito”.

Quanto manca a questa squadra per essere la Spal definitiva?

“Sappiamo noi e ormai sanno tutti che gli unici movimenti significativi sono legati ad Arma. Se dovesse rimanere…”.

Fermati. E’ una possibilità?

“Sì perché noi siamo certi del suo valore, che oltretutto crediamo crescerà ancora in futuro, e lo cediamo solo per quello che vale. Se Rachid resta, la Spal è questa al netto degli esuberi noti, non ci sarà alcun nuovo arrivo. Se invece Arma dovesse partire arriverà un altro attaccante all’altezza. Qui, come sempre, ci penserà Bortolo (Pozzi). Non sono troppo d’accordo quando leggo di questa presunta, possibile cessione di Arma e Zamboni come se fossero ammanettati. Zambo non c’entra, lui partirà solamente se gli si prospetterà una chance clamorosa che per lui, non più giovanissimo, potrebbe essere l’ultima. Noi non vogliamo penalizzare nessuno, tanto meno lui”.

Fermati un’altra volta. E se il capitano chiedesse di restare?

“Guarda, Zambo è qui, è alla Spal e ha un contratto. Morale: noi se resta siamo felicissimi e lui non ha bisogno di chiedere di rimanere. Si tratta di un giocatore molto forte e non finisce qui. Si tratta di un ragazzo che, a prescindere dalle qualità di calciatore, è una persona come piace a noi”.

E ai tifosi. Paradossalmente nessuno ha storto il naso sulla possibile partenza di Arma pur riconoscendo l’importanza dell’attaccante e invece la cessione di Zamboni non passerebbe inosservata…

“Ti ho già risposto. Ripeto: i tifosi sono intelligenti e li capisco. I tifosi, poi, hanno anche capito che la cessione di Arma avrebbe un senso mentre quella di Zambo ne avrebbe un altro, di senso. Paradossalmente sarebbe più facile la sostituzione di Rachid anche se dietro abbiamo parecchie alternative e rispetto a un anno fa siamo pure più giovani. Voglio anche dire che, sempre in difesa, abbiamo trattenuto Gaspari, un calciatore nel quale crediamo molto”.

Parliamo ancora di mercato. Sicuro che non ci saranno altre cessioni? Si sono fatti i nomi di Centi e Cazzamalli…

“Io non ne sono al corrente”.

E’ una bugia che devi dire, dai…

“No, dì e scrivi quello che vuoi. Il tuo è un discorso che vale per tanti altri, allora. Dipende da situazioni che se si creano e si valutano di volta in volta durante il calciomercato. Il discorso è semplice. Più un giocatore è importante e più vuole giocare. Bisogna vedere se i titolari della scorsa stagione hanno voglia di mettersi in discussione e qui bisognerebbe chiedere a loro, di sicuro non a me”.

Alla faccia del neofita. Parli come un presidente di quelli bravi. Cambiamo discorso, va. Hai parlato alla squadra?

“Sì, certo, proprio oggi dopo pranzo, mezzora fa. Ho detto ai ragazzi che abbiamo tutti un anno di più e che ci conosciamo meglio. Ho detto anche loro di non interpretare male certi miei atteggiamenti che possono sembrare stravaganti o certi miei silenzi. Io sono fatto così. Non a caso ho fatto dei colloqui a gruppi di cinque giocatori perché detesto i discorsi generali davanti alle grandi platee. Ho un piccolo anno di esperienza in più e sono sul pezzo. Mi aspetto un gran campionato nel senso di un torneo giocato al massimo. Ai vecchi ho anche detto che la delusione per il campionato scorso, parlo del girone di ritorno, va superata subito. Ripartiamo e vediamo. Siamo ambiziosi e restare nella mediocrità non solo non ci piace ma è dannoso, per tutti”.

Al termine del campionato scorso c’è stato un momento in cui si temeva un tuo, un vostro disimpegno. Che cosa è successo?

“Non so francamente di cosa parli. Io sono notoriamente un attento guardone: vedo tutto. Il forum degli spallinati, questo e altri siti. Insomma mi informo quotidianamente sugli umori della piazza e non ho mai percepito questi timori da parte dei tifosi…”.

Ecco un’altra bugia a fin di bene…

“E perché? Davvero! E’ un’idea, come si è visto sbagliata, che vi siete fatti voi giornalisti. Il mercato credo dimostri che non dico fregnacce. Il nostro progetto è ampio, continua e si tratta di un progetto sportivo e industriale. Alla città, ora, qualche cosa chiediamo perché il consenso di quelle meravigliose duemila persone che ci seguono sempre respirando nebbia o ricevendo grandine merita un enorme rispetto”.

