TITTA ROTA, INDIMENTICABILE MISTER DI QUEGLI ANNI IN B E LA GOLEADA DI SPAL-FOGGIA

SPAL-TERNANA 3-3 (24 maggio 1981): Grop (3), Musiello, Piraccini, Bozzi
Personaggio: Titta Rota

Era solito trascorrere interi pomeriggi sul campetto parrocchiale dell’oratorio Sant’Anna di Borgo Palazzo, segnando gol a raffica. Infatti arrivò all’Atalanta con la “qualifica” di cannoniere e come centravanti esordì, a diciotto anni, nella gara interna contro il Como andando subito in rete. Era il tredici maggio del 1951.
Giocò  le restanti quattro partite segnando, complessivamente, cinque gol, un invidiabile biglietto da visita per un diciottenne che si affacciava nella Massima Divisione. L’allenatore atalantino, l’inglese Denis Charles Neville, lo riconfermò per l’annata successiva, promuovendolo titolare al centro dell’attacco. Giocò le prime tre gare del campionato 1951-52 contro Lucchese, Spal e Inter poi, complice anche un incidente, rimase fuori per un paio di mesi per rientrare nella dodicesima giornata non più con la maglia numero nove, ma come terzino, con il compito di bloccare le ali sinistre avversarie. A Bergamo, nelle vesti di difensore, rimase fino all’estate del 1954 quando, grazie alle sue ottime prestazioni domenicali contro i vari Nyers, Carapellese, Fontanesi, Selmosson, venne acquistato dal Bologna. Nella città petroniana si fermò per sei stagioni, onorando sempre la maglia e guadagnandosi la stima di Gipo Viani, Aldo Campatelli, Raffaele Sansone, Giorgio Sarosi, allenatori particolarmente esigenti. Nell’estate del 1960 Rota aveva ventotto anni, fisicamente ancora solido e con tanta voglia di continuare a giocare, e fu proprio al buon “Titta” che il Commendatore Mazza e l’allenatore Luigi Ferrero si rivolsero per puntellare la difesa spallina. Era la Spal dei Maietti, Bettoni, Scappi, Catalani, Azzali e alla fine, con il contributo, anche, di Rota si centrò la salvezza. Conclusa l’esperienza ferrarese, Rota rientrò nella sua Bergamo, sia il presidente Daniele Turani sia l’allenatore erano sicuri che potesse ancora offrire buone prestazioni, infatti con la maglia nerazzurra atalantina giocò fino al termine del torneo del 1964, quando trentaduenne decise di smettere. Chiusa l’attività agonistica rimase nelle Giovanili atalantine e nel campionato 1969-70, con i nerazzurri in cattive acque, fu chiamato per salvare l’Atalanta dalla retrocessione e riuscì a garantirne la salvezza. Quindi, per ben sei anni, in serie C con la Cremonese. Nel 1976 il presidente bergamasco Achille Bortolotti lo richiamò e l’Atalanta vinse il campionato di B. Due tornei in serie A prima di retrocedere  e, siccome Rota aveva fatto bene, rimase anche l’anno successivo in serie B.
Nell’estate del 1980, il direttore sportivo Govoni, chiamò Rota alla guida della Spal, convinto, come un po’ tutti, che fosse una buona scelta e tale si rivelò per quell’annata. Rota impostò la squadra sulla velocità, sulla grinta, con buoni schemi, regalando anche momenti di calcio spettacolo come nella gara di quel lontano maggio dell’81 con i satanelli foggiani.

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