QUELLI CHE… UNDICI LEONI, QUELLI CHE NON DORMONO, QUELLI CHE RESTANO, QUELLI CHE TIFANO, QUELLI CHE SBAGLIANO E QUELLI CHE NON MOLLANO

Quando un tifoso si sveglia a ore allucinanti con in testa un solo pensiero, la Spal, e comincia  ripensare a situazioni, parole, fatti, circostanze, avvenimenti, persone, e poi immagina, o spera, scenari futuri, pensa e ripensa a che cosa potrebbe succedere o a che cosa succederà, vede facce, colori, storie passate, scrive, cancella, riscrive e (ri)cancella e soprattutto non dorme dimenticando, anzi scacciando direttamente, l’inutile pensiero consolatorio che tanto alla fine è soltanto un gioco, quando tutto questo va in scena una notte sì e l’altra pure, beh è un casino. Una parola che, oggi, rispecchia esattamente lo stato delle cose biancazzurre.
In mezzo ci sono righe, parole ed elogi da spendere per quella che, nonostante la classifica, continuo a pensare sia una delle Spal migliori degli ultimi anni per impegno e coesione. Una vittoria netta e meritata ma facile soltanto sulla carta visti i pensieri che ci sono. Credo che queste dimostrazioni meritino l’affetto riservato dalla Curva domenica. Perché chi, dagli stessi tifosi alla squadra, nel momento peggiore continua a lottare aveva, ha e continuerà ad avere sempre la mia personale standing ovation, per quello che conta ovviamente. Scelgo il Mister e il Capitano come ambasciatori del messaggio di complimenti di tutto il nostro sito ma soprattutto della grande maggioranza di tifosi spallini che alla fine, proprio come in principio, da sempre o quasi chiedono soltanto rispetto, attaccamento e passione prima ancora dei risultati.
Lasciando da parte questo successo atteso da un bel po’ che dovrebbe essere l’argomento principale e che, invece, non lo è e pure questo vuol dir molto, gli ultimi giorni, meglio: le ultime settimane, sono state uno stillicidio per la Spal e per i suoi sostenitori. Un castello evidentemente poco solido si è sbriciolato con il passare delle ore, perché questo è il velocissimo metro temporale più adatto, e adesso, giusto o sbagliato che sia, alternative non ce ne sono.
Alla Dirigenza biancazzurra la maggioranza del popolo spallino nemmeno rimprovera, prima di ogni altra cosa, le difficoltà economiche. No. Quelle molti hanno capito che ci possono anche stare, che sono figlie della crisi storica che c’è e di tutti i bastoni tra le ruote che ha avuto il fotovoltaico soltanto da pochi giorni ufficiale come meritava un miracolo del genere. La delusione nasce da una comunicazione sbagliata perché non realistica ma, ancora di più, dai comportamenti. Al Presidente della Spal, Cesare Butelli, più che ai suoi collaboratori, la gente che tifa e giustamente non è dentro le cose di Spal intesa come società, attribuisce promesse non mantenute, rassicurazioni fasulle, chiarezza inesistente. Poco importa alla gente di cui sopra, ed è normale a questo punto che sia così, che le stesse promesse non siano state mantenute per tanti, anzi troppi, motivi che sarebbe persino inutile elencare. La sparizione di Turra, che in quanto a latitanza Lavitola gli fa una pippa, e prima ancora degli altri soci del sodalizio, di fatto restano una responsabilità della proprietà attuale. E’ un discorso di ruoli, di cariche e di responsabilità. E così via.
