Nicola Ravaglia, casacca numero uno fino al termine dello scorso campionato a Ferrara, dopo un’estate trascorsa nella lista dei desideri di società come Modena e Gubbio, è ritornato al team natale, il Cesena, nei panni di vice di Francesco Antonioli. Caso vuole che alla vigilia della prima (o seconda, vista la serrata) del campionato di serie A, Antonioli rimedi uno stiramento in allenamento. Per il “ragno nero”, soprannome affibbiatogli per la sua mise total black, è l’esordio assoluto nella massima serie contro un Napoli dal potenziale offensivo esagerato: Cavani, Lavezzi e Hamsik. Il trio partenopeo non concede sconti a Nicola che esce comunque dal campo tra gli applausi della curva “Mare”.
Come e quando hai saputo che sabato sarebbe toccato a te?
“Dal campo era arrivata la notizia che Antonioli non stava bene, una tegola in testa per tutti alla vigilia dell’inizio del campionato. Subito si è attivato lo staff medico e venerdì sono arrivati gli esiti degli esami che hanno evidenziato una situazione tale da impedirgli di scendere in campo per le successive tre settimane. Il mister mi ha comunicato che la sua scelta sarebbe ricaduta su di me, una dimostrazione di fiducia che mi ha emozionato come non mai, è stata la coronazione di un sogno, il premio di anni di sacrificio e allenamenti”.
Tre gol presi: se devi farti una critica quale ti fai?
“Nessuna critica, so di aver dato il massimo, purtroppo il risultato non è stato dei più favorevoli. Le tre reti erano imprendibili, in occasione del primo gol Lavezzi era rimasto indietro, abbiamo provato ad avvisare Benalouane, ma non ci siamo riusciti, c’era tanta confusione. Inoltre, l’impatto col sintetico non è stato dei migliori, questo terreno fa schizzare molto più velocemente il pallone e per noi portieri diventa tutto più difficile. Comunque mi ritengo soddisfatto, stiamo esprimendo ciò che il mister ci ha chiesto, il primo tempo ce lo siamo giocati bene. Poi l’espulsione di Benalouane che ha permesso al Napoli di dilagare ha di fatto chiuso il match”.
Raccontaci dei tuoi tifosi: erano in settemila dietro di te per quarantacinque minuti a incitarti come non mai.
“Sì, li ho sentiti, anche se in quei momenti ero molto concentrato, la tensione era tanta e ho cercato di sgomberare la testa da ogni pensiero. In effetti la piazza mi ha sempre riservato grande affetto, anche quando ero a Ferrara. Quest’anno il Cesena ha tredicimila abbonati, c’è molta aspettativa sulla squadra e lo percepiamo ogni giorno, i nostri allenamenti sono sempre affollati”.
Com’è il tuo rapporto coi compagni?
“Mi hanno accolto benissimo, certo Mutu mi fa dannare durante gli allenamenti (ride), ma ho legato con tutti. In questi giorni mi sono stati molto vicino, in particolare Antonioli, è quasi un padre per me, mi ha aiutato tantissimo durante la settimana”.
Che ricordo hai di Ferrara e dei suoi tifosi?
“A Ferrara ho trascorso un anno splendido, la città respira calcio ventiquattro ore al giorno. La piazza mi ha sempre incoraggiato. L’amarezza è non aver contribuito a portare la squadra ai playoff, la città l’avrebbe meritato”.
Un altro portiere tuo amico e tra l’altro sempre scuola Cesena, ha raggiunto la Spal quest’estate: si tratta di Alex Teodorani. Vi siete sentiti?
“Alex l’ho sentito prima del suo arrivo alla Spal, gli ho fatto il mio personale in bocca a lupo per questa avventura e colgo l’occasione per rinnovare l’augurio a lui e a tutta la squadra per la stagione, che sia ricca di soddisfazioni. Aver vestito il biancazzurro per me è stato un orgoglio di cui andrò sempre fiero”.