FUORICAMPO. IL GIORNO DELLA PROTESTA CONTRO LA TESSERA DEL TIFOSO

Con l’esordio casalingo del 2008, Spal-Monza ha in comune solo l’esito, un pareggio abbastanza scialbo. Molto è cambiato lungo la strada, soprattutto il punto di vista dei tifosi e la partecipazione sugli spalti: due anni fa la il Mazza era colmo di entusiasmo, di suggestioni e di emozioni; oggi invece lo scenario è apparso quantomeno deprimente, con un manto erboso disastrato e un pubblico che ha faticato a superare le mille unità. Ma il dato sconfortante non è legato solo ai numeri quanto all’assenza annunciata e pesante del tifo organizzato in curva Ovest come forma di protesta verso le misure dettate dalla tessera del tifoso. Un vuoto non solo visivo, con la parte inferiore della curva completamente spoglia di persone e striscioni, ma soprattutto sonoro. Niente cori, niente battimani, niente salti. Niente di niente. Solo qualche sporadico “forza Spal” gridato all’unisono durante i momenti migliori della manovra dei biancazzurri e accompagnato da un timido battimani della tribuna. Lungo la prima mezz’ora di partita si ha la netta impressione che manchi qualcosa. E si tratta di una parte fondamentale del rito domenicale da stadio: la condivisione di una passione. Perché se è vero che chi ha scelto di abbonarsi o di entrare col biglietto non è meno appassionato, è vero anche che quello visto oggi è un concentramento di tifosi accomunati da una fede, ma non da una sensazione di essere comunità. Si viene così a perdere quel senso di unione di intenti fondamentale per sostenere undici giocatori in campo. È stata sicuramente una scelta dolorosa, ma improntata alla coerenza, quella operata dai gruppi della Ovest che hanno scelto di rimanere fuori dalla loro casa per la prima volta da tempo immemore. Riuniti nelle immediate vicinanze, hanno mangiato e bevuto come una comitiva di vecchi amici in gita. Niente eccessi, niente slogan o provocazioni. Solo la condivisione di un comune destino. Il gruppo al fischio d’inizio dell’arbitro contava almeno 150 presenti. Un segnale forte, che come risultato ha mostrato i giganteschi limiti dell’adozione della tessera del tifoso: calo del pubblico e assenza dell’incitamento. Un buon modo per far desistere le persone al partecipare allo spettacolo nazionale domenicale, in favore di una comoda poltrona davanti a una tivù.

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