AAA CERCASI SOLITARIO TIFOSO SPALLINO DA TRIBUNA

Dare i numeri. Ecco il compito di oggi. Perché quelli che riguardano la lontananza spallina dall’ultima vittoria li abbiamo già snocciolati in tutte le salse. Dodici partite senza una gioia, e va bene, ma abbiamo fatto di più, qui sul sito come del resto hanno fatto anche i giornali, abbiamo contato anche i giorni e persino i minuti che hanno separato questa vittoria contro la Reggiana dall’ultimo successo ottenuto con il Bassano. Non è stato un conto premeditato quanto un semplice racconto liberatorio. Perché esattamente questa è la sensazione post derby. Una liberazione calcistica a un passo da quella vera e più importante che si festeggerà (speriamo… vista l’aria che tira!) tra qualche giorno. Qualunque spallino, è facile immaginarlo, avrà vissuto così questo ritorno ai tre punti. Ognuno con le sue scaramanzie prima e con i suoi festeggiamenti poi. Ma comunque con questo senso di liberazione vero e totale perché aldilà degli errori o delle brutte partite, certi episodi e gli infiniti infortuni facevano pensare a un’astinenza senza fine in attesa dei titoli di coda di questa altalenante stagione. E invece no. Perché – e speriamo che sia la volta buona – nemmeno, per non guardare troppo lontano, gli ultimi tre anni hanno insegnato che i giudizi definitivi, le crocifissioni anticipate, i capri espiatori già individuati spesso fanno una brutta fine. Così va la terza serie. Mai dire mai, nel bene ma anche nel male. Tu non vinci per quattro mesi eppure resti lì. Merito di un girone di andata super, certo, ma ogni anno è la stessa storia. Eppure fuori dal campo si molla prima che in campo. Ci si arrende subito e ci si deprime prima. La classifica di oggi parla chiaro e ribadisce che i conti, e gli eventuali processi… se proprio c’è tutta sta voglia, decisamente anti italiana a giudicare dalle ultime proposte di legge, di farli si possono pure fare ma al termine. E chiudiamola qui perché gli argomenti sono tanti e soprattutto sono altri. A cominciare da questa bellissima domenica arricchita pure dalla vittoria dell’Ascoli. Sì l’Ascoli e non ho bevuto. Non ora, almeno. La vittoria dei marchigiani in serie B, infatti, relega il Portogruaro, l’odiato Portogruaro, al terzultimo posto della classifica. Che sarà pur parziale, purtroppo, ma dice che in questo momento la squadra del tifoso solitario Cece retrocederebbe. Non me ne voglia Schiavon, per il quale mi dispiace e mica poco, ma tutto il resto del Portosummaga, antisportivamente lo ammetto, spero di vederlo nel più breve tempo possibile in serie ipsilon. Chiusa la parentesi, tanto per cominciare con i temi più spallini e più importanti uso questo spazio per fare un appello. Vorrei conoscere il signore che, attraverso la radiocronaca del mitico Calasso, ho sentito da solo urlare, specialmente dopo il gol della Reggiana (!), “forza Spal” con voce roca un centinaio di volte. Se qualcuno lo conosce, me lo faccia sapere. Gli voglio fare un regalo. Da spallino a spallino. Perché uno così è il mio ideale di tifoso. Sentivo, appunto, la radiocronaca e ogni tanto sbucava lui, Il Tifoso, che non molla mai, che anche da solo incita, che in mezzo alla tribuna sostiene. Un grande.
E grande è stata anche la Spal nonostante le assenze. Ecco, gli infortuni. Mi pare che un girone di ritorno senza Cipriani, una decina di partite senza Migliorini, Fofana e Smit e potrei continuare con questa incredibile lista… siano dati di fatto troppo poco considerati. Un po’ come chi li ha degnamente sostituiti. Credevo tempo fa e lo credo ancora di più ora, che con la metà delle defezioni la Spal, nonostante tutto, sarebbe dove dovrebbe essere. Tra le prime cinque, cioè. Ma guardiamo avanti. Avanti c’è prima di tutto la necessità, oltre che la speranza, di ricominciare a recuperare qualche potenziale titolare anche per far rifiatare chi ha speso di più nelle ultime gare e avanti, più che altro, c’è la partita dell’anno. Quella di sabato a Verona, oltretutto in diretta tivù. La Spal, se esce indenne dal Bentegodi, può giocarsi fino al termine i playoff. Dice: pensiamo a salvarci aritmeticamente, prima. Giusto e sacrosanto ma anche un po’ ipocrita. Il traguardo non può che essere quello più importante, almeno oggi che la classifica, in questo senso, si è ristabilita e i punti alle spalle sono aumentati.
In questo senso, e per questo scopo, conservo un sms del tecnico Remondina pieno zeppo di “dài” in risposta a un mio messaggio simile inviato dopo la vittoria nel derby. Credo che a questo allenatore – e lo scrive uno che pensava, pensa e continuerà a pensare che Notaristefano sia un signor tecnico – si debba la riconoscenza per un ottimo lavoro sin qui fatto in mezzo a mille difficoltà per gli infortuni di cui sopra e per il clima che ha trovato tra contestazioni e critiche varie. La grinta, la voglia e la sostanza che ha trasmesso alla squadra sono indiscutibili. Ma anche questo è un discorso prematuro.
Insisto: mancano quattro partite, dodici punti in palio. Parere personale: ottenendone dieci si va agli spareggi che contano. Ci si può provare. Anzi, ci si deve provare. Con questa bella inizione di entusiasmo che, speriamo, abbia presa rapida anche sull’ambiente esterno a mio modo di vedere un po’ troppo distratto (eufemismo) a pensare agli acquisti che verranno e ai possibili soci locali che invece non verranno.
Pensiamo e pensate a oggi. Il domani è adesso e nulla va lasciato di intentato per aggiustare una stagione che sembrava finire in vacca e che, toh, è apertissima anche ai traguardi più importanti. Anche con soli duecento signori come quel solitario supporter di tribuna di cui sopra si può fare molto di più. Proviamoci perché vedrete che di qui alla fine ce ne saranno ancora parecchie di sorprese. E poi, anche se chi tifa Spal è aperto (o dilatato) a ogni esperienza e/o delusione – mica può piovere per sempre. Senza contare che al Bentegodi si giocherà la vigilia di Pasqua. E visto che il Natale spallino è andato come è andato ricordatevi che dobbiamo santificare le viste. Un bell’uovo come si deve, ecco che cosa ci vuole. Hai visto mai…

 

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