Vuoi fare un appello alla città?

“No, e poi che appello faccio se uso come tramite Lo Spallino? Lo saprebbero in pochi…”.

Sei simpatico, eh! Stuzzica pure. E invece leggono e a volte copiano anche. Tiè!

“E allora mi ripeto e dico che ci siamo presentati in un certo modo. La serietà l’abbiamo già messa in campo, ora aggiungo una promessa. Quella di andare avanti con le nostre idee e con grande impegno, sette giorni su sette. I risultati, come sempre, diranno se abbiamo fatto bene oppure no. Purtroppo lo sport è un mondo a parte e il confine è sottile. In un attimo possono sparire mesi di pianificazione e il budget può passare in secondo piano. Noi lavoriamo davvero sette giorni su sette ma la gente giudica ovviamente soltanto i novanta minuti”.

Sì ma il rapporto con i tifosi, come hai ammesso prima, è fatto di una fiducia più volte dimostrata che non si è limitata al verdetto del campo.

“Certo, e abbiamo lavorato spontaneamente perchè fosse così. Alla Spal della mia gestione le porte sono sempre aperte e tu puoi confermarlo. C’è una bella commistione tra tifosi, giocatori, dirigenti che ha pochi eguali, mi sembra, in questo strano mondo. Guarda qui in ritiro. Si mangia insieme, si vive nello stesso albergo e c’è un clima che coinvolge tutti, Socrate compreso, senza ghettizzare nessuno e non inteso come Guido Ghetti…”.

Hai fatto una battuta? Sono contento, ti vedo in forma, buon segno…

“Sono contento anch’io dopo quasi due giorni qui in mezzo agli amici. Dai che ora torno a Lucca e torno a essere antipatico come al solito”.

Finiamola così, facciamo che i tifosi e la squadra si apprestino a cominciare una stagione importante guidati da un presidente galvanizzato. Quanto materiale spallino mi sono guadagnato per questa intervista?

“Ho detto a Gino che se ti avvicini al magazzino faccia partire la corrente elettrica. E se rimedi con il tuo amico Zamboni un giorno mi spiegherai cosa ci fai con magliette che ti potrebbero fare da camicia da notte…”.

E poi dicono che i giornalisti, persino quelli malati di Spal come me che, tanto per dire, lunedì mattina ho già fissato l’appuntamento dal tatuatore ferrarese per il secondo tatuaggio spallino, vengono riempiti di gadget, magliette e cose varie. Non mi resta che il solito Zambo extralarge oppure sto benedetto punto merchandising che prima o poi aprirà (frecciata al Presidente e uno a uno con le battute su Lo Spallino).

ESCLUSIVA: Le prime parole del nuovo attaccante biancoazzurro in esclusiva per Lo Spallino

LA VOGLIA DI SPAL DI FABIO BAZZANI
“Cari tifosi non mollerò mai”

di Enrico Testa

Tarda mattinata di venerdì 17. Alla faccia della scaramanzia. Fabio Bazzani è a Ferrara. Sta facendo le visite mediche ed è questo il motivo per cui il nostro appuntamento telefonico viene rimandato. Prima, per spiegare questa intervista esclusiva mi tocca raccontare alcuni precedenti perché, sia chiaro, sto rischiando la pelle. La pelle che il Grande Pozzi mi toglie e mo’ di pollastro visto che Bazzani ha l’ordine tassativo di non parlare fino a sabato mattina, oggi cioè. Mi salvo (spero) ma di sicuro mi comporto correttamente nei confronti degli amici-colleghi di Ferrara pubblicando questa chiacchierata con il nuovo bomber soltanto adesso, il giorno dopo quando Bazzani è già sul pullman destinazione Mezzano. Il privilegio di parlarci prima degli altri, sia altrettanto chiaro, Lo Spallino se lo merita tutto. Merito di anni di conoscenza e di stima, di un amico comune come Serse Cosmi, del mio personale corteggiamento (professionale s’intende, specifico per alcuni Spallinati tipo Martello…) nei confronti dell’attaccante che va avanti dall’estate dell’anno scorso. Confesso di aver visto Bazzani la prima volta con la maglia dell’Arezzo e di averlo poi comprato al Fantacalcio in tutto il suo girovagare per la serie A. Per la cronaca, e per cazzeggiare, un suo gol al Milan con la maglia del Perugia mi fece vincere uno scontro decisivo destinazione scudetto contro l’Aiax. Per farla breve ammetto di non essere in alcun modo credibile per quanto riguarda il giudizio personale nei confronti dell’uomo e del professionista. Ecco perché è meglio far parlare lui anche se senza il permesso della società.

