Non è stata certo una partita per cuori deboli quella che si è svolta oggi al Paolo Mazza. Possono testimoniarlo i circa 2.500 tifosi sugli spalti. Ma soprattutto lo sanno i giocatori spallini che si sono accomodatati in panchina con Vecchi, Brescia, il resto dello staff e il direttore generale Bortolo Pozzi. Il mister passa gran parte del tempo in piedi al limite dell’area tecnica, come al solito, impassibile, con aria concentrata. Una statua che ogni tanto scatta tradendo una tensione assurda. E non potrebbe essere altrimenti. Sbraita per due invece il dg, che come sempre fatica a digerire sviste e casi dubbi. Un caratterino che gli è già costato qualcosa durante la stagione, e che oggi non ha fatto eccezione. I minuti passano, e quelli del secondo tempo sono pesantissimi. Mattoni. Che i ragazzi in panchina faticano sempre di più a sostenere.
Ogni azione li fa scattare e mette alla prova le loro coronarie. Ci si crede e ci si mangiano le mani per l’impotenza. Se solo si potesse giocare in venti! Ma i due gol pavesi non lasciano respirare, e la sentenza diventa definitiva con lo scorrere del cronometro. Ci si ritrova a guardarsi l’ombelico, all’ombra del mister ancora impassibile. A guardare l’epilogo senza poter muovere un dito. Il triplice fischio chiude la gara e le speranze di salvezza di una squadra e di una città. I giocatori, tutti, portano la loro delusione sotto una curva che invece li saluta e li ringrazia per una stagione davvero sofferta che li ha visti lottare per la salvezza per questioni che con il campo non c’entrano niente. Quel campo dove loro hanno dato tutto. Alla fine la frustrazione e la rabbia per il finale amaro di una stagione travagliata lascia spazio a una contestazione verso la dirigenza. Mentre il preparatore atletico Salvatori si sfoga pesantemente sulle suppellettili dello stadio, il Pavia festeggia con i tifosi e la stagione 2011-2012 finisce in archivio con il peggiore degli epiloghi.