Due giorni interi. Due giorni seduti attorno a un tavolo dopo l’altro tra il traffico post natalizio della Capitale. Riunioni, incontri, riunioni, contatti, trattative. Non è stato un granché, questo periodo festivo, per i vertici spallini. Da una parte il Presidente Butelli arrivato a Roma in macchina, dall’altra il Direttore Generale Pozzi approdato all’ombra del Colosseo in treno, di fronte un esercito di soggetti contattati già nelle settimane scorse per affrontare l’emergenza economica della società. Non è dato sapere nomi, cognomi e dettagli vari. Ma quel che è dato sapere perché chi scrive ha la fortuna (a prescindere da questo caso) di vivere a Roma, sede della due giorni spallina, sono le seguenti cose. I dirigenti biancazzurri dopo un lungo, anche estenuante tira e molla hanno concluso un’operazione importante. Un’operazione economica che nulla c’entra con la cessione del club o con l’atteso e altrettanto estenuante anticipo dei crediti del fotovoltaico. Stavolta, meglio: anche stavolta, si è trattato di un’operazione legata al patrimonio del numero uno del Club costretto a ricorrere un’altra volta alle sue personali casse perché la situazione è grave e ormai sotto gli occhi di tutti. Ecco perché fa sorridere – e si tratta dell’unico sorriso, peraltro amaro – leggere o ascoltare ogni giorno di un problema dopo l’altro legato alla Spal. Ragazzi sveglia: non è più una novità. E’ inutile bastonarsi i maroni tutte le sacrosante mattine facendo la lista dei problemi che ci sono. Perché ci sono. E grazie ai fragili muri di via Copparo si conoscono pure. Oggi nelle casse della Spal ci sono i soldi che servono a comprare un caffé, un cappuccino e due cornetti. Punto. Ecco perché da settimane tutta la Dirigenza, da Butelli a Pozzi, da Bena a Gessi, lavora a tempo pieno – ma davvero – per due cose prima delle altre. La prima: reperire i soldi subito per affrontare la grandissima emergenza (ripetizione voluta) che la squadra e il personale tutto che non ha abbandonato la nave in tempesta possa avere non soltanto quello che gli spetta ma anche, aggiungiamo, quello che merita, dopo mesi di difficoltà evidenti e clamorose. La seconda: continuare a trattare con una cordata della quale ancora non si sa nulla perché tutto quanto scritto finora non corrisponde al vero (e questo sì che è un bel segnale, magari l’unico diranno i più anche comprensibilmente scettici, circa la serietà dei soggetti in questione), trattare – scrivevamo – per cedere il Club. Senza se e senza ma e soprattutto senza richieste oggi folli perché non ce le si può permettere, a prescindere dall’investimento fotovoltaico. Persino Turra – udite udite – è riapparso dai meandri del suo tuttora inspiegabile silenzio per permettere che questa cessione avvenga al più presto con modi e criteri che vedremo più avanti. Un affiancamento fino al termine della stagione, per esempio, con l’entrata consistente di liquidi e poi la cessione vera e propria.
Ritornando alla due giorni capitolina di Butelli e Pozzi, l’operazione economica è stata conclusa nonostante per ovvi motivi – perché qui non sono mica pochi quelli che non leggono i giornali, non vedono la crisi che c’è, non capiscono che anche l’Italia, sissignori, è a un passo dal baratro economico – abbia più volte rischiato di saltare. E invece no. Stavolta (deo gratias!) è andata bene. Persino meglio del previsto dal punto di vista economico. Con i tempi obbligatori per operazioni del genere – e non vorremmo essere noi a dare scadenze che davanti a queste cose è meglio non dare mai, e questa è una critica alla società, possiamo parlare con cognizione di causa di una quindicina di giorni. Diciamo al massimo entro il 20 gennaio per essere larghi e seri. Entro questa data arriverà una parte consistente di euro, una parte tale a cominciare a saldare qualche bell’arretrato per tutti. Giocatori, staff tecnico, dipendenti, prima squadra e naturalmente settore giovanile. Nel frattempo andrà avanti l’operazione cessione. Ecco perché, con grandissima serietà e encomiabile pazienza, Zamboni e compagni ieri hanno deciso di andare avanti nonostante la comprensibile delusione per il mancato arrivo di soldi comunicata dal Direttore Pozzi, appena rientrato da Roma (dove invece era rimasto il Presidente Butelli per completare la trattativa di cui sopra) nel lungo incontro dentro lo spogliatoio biancazzurro del quale parliamo a parte.
Per oggi – è una voce non confermata che circolava ieri – è previsto anche un comunicato da parte della squadra. Un comunicato sobrio, crediamo, per dire in pratica che nonostante tutto si va avanti perché non ci sono altre strade se non quella di continuare a fidarsi della dirigenza a fronte delle ultime garanzie della stessa.
