C’ERA UNA VOLTA UN LIBERO DI BELLE (E POI MANTENUTE) SPERANZE. LA SPALLINITA’ DI MIGNANI, ORA TECNICO DEL SIENA PRIMAVERA

di Marco Lollobrigida (giornalista Raisport)

Michele Mignani oggi ha trentanove anni, peraltro ben portati. Magro, disponibile, esperto in promozioni (con Siena, Pistoiese e Spal… ovvio). Proprio la Società Polisportiva Ars et Labor è ancora in mezzo al suo cuore e al centro dei suoi ricordi. L’abbiamo incontrato al Torneo di Viareggio perché l’ex libero della mitica Spal di Gibì Fabbri ora è il tecnico del Siena Primavera. Un’occasione, quella del più importante torneo giovanile italiano, per chiedergli di ripercorrere la sua vita da spallino, una promozione in B e un’esperienza indelebile.

“Avevo diciannove anni, arrivavo dalla Primavera della Sampdoria e divenni subito titolare in coppia con Cristian Servidei, mio grande amico e prodotto del vivaio spallino. Era incredibile a quei tempi… Allo stadio Paolo Mazza c’erano sempre ventimila persone… Una roba pazzesca davvero e non soltanto per la categoria. Ferrara credo che viva ancora di calcio, malgrado il periodo che coinvolge tutto il pallone italiano. Ma la città era totalmente coinvolta. Sentiva il calcio, lo voleva, lo sognava e soprattutto, con quella Spal, lo aveva”.

Che ricordo hai di quella stagione super che vi portò inaspettatamente, e da neopromossi, in serie B?
“Incredibile, devo ripetermi Quel 1990-91 fu appassionante, ed eravamo davvero trascinati da un grande pubblico. Conquistammo la promozione in serie B, l’ultima di questo grande club, al termine di un campionato bellissimo. Eravamo, come dicevo, neopromossi e ciò nonostante riuscimmo a stare quasi sempre al comando. Fu una storica promozione e non soltanto perché fu l’ultima in serie B dei biancazzurri”.

E l’anno dopo?
“L’anno seguente il presidente Donigaglia fece uno squadrone almeno sulla carta: Soda, Ciocci, Nappi, Breda, Madonna. Una squadra di livello anche se devo dire che era tutto quel calcio di un altra categoria. Pensate all’Ascoli che in B aveva Bierhoff, Troglio e Benny Carbone. Oggi c’è più tattica, preparazione atletica ma si è perso qualcosa dal punto di vista tecnico. Ci sono allenatori che in fase difensiva insegnano solo a seguire la traiettoria del pallone… Tornando alla B con la Spal: fu un sogno breve, retrocedemmo subito ma è e resta un fatto storico quella stagione”.

Hai seguito, anche da spettatore, la parabola della Spal, purtroppo discendente, negli anni a seguire?
“Sì, e non riesco a capire come mai da lì in poi questa squadra abbia inanellato solo retrocessioni o quasi e anche fallimenti e problemi economici. La città merita una Spal competitiva e non è una frase fatta. Non capisco neppure il crollo improvviso di questa stagione: sembrava un trionfo, è arrivato un esonero e molte difficoltà. Mi spiace per Notaristefano che era partito alla grande. Faccio i miei auguri a Remondina, non lo conosco bene ma ha fatto cose buone a Sassuolo e Verona, speriamo sia l’uomo giusto. Ripeto: la città deve avere una squadra all’altezza della storia passata e della passione che i tifosi ci mettono”.

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