Personalmente, da sostenitore della prima ora di questa società, continuo a pensare che Butelli sia una persona onesta e sensibile. Un romantico dal carattere particolare e con un problema che ne innesca altri e si chiama timidezza. Che nel suo caso è ben celata ma evidente e in certi casi assai dannosa perché facilmente scambiata per arroganza. Quello, però, che nessuno ora sopporta più, a cominciare dai dipendenti, che siano operai o giocatori, sono le poche apparizioni del numero uno del Club e le molte sparizioni. Peggio: proprio la carenza umana, quella caratteristica, cioè, che aveva reso il Presidente di una squadra di calcio quindi di un’impresa, semplicemente Cesare o “il Pres”. Quello che andava a pranzo dai tifosi, che sognava un museo della Spal, che aveva e magari ha ancora un’idea affascinante del pallone che non c’è più. Magari ha scelto la città sbagliata, può anche essere. Alla fine, però, tutti ma proprio tutti vedono una Spal che rischia grosso e giudicano l’essere più di quello che avrebbe potuto essere. Butelli è mancato proprio nei rapporti. Solamente nell’ultima settimana, più o meno direttamente, glielo hanno rimproverato tutti. Dipendenti, dirigenti, giocatori. Era persino uno spot pubblicitario a dire che una telefonata allunga la vita. Ecco, a volte sarebbe bastata quella in attesa dei soldi dovuti – intendo quelli alla società adesso –, sarebbe stato sufficiente un contatto diretto e quotidiano, sì quotidiano, con l’allenatore, con il giocatore a cui, chessò, nasce un figlio, o al calciatore che gioca una partitaccia. Sarebbe bastata una lettera immediata, di quelle dai tratti e dai bei sentimenti tipicamente butelliani, al dipendente in difficoltà di turno o anche una pacca sulla spalla ai collaboratori o agli amici che dall’inizio sono considerati dalla piazza Il Male e invece, eh già, sono ancora qua, a metterci la faccia sempre e comunque con una fatica che forse solo loro lo sanno. Proprio loro che di consigli giusti, in mezzo anche ad errori, ci mancherebbe, ne hanno sempre dati. Una parola di conforto anziché una critica. Un grazie anziché un’offesa. Un grazie che andrebbe rivolto, e grande così, a tutti quelli come il nuovo Segretario Generale, Orlandini, ad Annalisa Fenzi, a Gigi Pasetti e a tutti i tecnici delle giovanili, a tutti i dirigenti, gli accompagnatori, i dipendenti come Alessandra Chiccoli, la responsabile della lavanderia, e non solo che hanno fatto sciopero o no, a tutti quelli che senza un euro continuano a fare quello che possono per la loro Spal e per nessun altro. Proprio come noi de LoSpallino.com.
A questo proposito, una cosa, o meglio un argomento almeno, così faccio felici i detrattori, persino questo sito così visceralmente filo societario, l’ha sempre affrontato e scritto e nemmeno troppo tra le righe. Che la società era debole, che ognuno doveva fare il lavoro suo e che, invece, c’era e c’è ancora, chi di fatto fa il Presidente ma anche il Direttore Generale e il Direttore Sportivo così come c’era e c’è ancora chi fa il consulente e di fatto fa il Vice Presidente. Si dirà: ma non c’erano i soldi per allargare il club con l’entrata di uno Zamuner come Direttore Sportivo o di un ex spallino come team manager. Giustificazione assurda. Perché se non c’è un euro è inutile anche solo pensare di affrontare un campionato di professionisti. E poi senza organizzazione societaria cadono tutti gli altri discorsi. Meglio risparmiare da un’altra parte e avere un gruppo dirigenziale completo e di cui ci si fida. E quando non ci si fida più, quando i rapporti si logorano, ci si dice arrivederci e grazie o anche vaffanculo. Ma si chiudono i rapporti. Sarebbero cose ovvie in qualsiasi azienda ma non in questa Spal. Purtroppo.
Che poi l’ambiente, e qui c’entrano zero i tifosi visto che la maggioranza degli stessi ha invece avuto pazienza e fiducia fino a ieri, abbia sempre remato contro è un altro discorso ora fuoriuscito dalla voce alibi per i tanti motivi di cui sopra. Adesso la musica è finita anche se gli amici, quelli veri, non se ne vanno e non se ne sono andati. L’unica ovvia strada, per il bene di tutti, è quella della cessione almeno se non dovessero arrivare in un battibaleno i famosi soldi dei quali anche i muri ormai sanno. Una cessione che rimanda al prossimo benefattore il destino di una squadra e di una società finita nell’oblio da più di vent’anni nonostante vari proprietari, vari dirigenti, vari (e anche bravi) giocatori. L’unico che ci è riuscito, da queste parti, Mazza ovviamente escluso ma scriviamo di un’éra fa, si è poi scoperto come abbia fatto e pure con una conclamata generosità è ancora alle prese con processi penali vecchi come il cucco. E se parliamo di questioni legate ad aule giudiziarie, per magagne più o meno piccole, non c’è un proprietario della Spal, attenzione: a parte Butelli, che non sia stato denunciato a prescindere da questioni biancazzurre. E’ un’amara verità, magari spesso dimenticata ma così è. Ecco perché oggi tutti i tifosi spallini veri più che dalla rabbia sono accecati dalla preoccupazione. Una preoccupazione giustificata da una marea di precedenti, qualcuno dei quali purtroppo mai sottolineato dagli indignati di oggi e mascalzoni di allora.
