LA STORIA DELL’AVVERSARIO: CURIOSITA’ E ANEDDOTI DELLA VIRTUS CASTELFRANCO CHE ARRIVA SABATO

La Polisportiva Virtus Castelfranco nasce nel 1991 dalla fusione di due società: la Polisportiva Castelfranco e la Virtus Castelfranco. Si parte dalla Prima Categoria, vincendo nell’arco di quattro anni tutti i campionati e ritrovandosi in breve in serie D. Nella stagione sportiva 2000/2001, la compagine bianco-gialla retrocede in Eccellenza, per poi, dopo tre anni, risalirci e militarci sino a ora.  Nel campionato 2008/2009 si salva ai play-out, in quello successivo raggiunge l’ottavo posto, mentre nel 2010/2011 e nel  2011/2012 si qualifica per i play off.  
La società vanta quattrocentodieci atleti e diciassette squadre del settore giovanile. Nel corso degli anni si pregia di avere curato sia l’aspetto socio-ricreativo che l’aspetto professionale, permettendo a tutti i ragazzi di fare calcio, ma riuscendo anche a dare la possibilità a molti giovani di poter militare in squadre professionistiche. La passione dei volontari addetti e il grande impegno di tutti i dirigenti permette a questa società di vivere un calcio sano soprattutto per bambini e ragazzi, senza trascurare l’importanza del campionato impegnativo della serie D.
La Virtus può ben definirsi una società a gestione familiare. Il presidente è Paolo Chezzi, che fa anche il direttore sportivo, la segretaria è la figlia Greta e l’allenatore è il figlio Marcello. La famiglia Chezzi, in pratica, è il Castelfranco, con Paolo, funzionario di banca, che si occupa di trovare sponsor (la Conad è il più importante) per costruire la squadra.
La squadra gioca allo Stadio Comunale Ferrarini di Castelfranco Emilia. Prima del 1929 la città, che stima circa trentaduemila abitanti, apparteneva alla provincia di Bologna. Tale legame culturale è ancora presente, sia per il dialetto parlato, che per l’appartenenza alla diocesi stessa. Castelfranco vanta la paternità della più famosa pasta emiliana: i tortellini. Infatti, secondo la leggenda, è qui che furono “creati” per la prima volta da un oste che, sbirciando dal buco della serratura, vide una dama nuda mentre si lavava. Rimase colpito dall’ombelico e da ciò prese ispirazione per creare tale pietanza.


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