Allora Fabio, che dire? Finalmente…

“Eh sì, davvero. Speravo tantissimo di riuscire ad arrivare a Ferrara, ci spero dall’estate scorsa e ho ricominciato a farlo all’inizio di quest’estate. Ho deciso di affidarmi a un preparatore il primo luglio proprio per questa eventualità. E’ tanto tempo che si parla di un mio arrivo ma, come sai, non se n’è mai fatto nulla. Stavolta ci siamo, grazie a Pozzi. Ho appena terminato le visite mediche ed è andato tutto bene. State tranquilli, sono sei mesi che sto bene… mica uno”.

Possiamo dire che fa impressione, vista la tua carriera, conoscere le condizioni che ti ha imposto la Spal?

“Eh eh, ma Pozzi lo conoscete. A parte gli scherzi, ci abbiamo messo due secondi a incontrarci. E’ molto semplice, vado in ritiro senza aver firmato alcun contratto e senza certezze. La società vuole vedermi all’opera e a me va bene. Guarda: io sono in forma, voglio la Spal e ho una grande fiducia. Con lo stesso Pozzi e con Bena ci conosciamo e stimiamo da anni, non è un problema mettermi alla prova alla mia età, la carriera passata conta zero. In questo modo ci saranno più garanzie per tutti. Firmare oggi o tra dieci giorni cambia poco. Così conoscerò meglio l’allenatore, i compagni. Io voglio dimostrare a chi ha avuto fiducia in me che ha fatto bene. Punto”.

Se lo ricordano in pochi ma il tuo è un ritorno…

“Già, sono passati diciassette anni. Era il ’92. Giocavo con gli Allievi della Spal e chiusi con la Berretti. Fu una bella stagione anche se occupavo una posizione più arretrata rispetto alla mia ma fu una grande esperienza, la prima in un club così importante. Feci otto o nove gol, non ricordo, e ci rimasi male quando non mi riconfermarono. Imparai tanto, però, e mi servì parecchio per la mia carriera. Insomma ho ricordi buoni e provo una bella emozione a ritornare”.

Tutti quelli che ti conoscono, ne cito uno solo: Cosmi, dicono che sei un ragazzo tranquillo che ha un pregio importante. Quello di non mollare mai.

“Ho anche tanti difetti, eh (ride). Di sicuro sono uno che si fa voler bene. In tanti anni posso affermare con orgoglio che non ho mai avuto problemi a prescindere dal fatto che abbia segnato venti gol o uno. Persino l’anno scorso a Pescara dove c’era da prendersi su e scappare per la situazione che c’era siamo andati d’amore e d’accordo. Stimoli ne ho tanti, voglio far capire a tutti che ho una gran voglia di cominciare e sul carattere e le motivazioni ci metto la faccia”.

Come ruolo, con il passare dell’età, è cambiato qualcosa?

“Sì, che gli allenatori si incazzano di meno. Cosmi e non solo lui, infatti, mi rimproveravano a ragione perché, per la mia generosità, dopo settanta minuti ero cotto. Spendevo tutto e in fretta. L’esperienza mi ha portato ad amministrarmi meglio. Paradossalmente credo di essere più veloce ora”.

Hai una moglie conosciuta e famosa (Alessia Merz) che senza dubbio avrà detto la sua in questo tuo trasferimento…

“Come no. Lei sta ancora incrociando le dita. Se è possibile è ancora più contenta di me. Alessia è malata di calcio, davvero. E’ da tempo che parliamo di Ferrara e della Spal ed è a conoscenza di quanto desiderassi questa opportunità. Aldilà della vicinanza, le fa piacere questo mio arrivo a Ferrara anche se ancora non ci crede perché è scaramantica”.

I tifosi spallini saranno contenti. Tua moglie magari qualche volta allo stadio e tu in campo…

“Qualche volta? Alessia non se ne perderà una. Non hai capito, è avvelenata, verrà sempre”.

Una curiosità. Arrivi a Ferrara l’anno dopo che la tua amata Fortitudo è retrocessa anche per colpa della squadra di basket di qui, la Carife.

“Pensa che l’anno scorso sono venuto al Palasport di Ferrara. Abbiamo anche perso meritatamente ma i problemi della Fortitudo erano e sono altri. In queste ore rischiamo addirittura di sparire. Pazienza. Meglio ripartire con alcune certezze che andare avanti così. E poi adesso pensiamo alla Spal, va…”.

Ecco, allora che cosa vuoi dire o promettere ai tifosi biancazzurri?

