UNO SPALLINO… A GALLIPOLI. Una bella vacanza nei giorni del ritiro dei biancazzurri tra sogni a occhi aperti, feste immaginarie, reggae, libri, pesce crudo e acquisti inventati.
E dire che uno dovrebbe avere la testa totalmente sgombra. Mare, sole, cielo e niente più. Se si esclude una marea di pesce crudo, spesso ancora vivo, a prezzi incredibilmente bassi. Intu lu Salento succedono cose meravigliose. La musica dei Sud Sound System, quella degli Aprés la Classe, la terra rossa, gli ulivi attorcigliati, una masseria fantastica, quella pietra che solo qui, Socrate che grazie ai bagnetti all’aloe sembra ringiovanito, il vino bianco salentino, lo stabilimento con gli ombrelloni di paglia e certi mojito da favola, i libri che si consumano velocissimamente (consiglio “Vendetta” di Alessandro Perissinotto)… e poi pace, persino tre giorni di vacanza in più e le buone notizie che arrivano da Ferrara sul fronte Spal da mettere quotidianamente qui sul sito.
Insomma dovrei starmene qui bello (si fa per dire) sereno e pensare a poco o niente. E invece capitano sempre cose strane, o preoccupanti per certi versi, e magari potessi addurre il sole che picchia come Sebino Nela per spiegare la follia, rigorosamente spallina, che mi attanaglia. Forse sarà che non posso raggiungere i ragazzi su a Cavalese oppure chissà cos’altro, resta il fatto che quello che mi è successo ieri, se non fosse che dell’analista avrei bisogno a prescindere, andrebbe catalogato alla voce follia, appunto, senza nemmeno la parola “spallina” a seguire.