CERCANDO DI NON SCRIVERE DI SPAL IN ATTESA DELLA RIVOLUZIONE

Presidentedelconsigliatamente faccio come parodia di Corrado Guzzanti, a proposito della casa delle libertà, comanda. Quello che mi pare, cioè, senza aggiungere un bel “il sito è mio e me lo gestisco io” con tanto di pappapero finale. Mi limito, si fa per dire, e relego la Spal dove merita, quindi un po’ più in basso, cosa rarissima, rispetto a un po’ di temi, qui decisamente inopportuni perché c’azzeccano poco, ma deliberatamente sfrutto il privilegio di poter scegliere gli argomenti a scelta sperando nella vostra pazienza di arrivare in fondo in attesa di notizie bianco e azzurre.
Ci sono cose recenti che rimbalzano sulla stampa tutta e pure su facebook e mi scappa di commentarle. Comincio dall’ultima puntata del finalmente ritrovato Report, il programma di Raitre. Aldilà dell’argomento in questione, la Fiat, quello che salta agli occhi e non da oggi è un assioma che dovrebbe, ma non è, essere chiaro a tutti. La maggioranza della nostra classe politica pensa agli affaracci, ai soldi, ai poteri suoi. I manager nostrani pure. Siamo pieni di consigli di amministrazione che si scambiano le poltrone tra loro senza competenze specifiche. Così quelli che comandano, ogni volta si mettono in tasca liquidazioni scandalosamente milionarie, spesso dopo aver fallito la loro mission, come dicono loro riempiendosi la bocca di termini stranieri perché quando provano con l’italiano fanno fatica ad acchiappare un congiuntivo che sia uno.
Quelli che dovrebbero controllare, novanta su cento hanno le mani in pasta. E i giornalisti che dovrebbero vigilare si fanno dettare le domande dagli intervistati o fanno gli editoriali anche se alle prime armi perché trovare le notizie e rompere i coglioni è troppo faticoso. E così l’economia è alimentata da società che sono scatole cinesi vuote dove qualche evasore che guadagna c’è sempre e qualche operaio che non arriva a fine mese aumenta non giorno dopo giorno ma ora dopo ora. Tanto nessuno dice niente e quei pochi, vedi “Il Fatto”, stanno sulle palle a tutti perché denunciano gli stessi tutti che hanno armadi pieni di scheletri. A decidere, in queste aziende di cui sopra, ci sono parenti vari di tizio o caio perché la meritocrazia non esiste ad alcun livello. E quando ci sono da fare gare di appalto, assunzioni varie, chiamate dirette è sempre tutto finto. Mi ha scritto un amico: ma ti sei svegliato ora? Dove sei stato fin qui, a tifare per la Spal e basta? Veramente no, è che quando assisti a uno spettacolo indecoroso come quello raccontato da Report che mette insieme corruzione, evasione, interessi privati, stampa asservita e parecchie altre schifezze tutte insieme e pure appassionatamente è difficile restare impassibili o, peggio, rassegnarsi a un “era già tutto previsto e lampante”. Certo, ci sono anche le radiazioni, persino la guerra e mi rendo conto da solo che la scelta di questi temi già poco attinenti al nostro sito è decisamente arbitraria ma oggi va così.
L’altro argomento non spallino che butto qui è il processo a chi è imputato di assassinio nei confronti di Stefano Cucchi, quel ragazzo tossicodipendente che mesi fa è entrato in galera, è passato per un ospedale e poi è finito dentro una bara in condizioni pietose. Ho letto il bellissimo, toccante libro che Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha appena pubblicato. “Vorrei dirti che non eri solo”, si chiama e lo consiglio vivamente a tutti i nostri lettori. Chiunque abbia seguito questa atroce vicenda non ha potuto conoscere, attraverso i mass media (e torniamo al discorso di prima), alcuni importanti e allucinanti dettagli. Ecco, per non dimenticare, per capire, per continuare a indignarsi, per nutrire una sana e giusta rabbia… leggete la vera storia di un ragazzo ucciso mentre si trovava nelle mani dello Stato italiano. Giusto per trovare un appiglio a questa rubrica solitamente calcistica vale la pena ricordare un’altra, e per fortuna tuttora esistente, brava persona qual è Fabio Anselmo, avvocato ferrarese che si occupa dello scandalo Cucchi e, prima ancora, di un’altra vergogna come quella che ha portato all’ennesima, incomprensibile prematura scomparsa, quella di Federico Aldrovandi.
Ed eccoci alla Spal. La Spal che pareggia in rimonta grazie a un rigore (il primo in ventotto partite!) e a un autogol ma che perde l’ultimo tram per i playoff di fronte a una squadra scarsa ottenendo un pari che è pure oro colato. L’ultima esultanza biancazzurra, per la cronaca, risale a dicembre scorso. E’ passata una vita e ora c’è la sosta ma subito dopo un bel po’ di scontri diretti belli tosti. Sarà meglio aggrapparsi a un “si salvi chi può” perché dopo lo spettaccolo (?) visto lunedì pensare ai playoff, comunque incredibilmente ancora a portata di mano, pare francamente presuntuoso. Con il Sudtirol, veramente poca cosa, è stata toppata la formazione, si è rischiato di perdere e si è pareggiato non si sa come. L’unica nota positiva è che, forse, questo risultato sveltirà uno sguardo al futuro doveroso e opposto allo stato delle cose. Meglio guardare avanti, agli sbagli da non ripetere, alle “figurine” da (non) ricomprare, alla strategia da adottare. Oddio, mancano ancora dieci righe all’occupazione del consueto spazio, e non ho più nulla da scrivere perché sulla carta il fischio non rende. Intanto ho consumato un’altra riga. Ne restano otto. E allora deliro imitando Vulvia-Guzzanti. Lo sapevate che il più grande deserto del mondo non è in Africa? E che la mantide religiosa uccide soltanto quanto c’è la luna piena? E che l’alloro può essere velenoso? E che i pappagalli possono campare fino a centoventi anni? E che posso fare tutte le domande sciocche del mondo per consumare spazio ma stiamo sempre, e ancora, qui a buttare l’ennesima stagione che poteva essere e non è stata? Ecco, allora finiamola qui e buona sosta a tutti. E’ una stagione di merda perché cominciata nel segno della Grande Illusione. Ora dobbiamo guardare per forza avanti. Proprio come quei bellissimi e pazienti tifosi che di fronte allo scempio di lunedì hanno intonato anche cori ironici e fin troppo tolleranti. Siamo noi la Spal, tra le altre cose, hanno urlato. Già, sono loro e siamo noi. E non è (comunque) poco in attesa della rivoluzione. Spallina e non solo.

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