IL BILANCIO DEL RITIRO. LE PRIME, IMPORTANTI INDICAZIONI POST RONZONE

Quindici giorni di mica tanto ordinaria preparazione. Il ritiro di Ronzone è finito e tutto il gruppo biancazzurro è andato in pace a consumare queste quarantotto ore di vacanza prima di ricominciare ad allenarsi a Ferrara. Dopo il triangolare di sabato il sciogliete le righe del tecnico Vecchi e le sue dichiarazioni a proposito di questo precampionato in altura (online nell’articolo sul triangolare). Si è detto soddisfatto, l’allenatore, di tutto quello che è successo in Val di Non. Certo, è meglio ribadirlo visto che quest’anno gli obiettivi sono stati definiti con parole forti e chiari dalla società. Si tratta del primo anno. Di una squadra tutta nuova, o quasi, che deve crescere, e cominciare un ciclo triennale che verrà portato avanti aggiustando, di anno in anno, il mosaico spallino. Se qualcuno pensa di poter vincere subito è fuori strada.  Questo, però, non vuol dire che non si possa tornare a divertirsi amando (!) e sostenendo un gruppo giovane e pieno di speranze che sul piano dell’impegno, altra cosa non banale, non dovrà mancare mai. Sono comunque tanti e vari gli aspetti emersi a Ronzone che qui cercheremo di spiegare anche a chi non ha visto i vari allenamenti a proposito della nuova Spal. Andiamo in ordine.

AMBIENTE. Tutti quelli che sono passati per il ritiro di Ronzone, a cominciare dal Presidente Butelli, hanno notato, sottolineato e raccontato una cosa. L’atmosfera. Un’aria diversa, hanno spiegato, un clima buono e serio evidenziato in ogni seduta di allenamento. Tanto lavoro, altrettanta fatica, molto silenzio. Esercizi sempre svolti con attenzione senza lamenti e senza eccessive battute da clima scolastico. In campo la Spal si è allenata al massimo, ha seguito le indicazioni di un altro nuovo acquisto (e che acquisto!): il preparatore Salvatori. Un omone che fa paura soltanto a guardarlo, che quando c’è da lavorare ha la faccia di uno che ha ricevuto una notizia tremenda un nanosecondo prima ma poi, quando il lavoro è finito ed è stato fatto come si deve, è il primo a scherzare e a fare battute. In questo assomiglia al suo maestro, col quale ha lavorato parecchio tempo, e cioè a Carlo Mazzone. Anche la collaborazione tra Vecchi, il vice allenatore Brescia, lo stesso Salvatori e l’altro preparatore Duina è uno degli aspetti positivi di questa lunga preparazione estiva. Al resto, per restare alla voce ambiente, ha pensato la nuova gioventù spallina. Una marea di ragazzi entusiasti e orgogliosi di vestire una maglia come quella della Spal per la loro prima, vera avventura da professionisti. La speranza è questo loro entusiasmo sia contagioso e abbia presa rapida sui tifosi disamorati nei numeri delle presenze allo stadio ma, lo abbiamo già scritto, comunque affamati di Spal come testimoniano, tra le altre cose, anche i contatti estivi al nostro sito.

