IL COMMENTO. SPAL-SALERNITANA

FERRARA – La Spal capitola per la prima volta in questa stagione tra le mura amiche, una sconfitta dolorosissima per come è arrivata ma che non dovrà squassare le solide certezze su cui questa squadra è stata costruita. Sia chiaro, perdere partite come queste è proprio come se ti piombasse addosso d’improvviso un terremoto di nove gradi della scala Richter. Da qui bisogna ora capire, con il ragionevole dubbio di ogni comune mortale, se i biancazzurri si sgretoleranno (gesti apotropaici a parte, beninteso ma concessi), oppure se sapranno subito risollevarsi e con forza da questo strano scherzo del destino, che in questo momento sembra beffardamente prendersi gioco della truppa di Notaristefano. Sorrento capita proprio a fagiuolo. Scendere in costiera contro una squadra che in casa ha lasciato sin qui solo le briciole (e, udite udite, alla Salernitana), che segna tre gol di media a partita e, fatto non secondario, sa rimontare e vincere le partite, è un banco di prova sicuramente importante, il primo probabilmente a cui questo gruppo dovrà far fronte dall’inizio dell’anno. La partita di oggi dice sostanzialmente due cose: che si poteva serenamente continuare a giocare in bianco e, scherzi a parte, che in questo preciso momento della stagione si capisce perché la Dea della Fortuna sia anche detta Bendata: perché, per quanto riguarda la Spal, è davvero “ciecata” da far spavento. Se andiamo a contare le occasioni da rete, anche oggi il pareggio sarebbe stato stretto. Paradossalmente però ha vinto la Salernitana che ha dimostrato che avere qualità (benché a tratti) è cosa che paga e sempre, cosa che la Spal non possiede, soprattutto in mezzo al campo dove non c’è nessuno che sappia accendere la luce, che abbia quel minimo di imprevedibilità e inventiva necessaria, tale da prendere in contropiede la retroguardia ospite. Merino è il genio e sregolatezza annunciato alla vigilia: decide lui come e per quanto tempo partecipare alla partita e quando lo fa sono dolori per tutti. Per quarantacinque minuti, prima di trotterellare per il “Mazza”, ha fatto ammattire Rossi e Smit con tagli, verticalizzazioni e assist degni del grandissimo, sfiorando pure la rete; Szatmari è un altro che sa di essere bravo ma che par su questo palcoscenico averne voglia zero di dimostrare tutto il suo valore: ma a due minuti dalla fine è dai suoi piedi che parte la pennellata giusta per Litteri che beffa la difesa formato presepe della Spal. Sono questi i giocatori che ti fanno vincere un campionato, che fanno la differenza, solo questo è quello che conta. Paga zero (come i passi mossi in classifica oggi) sentirsi dire che giocando così ai punti avrebbe vinto la Spal: anche se fosse quello è un altro sport e con il calcio nulla ha a che fare. Anche la giornata, senza smuovere gli arùspici che certamente male avrebbero interpretato un improvviso volo di un gruppo di piccioni prima della partita, era iniziata sotto i peggiori presagi, con Cipriani che (come già accaduto contro Pavia e Paganese) va vicinissimo al gol del vantaggio ma poi trova sulla sua strada un portiere di gomma che salta come un grillo e va a togliere la palla da sotto la traversa. Allucinante. E per un tempo la Salernitana, che gioca con gli under (Legittimo e Ragusa con tutto il rispetto dei nostri, sono di un altro e bellissimo mondo) ricordiamolo, si prende gioco dei biancazzurri che timidamente reclamano un tiro dagli undici metri ma, onor del vero, Peccarisi quella mano o la metteva lì oppure se la tagliava, vista la vicinanza al corpo e soprattutto l’esigua distanza tra lui e Paolino nostro. Fava si male, entra Litteri: non toccherà palla fino all’ottantottesimo, quando segnerà il gol vittoria. E che gol. Nella ripresa si è vista la Spal oppure non si è più vista la Salernitana? A questa domanda non ne verremo mai a capo probabilmente. Certo, i ferraresi hanno creato di più, sono andati più vicini al gol del vantaggio dopo aver messo a segno quello del pareggio e i campani si sono messi in difesa aspettando di colpire di rimessa in una sorta di 4-1-4-1: mossa azzeccata che neanche un Montervino formato “cavallo di troia” (la Salernitana con lui in campo ha giocato pressoché in dieci) ha favorito la rimonta biancazzurra. Uscendo dal “Mazza” un po’ beffardamente un tifoso della Salernitana accende la radio che trasmette quella canzone di Pezzali che parla “della dura legge del gol” e in cui quel profetico ritornello più o meno diceva che “fai un gran bel gioco però ma se non hai difesa gli altri segnano e vincono. Loro stanno chiusi ma, alla prima opportunità, salgono subito e la buttan dentro a noi”.Ci sono certe domeniche in cui tutto forse è già scritto, in partenza e alla fine. Gesti, segnali ed episodi che ti dicono che quella è la piega che prenderà la tua giornata e nulla potrai fare perché non vada a finire come è scritto nelle imponderabile righe del destino. Rimane l’amarezza e un senso di impotenza alleviata solo in parte dal fatto che questa giornata l’hai vissuta contro la squadra più forte sin qui vista a Ferrara. E probabilmente oggi, dell’intero campionato.

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