IL RICORDO DI MAURO CAVALLINI, AMICO E PROFONDO CONOSCITORE DELLA STORIA SPALLINA

Stamattina è mancato Mauro Cavallini, cinquantacinque anni, ferrarese anche se amava dire che era di Pontelagoscuro. Tifoso da sempre della Spal, conoscitore profondo della storia della sua squadra del cuore, che lo portò da qualche anno a questa parte a dedicarsi alla scrittura su Wikipedia dei profili di vecchie glorie conosciute solo dai più fanatici. Non mancava a una partita, e quando non era in grado di presenziare allo stadio, alla fine dell’incontro non mancava mai una sua telefonata per conoscere il risultato. Stava scrivendo un libro su Paolo Mazza insieme con Federico Pazzi e mi avevano chiesto di scriverne la recensione, cosa che avevo fatto con grande piacere. Mauro è stato dirigente dei Democratici di Sinistra come Segretario provinciale e convinto co-fondatore e dirigente del Partito Democratico. Con Mauro, oltre alla passione biancazzurra, avevamo in comune una passione per l’isola di Ventotene e per la storia anarchica locale. Era da un po’ che Mauro non stava bene e sarà invece per molto che a tutti quelli che lo conoscevano mancherà. Che gli arrivi un abbraccio stritolante e che la sciarpa spallina lo protegga. Abbiamo affidato al “nostro” Paolo Negri su sua proposta proprio per l’affetto che aveva nei suoi confronti questo bel ricordo dell’amico Mauro. et

Avrei voluto scrivere di alcune cosette, cui pensavo nei giorni scorsi assistendo a questa o quella partita della nostra serie A. Ad esempio all’inutilità del campionato Primavera, alle non scelte degli allenatori, alle scelte spesso di comodo dei ragazzi o di chi li consiglia, se è vero che il Milan privo di punte non porta nemmeno in panchina il giovane Comi, prelevato dal Torino: allora cosa l’ha preso a fare? E lui perché ha accettato di andare al Milan? Primavera per Primavera, tanto valeva (per un anno inutile in termini di crescita professionale) restare al Toro. E Allegri, che delusione: visto come si fa in fretta a rinnegare le proprie idee? Anche lui è salito sul carro del calcio muscolare. Ci sarà tempo e modo, eventualmente, per approfondire.
Avrei anche voluto parlare della scandalizzata meraviglia degli italici cronisti per la scelta di Luis Enrique di affrontare l’Inter a San Siro con i centrocampisti Perrotta e Taddei schierati terzini nella sua Roma, del sogno di una squadra tutta di centrocampisti. Bene, posso dirlo? Quanta ignoranza! Posto che Taddei in Brasile nel Palmeiras faceva il terzino, in Italia c’è stato un allenatore che il calcio totale, il calcio di possesso, il calcio con tutti centrocampisti o quasi lo faceva già tanti ma tanti e tanti anni fa: Gibì Fabbri, il più grande di tutti. Dalle giovanili della Spal al Real Vicenza con Carrera spostato da mediano a libero ed una sola punta (tra l’altro l’ex ala Paolo Rossi), fino alla Spal promossa in B in cui Papiri poteva prendere il posto di un’ala. Ed in quella Spal il grande Gibì vedeva Zamuner come giocatore universale, fino ad affermare che avrebbe potuto giocare anche in A nel Milan, da mediano o da libero, segnando i suoi gol.
Ecco avrei voluto affrontare questi temi, approfondendoli e legandoli all’odierna realtà spallina. Ma no. Questa mattina, purtroppo non a sorpresa, sono stato raggiunto dalla notizia della morte di Mauro Cavallini. Sconvolgente, sconvolgente. Per la dinamica ed i tempi inesorabilmente rapidi della malattia, per l’età di Mauro (ammesso che ci sia un’età che renda accettabile l’idea della morte) e – certo – per la sua profonda spallinità, per il suo amore nei confronti dei biancazzurri, per quella sua passione così antica, così grande, così radicata fin dalle esperienze giovanili se non fanciullesche, in un passaggio da padre in figlio come è accaduto per la sua, per la mia e qualche altra generazione.
Con Mauro ci si incontrava sotto il giornale, in redazione, o la mattina in palestra. Abbronzato, atletico, l’immagine della salute, lasciava da parte il ruolo di uomo pubblico, di politico, di persona impegnata, e portava il discorso – con reale partecipazione – sulla Spal. Spesso erano ricordi, aneddoti, idee: Wikipedia da aggiornare con i dati degli spallini, il libro da scrivere su Paolo Mazza, quelle parate di Bruschini, l’importanza di Cervato, le prospettive della Spal attuale. Tante volte mi aveva parlato di De Souza, della possibilità o meno di rintracciarlo. Così, quando riuscii a trovare l’ex attaccante brasiliano della Spal anni ’60, lo dissi immediatamente a Mauro e gli chiesi un intervento – a corredo della pagina che avevo in animo di scrivere – per tratteggiare in punta di penna quell’epoca e quel calciatore, che nella sua fantasia di bambino era il “Pelè della Spal”.
Per tutti questi motivi non riesco a non pensare a Mauro, al dolore, al silenzio ed alla dignità con cui se n’è andato, a quanto sia incomprensibile – per me fragile umano – capire certe cose. Può sembrare banale, retorico, infimo a fronte del dramma di una morte e del dolore che prova adesso la famiglia di Mauro, ma sono sicuro che fino all’ultimo un pensiero per la Spal lo ha avuto, e sono altrettanto sicuro che una vittoria della Spal domenica a Monza sarebbe modo estremamente gradito per ricordare uno dei più grandi innamorati dei biancazzurri.
Come scrive chi sa, lieve ti sia la terra, caro Mauro.

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