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Iniziamo parlando un po’ dell’anno scorso. Cos’è successo?
“Le cose sembravo essersi messe a posto. Quello che andava ad iniziare era un anno di regolarità generale. Con stipendi puntuali e un buon progetto sportivo. E anche un anno in cui ci sarebbe stato posto per i giovani, magari anche dal nome un po’ meno blasonato. Poi le cose non sono andate come sono andate. Quello che da fastidio è che per tutto l’anno la società ha fatto di tutto per convincere noi della squadra e tutto il pubblico che in verità le cose non andavano così male e che tutto era sulla via per sistemarsi. Mentre evidentemente non era vero. Questa secondo me è stata una grande mancanza di rispetto verso di noi, che comunque eravamo li per lavorare e verso i tifosi che seguono questa squadra con passione. E poi è stato anche un peccato, perché era una bella squadra e potendo lavorare al meglio avremmo aspirato tranquillamente a posizioni di media o alta classifica”.

Come ha fatto il gruppo a non sfasciarsi?
“Era un bellissimo gruppo. Ben amalgamato. I giocatori più anziani hanno saputo tenerci uniti. E poi per noi giovani giocare li, nonostante tutto era una possibilità di grande visibilità”.

A gennaio dell’anno scorso era in cima alla lista dei partenti, subito dopo Arma. Perché sei rimasto?
“Sì, C’erano alcune squadre interessate, ma Pozzi ha deciso di tenermi”.

Che rapporto c’era con mister Vecchi?
“Un ottimo rapporto. Lui che mi ha molto richiesto dopo il ritiro, e mi ha dato tanti minuti, tante possibilità di giocare. Gli devo molto”.

Raccontaci un po’ la tua estate. Calcistica, si intende…
“L’estate l’ho passata qui a Ferrara. Al mare per l’esattezza. Ero in contatto continuo con il mio procuratore, il quale mi aveva disegnato diverse prospettive per il mio futuro. E quindi sono rimasto un in zona in attesa di eventuali sviluppi. Ero costantemente pronto a partire, anche perché c’erano voci molto allettanti. Tutte promesse che poi non si sono avverate. Per settimane sono stato tenuto in sospeso con proposte decisamente ottime. Poi giorno dopo giorno, rinvio dopo rinvio si è iniziato a capire che il lavoro del mio procuratore forse non si stava svolgendo proprio nel migliore dei modi, e arrivati ormai ad agosto ero ancora senza squadra. Così ho deciso di iniziare ad allenarmi con la copparese, qui vicino a casa mia”.

Ma quali erano queste possibilità poi sfumate?
“Si è parlato di serie B in buona sostanza. Di Brescia, dove sembrava quasi fatta. Addirittura mi è stato detto che sui giornali cittadini davano il mio acquisto già per ufficiale. E poi è tutto sfumato, e io non sono mai stato neanche un minuto a Brescia per provare o farmi conoscere. Ho fatto una partitella di prova con il Modena, e mi era stato detto essere anche piaciuta molto al mister. Ma anche li poi, più nulla. Poi voci dalla Pro Vercelli, dal Cesena. Insomma, le possibilità non mancavano. Ma il lavoro del procuratore è stato deludente. E so anche di altri suoi assistiti nelle stessa situazione. E’ stata una penalizzazione non da poco, e non nascondo di essere davvero amareggiato. In tutto questo sono contento che la Copparese mi abbia subito accolto e consentito di aggregarmi al gruppo. Vorrei ringraziare il presidente che in questo modo mi fa sentire veramente a casa”.

C’è una grossa colpa del tuo procuratore quindi se una delle più grosse promesse della Spal è rimasta senza squadra?
“Direi proprio di sì. Insomma, io venivo da una stagione da titolare in un’importante squadra di Prima Divisione. Ho dato massima disponibilità. Ero anche svincolato, quindi acquistabile a zero da chiunque. Direi che le premesse c’erano tutte”. 

La Spal la stai seguendo?
“Certo, cerco sempre di seguire un po’ cosa succede. Leggo molto spesso voi de Lospallino.com, sopratutto per le partite. La seguo volentieri, anche perché ci giocano alcuni amici. Davide (Marchini), Alessandro (Marongiu) e Mattia (Piras).

