IL BILANCIO PROVVISORIO DEL PRESIDENTE RANZANI: LA SQUADRA, IL MERCATO, GLI ARBITRI, I NUMERI E LA SOCIETA’ DA RAFFORZARE

Come di consueto, dopo una trasferta in campionato dei biancazzurri, ai nostri taccuini, puntuale arriva la chiacchierata con il Presidente e Direttore della Spal Roberto Ranzani. Tanti come sempre i temi affrontati, in quello che dopo dieci settimane è un vero e proprio primo bilancio stagionale: il mercato, la punta che serve (“Ma quale punta? Siamo andati a segno in otto partite su dieci, non voglio che i giocatori si sentano in diritto di avere alibi quando scendono in campo, non deve accadere”), gli under (“Qualcosa faremo sicuramente, ci lavoro tutti i giorni”), gli arbitri (“I danni peggiori li abbiamo subiti nelle ultime due partite e non è escluso che mi faccia sentire con il designatore”), la società alla ricerca di un po’ di stabilità (“Sono fiducioso, l’entrata del Consorzio può essere una svolta per la città intera a patto che non siano lasciati da soli come è già successo ad altri in passato”), con un occhio alla classifica, che da domenica vede la Spal al nono posto, a meno cinque dalla capolista Mezzolara (“Per vincere, è evidente, occorre quel qualcosa in più che ancora non abbiamo”).

Direttore, l’ultima volta ci siamo lasciati con un po’ di amarezza, complice la doppia sconfitta patita contro Fortis e Lucchese. Ci ritroviamo dopo il doppio turno interno con Forcoli e Bagnolese e la delicata trasferta di Massa: cinque punti nelle ultime cinque gare. Non proprio il massimo vista da fuori a patto, si dirà, che si punti dritto alla vittoria del campionato. È d’accordo?
“E’ chiaro che, a differenza delle prime giornate, stiamo subendo il contraccolpo di una preparazione cominciata dopo rispetto a tutti gli altri. Non ne risenti subito, ma piano piano. Non sono preoccupato, anzi, mi sembra che in giro si faccia un po’ troppo allarmismo. Tutti chiedono a gran voce l’acquisto di una punta: ma quale punta? Siamo andati a segno in otto partite su dieci, abbiamo vinto senza attaccanti di ruolo tre delle quattro partite. Non voglio che i giocatori si sentano in diritto di avere alibi quando scendono in campo, non deve accadere. Non è che la Spal non vince perché non ha attaccanti”.

E’ innegabile che però qualcosa andrà fatto. Lei dove riconosce i maggiori limiti di questa squadra?
“In organico manca un giocatore che abbia determinate caratteristiche e sia capace di fare quei movimenti davanti che chiede l’allenatore. Non lo abbiamo trovato quest’estate, o meglio, ha preferito andare da un’altra parte (il riferimento è a Fabbro finito al Fano n.d.r.), probabile che qualcosa si faccia adesso. Abbiamo Rocchi e Pignatta, ma non basta, anche se non potremo, nel caso decidessimo di intervenire, tenere entrambi”.

Dopo dieci giornate le chiedo: cosa le piace e cosa invece la lascia perplesso della sua Spal vedendola in campo la domenica.
“Mi piace molto la difesa: lo dico senza problemi, questi giocatori farebbero la differenza anche due piani più su e la maggior parte di loro li ha portati Sassarini al quale va il merito di aver assemblato forse il più forte reparto del girone; quello che mi piace meno è una sensazione di mancanza di ordine e di equilibrio che ancora stiamo cercando. Siamo partiti con un organico nuovo, venti giocatori, non è facile avere tutto e subito e me ne rendo conto. Diciamo che fino alla partita con la Fortis sembrava che avessimo trovato una nostra dimensione in campo, adesso, invece, fatichiamo un po’ più del normale”.

Sarà un caso ma, dopo un inizio promettente, è proprio nelle ultime cinque partite che capitan Marchini è apparso in netto calo di condizione e tutta la Spal ne ha risentito. Insomma, scrivere come avevamo fatto dopo la Fortis, che questa squadra è Marchini dipendente non sembra del tutto un azzardo.
“Davide ha un problema alla schiena che non gli permette di allenarsi con continuità già da qualche settimana. Abbiamo la fortuna di avere recuperato Braiati che in mezzo al campo ha tutta l’esperienza per poterci far stare tranquilli. E’ chiaro che mentre Marchini ha qualità, Edo oppure Massaccesi, a cui non possiamo rinunciare per via della regola sugli under, sono più calciatori di quantità ed è per questo che lì in mezzo ne risentiamo. Marchini lì fa la differenza. E poi non dimentichiamo che abbiamo portato via i tre punti anche senza di lui, come successo contro il Forcoli”.