In questo bell’ambientino-scenario anche l’arrivo dei benedetti soldi del fotovoltaico, in questo momento, sarebbe inutile dal punto di vista della continuità. La credibilità perduta difficilmente si riacquisterebbe. Quando si perde, si perde. E in condizioni normali, che in questo caso non ci sono, tocca anche fare i complimenti all’avversario.
E qui arriva l’ultimo discorso relativo al nostro sito, come sopra scritto da sempre – e giustamente sia chiaro – accusato di essere filo societario. E’ solo il termine “accusa” che è sbagliato dal momento che il sostegno da parte nostra a Butelli & C. è sempre stato lampante e scritto senza mai togliere – questo lo vorrei scrivere in maiuscolo se solo non detestassi i caratteri grandi non concessi nemmeno all’unica parola magica, cioè S.P.A.L. mai scritta così dentro i nostri testi – un briciolo solo di autonomia a tutti quelli che hanno assicurato da quasi tre anni a questa parte un’informazione pazzesca e quotidiana ai tifosi dell’Ars et Labor. Davanti all’evidenza e all’ovvia delusione anche noi de LoSpallino.com, e non da oggi, ci confrontiamo per decidere che cosa fare. Non abbiamo deciso di abbandonare dalla sera alla mattina perché così non si fa da nessuna parte e perché gli impegni si onorano proprio, per fare un esempio, come fanno tutti quelli che continuano a lavorare gratis solo per la Spal. Anche il nostro, di impegno, è fatto così. Dall’inizio. Un impegno quotidiano, assiduo, anche faticoso ma divertente tra un gruppo di amici che fa quel che può per la propria Spal. Ecco perché andiamo avanti almeno fino all’evolversi della situazione societaria e alla nascita di una Spal nuova o diversa o entrambe le cose.
Essendo il responsabile di questo sito e mettendo sempre nome e cognome veri sopra quello che scrivo è sacrosanto che mi prenda le responsabilità del caso e della linea giornalistica che LoSpallino.com ha tenuto fin dalla sua nascita. Il certificato interesse esclusivo per la Spal rischierebbe di diventare, anch’esso, un alibi. Per questo, anche se a testa alta e in assoluta buona fede, è giusto che sia io, ora, a chiedere scusa ai nostri lettori e ai miei magnifici collaboratori che mai finirò di ringraziare per disponibilità, qualità, stima e amicizia, se non sempre ho, quindi abbiamo, avuto la grinta e la forza di insistere e di scavare sulle voci e i segnali che, memore del passato, ho superficialmente catalogato soltanto come solito chiacchiericcio quando, in realtà, in mezzo a tanta merda buttata a casaccio c’erano evidentemente anche delle verità. In mezzo a questo, altrettanto evidentemente, c’erano situazioni sottovalutate e, ancora di più, c’erano e purtroppo ci sono ancora, errori che andavano rimarcati. Del fatto che continuerò a chiamare Ave il Presidente della Spal, Comandante il Direttore Generale della Spal e fratello il Consigliere numero uno della Spal, invece non me ne scuso perché alla buonafede credo tuttora non meno di quanto credo alla passione bianco e azzurra.
Scrivevo prima che la musica è finita ma gli amici non se ne vanno. Lo confermo nel giorno della sconfitta sbandierando il, questo sì indiscutibile, unico e esagerato e malato e totale amore per la Spal. Che era, è e continuerà a essere, indipendentemente dall’esistenza de LoSpallino.com, il vero, assoluto, potente motore di un amore incancellabile che queste, ormai sinceramente troppe, notti insonni, acuiscono invece di assopire.  Perché l’espressione “Forza Spal” non è una frase banale, buttata lì e sventolata a mo’di divagazione. E invece tutto. Sempre. E ancora di più adesso. Forza Spal, allora. Come prima, (molto) più di prima.

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