Che poi in città ci sia fastidio, rabbia, delusione e aggiungete voi lo stato d’animo che volete è tutto giusto e comprensibile e sacrosanto. Ma così stanno le cose e, purtroppo per il calcio, calcioscommesse a parte, non soltanto a Ferrara. Sparare oggi su tizio o caio serve a nulla. e soprattutto non serve alla Spal. Può essere una liberazione, un divertissement immaginare Butelli al centro del mirino della propria (giusta) frustrazione spallina ma lascia il tempo che trova e a differenza dell’esemplare comportamento della squadra non aiuta di sicuro l’aspetto sportivo che purtroppo sta un po’ passando in secondo piano. Perché il campionato è adesso. Ed è, e sarà, una seconda parte di campionato dura, difficile, complicata per ottenere, anche qui, una salvezza fondamentale.
Gli errori (tanti), soprattutto di comunicazione, tardiva e a volte fuorviante, sono sotto gli occhi e dentro le orecchie di tutti. Ognuno può fare la sua brutta lista e poi ripeterli così, tanto per farsi del male. Ma si tratta dell’ennesimo esercizio di stile. Oggi c’è soltanto da “spingere”, aspettare, vigilare perché tutto sia come quanto scritto finora in questo articolo. Poi – è logico – si può disertare lo stadio, contestare, bestemmiare, maledire ma il futuro della Spal deve per forza passare di qui. Il fatto di spingere – da parte della stampa locale anche oggi – verso una cessione è giusto, anzi giustissimo per carità, ma dal momento che quella è la strada sulla quale la società sta lavorando francamente non si capisce che cosa serva ripeterlo tutti i santi giorni. La Spal è in vendita. La società sta trattando la cessione. E’ chiaro questo? Altrimenti meglio scrivere che Butelli deve regalare la Spal agli amici degli amici. Sarebbe più onesto. Ma siccome, concretamente, gli unici che si sono fatti avanti non sono gli amici degli amici ma è gente che viene da fuori (e scritto per inciso non si sono affatto spaventati dei debiti ir-ri-so-ri a fronte dei crediti) starà, immaginiamo senza grande fantasia, facendo i propri conti, perché imprenditori che buttano milioni di euro e non solo nel calcio ne conosciamo pochissimi. Anche a Ferrara e dintorni. Meglio essere ulteriormente chiari perché tanto sempre lì si va a parare e la gente, tifosi della Spal compresi, non ha l’anello al naso. Molti vorrebbero – ed è un desiderio lecito – che Tomasi riprendesse la Spal. Bene. Ma Tomasi che è un imprenditore dalla grande disponibilità economica e dal ribadito interesse per le sorti del club biancazzurro – non ha certo bisogno di consigli. Se Tomasi vuole (ri)comprare la Spal sa benissimo cosa fare. E crediamo anche che ci sia nulla di ostativo nei confronti dell’ex Presidente oggi evidentemente riabilitato dalla crisi attuale. La Spal di tre anni fa, però, non è più la stessa. Attaccato al club c’è una cosa che si chiama fotovoltaico con tutto quel che, in termine di introiti, ne consegue. E’ un diritto di Tomasi non aver addirittura bisogno (beato lui) dei soldi che arrivano dall’energia solare e quindi di non essere disposto a valutare questa, chiamiamola appendice, nel costo della società. Ed ecco perché finora la Spal interessa soltanto a soggetti non locali. In sostanza: anche queste pressioni servono a niente. Il momento è drammatico e proprio per questo, anche per quanto riguarda questo sito così tanto filo societario, continuiamo a stare qui. Non appollaiati sull’albero e nemmeno sulla sponda ad aspettare il cadavere come fanno in tanti per interessi anche legittimi ma sia ben chiaro che di interessi, e basta, si tratta. Stiamo qui a raccontare, scrivere, spiegare quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere. E non è un regalo al presidente di turno. E’ soltanto la passione, l’unica imprescindibile motivazione che ci fa esistere e ci spinge a essere realisti ma anche ottimisti perché, insistiamo, alternative… zero. Nonostante tutto gli sforzi di questi ultimi tempi anche da parte della Dirigenza e, ancora di più, l’atteggiamento e la serietà del tecnico Vecchi e dei suoi giocatori crediamo lo meritino. Così come, soprattutto, lo meritano tutti i tifosi della Spal che soffrono e sono giustamente preoccupati. Lo siamo tutti. Noi de LoSpallino.com compresi. Ma tocca essere lucidi, realisti e, perché no, persino, magari incoscientemente, ottimisti. Il pensiero ricorrente, ma per fortuna lontano da quelli che… la domenica vanno alla Spal, e cioé: che muoia la Spal, con tutti i cazzi suoi non solo non ci appartiene ma ci fa pure incazzare. Persino più di questa oggettivamente seria e pericolosa situazione. Forza tutti, allora, e tutti insieme. Dirigenti, giocatori, dipendenti, tifosi. Oggi più di ieri, oggi come sempre, oggi solo per lei. Forza Spal!