“Non faccio alcuna promessa perché direi cavolate, parole inutili. Voglio dire, invece, che per quanto riguarda il mio entusiasmo, le mie motivazioni, la mia voglia, possono stare tranquilli. A Ferrara voglio fare la differenza, intanto come atteggiamento e come impegno. Poi deciderà il campo, come si dice. Però, ripeto, i tifosi vedranno e toccheranno con mano molto presto, già a Mezzano, la mia voglia. Questo è sicuro”.

Il Direttore Generale Gianbortolo Pozzi racconta il progetto, gli acquisti e le strategie in esclusiva a Lo Spallino. “Vogliamo migliorarci. Abbiamo preso giocatori di grande prospettiva. L’anno scorso Arma e persino Zamboni li snobbavano tutti. Un conto sono le favorite sulla carta, un altro conto è il campo. Di questi tempi, con le società che spariscono, conta più di tutto la solidità”

INTERVISTA ESCLUSIVA AL DG G.B. POZZI
LA NUOVA SPAL DEL COMANDANTE

di Enrico Testa

Avvertenza. Chi scrive è un Pozzino (espressione, peraltro azzeccata, inventata da uno Spallinato dal nome in codice importante: Gustave Flaubert). Dicesi Pozzino fan smisurato ma (spero) non acritico nei confronti del Direttore Generale della Spal, Gianbortolo Pozzi. La vigilia del raduno è l’appuntamento per questa chiacchierata lunghissima con poche censure anche per chi, in quanto manager navigato, non butta mai sul tavolo nomi e cognomi e conclude ogni trattativa nel silenzio assoluto. Seconda avvertenza. Far sparare al Comandante ai quattro venti quali saranno i prossimi colpi di mercato è un po’ come convincere la Juventus a tirare fuori venticinque milioni di euro per D’Agostino.

Modalità d’uso. Si tratta della prima intervista esclusiva che il sito del neonato Spallino pubblica. Logico che cominci da qui la nostra credibilità, altrettanto scontato che, ammirazione per il dirigente a parte, non manchino i tentativi per catturare un’indicrezione in più. Per provarci si parte da lontano.

Allora, Comandante. Da oggi si ricomincia. Sensazioni e certezze rispetto a un anno fa quando tutto fu fatto in fretta e furia.

“Ricominciamo da una base importante. Dal nucleo che ci ha portato inaspettatamente a sfiorare i playoff. Se andiamo a vedere uno per uno gli elementi, i giocatori ci sono. Se poi qualcuno voleva nomi altisonanti, peccato. Già dall’anno scorso, infatti, si sarebbe dovuto capire che a noi non interessano gli specchietti per vendere qualche abbonamento in più, non è questa la nostra filosofia. Anzi, ci frega niente di quelli che hanno chissà quale curriculum ma dietro alle spalle. Di chi, magari, è reduce da quindici gol in B. Eppure l’esempio della scorsa stagione dovrebbe insegnare qualcosa. Arma tutti lo immaginavano in panchina. Per gli stessi, Zamboni era finito. Cabeccia, invece, era un illustre sconosciuto addirittura fuori ruolo, dicevano. Ebbene parliamo di ragazzi che sono andati molto bene e ora sono proprio quelli che ci invidiano e chiedono di più nelle categorie superiori. Andiamo oltre. A noi interessa il progetto. Abbiamo detto una cosa appena arrivati, una cosa che confermo. Nel giro di qualche anno, dalla C2 vogliamo arrivare in B. Siamo arrivati subito in C1 anche se non per merito nostro ma la strada è quella e gli obbiettivi pure. Come si fa? Secondo noi incrementando le strutture, consolidando le basi, investendo tanto come stiamo facendo sul settore giovanile, rilanciando un nome, quello della Spal, che era caduto in disgrazia”.

Il mercato sembra fermo ma ci sono squadre come Cremonese, Verona e Novara decisamente più avanti…

“Mi dispiace risponderti che non ci frega niente degli altri. Non sappiamo nemmeno se saranno nostre avversarie, queste. Parliamo di club con budget almeno superiori tre, quattro volte al nostro. Club che, per la cronaca, l’anno scorso investendo sempre così tanto sono arrivati dietro. Alla fine si gioca in undici contro undici e vedremo chi sarà più bravo. Noi puntiamo sui giovani da lanciare o su giocatori da rilanciare. Così abbiamo fatto la stagione passata, secondo noi con successo, così faremo ora. Le motivazioni, le qualità morali oltre che tecniche, quelle fisiche, l’ambiente, i tifosi: ecco i nostri punti fermi per migliorarci”.

Quindi l’obiettivo sono i playoff?

