Sono passati diversi mesi dall’inizio rocambolesco della prima stagione spallina in serie D. Dopo le feste e a pochi giorni dall’inizio di un girone di ritorno dove si deciderà tutto, il patron Roberto Benasciutti fa un bilancio sulla prima parte dei questa annata, e racconta cioè che accade intorno alla società.
Siamo al giro di boa, e a giorni inizierà il girone di ritorno. Qual è il suo bilancio di questa prima metà di stagione spallina?
“Direi che si sta dimostrando un’avventura positiva sotto tutti i punti di vista. Sportivamente parlando siamo in serie D per la prima volta, con una squadra costruita da zero e in poco tempo, e stiamo già lottando con le prime della categoria. Squadre che ci provano da anni come la Pistoiese, la Lucchese. E questo è già un risultato importante. Poi abbiamo mille abbonati. Che in serie D non sono pochi. Ogni domenica allo stadio c’è sempre un ottima presenza di pubblico. E anche questo non è scontato. Tutti segnali che siamo riusciti a non far estinguere l’amore della gente verso questa squadra, nonostante un recente passato abbastanza burrascoso. Dal punto di vista societario abbiamo in corso tante iniziative, uno scenario pulito, senza debiti, senza situazioni poco chiare. E anche questo non è da tutti. Questo rende la società più appetibile anche per eventuali offerte, e quindi fa pensare un po’ più serenamente al futuro. Ad oggi io vedo tutto positivo, e il nostro progetto di costruire qualcosa sta procedendo bene. Soprattutto se consideriamo il modo in cui siamo partiti. Cioè veramente da zero. Con squadra e staff tecnico completamente nuovi, appunto, ma anche con una società completamente da ricostruire in tutto. Ma davvero in tutto”.
In che senso?
“Nel senso che abbiamo trovato una situazione completamente da ricostruire. Sia organizzativamente, cercando di rimettere insieme la società e l’immagine di questa squadra, ma anche fisicamente, in termini di materiale. Quando siamo arrivati in via Copparo era stato portato via tutto. Non c’era più niente, nemmeno l’essenziale per lavorare, sia negli uffici che in campo. Mancavano birilli, casacche, e penne e computer, per intenderci. Non c’era più niente. Anni fa anche io ho dovuto abbandonare questa società insieme al resto della dirigenza. Ma a Tomasi, che veniva dopo di noi almeno abbiamo lasciato tutto quello che serviva per ricominciare”.
Cosa la soddisfa di più di questa prima parte di stagione?
“Beh, come ho detto sono contento che siamo riusciti a partire, e che stiamo procedendo in maniera più che buona. Ora siamo strutturati. Ben organizzati. Poi sono molto contento del nostro settore giovanile. Un’altra costola della società ricostruita completamente da zero, anche qui nel vero senso della parola, come tutti sapranno. E che un dirigente bravo come Laurino ha saputo trasformare in una realtà importante sul territorio che vince, cresce, e mette buone basi per il futuro. Ci sta dando grandi soddisfazioni”.
Quanto conta il settore giovanile nel suo progetto di Spal?
“E’ tutto. E’ determinante. Fin da quando siamo partiti l’idea è sempre stata di puntare moltissimo sul settore giovanile. E qualche piccolo frutto lo possiamo già apprezzare. Non è un caso che Sassarini abbia già iniziato ad aggregare alcuni elementi della juniores in prima squadra. Il nostro obbiettivo nel tempo è quello di andare sempre meno in giro a cercare i nostri giocatori, e pescare con sempre più successo dai vivai del ferrarese”.
Parliamo della prima squadra. Come ha detto è un gruppo completamente nuovo, e messo insieme in modo abbastanza rocambolesco. Lo ha visto crescere in questi mesi?
“Sì. decisamente. Ed è merito del lavoro del mister e della grande partecipazione dei giocatori che hanno formato un gruppo importante”.
Come sta lavorando Sassarini?
“Molto bene. E’ un bravo allenatore. E’ preparato. Conosce la categoria. Ad oggi io non ho niente da rimproverargli. So che può fare anche meglio, ma il modo in cui abbiamo iniziato la stagione gli ha complicato la vita, e non poco. Per ora ha ottenuto grandi risultati, e credo che nei prossimi tempi crescerà ancora”.
Il primo posto è ancora un obbiettivo realistico per questa squadra?
