Se è vero che il calcio è un grande anestetico, allora devo proprio dire che funziona. Sempre, ad ogni distanza e ad ogni latitudine. Per le cose della vita, lo spazio di una partita, ma anche per quelle del calcio stesso. Prendiamo la scorsa domenica, ad esempio. Sms “selvaggi” con l’amico Diego, per sapere della Spal. Della Spal a Pisa. Alle 10.30 della mattina, perchè io ero – e sono ancora – a Recife, Pernambuco, Brasile. Altra dimensione, mai l’orologio, cellulare praticamente sempre spento, internet il minimo indispensabile. Ma il richiamo della Spal, quello, è sempre troppo forte. Ed il fatto, ed il bello, è che a 7.000 e passa chilometri di distanza il pensiero non è mai andato e non va alle vicende societarie. No, il pensiero è corso – domenica scorsa, appunto – solo alla Spal. Intesa come squadra, intesa come partita. L’essenza del calcio, credo, è questa. Il piacere ed il fascino del gioco, della maglia, della passione. Un piacere che prende il sopravvento su tutto, e su tutte le altre questioni. Sugli annessi e connessi. Aggiornamenti a getto continuo da parte di Dieguito, e prontamente passati anche a mio suocero e mio cognato, seduti in terrazza con la maglia della Spal addosso: malattia contagiosa e senza antidoti, anche qui dove il calcio è virus popolare molto più che in altri luoghi del pianeta, anche qui a Recife dove vanno in 60.000 a vedere il Santa Cruz nella decisiva gara per salire dalla serie D alla C. O dove vai ad assistere ad un allenamento pre-campionato dello Sport, fresco di ritorno in serie A, e ti sembra di essere… al Centro di via Copparo, non fosse per la temperatura. Qui è estate piena, ed il sole del Pernambuco non brucia: di più. La squadra si allena alle 15.30, come niente. Campo ausiliario dello stadio Ilha do Retiro, dove c’è tutto: palestra, piscina, campi da tennis, bar e ristorante per i soci-tifosi. Ma il clou è la tribunetta che dà sul campo di allenamento. Esattamente come quella del Centro. Identica anche la gente che la frequenta: pensionati, soprattutto, che parlano della loro squadra, del mercato ancora aperto, di allenatori e giocatori, di tutto lo scibile calcistico e non. Allora sei lontano da casa ma ti sembra di esserci, a casa. La condivisione di una passione. E scatta l’inevitabile deroga: una domenica con il cellulare acceso, proprio per ricevere notizie in presa diretta della Spal. Domenica di puro godimento calcistico-biancazzurro. Se in passato c’è stata una Mano di Dio ed una… manina di Perna, Arma ha reso tutto aneddotico. Ho sempre pensato, contro la logica… dell’evidenza, ovvero di risultati e classifica, che la Spal fosse più forte del Pisa e di alcune-molte altre, che non fosse e non sia da retrocessione, da play out. Continuo a pensarlo, a maggior ragione. Ora sotto con il Taranto, e quel che sarà sarà. Di sicuro, per altri 90 e passa minuti il pensiero sarà solo al calcio giocato. Al resto avrò modo di pensare e lavorare. Stando al freddo, questa volta. Ma va benone lo stesso. Il sole del Brasile e della Spal sono nel cuore.