“Lo decideremo quando ci saranno le rose complete, molto più avanti secondo me. Fammi questa domanda a fine agosto. Preferisco dire che il nostro progetto continua e che la cosa principale è la solidità e non da oggi vista la crisi che c’è nel calcio e non solo. Solidità dalla prima squadra al settore giovanile. Bisogna fare attenzione a non fare il passo più lungo della gamba. Gli esempi sono recenti e terrificanti. Squadre che un attimo fa stavano in serie A oggi non esistono più. Ecco perché la solidità non è una parola qualsiasi e non si tratta di una cosa detta così per dire”.

Davanti a situazioni come Pisa, Treviso e mica poche altre, la Spal come sta?

“Decisamente meglio grazie a una proprietà che non ha le risorse della Cremonese che un anno fa si è salvata o poco più o rispetto al Pisa che fa contratti triennali eppoi arrivederci e grazie. Per me l’esempio del Treviso è emblematico e incredibile. E’ un momento particolare, insisto, e non soltanto nel calcio. I fatti di questi giorni sono soltanto una parte, non è ancora tutto. Sono tante le società che stanno male. L’ho già detto e lo confermo: non chiederei mai al mio presidente di fare sacrifici folli che alla fine significano buttare soldi dalla finestra”.

Parliamo dei singoli. Arma che fine farà?

“E’ molto richiesto, è vero, ma andrà via soltanto se offriranno quello che vogliamo noi. Lo sa lui, il suo procuratore e ormai credo lo sappiano anche i vari pretendenti. Altrimenti starà qui con noi e vedrete che migliorerà ancora e che chi non vuole assecondare le nostre richieste si pentirà amaramente di non averlo preso perché tra un anno costerà molto di più. Comunque può succedere tutto. Io sono tranquillo, non lo svenderò mai”.

E’ vero che avete rifiutato proposte molto importanti da parte di club di prima fascia di serie B e anche da società di A?

“Diciamo che è vero che abbiamo rifiutato delle offerte. Del Lecce e non solo. Offerte che non riteniamo all’altezza del talento e della prospettiva del ragazzo. Il mercato non è ancora decollato. Noi siamo sereni e pronti a chiudere trattative sia in entrata sia in uscita. Certo, se alla fine partirà ci servirà un giocatore piuttosto forte perché dobbiamo migliorarci. L’asse portante della squadra, comunque, rimarrà inalterato anche se noi possiamo vendere chiunque ma non, ribadisco con forza, svendere nessuno”.

E Cabeccia?

“Piace a tutti ma nessuno ha messo sul piatto soldi veri. Posso dire che per ogni giocatore che se ne andrà abbiamo pronto un sostituto all’altezza. Non è che, sia chiaro, prendiamo i soldi e ce li mettiamo in tasca. Gli eventuali soldi che prenderemo serviranno soltanto per rafforzare il nostro progetto, la nostra squadra, le nostre strutture, il nostro settore giovanile. Certo, lo dico forte e chiaro, il presidente non metterà più i soldi dell’anno scorso. Cifre che nessuno può immaginare e che sono servite a creare in otto mesi una struttura che altri club costruiscono in anni e anni. In serie C devi avere, meglio dovresti avere, anche un ritorno che Butelli non ha avuto, anzi…”.

A questo proposito più volte vi siete lamentati. Aiuti zero e persino la questione sponsorizzazione non è ancora stata definita nei dettagli…

“Esatto. Diciamo che stiamo lavorando anche in questo senso. Gli aiuti e certe situazioni incidono molto. La Spal è un investimento che non dovrebbe dare soltanto visibilità. Un investimento che finora ha portato zero ma zero davvero. Certo, le difficoltà sono per tutti, è un momento un po’ così, la crisi economica si sente ovunque ma in questi momenti se non riesci ad avere vantaggi devi stare attento a investire. Oggi la Spal è costi e basta, aldilà dell’affetto che sentiamo da parte della città e dei tifosi”.

Meglio tornare ai giocatori. Alcuni quotidiani nazionali hanno scritto di Zamboni al Lecce. Vero o falso?

“Zambo piace a tutti, anche alle donne e anche al Lecce. Scherzo, ovviamente. Io posso dire che se questi giocatori restano io sono contento. Ma anche noi, come molti altri, siamo ancora un cantiere aperto. Mettiamola così: per completare la nostra squadra ideale immaginata con il nostro allenatore, oggi ci mancano soltanto un terzino sinistro, un centrocampista centrale e un attaccante. In sostanza ci manca molto poco in entrata. Non dimentichiamoci che l’anno scorso c’è stato un momento in cui avremmo anche potuto conquistare il primo posto. Certo, se vai a Roma devi vedere il Papa e noi non ci siamo riusciti per colpa nostra, per mancanze nostre e sono proprio queste che in parte abbiamo già colmato e lavoreremo per continuare a colmarle. Ma giocatori incedibili non ne ce ne sono”.

