LA LETTERA. DELLA TESSERA DEL TIFOSO E DEL CALCIO MODERNO

Ciao Enrico. Ti ringrazio per avermi chiesto di esplicitare le critiche che in altra sede ho mosso al tuo articolo, in altra sede non per mancanza di rispetto, ma perchè mi è venuto di getto avendo occasione di leggere il tuo articolo ieri. Sai che ti stimo come amico e come giornalista, proprio per questo non sono in grado di apprezzare quanto hai scritto ieri in riferimento alla partita di domenica prossima. Le nostre posizioni sono, o sono state, vicine su molte cose, probabilmente lo sono meno da quando la grande minchiata chiamata “Tessera del tifoso” ha cominciato a produrre i suoi effetti.
Ho già avuto modo di parlarne in fin troppe sedi: non pretendo condivisione delle mie idee, non voglio che qualcuno mi faccia compagnia alla domenica fuori dallo stadio. Ma il tono dell’articolo non mi è piaciuto: scusami ma suona molto come “Turiamioci il naso e facciamo finta che tutto vada bene, almeno per una domenica”. E suona anche come: “Ripensateci, tornate in curva, e mi raccomando non disturbate perchè siamo ospiti nel salotto buono…”. Nel salotto di chi? Non criminalizzo “Quelli che il calcio” nello specifico, il tentativo di fare parlare di Spal a livelli diversi da quelli di Telestense può essere apprezzabile, ma personalmente non devo dimostrare a nessuno quello che non esiste e che non esisterà probabilmente più. A maggior ragione oggi, visto che quando ti scrivo sembra ormai definitiva la decisione di non far venire i tifosi della Salernitana (sembra quasi ironica a questo punto la tua frase “Una società con un gran seguito di pubblico”). Ma le forze dell’ordine non avevano un piano pronto per garantire a tutti di vedere qualsiasi partita? Quello che si vedrà in televisione domenica è la realtà di questo calcio moderno marcio e finito: una curva, mezza vuota o mezza piena che sia, priva di colori, di cuore e di tutto quello che rende una partita vera, un settore ospiti con trenta persone sparse qua e là a prendere il sole di ottobre. Questo è quello che deve emergere secondo me domenica, le immagini patinate e finte lasciamole ai mille replay di Sky e di Mediaset Premium. Tu dici che la Spal è tornata, e non da oggi. Io dico che può essere vero, ma personalmente la mia Spal è anche e soprattutto quello che sta fuori del campo. E’ quella che di domenica in domenica ministri, osservatorio, questori,prefetti si alternano ad uccidere, e ci sono riusciti, non mi interessa nemmeno per colpa di chi. Questa è la partita che vedrò domenica, e che ormai ogni domenica va in scena in uno squallido teatrino che non è più il mio, il nostro.
Con amicizia  Red
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Caro Red, parto da quelle posizioni che scrivi sono, o sono state, vicine tra noi. Io credo lo siano ancora  vicine e ti spiego perché. Credo anch’io che il calcio (e non solo) che vogliono sia assurdo, brutto, falso, persino illegale. L’unica differenza reale nel nostro modo di vedere la partita e fare i tifosi secondo me è il che cosa fare. Ecco, qui la pensiamo diversamente. Sarà perché sono un inguaribile romantico ma continuo a credere con forza che a restare a guardare si faccia soltanto un favore a quei ministri, prefetti, padroni di televisioni, a quegli interessi, cioè, che stanno sopra la testa di molti e lontano dal cuore di tutti. Esempio banale: detesto e condivido nulla della nostra attuale classe politica ma alle prossime elezioni andrò a votare. Non mi piace restare zitto, ecco tutto. Io la penso così. Sul resto permettimi soltanto di aggiungere che la Rai, “Quelli che il calcio” e la Salernitana c’entrano zero. Mi dispiace non si sia capito, evidentemente ho sbagliato io. La partita di domenica l’ho soltanto usata come pretesto per chiedere – lo ammetto – ai tanti malati di Spal come te, e cioè  a quei pochi che  ci sono sempre stati, di ritornare allo stadio. Uno stadio che anche a me fa orrore perché svuotato di colori, bandiere, passione. Hai ragione a dire che la mia frase sui tifosi campani sembra ironica, già. Purtroppo è addirittura realtà. Una realtà triste, direi anche dittatoriale, di sicuro figlia di una situazione generale vergognosa come quella in cui tutti stiamo vivendo. Solo che ho lo convinzione, magari sbagliata, che così facendo, rinunciando a una piccola, grande passione com’è il tifo per la propria squadra di calcio, a parte non servire assolutamente a nulla, si  faccia un favore a lor signori di cui sopra. Ecco perché, proprio come te e tanti altri, non capisco ma nemmeno mi adeguo. Un abbraccio. et

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