“Penso che di partite ne abbiamo ancora tante davanti. E anche se il distacco dal Piacenza si è fatto importante può ancora succedere tutto. A correre per il primo posto ci sono altre buone squadra, e il fatto che siamo tutti li abbastanza appaiati significa sia che è tutto possibile, sia che sono avversari che di passi falsi ne concedono pochi. Quindi adesso ogni partita è decisiva. Da parte nostra cerchiamo di lavorare al meglio per non far mancare niente alla squadra e ai giocatori. Cerchiamo di creare le condizioni giuste. Poi il resto succede in campo”.
Sostenere tutto questo è un grande onere per lei, sia personale sia economico.
“Beh, sicuramente è un impegno importante da sostenere. Il momento certo non è dei più semplici. E’ difficile per tutti oggi. Ma c’è un’idea. Io sto cercando di raggruppare forze intorno a questa società. Far capire alla città che deve starci vicina e che la Spal deve crescere con il contributo di tutti. Ringrazio il Comune, che nelle figure dell’Assessore Masieri e del Sindaco Tagliani ci hanno molto aiutati ad arrivare a questo punto che, ripeto, è molto positivo, e ci hanno sostenuto nel portare avanti questo proposito. Ora andiamo avanti per cercare partner come il consorzio. E poi da cosa nasce cosa. Si incontra gente, si creano nuove possibilità. Ora abbiamo il contatto di un’altra impresa che potrebbe affiancarci e darci una mano. È tutto in costruzione ancora. Ci stiamo lavorando”.
Cosa può dirci del consorzio?
“Il consorzio è un’ottima iniziativa. È una parte importante di questa Spal. Quella forse che si è fatta carico del lavoro un po’ più complesso, cioè dare la sveglia alla città. E vuole portare avanti con autonomia un forte progetto di coinvolgimento intorno alla squadra e alla società con il quale mi trovo molto d’accordo”.
Se l’aspettava un’iniziativa come il consorzio?
“Io non conoscevo Matteo Mazzoni. Avevo letto di lui solo sui giornali. Quando ho iniziato il mio lavoro qui sono andato a cercarlo per capire con lui quanta gente a Ferrara volesse bene alla Spal, e potesse quindi attivarsi in concreto per dare una mano, e lui ha ideato e messo in moto tutto questo”.
Sostenere la Spal cos’è per lei?
“La Spal è una passione che ho fin da bambino. Nel 2005 è successo qualcosa che secondo me non meritavamo, e non meritavo. Mi riferisco alla mancata iscrizione. Una situazione che tutti conoscono. Quando Pagliuso prese la Spal dalla Coopcostruttori non era stato pagato niente di quello che era da pagare. Era rimasto solo Pagliuso con le sue sue forze e io a dargli una mano. Abbiamo risolto molti problemi. Appianati i debiti. E alla fine non siamo stati iscritti. Per motivi che ancora devo capire. Ovviamente è stata una discreta delusione per me. Ma non importa. Credo di avere una passione forte per questa squadra. Ho sempre fatto molto, e quest’estate mi sono impegnato di nuovo. Adesso però siamo ad un punto in cui è evidentemente arrivato il momento che si attivi un po’ di più la città”.
Ma questo suo ritorno è stata un’iniziativa completamente sua?
“Beh, forse è un’avventura in cui mi sono un po’ trovato. Io avevo dato la mia disponibilità per partecipare al progetto di Pelliccioni e Ranzani. Ero un socio. Un soggetto dell’operazione. E invece avvenimento dopo avvenimento mi sono ritrovato ad essere l’unico protagonista. Ma va bene. Come ho detto c’è un’idea e uno staff di qualità”.
Quindi ci si è un po’ trovato. E che fine ha fatto Pelliccioni?
“Non so cosa sia successo a Pelliccioni. Tutti le risorse di cui si era parlato poi non si sono viste. E secondo me non si può venire qui a fare conferenze stampa e promettere soldi, molti, se poi non sono effettivamente disponibili subito. Poi oggi magari li ha anche trovati. Magari è pronto a tornare. Io lo spero. Lo aspetto. Ma allora non c’erano. E io mi sono travato con da una parte l’assessore allo sport, che aveva dato il suo appoggio al tutto e giustamente aveva delle pretese, e dall’altra il niente. Ero rimasto soltanto io, con una squadra da iscrivere, altrimenti sarebbe finita chissà dove. Forse in terza categoria,dove il nome Spal sta veramente troppo stretto. Sarebbe stato un peccato mortale. Senza contare poi che probabilmente sarei stato additato come il bandito della situazione. Come la causa di tutti mali. Ancora una volta. E questo davvero non potevo accettarlo. Insomma, restare a guardare non potevo. Allora ho sostenuto tutto”.