ALLENATORE. Proprio mister “Sam” Stefano Vecchi rappresenta una delle principali novità di questa stagione bianca e azzurra. Giovanissimo, appena quarant’anni, ma già vincente (vedere il curricula per credere), Vecchi ha cominciato subito a spiegare la sua idea di calcio. Un esempio che abbiamo già raccontato ma che vale la pena ripetere. Il giorno del raduno in quel del Centro di via Copparo, l’allenatore ha fatto un discorso alla squadra per dire che cosa voleva, che cosa chiedeva, che cosa si aspettava, come bisogna comportarsi fuori dal campo e via con i tradizionali buoni propositi tanto per cominciare. Prima di tutto, però, ha preso una lavagnetta, quelle classiche per disegnare schemi, moduli e numeri vari, e mentre qualcuno forse già temeva di avere a che fare con un fissato della tattica, Vecchi ha preso il gessetto e ha scritto soltanto una parola in quella lavagnetta intonsa. La parola “vincere”. E basta. Sembrerà una sciocchezza ma non lo è affatto. Questo è stato l’impatto. Positivo. Il resto è venuto nei giorni di Ronzone. Serietà assoluta in campo, lavoro, lavoro e ancora lavoro, idee precise e martellamenti assidui su quello che vuole essere il calcio di Vecchi. Corsa, pressing, squadra corta, movimenti, pallino del gioco. In attesa di vedere come si manifesterà il campo il Vecchi-pensiero, la squadra e anche l’ambiente e soprattutto la dirigenza spallina ha capito di aver fatto la scelta giusta avendo scelto un ragazzo intelligente, preparato, ambizioso e di carattere. Sì, perché dei tanti nuovi arrivati molti sono stati scelti direttamente dall’allenatore. Altro aspetto che potrebbe apparire banale ma non lo è.

SQUADRA. La rivoluzione estiva si è vista subito nel bel campo di Ronzone. Tantissime facce nuove, tanto che è ancora difficile dare al volo un nome e un cognome alle foto del ritiro, e già qualche indicazione reale. La prima, in realtà, precede il ritiro e fin qui non è stata mai doverosamente e ampiamente scandagliata. Riguarda il fatto che la Spal è l’unica squadra di tutti i tornei professionisti italiani – ripetiamo: l’unica squadra – a non aver fatto mercato durante il ritiro. In sostanza nessun club è andato in montagna con l’organico praticamente definito e ha potuto allenare tesserati non provvisori durante questo inizio di estate calcistica. Tra tante difficoltà societarie annunciate (quindi confessate) e precedenti errori di mercato, il sempre tanto criticato Direttore Generale Pozzi stavolta non ha avuto la soddisfazione di veder riconosciuto un merito (almeno uno!) decisamente incontestabile. Per il resto, le varie amichevoli ma, ancora di più, le ventisei sedute quotidiane hanno evidenziato già vari aspetti non solamente tecnici. Il primo: questi ragazzi non sono stati scelti a caso, estrapolati dal mucchio. Vecchi ne conosceva molti ma non solo. Alcuni sono stati seguiti durante i precedenti campionati. Potenzialmente ci sono individualità importanti con buone possibilità di una carriera vera nel mondo del calcio. Poi bisognerà vedere l’impatto reale col professionismo, la capacità di reggere caratterialmente i momenti più difficili e tutte queste varie sfumatura che, in fondo, sfumature non sono. Il discorso tecnico, però, ha già parametri certi che vediamo nel dettaglio.

PORTIERI. E’ uno degli aspetti che bisognerà valutare meglio davanti ad avversari veri. Il portiere, sempre, è praticamente ingiudicabile nelle partite vere. Teodorani è arrivato a Ferrara con soltanto mezzo campionato alle spalle ma con buonissime “raccomandazioni”. A Cesena puntano su di lui persino più che su Ravaglia. Detta così sarebbe una garanzia anche se crediamo che in Romagna non abbiano totale cognizione di quanto valga veramente l’ormai ex numero uno biancazzurro. A prescindere da questo, la speranza è che su Teodorani, invece, i dirigenti bianconeri ci abbiano visto giusto. Piuttosto, in ritiro ha sorpreso Capecchi. Attenzione, non che da Luca non ci si possa aspettare quello che la sua carriera e la sua serietà certificano, ma in quel di Ronzone si è visto un Capecchi super, sempre sul pezzo, in grande forma. Una garanzia assoluta, insomma.