L’ultimo nome uscito è Migliorini. Confermi?

“Può essere, ci piace. Per lui il Livorno ha speso una barca di soldi (500 mila euro). Quello che ci hanno chiesto ora non sono disponibile a darlo. Vedremo. Di sicuro per lui potremmo anche fare uno sforzo in più perché lo riteniamo importante per il nostro progetto”.

I tifosi però storcono il naso, non è un giocatore conosciuto e l’anno scorso ha giocato poco…

“Capisco. Ma temo siano gli stessi che un anno fa erano scettici anche su Arma e Zamboni. Non possiamo guardare i nomi. Credetemi, sarebbe un errore. Il signor Migliorini non più tardi di due anni fa è stato tra i primissimi centrocampisti di tutti i gironi della Primavera e ti assicuro che c’era gente in gamba. Dai, basta così, altrimenti aumentano ancora il prezzo che ora, lo dico sinceramente, per noi è proibitivo anche se non mi arrendo”.

Passiamo agli attaccanti. Se parte Arma arriveranno Torri e Bazzani. O no?

“No – ride – non è detto. Torri ci piace, non è un mistero ma a oggi l’Albinoleffe punta su di lui in serie B. Non ci sono solo questi tra i nostri obbiettivi e mi fermo qui”.

E Bazzani?

“Può anche essere”.

Altro nome, altra situazione complicata. Quella di Centi.

“No, qui le cose sono più semplici. A fine stagione lui ci ha chiesto di andare via. Stiamo cercando di accontentarlo ma come in altre situazioni ci vuole tempo. Noi non tratteniamo nessuno, sia chiaro. Se Luis troverà una squadra bene, altrimenti pazienza. Di sicuro, proprio per volontà sua, non fa parte del nostro progetto iniziale”.

Allora a parte il Migliorini di turno e i due attaccanti se parte Arma manca solamente un esterno sinistro basso. Lambrughi?

“Non credo. L’ha chiesto anche il Novara e hanno sparato una cifra allucinante. Lambrughi potrebbe arrivare alla Spal soltanto se vendiamo Cabeccia. Altri nomi non ne faccio perché siamo già in tanti sul sinistro che piace a noi. Diciamo che per certi versi potrebbe essere una sorpresa…”.

Passiamo agli affari fatti. Valtulina, per cominciare.

“Lo conosciamo bene. Si tratta di un sinistro naturale come ci ha richiesto Dolcetti. Dei vari esterni che abbiamo è l’unico sinistro su cinque. A proposito, anticipo la prossima domanda. Uno di questi potremmo decidere di mandarlo a giocare. Martucci, Laurenti… Vedremo. Tornando a Valtulina anche qui vorrei specificare che si tratta di un elemento importante e molto duttile. Uno che può fare l’esterno in un centrocampo a quattro e la punta esterna in un attacco a tre. Sappiate anche che doveva andare all’Ascoli. I marchigiani volevano lui, non Moro. Il Torino, che per il ragazzo ha speso cifre importanti, ha preferito darlo a noi. Secondo me si tratta di un giocatore destinato a una carriera importante”.

E Meloni?

“Noi speriamo sia il nuovo Arma anche se ha caratteristiche diverse. Anche lui è bravo a fare più cose. L’abbiamo seguito molto. Quest’anno si è sacrificato a fare la prima punta, e lo ha fatto alla grande, ma rende bene come secondo attaccante. E’ perfetto di fianco ad Arma o a chi lo sostituirà. E poi è un ragazzo ambizioso, che ha fame e queste caratteristiche sono quelle che noi consideriamo maggiormente. Tanto per dire, appena lo abbiamo preso il Cagliari ci ha proposto di acquisirne metà. Ovviamente abbiamo rifiutato. Altre squadre, mi riferisco a Chievo, Frosinone e non solo hanno provato a prenderlo ma qui voglio ringraziare il ragazzo e il suo procuratore perché hanno mantenuto la parola data”.

Passiamo a Bortel.

“Con piacere. E’ un difensore molto giovane che ha giocato sempre al Sud. Non è un dato inutile. Vuol dire che si è temprato e può migliorare ancora parecchio. Deve diventare più cattivo ma ha grandi margini. A gennaio scorso il Manfredonia rifiutò offerte vere di Triestina, Grosseto e un’altra squadra che ora mi sfugge. Lo abbiamo preso assieme al Catania perché con Lo Monaco ci conosciamo da tempo. Siccome sia noi sia loro crediamo molto nel ragazzo abbiamo già stabilito che se arriverà in A la Spal prenderà una cifra importante. Si tratta di un ragazzo che ha il piede, la testa e il fisico. E’ un centrale ed è molto bravo anche a impostare il gioco. Quest’anno ha fatto anche l’esterno destro ma così è sprecato”.