Ancora su Marchini: in mezzo al campo, come suggeriva lei, il ragazzo ha giocato pochissime partite, soltanto le prime due. Ma la Spal ha vinto con il Formigine con il capitano che faceva l’esterno di centrocampo e contro Fidenza e Rosignano, quando invece ha giocato in attacco. Non crede sia riduttivo pensare che sia un problema di ruolo di Marchini la mancanza di equilibrio di questa squadra?
“Io mi confronto quasi ogni giorno con l’allenatore, sa come la penso: per me Marchini rende molto di più quando ha la possibilità di dettare i ritmi dell’azione, uscire palla al piede e impostare. Secondo me davanti alla difesa è il suo ruolo ideale e questo non pregiudica l’impiego di Massaccesi, Braiati, Marongiu e Laurenti: per me possono giocare tutti contemporaneamente”.

Sassarini sembra invece considerare Marchini un po’ il jolly di questa squadra: può fare tutto, a patto che stia bene.
“Può fare tutto ma la squadra perde di equilibrio. Se fa il terzino, noi ne risentiamo. Se fa la punta, pure, senza contare che da attaccante o esterno, i nostri avversari lo massacrano sistematicamente e novanta minuti giocare in questo modo sarebbe complicato per chiunque”.

Tredici gol fatti, sette subiti, sedici punti, la miglior difesa del girone, con appena due gol subiti, lontano dal Mazza. E’ il ritratto della Spal di Sassarini a inizio novembre.
“Se penso che tre mesi fa non c’era niente dico che di strada ne abbiamo fatta tanta e, parlando di solo calcio, dico che abbiamo fatto non bene, ma benissimo. Il nostro obiettivo, adesso, è quello di non perdere terreno da chi ci precede in classifica. I conti li faremo a maggio”.

Torniamo un attimo sulla difesa: solo sette squadre hanno subìto più gol della Spal tra le mura amiche, un dato in netta controtendenza rispetto a quello che abbiamo appena detto in trasferta. Secondo lei perché?
“Perché contro la Fortis ne abbiamo presi tre tutti in una volta, ma se vai a vedere contro Formigine e Forcoli abbiamo vinto senza subirne e contro il Camaiore il gol è su calcio di rigore. E’ un dato, è vero, ma se analizzato per bene puoi ben capire che non c’è nulla di cui preoccuparsi”.

Andiamo avanti con i dati. La Spal, una volta avanti nel risultato, si è fatta rimontare per ben tre volte. E’ successo contro il Camaiore e la Bagnolese in casa, si è ripetuto domenica scorsa a Massa. Punti regalati agli avversari, per così dire, con un po’ troppa generosità.
“Sono punti pesanti che alla fine faranno la differenza, non c’è dubbio. Non siamo perfetti e lo sappiamo, il lavoro quotidiano ci serve a colmare il gap con le altre che ancora c’è, benché non sia così elevato. Sono tre partite in cui, paradossalmente, siamo stati danneggiati di più dagli arbitri: un rigore dubbio contro il Camaiore, due non dati contro la Bagnolese e altri due non dati a Massa domenica. Anche questo è un dato”.

Altra provocazione: analizzando le quattro vittorie ottenute sin qui dai biancazzurri, si evince che la Spal porta a casa i tre punti solo se non subisce gol. E’ successo, in ordine cronologico, con Fidenza, Formigine, Rosignano e Forcoli.
“Vero. Vinciamo quando non prendiamo gol. Credo che ogni tanto vincere 2 a 1 o 3 a 2 non sarebbe un dramma (ride). Penso sia un caso, è una curiosità che balza all’occhio ma non è un regola. O almeno non dovrà esserla se vogliamo vincere il campionato”.

