SESA, UNO SVIZZERO SEMPREVERDE E… BIANCAZZURRO

Hai iniziato la tua carriera nello Zurigo, la massima serie svizzera, sei stato convocato in Nazionale e hai pure segnato un gol. Non è da tutti partire con il piede giusto…
“All’estero, se hai le capacità, a diciotto anni sei già avanti e giochi in campionati importanti. E’ stata una fortuna iniziare nello Zurigo, la società è sempre stata stabile, seria e ha investito tantissimo nel settore giovanile. Poi mettici che ho incontrato dei bravi allenatori che hanno creduto in me…”.

Dopo due anni trascorsi a Lecce e a un passo dalla Juventus, hai lasciato il Salento alla volta di Napoli, arrivando però in un momento particolare del club. Possiamo dire che non hai avuto la fortuna di trovarti al posto giusto nel momento giusto?
“L’esperienza a Lecce è stata molto felice ma poi è arrivata la possibilità di giocare in club di serie A più blasonati e l’occasione non andava persa! Quando sono arrivato a Napoli la società non viveva una situazione facile e questo, ovviamente, ha influenzato l’andamento del campionato. Poi c’è da dire che Napoli è una piazza particolare dove la pressione del tifo è molto sentita. Ma questo è il calcio, no? Non si può sempre trovare la condizione ideale, perfetta…”.

Con la Spal hai giocato quasi tre stagioni di vertice senza centrare la promozione ma hai lasciato un ricordo indelebile nel cuore degli spallini. E a te cosa è rimasto di questa esperienza?
“Ferrara è una piazza importante, legatissima alla Spal e alla storia di questa grande squadra. Sono tanti i campioni che hanno iniziato la propria carriera a Ferrara. La gente è molto legata alla squadra ed è un peccato che da anni manchi l’occasione di giocare il calcio che conta”.

Cosa pensi della Spal in questo momento, visto che vivi a Ferrara e sei sempre molto informato sull’attualità spallina?
“Penso che la squadra sia molto forte, è un bel gruppo, alcuni giocatori sono di esperienza. Ci sono tre o quattro squadre competitive nel girone e la Spal ha tutte le carte in regola per arrivare dove vuole”.

Quest’estate hai chiuso la tua carriera da calciatore, hai fatto il corso da allenatore a Coverciano e adesso sei il nuovo responsabile del settore giovanile del Rovigo. Ci vuoi parlare di questo nuovo  progetto che si dice faccia riferimento al modello Udinese?
“Sì, è vero, siamo gemellati con l’Udinese. Il progetto è molto ambizioso e importante. Vogliamo riorganizzare nel migliore dei modi il settore giovanile del Rovigo Calcio, sappiamo bene che non sarà una cosa semplice e che ci vorrà un grande impegno e del tempo per realizzare questo progetto”

Avresti preferito fare subito l’allenatore?
“Al momento va bene così. Lavorare nel settore giovanile del Rovigo è molto stimolante. Ho preso il patentino per allenatore professionista di Seconda categoria e a breve inizierò il Master, il patentino per la Prima Categoria. Per adesso studio e osservo gli altri allenatori, poi vedremo…”.

Gira voce che la tua passione per il calcio sia sempre stata molto sentita al punto che chi divideva la camera con te durante i ritiri doveva sorbirsi ore di partite, moviole e fermi immagine, risultati e classifiche. Non era meglio fare una partita a carte o ascoltare un po’ di musica?
“Sì, il calcio mi piace, soprattutto i campionati internazionali, lo spagnolo in particolare. Questa dritta è sicuramente opera di Cristian Servidei! In ritiro lui, puntualmente, guardava dei film orrendi e noiosi. Appena io accendevo la televisione e mi sintonizzavo sui risultati delle partite o guardavo le immagini degli anticipi di campionato, lui regolarmente mi bacchettava e mi dava dell’esaurito! Per lui il poco era sempre troppo, ti assicuro che non guardavo poi così tanto calcio in ritiro”.

Durante una puntata di Mai dire gol, la Gialappa’s ha più volte scherzato sul linguaggio un po’ ripetitivo dei calciatori durante le interviste. Inzaghi era l’uomo dei “certamente”, Vieri dei “non c’è dubbio” e tu… quello dei “sicuramente”. Sapevi di essere considerato un campione nell’uso di questo avverbio?
“Ma dai, non lo sapevo! Sicuramente… uso spesso questa parola per via delle mie origini svizzere, è un intercalare comune”.

… L’hai ridetto!
“E’ vero ma non me ne sono accorto. Vedi, lo dico senza pensarci…”.

La fine di una carriera calcistica è sempre un periodo delicato nella vita di un giocatore. Dagli stadi alla vita “vera”, dagli spogliatoi alla scrivania, un capitolo di vita che si chiude e il ritorno alla normalità  non è sempre facile. Tu come hai vissuto questo momento?
“Bene. Ho smesso di giocare a trentasette anni, un bel traguardo per un calciatore, perché lo volevo io. Potevo continuare visto che non avevo nessun tipo di problema e soprattutto fisicamente stavo bene, ma c’è un tempo per tutto. Già da qualche anno pensavo a questo momento, sono sceso in maniera graduale di categoria fino a smettere. Sono sereno, quello che mi interessava era rimanere nell’ambiente visto che il calcio è la mia vita.”

Hai voglia di lasciare un messaggio ai tifosi spallini e anche alla Spal?
“Bando al pessimismo che ogni tanto contraddistingue il tifoso ferrarese, la squadra è forte è ha le capacità di arrivare dove vuole”.

 

 

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