DIFESA. Qui la perplessità iniziale, e personale, era quella di avere un reparto di fatto completamente nuovo e molto giovane. Dati certi, questi, però almeno in grande parte smentiti da questi primi quindici giorni di lavoro. In Val di Non, infatti, hanno davvero stupito due giovanissimi. Si tratta di Beduschi e di Vecchi. Il primo, giovanissimo (è un ’92) ha sbagliato praticamente nulla. Un’estate fa lo volevano Milan e Genoa e per quello che si è potuto vedere a Ronzone un motivo c’era. Sulla carta il ragazzo è un centrale difensivo destro, cioè la riserva di Zamboni, ma si può adattare – parole sue in una recente intervista a “La Nuova Ferrara” – a terzino destro e a centrale sinistro. Se le premesse saranno confermate la Spal avrebbe fatto un signor acquisto con questo giovane difensore dal futuro mercato assicurato. L’altra sorpresa – ma soltanto per chi l’anno scorso non aveva dato retta al parere della squadra – è l’omonimo del nuovo allenatore. Alessandro Vecchi, diventato centrale sinistro a Ferrara dopo un inizio di carriera a Parma da terzino sinistro, ha fatto davvero bene fin qui. Tanto da essere stato scelto come titolare nell’ultima amichevole con il Bologna. Adesso toccherà al mister decidere, dopo le prossime partite amichevoli e dopo la Coppa Italia di categoria, dire alla società se un altro centrale più esperto serve oppure no, ma la sensazione è che i due ragazzi qui citati abbiano guadagnato parecchi punti. Bene, per restare in difesa, è andato anche il terzino sinistro Canzian. Spinge come un forsennato e crossa bene, l’ex atalantino, e bisognerà lavorare sull’aspetto difensivo ma di sicuro rappresenta una delle scelte ragionate di mister Vecchi. Per il resto c’è poco da dire su Zamboni e anche gli altri due terzini, Giovanni Rossi e Cosner, già si conoscevano. Il primo spinge molto, deve ancora migliorare nella copertura e all’occorrenza può salire a centrocampo. Cosner, invece, sta riprendendo confidenza dopo un anno buttato via per l’infortunio che dopo un più che promettente inizio lo ha costretto a saltare la stagione. Anche lui è un ex esterno alto ma crediamo che la maglia numero due della Spal abbia un candidati sicuro. Da valutare meglio, invece, Ghiringhelli e Pambianchi.

CENTROCAMPO. Anche qui il dubbio da sciogliere a fine estate era relativo a un centrale. L’attesa era tutta su Agnelli e alla sua compatibilità con Migliorini. Paradossalmente, stando a questo primo scorcio di stagione, le parti si sono a tratti invertite. L’ex talento del Lecce, infatti, ha stupito in fase di impostazione mentre l’altro centrale confermato è cresciuto molto in fase di interdizione. Dietro di loro Bedin che per il fisico che ha avrà bisogno di un altro po’ di tempo per entrare in condizione ma che ha scelto di rimanere a Ferrara tagliandosi una bella fetta di stipendio proprio perché convinto di fare un signor campionato. Il quarto, sempre sulla carta, è il giovane Pallara. Grandi mezzi ancora da scoprire, Jack deve fare il salto di qualità. Salto, ma questo è un parere personale, che una stagione da titolare altrove (vedi Laurenti) faciliterebbe di sicuro. E qui sarà fondamentale, sia in possibile entrata sia in uscita, il parere “ferragostano” del tecnico. Per quanto riguarda gli esterni la vera sorpresa del ritiro, soltanto per chi non lo conosce bene però, è stato senza dubbio Laurenti. Il talento made in Ferrara, è cresciuto molto. Un anno in Seconda Divisione gli ha fatto benissimo ed è tornato carico e motivato per giocarsi le sue chance. Nelle varie amichevoli, soprattutto nelle ultime due, è stato il migliore in campo. Vecchi, forse, non lo conosceva direttamente ma è senza dubbio rimasto impressionato dall’esterno che può giocare indifferentemente a destra e a sinistra. Bene, nonostante il fisico possente necessiti di più tempo, è andato anche Melara. Qui resta in ballo un discorso con la società a proposito della sua conferma ma crediamo che alla fine il numero sette resterà in biancazzurro perché si tratta di un giocatore giovane ma già esperto e soprattutto di un elemento tecnicamente importantissimo. Restando nel campo dei laterali sono già emerse a Ronzone le qualità di Taraschi. Si tratta di uno dei calciatori maggiormente voluti in sede di mercato. Il Direttore Generale Pozzi l’ha seguito a lungo, Vecchi lo conosceva, di lui tutti dicono un gran bene. E Taraschino ha fatto subito vedere perché. Tecnicamente e potenzialmente fortissimo, veloce, gran tiro, Taraschi potrebbe essere molto presto uno dei nuovi ragazzi a finire nel mirino di club di altre categorie. Bene anche Piras. L’ex genoano ha numeri e carattere e si giocherà fino in fondo una maglia da titolare sapendo che davanti ha un intoccabile come Melara ma che spazio ce ne sarà comunque e per tutti. Nulla da dire, invece, su Rossi. A parte il contrattempo… stavolta alla mano per fortuna, Paolino ha subito impressionato il nuovo allenatore. A parte la persona, la duttilità del giocatore è infinita. E alla fine una maglia da titolare se la contenderà fino a un momento prima di scendere in campo. Anzi, crediamo che oltre al ruolo di esterno e dall’anno scorso anche di centrale, all’occorrenza Rossi possa diventare il numero dieci di una formazione a una sola punta.