Ultimo dato: quando si va in svantaggio arriva matematica anche la sconfitta: Fortis e Lucchese dicono che la Spal, per il momento, non sa ribaltare il risultato.
“Questo è già più interessante, anche se la partita contro la Fortis continuo a ritenerla un incidente di percorso irripetibile in una stagione. Se poi vogliamo dirla tutta, la Spal, quando ha avuto la possibilità di giocare in superiorità numerica per un bel po’ di minuti, come contro Lucchese e Massese, non ha mai segnato e da fuori si penserà a punti buttati. Ma non è così. In trasferta le squadre si chiudono, se poi piove e giochi nel fango come domenica c’è poco da fare, giocare in dieci o in undici non fa nessuna differenza. In generale siamo una buona squadra, da migliorare, altrimenti saremmo in testa”.

Un pregio e un difetto di Sassarini.
“Nella mia carriera ho avuto molti allenatori: Zaccheroni, Allegri e Novellino tanto per fare i primi nomi che mi vengono in mente. Nessuno allena come Sassarini. Ti faccio un esempio: lui inizia immediatamente l’allenamento undici contro undici, gioca con le coppie in movimento, senza palla, perché vuole che le sue squadre vadano a mille all’ora per tutta la partita. E’ un metodo innovativo, diverso e non è detto non sia quello giusto per arrivare dove vogliamo, cioè vincere. Ce lo dirà il tempo, è chiaro che non possiamo chiedergli i miracoli. E’ una brava persona, intelligente. Deve stare tranquillo e andare avanti per la sua strada”.

Capitolo arbitri. Possiamo dire che, eccezion fatta per le prime tre giornate, la Spal su dieci incontri, lamenta arbitraggi decisamente ostili in almeno la metà delle partite sin qui disputate?
“Torniamo indietro. Con il Formigine si è vinto ma manca un rigore e c’è quel rosso a Cintoi con le conseguenti quattro giornate di squalifica (diventate tre dopo il ricorso n.d.r.) che ci hanno fatto rimanere basiti; a Rosignano Gallo ha parato un rigore sullo 0 a 0 che definire dubbio è un eufemismo, ma si è comunque vinto; con la Fortis Gallo ha ripetuto il miracolo parando un altro calcio di rigore inesistente sullo 0 a 0 che poi ne ha dato uno a noi che non c’era sullo 0 a 3, ma di certo non abbiamo perso per colpa del direttore di gara quel giorno. Diciamo che, forse, è contro la Bagnolese che ci manca qualcosa, un rigore sicuro e un altro dubbio anche se bisogna dire che abbiamo giocato molto al di sotto delle nostre potenzialità; a Massa, domenica, sull’ 1 a 0 per noi, mi è sembrata abbastanza esagerata l’ammonizione a Piras per simulazione: per me, come per altri, era rigore netto. Se fossimo andati sul 2 a 0 su quel campo, non è detto, ma penso che almeno metà partita l’avremmo portata a casa. Possiamo dire che sicuramente, sin qui, gli arbitri non ci hanno regalato niente. Ma non voglio regali, voglio equità di giudizio e lo dirò anche a Serena (il designatore n.d.r.), visto che ho tutte le intenzioni di scrivere una lettera in Lega. Quattro punti ci mancano, tra un errore e l’altro, dai. Ma finisce qui. Sbagliamo tutti, quindi niente alibi anche in questo caso. Se siamo forti davvero, dobbiamo esserlo fino in fondo. Chiedo solo più attenzione e tutela”.

Ultima domanda sulla squadra prima di addentrarci nella situazione societaria, giunta a un bivio: torniamo al mercato che lei, prima, ha abilmente aggirato. Sassarini ha chiesto rinforzi, dai tre ai quattro giocatori, anche se la rosa andrà pure sfoltita. Dove e come interverrà la Spal nei prossimi due mesi?
“Fino al quattro dicembre non abbiamo possibilità di muoverci quindi, come dico sempre, calma e gesso. Non siamo così in tanti per permetterci di cedere a cuor leggero, voi contate nella rosa anche quelli che stabilmente sono nella Juniores, ma se guardi siamo una ventina, alla fine, non di più, compresi i due portieri. Di carne al fuoco ne abbiamo. C’è un esterno basso che voglio portare a Ferrara. Gioca nella Primavera di una squadra di serie A e non dico altro. Se me lo danno potrebbe essere un gran bel colpo. Arriverà certamente un attaccante, qualche nome lo abbiamo già, c’è un giocatore che mi hanno segnalato che gioca in D, ha segnato più di cento gol in carriera. Non sarà facile portarlo a Ferrara, dovremo essere bravissimi ma ci proveremo: siccome sei la Spal ti chiedono sempre il doppio di quello che vale effettivamente il ragazzo, funziona così da sempre nel nostro mondo. Infine, la ciliegina, se tutto va secondo i piani, potrebbe essere un esterno alto, giovane anche lui, ma, ripeto dipende molto dalla disponibilità economica. La società è sana ma non naviga nell’oro e ha bisogno di forze fresche se vuole salire tra i professionisti e non rimanere qui dieci anni: è innegabile che per vincere l’organico necessita di un qualcosa in più che ancora non abbiamo”.