E di questa cordata romana di cui si è molto parlato poco prima delle feste cosa può dirci?
“Un gruppo romano si è fatto avanti, e si è dichiarato interessato alla società. Abbiamo incontrato il legale che li rappresenta. Ma l’entità della loro offerta è bassa. Troppo bassa. Comunque per il momento abbiamo avuto solo incontri preliminari, per tastare disponibilità e possibilità. Quindi è ancora un po’ tutto da vedere”.
Ma chi compone questo gruppo?
“Non lo so. Noi stiamo dialogando solo con il loro avvocato. Sono stati fatti tanti nomi, ma chi c’è dietro non lo so”.
Si è parlato di Vincent Candela tra i personaggi di questa compagine?
“Sì, è un nome grosso. Era il soggetto preposto a lavorare sul settore giovanile. Sono stati fatti altri nomi importanti, che si sono letti anche sui giornali. Ma come sempre in questi casi le cose vanno prese con le molle. Staremo a vedere. Se presenteranno una proposta adeguata sarò ben felice di valutarla”.
Lei è intenzionato a cedere la Spal? E a che condizioni?
“Io sono disposto a fare ciò che serve per il bene della Spal. Ma non qualunque cosa. Se domani arrivasse qualcuno con una proposta verrebbe valutata. Ora però ci sono anche altri soggetti che hanno voce in capitolo. Come il Consorzio, appunto. E anche loro hanno il diritto di esprimere un’opinione sul da farsi. E’ ovvio che una proprietà con risorse economiche ingenti potrebbe consentire a questa città di puntare in alto. Ma non si può neanche dare per buono tutto, e accettare i primi che passano, con chissà quali intenzioni. E giusto valutare per il bene del futuro stesso della società. Io sono qui, pronto ad accogliere tutte le proposte che perverranno. E a ragionarci anche nell’ottica della crescente volontà di tenere la Spal in mani ferraresi. Io spero che sia questo il futuro di questa squadra. Gli imprenditori, ora anche i professionisti. Tutta la città che si attiva. Io lo spero”.
Quindi le decisioni in merito al futuro della Spal non dipendono più solo da lei. Che ruolo sente di avere nella sua Spal?
“L’ho già detto molte volte. Io mi sento un tifoso. Non un patron. Non un dirigente. Non mi interessano i titoli. Sono un tifoso, e in quanto tale cerco di dirigere questa società nell’interesse della sua reputazione, e cercando di garantirgli un futuro sostenibile. Io l’ho salvata, e ora la sto mettendo sul tavolo, per cercare di coinvolgere più soggetti di questa città. Soggetti che ovviamente devono essere disposti ad investire, a spenderci risorse. Io ce l’ho messa tutta, ma non posso rovinarmi”.
Lei pensa di essere stato trattato male da questa città?
“Quello che penso io conta fino ad un certo punto. Credo che a parlare per me siano i fatti. Io dall’era Pagliuso ad oggi ho pagato molti debiti e messo a disposizione molte risorse, e questo credo non possa negarlo nessuno. Sono stato accusato di diverse cose, tra cui di essermi impossessato del marchio. Che invece ho comprato regolarmente, ed ero anche disposto a trattare con i passati presidenti per il suo utilizzo. Sento di aver fatto il massimo. Non mi rimprovero niente, e anzi credo rifarei tutto. Non c’è nessuno che debba avere ancora soldi dall’epoca di Pagliuso. Nessuno. Magari abbiamo cercato delle soluzioni di compromesso. Ma tutte le posizioni debitorie sono state chiuse. A differenza della passata gestione, dalla quale molti devono ancora essere pagati. E in proposito, per quanto riguarda la gestione societaria, nella passata gestione era nato l’impianto fotovoltaico. Una risorsa creata per fare comodo a questa società nel suo avvenire, e che ora non si capisce bene dove sia finita. Io non ho mai avuto niente, se non le mie risorse. E questo credo dimostri che mi sono sempre speso in prima persona”.