ATTACCANTI. Proprio sabato, al termine del triangolare, mister Vecchi ha usato un’espressione convincente per descrivere lo stato di forma dei suoi tre bomber. Ha detto, il tecnico, che i suoi “tre cinghialotti necessitano di più tempo per entrare in forma perché dotati di un fisico massiccio”. Parole sante che spiegano qualche errore di troppo sottoporta. Scritto questo le punte tutte hanno fatto vedere cose buone. Arma, tanto per cominciare. Rachid è tornato con la voglia di recuperare il tempo perduto. Bello tirato, in allenamento e anche nelle partitelle, ha già dimostrato che in Lega Pro lui è tanta roba. In più è il numero uno nel far salire la squadra e aprire spazi per gli inserimenti. Bene anche Mendy sul quale Vecchi cerca giustamente di lavorare sfruttando la sua velocità inusuale visto l’aspetto fisico. Non è un goleador, questo ragazzone, ma sa farsi valere, difende bene il pallone e ha una progressione che, per fare un esempio, ha costretto gli uomini di Bisoli a falciarlo spesso e volentieri nel triangolare di sabato. Le potenzialità di Mendy, questo lo crediamo fortemente, sono davvero tante. E poi c’è Marconi. Uno che nel vivaio dell’Atalanta, e parliamo del miglior settore giovanile italiano, era considerato un futuro Pazzini. Che si è perso e deve ancora dimostrare se fossero giusti o blasfemi certi accostamenti. Questa è l’occasione giusta e, nonostante la giovane età, anche l’ultima probabilmente. Il fisico c’è, la voglia pure, il senso del gol anche. Dipende da lui. Una cosa è assicurata. A Vecchi il giocatore piace assai. Ecco perché crediamo che se mercato in entrata si dovrà fare questo reparto può essere benissimo esentato. Dice: manca una seconda punta. Vero ma dipende dal modulo e i vari Taraschi, Paolino Rossi e Laurenti alla bisogna possono sopperire alla grande. Chiudiamo con il discorso Cipriani. Non si è quasi mai allenato, il Cippo, stavolta a causa di una brutta influenza. La fortuna non è certamente proporzionale alla classe del bomber. Le offerte per lui non sembrano essere così numerose. Ma la Spal di oggi sembra essere costruita per sopperire alla economicamente necessaria assenza del bomber. Le vie del mercato, si sa, sono infinite ma la sensazione è che da questo punto di vista la soluzione del rebus non sia così imminente e nemmeno facile.

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