L’entrata in gioco del Consorzio: l’iniziativa portata avanti con grande generosità e impegno in questi mesi da “La Spal nel Cuore” nelle persone di Matteo Mazzoni e Davide Fiori, per Ferrara può essere la svolta decisiva?
“Si dice che da una qualche parte bisogna pur iniziare e il passo che è stato mosso in questo senso è importante. E’ un segnale, un’iniziativa che, se avrà un seguito, potrà essere d’esempio a molti. L’idea è molto simile a quella portata in campo nel basket dalla Pallacanestro Varese, che poi è stata seguita da altri nel calcio. Queste persone sono brave e coraggiose, per questo vanno ringraziate solo perché ci mettono la faccia e, cosa non da meno, dei soldi. Ma, sia chiaro, il futuro della Spal è ancora tutto da scrivere, non è in questo modo che la Spal potrà tornare tra i professionisti: una C1 costa tre milioni e mezzo di euro all’anno, una C2 ne costa un paio abbondanti, questa stagione a noi costerà poco meno di un milione di euro. Bisogna fare bene i conti. E’ ossigeno puro quello che arriva, un aiuto sostanziale, ma o qualcuno seguirà questi signori nelle loro idee e progetti, oppure, se anche loro rimarranno da soli come spesso è successo ad altri a Ferrara, tutti i mali non si risolveranno così, di punto in bianco e saremo ancora una volta daccapo. Resto fiducioso, il Comune è interessato alla faccenda e la segue con grande impegno e sforzo. E’ chiaro che Benasciutti, da solo, non può farcela, lui ha dato già tantissimo a questa società e bisogna dargliene atto ma il calcio costa tanti soldi, anche in D”.

Negli ultimi giorni, a Ferrara, si è rincorsa la voce di una certa difficoltà da parte della società di pagare la mensilità di settembre. Voci infondate, qualcosa di vero, o semplici illazioni messe in giro apposta per creare disturbo?
“Inutile nasconderlo, è un segreto per pochi anche questo. A settembre abbiamo pagato il dieci, a ottobre il trentuno, l’ultimo giorno utile. Basta farsi un giro in centro a Ferrara, lo sanno già tutti, i giocatori lo dicono agli amici e la voce fa presto a fare i quattro cantoni in un paesone come il nostro. Ma non è successo nulla di eclatante, anzi, mi sembra che rispetto al passato, quando gli stipendi venivano garantiti solo a parole, qui vengano corrisposti e l’importante è solo questo. Fino a prova contraria non abbiamo mai sgarrato. La gente parla, ha sempre parlato, ma più siamo trasparenti e non ci nascondiamo davanti a quei problemi gestionali che ancora ci sono, meno diamo la possibilità a tutti di fare chiacchiere da quattro soldi che possono solo farci del male. Quando ho iniziato questa avventura ho chiesto espressamente solo una cosa: che i calciatori fossero pagati regolarmente ed entro i termini stabiliti. Fino ad ora è andata così: se dovesse mai accadere che questa società non onorerà una scadenza il primo ad andarmene sarò io. Per questo chiedo a tutti di stare tranquilli, dai giocatori, alla stampa e ai tifosi, riconoscendo anche in questo vigilare, a volte persino eccessivo, un grande attaccamento alla Spal e non una maniera di volerci male”.

Con la Pavullese domenica tre punti obbligatori. E’ d’accordo?
“Senza alcun dubbio. Dobbiamo sfruttare la partita in casa, il calendario non è proprio dei migliori: Castenaso e Pistoiese saranno avversari molto temibili in questo mese di novembre e non possiamo permetterci di perdere troppo terreno dalle prime. Intanto pensiamo a domenica e auguriamoci che i modenesi arrivino un po’ appesantiti dalla partita contro il Forcoli (recupero della settima giornata n.d.r.). Noi dovremo essere bravi a non abbassare la guardia e fare, se possibile, la partita perfetta. Abbiamo già lasciato sette punti in casa, bisogna tornare assolutamente alla vittoria”.

 

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