Resta Bedin che è il più conosciuto.

“Già, è un giocatore che ha già una carriera importante alle spalle e che secondo noi potrà averne un’altra, di carriera, anche davanti. Magari proprio grazie alla Spal che crede gli stia stretta la prima divisione. Su di lui siamo arrivati primi, sì siamo stati bravi. E’ uno che ha una signora esperienza e che in mezzo al campo si sente eccome. Lui conquista e gioca. Nei moduli che Dolcetti ha in testa, Bedin ci sta alla grandissima. Ci darà una grossa mano, ne siamo convinti, e ha caratteristiche diverse rispetto a Schiavon”.

A proposito di moduli. Dolcetti ha dichiarato al Resto del Carlino di aver deciso con la società di impostare il mercato su due schemi: 442 e 4231.

“Sì, è vero. Con Aldo siamo sempre in contatto e c’è sintonia assoluta, totale. Quando scelgo un allenatore cerco anche una certa similitudine nell’idea di calcio. Ecco, con lui siamo partiti da una cosa per me imprescindibile: la difesa a quattro. Poi vogliamo entrambi una squadra duttile, capace di cambiare. Per questo non escludiamo nemmeno il 433. Io scelgo i giocatori ma i profili li detta l’allenatore”.

Bortel, Valtulina, Meloni… Sulla carta i tifosi speravano in qualcosa di più…

“Guarda, mi ripeto. I nomi da soli non contano. Vedi il Napoli l’anno scorso. Doveva lottare per la Champions e poi… Oppure il Genoa. Una salvezza tranquilla che è diventata un risultato storico, pazzesco. Ai tifosi dico che i giocatori che abbiamo preso e che prenderemo sono frutto di una valutazione attenta e che la Spal deve poggiare su una crescita costante e su motivazioni forti. Noi cerchiamo calciatori che possano dare molto, non che abbiano già dato molto”.

Certo, ammetti che un certo Braiati, tifoso vero della Spal e ottimo giocatore fa sognare non poco…

“I tifosi volevano Braiati, ho saputo. Anche io vorrei Braiati, si tratta di un ragazzo forte senza alcun dubbio. Che però prende tre volte tanto i nostri giocatori più cari e non si tratta di particolari irrilevanti. Braiati è un giocatore da categorie superiori e vedrete che finirà lì. Per venire alla Spal avrebbe dovuto rinunciare a due terzi dello stipendio e non sarebbe stato giusto perché, ripeto, si tratta di un calciatore che merita altre categorie. Se fossimo andati in B, Braiati avrebbe potuto essere il nostro primo rinforzo per tanti motivi. In B, però. Bisogna essere chiari e seri. Ragazzi, ci sono anche degli equilibri. Il Pisa ha fatto contratti importanti a elementi che valevano meno del ragazzo e guardate che fine hanno fatto i toscani. No, noi crediamo di non sbagliare puntando sulla nostra filosofia”.

A proposito di filosofia. Avevate detto di puntare molto sul settore giovanile e siete stati di parola.

“E non ancora abbastanza. Tra tre, quattro anni vedremo se davvero siamo stati bravi. Allora dovremmo avere ragazzi nati qui in rosa. Siamo soltanto agli inizi, l’anno scorso abbiamo cominciato di corsa ma lì abbiamo investito e continueremo a investire tanto. Ci sono realtà grandi come Ferrara o addirittura più piccole che sono arrivate in serie A partendo da qui, dai ragazzi. Ecco, noi la vediamo così, ecco la solidità che dicevo. Arrivare in alto e restarci facendo divertire la gente. Questo è il nostro obbiettivo”.

Intanto quest’anno, dopo tanto tempo, ci saranno alcuni ragazzi del vivaio in prima squadra.

