NATALE IN CASA SPAL

CRONACA DELLA SERATA NATALIZIA. Allegria, discorsi, cibo: vi raccontiamo che cosa è successo ieri sera al tradizionale appuntamento con tutto lo staff biancazzurro. Standing ovation per il lungo discorso del Presidente, mai così ottimista e contento.

Nella splendida cornice dell’Hotel Duchessa Isabella di Ferrara si è svolta la tradizionale cena d’auguri di fine anno tra calciatori, addetti ai lavori e autorità. Immancabile tutta la dirigenza schierata al completo a fare gli onori di casa e ricevere uno a uno i tanti ospiti presenti, con il patron Cesare Butelli e il direttore generale Bortolo Pozzi a fare gli onori di casa, coadiuvati come sempre da un ineccepibile Renato Schena, osannato a dir poco dai presenti, giocatori in primis. Il ritrovo è fissato per le 19.30, fa freddo, di quelli polari, la temperatura segna già quattro gradi sotto lo zero ma dentro il palazzo basta poco perché la temperatura salga. E certo non per l’aperitivo, un cocktail di frutta e champenois con snacks assortiti assolutamente innocuo. D’altronde poi, per tornare, tanti si metteranno alla guida e allora è meglio non eccedere. Tra un salatino e una tartina, una pacca sulla spalla e una stretta di mano, alla spicciolata arrivano tutti i calciatori. Prima di dare il via alle danze, l’assessore allo sport della città estense Luciano Masieri, introdotto come sempre dal team manager della Spal Renato Schena, si lascia andare a un intervento tanto breve quanto chiaro e deciso promettendo a tutta la formazione spallina il massimo appoggio con la viva speranza che tra qualche mese si possa festeggiare ancora per aver raggiunto l’obiettivo di stagione.

Applausi da tutti i presenti, una decina di tavoli da otto, massimo dieci, persone in tutto, giocatori tutti presenti tranne Battaglia, operato per la frattura scomposta delle ossa nasali, che ha purtroppo dovuto saltare questo  appuntamento. Si parte alle 20.45 con il servizio in tavola: flan di zucca in vellutata di formaggio come antipasto, pasticcio di lasagnette gialle al forno come primo e, servito su di un carrello gigante con tanto di albero di cartapesta (che cadrà sulle spalle di Smit dopo poco), il prosciutto delle valli al forno alle erbe aromatiche accompagnato da patate arrosto al profumo di rosmarino come secondo. Il tempo che intercorre tra una portata e l’altra lascia lo spazio per potersi sgranchire le gambe e allora a turno, Renato Schena, Bortolo Pozzi, Egidio Notaristefano, Stefano Bena, si avvicinano ai vari tavoli per scambiare qualche chiacchiera. Di lavoro, almeno per una sera, non si parla.