Che squadra è?
“Ha un’ottima difesa. Peccato che sia senza punte al momento. Piras forse è un po’ forzato in quel ruolo, anche se non se la sta cavando male. Poi un centrocampo con Marchini e Braiati, in serie D è davvero un lusso. Anche il portiere non mi dispiace. In generale, per quello che leggo e per quello che ho avuto modo di vedere nell’amichevole qui a Copparo mi sembra una squadra affiatata. Con voglia di vincere”.

E Sassarini?
“Mi ha fatto una buona impressione anche lui. Mi sembra preparato, e capace di trasmettere carica. Poi me ne hanno parlato molto bene. Mi dicono che è in serie D solo di passaggio”.

Tutti si chiedono di un tuo ritorno alla Spal. E tanti, molto più semplicemtne lo aspettano con ansia. Tu cosa ne dici?
“Si parla già di un mio ritorno. Vedremo. Avrò a breve un colloquio con Ranzani. Vedremo se la cosa sarà fattibile”.

Qual è la discriminante tra accettare e declinare la proposta?
“Beh, le condizioni della stessa. Un accordo è fatto di tante parti, tante variabili che vanno viste nel complesso, per capirne i pro e i contro”.

Una di queste variabili è sicuramente il denaro.
“Certo. Se anche fare il calciatore è un mestiere è giusto che questo abbia la sua contropartita. Anche perché non si vive di aria. Però non è la sola, è in rapporto a sua volta con altre variabili. E’ un complesso di cose che va a creare l’ambiente in cui vivrai per un anno, e che poi porrà le basi per il futuro. Il mio futuro. Ad esempio; l’anno scorso si è accettato di continuare a giocare in una situazione precaria e senza stipendio in virtù del fatto che comunque, specie per noi giovani, la Spal poteva essere una grande vetrina, che in tribuna c’erano sempre tanti osservatori e che c’era tanta esperienza da fare con quella squadra, su quei campi importanti. Quindi si è accettato il compromesso. E per alcuni questo ha poi dato i suoi frutti. Vedremo se la situazione che il presidente Ranzani mi prospetterà sarà buona. Certo, nel caso specifico della Spal entra anche in gioco una componente affettiva. Perché è la squadra dove sono nato, della mia città, eccetera. E questo ha un valore, che va considerato nel tutto, e che magari può indurmi “a fare sconti”, diciamo così. A venirci incontro. Però, ripeto, se deve essere un rapporto professionale è giusto che mi venga fatta fatta una proposta adeguata. E se non la ritengo tale mi sento libero di declinarla. Anche perché a volte si sente un uso troppo forte del nome Spal”.

Cioè?
“Cioè che quello della Spal era ed è un grande nome. Però molto spesso si ha la sensazione di vivere un po’ nel passato, e che questo serva a far passare tutto. La Spal oggi non è quella di Mazza, o della serie A. O la grande Spal degli anni novanta, di Fabbri e della B. Oggi è un’altra cosa. Ciò che all’epoca l’ha resa grande c’è ancora; l’importanza della piazza, l’affetto della città, l’attaccamento dei tifosi. E si spera sempre che torni grande. Però il nome serve a ricordare un grande passato, ma non basta da solo a fare grande una squadra. E invece spesso sembra che basti solo il nome a far passare tante cose in secondo piano. E l’anno scorso è un po’ la prova di questo. Forse si punta troppo sul solo nome della Spal”.

La gente che conosci all’interno cosa ti dice?
“Chi sento all’interno mi racconta una buona situazione. Mi dicono che i primi stipendi sono arrivati con puntualità. Che il gruppo che si sta creando è bello. Anzi, c’è anche un certo pressing da parte loro per un mio ritorno. E questo mi fa piacere ovviamente. Ma come ho detto prima voglio valutare prima di tutto cosa la dirigenza ha in mente per me”.

Con che premesse si terrà questo incontro con Ranzani?
“Con nessuna. Tra me e la società non c’è stato nessun contatto preliminare. Si parla stasera per la prima volta. Quindi non so proprio cosa aspettarmi. Quello che è certo è che una decisione, in un senso o nell’altro sarà presa a breve, perché il tempo passa, i campionati iniziano e io sono senza una squadra”.

In cosa speri per il futuro.
“Di tornare a giocare a calcio nella situazione migliore, indipendentemente da dove. Che sia alla Spal o alla Copparese, o in un’altro posto. Spero solo di trovare un buona situazione che crei delle buone prospettive”.

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