IL GIORNO DOPO LA PRESENTAZIONE. UN’ANALISI REPARTO PER REPARTO. I PIU’ E I MENO BIANCAZZURRI

A meno di ventiquattro ore dal vernissage della compagine ferrarese davanti al proprio pubblico le sensazioni si confermano le stesse di quelle che a caldo, ieri sera, durante la webcronaca in presa diretta, abbiamo più volte espresso: pollice in su e un bel più nella casella riservata alle interrogazioni per gli alunni biancazzurri in attesa di essere valutati su argomenti ben più difficili da snocciolare e test, leggi avversari, decisamente più probanti che via via, con il passare delle giornate si faranno come da copione sempre più ostici in base all’importanza della posta in palio.
Fondamentale sarà non smettere mai di studiare con lo stesso impegno, la stessa dedizione e abnegazione nei prossimi giorni e soprattutto nei prossimi mesi, per non farsi cogliere impreparati al momento opportuno e rischiare di ricadere colpevolmente negli stessi errori degli anni passati che hanno compromesso in maniera irreversibile stagioni partite con il piede giusto e mai proseguite nel segno della continuità: ma questo il mister e tutto lo staff tecnico lo sanno alla perfezione, anche a fronte delle dichiarazioni rilasciate nell’immediato dopo gara.
I complimenti, si sa, fanno sempre piacere e se da un lato sono stati benevolmente accolti dal massimo responsabile dell’area tecnica spallina che si è effettivamente reso conto della bella prova offerta dai suoi, dall’altro lo stesso tecnico ha impiegato meno di un minuto a vestire i panni del simpatico draghetto con il cappello da pompiere di nome Grisù e, armato di secchiate d’acqua gelida si è subito impegnato a smorzare quei toni che, a inizio stagione, se troppo entusiastici, possono fare più male che bene ai calciatori, come del resto l’esperienza di casa nostra, neanche troppo lontana nel tempo, insegna. Giusto, giustissimo, non ci stancheremo mai di dirlo che il calcio d’agosto conta meno di zero, un po’ come i nomi di grido di cui quest’anno la rosa ne è fortunatamente sprovvista, ma dire che ieri sera la Spal ha giocato a calcio e a tratti ha condotto la partita contro un bel mix di giovani speranze spagnole di caratura internazionale non è un’eresia.
Lo stesso Cuper, tra l’altro, si è detto ben impressionato dai giovani calciatori ferraresi che, fino alla stucchevole girandola dei cambi che hanno non poco spezzato il ritmo della sfida, non si sono certo risparmiati, alla faccia del caldo e dell’umidità, a tratti davvero insopportabile. Anche l’allarme dei gol (non) fatti contro Chievo, Brescia, Bologna e Racing Santander a questo punto lascia il tempo che trova e la sensazione è che sia una sirena destinata presto a trasformarsi in fanfara e più prima che poi i vari Arma, Mendy, Marconi o chi giostrerà di più vicino all’area avversaria si sbloccherà in maniera definitiva: in fondo fino a oggi i ferraresi hanno trovato sulla loro strada difese di categoria superiore, avversari duri, quotati, esperti soprattutto, un qualcosa insomma che non sembra assomigliare soltanto a un semplice alibi come qualcuno vorrebbe sottintendere e va anche aldilà di quella che si vorrebbe erroneamente far passare, a nostro giudizio, già oggi come un sorta di stitichezza offensiva cronica. Ci vuole calma, equilibrio da parte di tutte le parti in causa e pazienza, virtù quest’ultima di cui il tifoso spallino, va detto, ha sempre dimostrato di esserne provvisto a vagonate anche se l’alibi dei tanti anni senza successi è un fardello decisamente pesante.
Il precampionato della Spal, comunque, con ancora Legnago e Mezzolara da affrontare prima di dare il via alle ostilità in Coppa Italia, non può che dirsi sin qui soddisfacente e, per certi versi, migliore di quello che all’inizio si paventava. Perché non è mai facile ripartire da zero. Perché non lo è farlo con dei giovani. Perché più in generale dopo anni di nulla non lo è affatto ricominciare tutto daccapo in una piazza come Ferrara che vive sulle montagne russe di una tifoseria divisa a metà tra quelli che si portano dietro solo delusioni unite a sconfitte e amarezze e quelli invece che, nonostante tutto, hanno la scorza dura e uno stomaco di ferro e riescono a voltare pagina ogni anno con grande maturità e dimostrano sempre lo stesso e sconfinato amore verso questi colori. A buona prova di questo ne sono i quasi mille paganti di ieri sera. File ai botteghini a parte, che vanamente hanno tentato di mettere il bastone tra le ruote alla bella serata organizzata, hanno allontanato definitivamente quel diafano spettro dei centoventi presenti dell’ultima gara interna contro il Como, il peggior risultato storico di sempre e solo per questo impossibile da dimenticare: non che ce ne fosse bisogno di questa ulteriore conferma, ma visti i tempi che corrono vedere che pulsa ancora il cuore a strisce rigorosamente sottili e verticali biancazzurre non può che dare un impulso ancora più positivo alla stagione che sta per iniziare: una base solida da cui ripartire c’è, senza dimenticare, tra le altre cose, che i prezzi imposti alla società di via Copparo non erano certo popolari pur trattandosi di un’amichevole e il periodo è quello che richiama la gente più al mare o in montagna che in uno stadio.
