I RICORDI, GLI ANEDDOTI, I RIMPIANTI, I PARERI E LA SPALLINITA’ DI CESARE DISCEPOLI DA QUEST’ANNO A TRIESTE

Si metta comodo perché ho tante cose da chiederle…
“E’ sempre un piacere per me parlare della Spal. E poi rispondere ai tuoi messaggi per accordarci su i tempi e modi dell’intervista mi ha fatto tornare indietro di qualche bell’anno, non ero più abituato”.

Conosce Ferrara e la Spal come le sue tasche, è stato più che un vice per Gibì Fabbri, un co-artefice della promozione in serie B.
“Alla Spal ho dato tutto quello che potevo dare. Ho cercato di lavorare con serietà e grande spirito di gruppo. Se ci sono riuscito ne sono molto contento”.

Ha preso anche il posto di Gibì sulla panchina della Spal…
“Era l’anno della serie B, periodo di grandi controversie. Fabbri si era dimesso, poi è ritornato ma la squadra andava sempre peggio. Da un giorno all’altro mi hanno proposto di prendere il suo posto, non ero più un collega ma l’allenatore della squadra, colui che dirige e consiglia in campo. Non avevo nessuna esperienza e quindi non è stato semplice gestire la cosa. Purtroppo siamo retrocessi all’ultima giornata”.

Ha vissuto il periodo d’oro della Spal, del grande calcio ferrarese, dei giocatori indimenticabili e dei ricordi indelebili…
“E’ stato come vivere sulle montagne russe, un turbinio di grandi emozioni. Di quel periodo ho ricordi bellissimi ma anche qualcuno molto triste come la morte di Campione, un’esperienza profonda che mi ha legato ancora di più alla città. Ho mantenuto delle belle amicizie di quegli anni, sia all’interno sia all’esterno dell’ambiente di lavoro”.

Come era la sua Spal?
“Grandissima, speciale, una squadra che lottava veramente per arrivare ai vertici, fatta di uomini veri che sapevano cosa si giocavano, che potevano anche sbagliare ma che in campo davano davvero tutto”.

Perché un tempo la Spal era capace di vincere?
“Negli ultimi anni la Spal ha vissuto grandi cambiamenti: staff tecnico, presidente, giocatori. Sono tante le cose di cui potremmo parlare, ci vuole del tempo per somatizzare tante novità tutte insieme. Intanto quest’anno la squadra è stata svecchiata parecchio e la cosa può solo far bene, poi sai loro di solito partono in quarta per poi arenarsi nel girone di ritorno, forse quest’anno faranno il percorso inverso”.

Si era parlato di un possibile ritorno in casa Spal: Discepoli, Brescia e Zamuner. Una fetta importante della Spal, vincente e amata, che poteva ricomporsi per avviare un nuovo progetto. Le va di parlarne?
“A dirti la verità non ho avuto nessuno contatto in merito con la società spallina, quello che so me lo hanno detto i giornalisti. L’idea era Zamuner come Direttore sportivo, io Direttore tecnico sul campo insieme a Brescia. Poteva essere una bella occasione per tutti ma alla fine non si è concretizzato nulla”.

Cosa ha dato il Presidente Butelli alla Spal?
“Conosco Butelli da tempo, ha tanto entusiasmo e tanta voglia di fare. So per certo che lui ha molto a cuore la squadra e la città a cui è davvero legato. Come tutti è dispiaciuto di non ottenere i risultati ma nel calcio non si vince subito, bisogna fare le cose con grande razionalità. E poi è circondato da persone capaci”.

La sua ultima estate è stata incredibile, da raccontare!
“Quando scriverò un libro sulla mia vita parlerò sicuramente di quest’estate, sarà un capitolo molto interessante. Ho accettato di allenare il Ravenna, ho fatto il ritiro con la squadra ma subito dopo, per una serie di motivi noti a tutti è arrivata l’esclusione dalla Prima Divisione. La nuova proprietà del Ravenna, che voleva a tutti i costi una squadra che giocasse in Lega Pro, ha acquistato la Triestina e mi ha proposto di allenarla”.

Il Ravenna ha vissuto grosse difficoltà ma anche la Triestina è passata attraverso grandi delusioni. Le piace il rischio?
“Il rischio fa parte della vita! La Triestina è rimasta un po’ nell’ombra perché, dopo due retrocessioni, la città e i tifosi avevano perso tutto l’entusiasmo e l’interesse. Il nostro lavoro non è facile, dobbiamo risollevare l’umore, far ritrovare la passione ai tifosi e per questo ci servono risultati. Ma sono fiducioso”.

Il tifoso di una squadra di Lega Pro pensa che “se non si ha Moratti, Berlusconi o la famiglia Agnelli alle spalle le squadre di calcio non contano nulla…”. E’ d’accordo?
“Bella domanda. E’ indiscutibile che i grandi campioni costino e solo chi ha una grande disponibilità economica se li può permettere. Però questo binomio non è sempre indice di successo, basta pensare alle annate disastrose di molti club di serie A. Anche nella Lega Pro i soldi sono fondamentali ma conta anche moltissimo la capacità e la bravura di saper scegliere i giocatori giusti, valorizzarli e creare un gruppo di lavoro ottimale”.

E’ considerato un vero esperto di Serie C oggi Lega Pro…
“Mi fa piacere ma avrei preferito essere considerato un giovane allenatore invece di un grande esperto di… vuol dire che sto diventando vecchio! Ho sempre seguito con grande interesse questa categoria anche quando non allenavo. Credo sia fondamentale approfondire le proprie conoscenze calcistiche e non coltivare solo il proprio orticello. E poi per giudicare un giocatore ci vuole del tempo, non ci si può fermare alla prima impressione”.

Lei detiene il non tanto invidiabile record di espulsioni in campo. E’ ancora così… focoso?
(grande risata) “Seguo il calcio con grandissima passione, in maniera molto intesa. Nel momento in cui mi accorgerò che manca la passione vorrà dire che è arrivato il momento di smettere”.

Le chiedo un saluto ai nostri lettori e a tutti i tifosi spallini.
“Come ho già detto la Spal è sempre nel mio cuore. Tutte le volte che me lo chiedono ne parlo sempre con grandissimo piacere. Ho ancora degli ottimi rapporti con i tifosi e con ex giocatori. Un saluto a tutti, vi auguro di togliervi tutte le soddisfazioni”.

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