Alle 22.30, mentre il palato dei commensali veniva viziato da torta alla vaniglietta, tra un bicchiere di Babone del 2007 e uno di Babino del 2008 ovviamente made in Cesare Butelli, Renato Schena introduce il primo intervento della serata, quello dell’attore Beppe Gandini che presenta per la prima volta ufficialmente dinanzi alla dirigenza biancazzurra, leggendone un breve stralcio, il libro Una malattia di nome Spal, edito nel 2006 dal movimento degli “Spallinati” che, attraverso una serie di brani scritti da un tifoso, racconta come si vive la passione per la propria squadra del cuore da… Parigi. Applausi del pubblico in sala prima che la parola passi all’ideatore della serata, ovvero al numero uno della Spal Cesare Butelli.
Non senza qualche difficoltà, colpa di un microfono nell’occasione davvero poco… presidenziale il patron estense si lascia andare subito a parole importanti e intrise d’affetto per la sua creatura: “Quest’anno siamo davvero un’ottima squadra, inutile negarlo, mi sta dando e sta dando ai tifosi e alla città grandi soddisfazioni. E’ il mio terzo campionato qui. Quando sono arrivato ho pagato lo scotto del forestiero e un’aria di generale diffidenza, a giusta ragione forse. La gente si chiedeva chi fossi, cosa volessi, tra l’altro io non ho mai negato di essere entrato nel mondo del calcio e nella fattispecie a Ferrara perché qui avrei voluto non solo vincere ma anche portare avanti i miei affari, le mie imprese, cosa che poi puntualmente, quest’ultima intendo, almeno per ora, non si è realizzata, ma lasciamo stare. Sul piano dei risultati, se devo trarre un primo bilancio, il primo anno è stato molto simile a questo, la differenza forse è stata che allora arrivavamo da un ripescaggio e un po’ tutto l’ambiente era “drogato” da tutta una serie di novità e da quella frenesìa che forse non ci ha fatto vedere le cose fino in fondo come dovevano essere viste per vincere subito, anche se devo dire che ci siamo andati molto vicini. Ma abbiamo gettato ottime basi per le stagioni a venire, anche se non vorrei dimenticare il vicolo cieco in cui ci stavamo infilando l’anno scorso, periodo che io reputo dal punto di vista sportivo ma soprattutto societario, il peggiore in assoluto da quando sono qui. Una crisi che sembrava non trovare soluzione e non avere fine, se non grazie ai miei collaboratori, soprattutto Bortolo Pozzi e Sergio Gessi, che hanno iniziato a darmi una grossa mano, caricandosi a trecentosessanta grandi di un lavoro disumano e certosino fatto di ore ed ore passate al telefono, a preparare incontri e incartamenti, per iniziare a dar vita a un nuovo progetto, che voi sapete tutti essere la realizzazione del parco fotovoltaico, di cui vado fiero e orgoglioso, perché questo sarà il futuro della Spal, a prescindere dal sottoscritto. Naturalmente grazie a Remo Turra, che siede qui accanto a me stasera ma che sempre più spesso è e sarà al mio fianco, imprenditore senza il quale nulla di tutto questo sarebbe stato possibile anche solo pensare; grazie allo studio dell’architetto Sergio Fortini che ha presentato un progetto che io reputo ineguagliabile, formidabile e vincente e perché no anche sovrapponibile ad altre realtà: credetemi che ci stanno pensando seriamente anche altrove a realizzare quello che faremo qui a pochi chilometri da Ferrara. E’ una grande gioia, un grande orgoglio, ripeto, per un medio imprenditore come me far parte di questa idea che porterà una piccola città come Ferrara ad avere uno dei parchi di pannelli solari piu’ grandi a livello nazionale, alla faccia dei tanti scettici che, forse giustamente, all’inizio, avevano storto il naso davanti a questa idea. Non mi sembra poco. Oggi, tra le altre cose, sembra uno scherzo destino, abbiamo ricevuto tutte le autorizzazioni definitive per il parco (ne parliamo a parte) e allora sì, davvero, adesso si può dire che tutto quello che avevamo in mente si farà. Prima di chiudere e lasciarvi ai favolosi croque en bouche, vorrei spendere due parole per questi ragazzi, uomini prima e calciatori poi: per impegni personali ma spesso anche per carattere io non ho molti rapporti con loro, così come pochi sono i rapporti che intrattengo con gli organi di stampa, anche perché quando sono a Ferrara il tempo è talmente poco che lo dedico alle banche e ai pagamenti. Ma so, perché pur essendo un amante del calcio ma non un grande intenditore, che il team che ha costruito Bortolo Pozzi è di livello assoluto. Mi sono ripromesso per il 2011 di esservi più vicino, sarà il mio obiettivo se me lo consentite, quello di essere di più con voi, al campo anche durante la settimana. Per la prima volta domenica a Como nel dopo partita mi sono lasciato andare dicendo che siamo davvero forti, ne siamo consapevoli, il nostro allenatore è la persona giusta per guidare questo gruppo e, sinceramente, in cuor nostro quello che vorremmo ma soprattutto vogliamo, così farò contenta la stampa (ride) è che nutriamo la viva speranza di poterlo vincere questo campionato. Auguri a tutti”.
Un intervento di dieci minuti culminato con una autentica standing ovation da parte di tutti i presenti (oltre un centinaio). A ruota ecco prendere possesso della scena Egidio Notaristefano.
“E’ sempre brutto parlare dopo gli altri, se poi è il Presidente ancora peggio… Da dire rimane ben poco davvero. Se posso, però, visto che ne ho l’occasione, vorrei farmi per qualche minuto portavoce di tutto lo staff, tecnico, sanitario, dai magazzinieri a tutti quelli che lavorano per la Spal ogni giorno, con passione e sacrificio. E’ una grande famiglia. Sono qui a Ferrara da tredici mesi insieme a Paolo (Ceramicola ndr) e per noi è stato un anno solare di grandi soddisfazioni: peccato siano arrivate, per ora, in due campionati diversi di due gironi diversi, ma non posso non ricordare il girone di ritorno dello scorso anno quando abbiamo fatto, a mio modo di vedere, cose sensazionali. Il mio grazie, intanto, va a chi di questo gruppo non fa più parte ma che tanto ha dato, tanto ha portato e spero trovi altrove le stesse soddisfazioni che insieme ci hanno fatto crescere. In estate poi, con Bortolo, ci siamo posti un obbiettivo: quello di prendere calciatori che avessero la cultura del lavoro e l’umiltà, con tanta, tantissima fame. Senza alcun dubbio oggi dico che ci siamo riusciti e un plauso sicuro va a loro che sono i protagonisti assoluti di questo bell’inizio di stagione. Perché adesso c’è un girone di ritorno intero ancora e loro lo sanno bene che possono fare ancora meglio di così. Ne hanno tutti i valori, tecnici e umani. E’ bello che a distanza di un anno si sia creata una così bella atmosfera, quando ci sono i risultati è tutto più facile pur non avendo ancora fatto nulla di che. Ma stiamo gettando basi importanti ed è altrettanto bello vedere il Presidente, che l’anno scorso di questi tempi avrebbe voluto suicidarsi (ride), oggi essere così allegro, ottimista. Come tutti noi. Grazie ai tifosi, grazie ai miei ragazzi e tanta serenità per l’anno a venire a tutti i presenti e le rispettive famiglie”.

