CHE SPAL DOMENICA. Il tecnico invita l’ambiente a non dimenticare l’ottimo inizio di campionato: “Dentro lo spogliatoio c’è equilibrio… fuori meno. Domenica scorsa abbiamo fatto un errore ma non è il caso di farne un dramma. Abbiamo giocato per vincere come sempre, conta solo questo. Ora siamo soltanto arrabbiati non certo demoralizzati. E la rabbia è positiva se incanalata come si deve. La Salernitana? Davvero molto forte ma anche la Spal non scherza”. La formazione è scontata. Fuori lo squalificato Migliorini e dentro Bedin. Ritorna anche Smit al posto di Giovanni Rossi.
La delusione dovrebbe essere superata. Questa, almeno, è la speranza. L’“auto”-pareggio di domenica scorsa a Crema deve essere stato per forza metabolizzato. Non c’è tempo per rammaricarsi, per piangere, per fare una autocritica sana, certo, ma pure inutile se troppo lunga. D’altronde c’era e c’è ancora poco da dire. E’ stato fatto un grande sbaglio e in quelle occasioni, specie all’ultimo minuto, il pallone va mandato in tribuna o, meglio ancora, nelle colline che circondano lo stadio di turno. Punto. E basta. Speriamo. Perché a leggerla dalle dichiarazioni e dai titoli dei giornali di questi giorni, se uno fosse un marziano e si connettesse al girone A di Prima Divisione soltanto ora senza avere una classifica davanti potrebbe pensare che la Spal galleggia tra il decimo e il dodicesimo posto. Dimostrazione, esame, prova del fuoco, risposta, partita verità… le definizioni più comuni sono più adatte a una situazione da ultima spiaggia che a un primato contro ogni più rosea aspettativa. Problema molto ferrarese, questo, dove le rarissime vittorie di questi anni hanno insegnato poco in fatto di atmosfera, pressioni, tensioni. Andrebbe ricordato tutti i giorni, ma i tifosi l’hanno già capito, che i playoff erano già un obiettivo alto, figuriamoci se si può attribuire al campionato finora perfetto della Spal una situazione così, ripeto, da ultima spiaggia. Colpa nostra, dei giornalisti sempre a caccia di un titolo. Ogni tanto, però, ragioniamo anche noi e dovremmo ricordarci che ad alzare sempre l’asticella del traguardo si fa soltanto un danno a quella che, oltre che la nostra squadra, è anche, professionalmente parlando, il nostro pane quotidiano.