ROBERTO TAVOLA, DALL’ATALANTA ALLA JUVENTUS PASSANDO PER LA SPAL E PER QUELLA VITTORIA CON IL PAVIA

SPAL-PAVIA 2-1 (15 settembre 1985). Marcatori: Paradiso, Perinelli, Pozzi
Personaggio: Roberto Tavola

Lasciò la sua Pescate, allora provincia di Como, giovanissimo, destinazione Bergamo con l’obiettivo di tentare la fortuna nel mondo del pallone. L’Atalanta, in quelli anni e non solo, era una fucina di giovani campioni ed entrare a farne parte era già un buon inizio. Le aspettative non andarono deluse, infatti, nel torneo 1975-76, anche se in serie B, ed appena diciottenne, disputò ventuno gare. Andò molto meglio nella stagione successiva, titolare e con la soddisfazione di aver contribuito validamente alla promozione degli orobici in serie A segnando anche un gol.
Ventenne da qualche settimana, nel settembre del 1977, fece il suo esordio nella Massima Divisione contro il Perugia, disputò ventisette gare e segnò tre reti. La consacrazione definitiva arrivò con il secondo anno di serie A, altre ventisette gare, due gol e la presenza, in pianta stabile, nella Nazionale Giovanile. Oramai non era più una speranza, era una certezza, tanto che, nell’estate del 1979, dovendo la Juventus sostituire il grande Romeo Benetti lo chiamò per  affidargli  la maglia numero dieci. In quel periodo c’era un canale preferenziale fra Bergamo e Torino, infatti, prima di Tavola, a indossare la maglia bianconera della Juventus, c’erano stati gli ex atalantini Scirea, Cabrini, Marocchino, Prandelli. Il primo anno, malgrado la benevolenza dell’allenatore Giovanni Trapattoni, le cose non andarono come sperato, diciotto presenze, due gol e, a fine campionato, il prestito al Cagliari. L’esperienza sarda non fu esaltante, diciotto partire e un gol. Il campionato 1981-82 lo vide, ancora, nella Juventus, appena tre presenze nell’insolito ruolo di terzino sinistro. A fine campionato, in prestito, partì per Roma, in serie B con la Lazio. Neanche nella Capitale la fortuna gli fu amica infatti Roberto Clagluna, che lo aveva voluto, fu esonerato e il subentrante Giancarlo Morrone non lo vedeva di buon occhio, alla fine furono venti gare e l’ennesimo ritorno alla Juventus. Il torneo 1983-84 fu, per la squadra, ricco: scudetto e Coppa delle Coppe, deludente per Tavola, tanto che, con la speranza di giocare, si trasferì nell’Avellino. In Irpinia l’allenatore Angelillo lo costrinse, a ottobre, ad andare via, scese in C con la Reggina. Nell’estate del 1985, con il benestare dell’allenatore Giovanni Galeone e del Direttore sportivo Renato Cipollini, approdò a Ferrara, aveva vent’otto anni, un sinistro elegante, niente grinta e senza cattiveria agonistica. Giocò a centrocampo per trenta gare, senza lode o infamia, bello da vedere nella falcata, nelle movenze, molto meno nell’economia complessiva della squadra ma, essendo tante le scusanti psicologiche, disputò un sufficiente torneo, gara col Pavia compresa. Alla fine contribuì a conquistare il sesto posto.

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