“Esatto ed è un bel segnale. L’anno scorso è stato fatto un gran lavoro. Brescia, i ragazzi… abbiamo raggiunto ottimi risultati. Lasciami dire che tra Lumezzane e Brescia, da Balotelli in giù di ragazzi ne ho lanciati tanti in prima squadra. Ecco, proviamo a vedere se sono all’altezza, i nostri piccoli spallini. Adesso tocca a loro. Devono sapere che non sono arrivati ma, anzi, sono al primo gradino. Voglio dire una cosa rispetto al prestito, e sottolineo prestito, del portiere Costantino alla Sampdoria. Non è questa la nostra filosofia. Mandare via i ragazzi così giovani, cioè. Assolutamente no. L’abbiamo fatto perché altrimenti penalizzavamo il ragazzo che ha avuto parecchie pressioni dai blucerchiati. L’idea è e sarà di utilizzarli qui i giovani spallini e poi di venderli. Abbiamo fatto un’eccezione che, ad ogni modo, se il ragazzo andrà bene, consentirà alla Spal di guadagnarci”.

Questione dolorosa: le cessioni.

“Ce ne sono da fare tante ma sono ottimista. I rientranti non facevano parte del nostro progetto l’anno scorso, figuriamoci ora. Intanto per Franchini siamo riusciti a prendere dei soldi. Non ci vuole fretta. Il mercato, come detto, è fermo. Ci sono una marea di società che stanno fallendo e un’infinità di giocatori che si libereranno: qualcosa come più di trecento. Vendere non è mai facile ma stiamo lavorando molto su questo. Di certo i Bianchi, i Giorgi, i Bisso non verranno in ritiro. Abbiamo parecchie piste aperte (una per Cortesi, Giorgi e Furlanetto con la Pistoiese di Daniele Simeoni) ma ci vuole pazienza. Di sicuro si tratta di eredità pesanti ma non voglio star qui a lamentarmi. Lo sappiamo da un anno che ci sono queste questioni e quindi c’è poco da fare. Bisogna lavorare e basta come stiamo facendo per gli altri che non rientrano nel nostro progetto. Vale a dire La Grotteria, Agodirin e Cazzola. Stiamo parlando con parecchie società ma anche l’anno scorso, se ricordate, avevamo una trentina di giocatori e alla fine siamo riusciti a piazzarne diversi”.

Non è che davanti a questa mole di lavoro ti sei pentito di rifiutare i soldoni del Bassano?

“Ma va. Anzi, sono contento perché continuo a lavorare con amici e persone eccezionali come il presidente Butelli e l’amministratore Bena. Il conto in banca non è tutto e, anzi, è molto più bello vincere e arrivare lontano con risorse rigorose. Vedere realtà che spendono e spandono mi lascia indifferente. Cerco la soddisfazione che la Spal e pochi altri può dare. Meglio ancora se con il nostro progetto, con i giovani, lanciando e rilanciando i giocatori”.

Sei il primo intervistato del nostro neonato sito. A parte il piacere nostro, crediamo che iniziative editoriali e non soltanto come questa o come il nostro giornale l’anno scorso e quest’anno in una nuova veste con l’inizio del nuovo campionato dimostrino, aldilà delle parole e delle promesse, che con il vostro arrivo alla Spal l’entusiasmo è tornato a livelli importanti.

“E’ verissimo e non te lo dico per amicizia, credimi. Il fatto è che per noi è molto importante il clima che si è creato l’anno scorso e che speriamo persino migliori. E’ un segnale di fiducia, è una base fondamentale, vuol dire che non siamo soli e che in tanti amano la Spal e seguono con attenzione il nostro lavoro. La vostra professionalità, l’attaccamento vostro e di tutti i tifosi, il rapporto che si è creato con molti di loro… tutti aspetti che contribuiscono a creare un certo clima. Ti giuro che quando ho detto no al Bassano queste cose hanno influito molto. Vincere qui deve essere pazzesco. Butelli e gli altri protagonisti di questa avventura, malgrado le tante difficoltà, considerano davvero tanto questa base che, con Lo Spallino e non solo, dimostra ogni giorno di avere grandi potenzialità”.

Ultima cosa. Il comandante Pozzi cosa dice ai tifosi? Aperte le virgolette…

“Quello che a nome della società dissi anche l’anno scorso. Che promettiamo il massimo impegno da tutti i punti di vista per portare in alto il nome della Spal e di Ferrara. Che la squadra darà il massimo sempre in partita e in allenamento. L’impegno, ci tengo a dirlo, non è mai mancato nemmeno l’anno scorso anche se errori ovviamente ne sono stati fatti altrimenti saremmo andati ai playoff. Ma non sul piano della voglia e della dedizione, lo posso assicurare. Quest’anno mi aspetto maggior cattiveria e tanta abnegazione. Dobbiamo migliorare e non dobbiamo mai accontentarci. Io, ribadisco, ho fiducia nel nostro progetto che è fatto di solidità ed entusiasmo. Vogliamo fare tutte le cose per bene, anno dopo anno, traguardo dopo traguardo. Perché siamo umili, è vero, ma mica ci accontentiamo…”.

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