Chiude il giro degli interventi infine, dopo essersi “impunemente” sottratto capitan Zamboni, il terzo portiere spallino Tonozzi che, vinta l’emozione, si alza in piedi davanti a tutti e, microfono alla mano ringrazia la dirigenza per avergli dato modo di vivere per la prima volta in carriera il ritrovo pre-natalizio. Peccato che dopo quaranta secondi o forse meno tutti i suoi compagni lo bersaglino scherzosamente con i tovaglioli di turno, pagando così lo scotto del noviziato in prima squadra a cena, almeno per ora. Pochi minuti ancora, il tempo di un caffè, il tempo di vedere Coppola trascinato nella felicità di un cameriere napoletano per la vittoria del Napoli al settimo minuto di recupero (ma Carmine giura di non tifare per i partenopei) che è il tempo dei saluti. L’uscita dal Duchessa Isabella ha qualcosa di affascinante e magico come solo questa città sa regalare. Bastano pochi passi verso la desolata Piazza Ariostea e tutt’intorno cala il silenzio. In giro non c’è anima viva. E’ da poco passata la mezzanotte, i rumori delle auto dei giocatori che tornano a casa, gli ultimi saluti, le risate, i cori da stadio della truppa biancazzurra sono solo un’eco lontano e distante. Il cielo sopra la città estense lascia andare coriandoli di ghiaccio che presto si trasformano in un nevischio leggero, impercettibile che come una patina si deposita sulle auto in sosta. Ti vien voglia di sognare. Ti vien voglia di pensare che forse l’anno che verrà può essere davvero quello buono.

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