Che cosa è piaciuto di più e che cosa è piaciuto di meno ieri sera: intanto la consapevolezza di essere una squadra da parte di tutti i calciatori scesi sul terreno di gioco, la volontà di cercarsi in campo a testimonianza della fiducia che si sta creando intorno al gruppo che non è cosa di poco conto, anzi, è l’abc che fa da preludio all’inizio di un nuovo corso; è piaciuta quella vivacità complessiva su cui hanno recitato al meglio la loro parte soprattutto gli esterni offensivi: Laurenti a sinistra, indemoniato come mai lo abbiamo visto in maglia biancazzurra, e a tratti addirittura incontenibile, una spina nel fianco nella retroguardia spagnola, benché ancora, complice l’età, pecchi di troppo egoismo e cerchi la giocata piuttosto di preferire la concretezza e le cose più semplici ed elementari; Melara a destra, sembra tornato quello di novembre quando con le sue progressioni alla “Gas” lasciava sul posto due, tre avversari per volta e, quando è entrato, Taraschi ha messo non poco scompiglio tra le maglie della difesa del Santander, con i suoi guizzi e dribbling ficcanti che hanno subito fatto intendere come l’ex ala granata si candidi a giocarsi una maglia da titolare anche perché, ricordiamolo, tra i titolari i ’91 devono essere due. Bene ma non benissimo la zona nevralgica di centrocampo: Migliorini, adoperato come play basso davanti alla difesa non è apparso ancora al meglio della condizione e solo a tratti ha dato l’impressione di essere quello che da lui ci si aspetta ma il tempo per recuperare c’è eccome; Agnelli, al contrario, è apparso in grande spolvero e con il passare dei minuti è riuscito a ritagliarsi un ruolo di dominatore del centrocampo in una porzione di campo dove riesce appieno a esprimere le proprie caratteristiche che abbinano alla perfezione quantità, grazie alla corsa e alla grinta, e qualità, figlia di una visione di gioco che sarà sicuramente utilissima cammin facendo. La difesa ha nel centrodestra una certezza rappresentata da Cosner e dall’inossidabile capitan Zamboni: se per il bellunese si tratta di una piacevole riscoperta dettata dai tanti mesi che lo hanno tenuto fuori dal campo per colpa di un grave infortunio, niente di nuovo per il numero cinque biancazzurro che, come sempre, ha dominato in lungo e in largo e, da vero allenatore e trascinatore, ha orchestrato alla perfezione il reparto arretrato.
Un po’ più timido del solito Canzian, al quale poco o nulla si può eccepire in fase di ripiego ma che non si è sempre spinto con la solita verve lungo l’out mancino a duettare con Laurenti e deve assolutamente migliorare sui calci piazzati visto che è dotato di un bel mancino che potrebbe divenire a lungo andare un’alternativa alle consuete soluzioni proposte da mister Vecchi; così così Pambianchi, qualche anticipo di troppo a vuoto, una forma ancora lontana dall’essere definita perfetta ma anche per lui vale il discorso fatto per Migliorini: il tempo non manca per recuperare.
Benone tra i pali Teodorani, davvero bravo questo gigante romagnolo, ottimo nelle prese aeree, buonissima scelta di tempo in anticipo nelle uscite sugli attaccanti spagnoli, apparso sicuro e in netta ascesa rispetto all’inizio del precampionato; sempre restando in tema di portieri non lo scopriamo certo noi il solito Capecchi, che si è presentato con una paratona mica da ridere pochi minuti dopo il suo ingresso. Bene anche Giovanni Rossi, belle un paio di verticalizzazioni con Taraschi, buonissimo un suo cross che solo per una deviazione non è arrivato sui piedi dell’accorrente Piras.
Discorso a parte per l’attacco dove Mendy, apparso notevolmente dimagrito rispetto agli scorsi mesi e già in buona forma, ha dato sfoggio della sua dote migliore, ovvero quella della progressione in velocità alla ricerca degli spazi, ma in fase di conclusione pecca ancora di brillantezza e anche la tecnica del senegalese a tratti è sembrata ancora approssimativa; Arma deve con il tempo diventare lo stesso giocatore di due anni fa: giocatore votato al sacrificio che ha il compito di far salire la squadra e fare possesso palla e quando può, di fare anche gol ma che ieri sera, complice anche la difesa spagnola, non si è particolarmente messo in evidenza; molto positivo l’impatto sulla partita di Marconi, infine, che si è messo in luce con un ottimo stacco di testa, finito di poco a lato della porta ospite. L’ex atalantino ha subito fatto capire di essersi calato appieno in questa nuova avventura e si candida a diventare più di una semplice alternativa nello scacchiere spallino.
Rimane in generale una buona impressione dettata dai ritmi, decisamente buoni per un’amichevole estiva almeno per un tempo e di una prestazione convincente, sottolineata dagli applausi e grida di incitamento dei presenti. Squadra corta, che ha nelle corde come arma principale la velocità e le fasce laterali, che manca forse di un incursore centrale ma qui era out Paolo Rossi e, quando rientrerà, potrà ricoprire più di un ruolo e magari dare una mano anche in questo senso. In attesa della roulette russa del campionato dove sarà assolutamente vietato sbagliare, c’è una moderata e acclarata soddisfazione nel vedere questa squadra, nuova per sette undicesimi, giocare finalmente a calcio a tutto campo, da destra a sinistra, prediligendo gli scambi ai lanci lunghi, che deve ancora lavorare tanto negli ultimi venti metri ma che dimostra già oggi una sicurezza nei propri effettivi che lascia ben sperare per il prossimo e decisivo futuro.

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