IL PROFUMO DEL GRANDE TRAGUARDO E LE INCOGNITE FUTURE: ANDREA DOLFI RACCONTA IL SUO TUTTOCUOIO

L’emblema del Tuttocuoio è lo stemma di una conceria con una lepre che salta sopra un ponte sul torrente Egola. La compagine neroverde dei “conciari” è in effetti la lepre di questo campionato di serie D, e la sua posizione di classifica, unitamente all’ottimo stato di forma, al morale a mille e al calendario tutt’altro che proibitivo delle ultime tre giornate (dopo la Spal, Castenaso fuori e Bagnolese all’ultima in casa) fa pensare che la lepre non sarà più raggiunta dalla muta degli inseguitori, essendo ormai a un passo dal saltare sul ponte che conduce dal mondo dei dilettanti a quello professionistico della Lega Pro. Andrea Dolfi, piccolo imprenditore che amministra (manco a dirlo) una conceria locale, è da due anni il presidente della società di Ponte a Egola, piccola frazione del Comune pisano di San Miniato. Cinquantaquattro anni, sposato, padre di due “bambine” (come ancora le chiama affettuosamente lui) di ventiquattro e ventidue anni, Dolfi regge le fila della società insieme col fratello e altri due soci, ultimi baluardi del gruppo ben più numeroso che rilevò il sodalizio neroverde qualche anno addietro sull’orlo del fallimento.

Quante sono le concerie della zona, e cosa producono in particolare?
“In tutto il comprensorio saranno quattrocento, e sono specializzate nella produzione del cuoio da suola”.

Tocchi pure tutti i metalli a portata di mano, compresi quelli “umani”, ma sul vostro sito c’è scritto testualmente: “Lo champagne è in fresco, siamo al match ball”. Non l’ho detto io, l’avete detto voi. Allora è fatta?
“E’ fatta da ultimo. E’ facile dirlo, quelli che scrivono sono tifosi, ma io non vengo dal mondo del calcio. Sono un piccolo imprenditore, che ha creato e poi venduto la sua azienda, e ora ne ricopre la carica di amministratore delegato. Ragiono da imprenditore e dico che abbiamo ancora tre battaglie da fare: la guerra si vince alla fine”.

State dominando il campionato in barba ai pronostici e alle presunte corazzate del girone.
“Qualche tempo fa, il presidente di una squadra di una grande città che milita nel nostro stesso girone, ha dichiarato che è un dispiacere vedere squadre importanti come la sua giocare in campi brutti come il nostro. A parte il fatto che teniamo il nostro campo sempre pulito e in ordine, per me è brutto vedere che ci sono società ben più importanti della nostra che non pagano i giocatori, e ognuno dovrebbe guardare in casa sua, prima di parlare. La nostra è una società seria e sana, dove tutti vengono pagati magari poco, ma regolarmente, al dieci del mese. E’ brutto che una federazione faccia giocare squadre che non pagano: dovrebbe estrometterle dal campionato e squalificare a vita i loro dirigenti, che dovrebbero lasciare spazio a chi può permettersi di gestire le società. Io dico che se uno prende mille euro e ha la Ferrari è un imbecille, tanto per far capire come la penso”.

Come avete fatto ad arrampicarvi fin lassù in cima alla classifica?
“Il segreto è la tranquillità. Il nostro gruppo è fantastico. I ragazzi si chiamano ed escono insieme la sera, insieme con tutte le loro fidanzate. Alvini, il nostro allenatore, ogni tanto si preoccupa, perché è uno che tiene tantissimo alla disciplina. A Pasqua ho fatto fare un grande uovo per ciascuno dei ragazzi, e Alvini mi diceva: “Lo faccia fare più piccolo, sennò ingrassano, se lo mangiano tutto”. Loro però sono bravissimi, e alla fine riusciranno anche a farsi pagare una cena dall’allenatore. La cosa più bella me l’ha detta uno di loro qualche tempo fa: “Presidente, io vado cinque giorni in Turchia con la mia ragazza. E’ due anni che non vado da nessuna parte e lo desidero tanto, ma finalmente adesso sono riuscito a mettere via qualche
soldo perché vengo pagato regolarmente”. Ecco, questa per me è la soddisfazione più grande”.

Quali sono i punti di forza della squadra?
“Il gruppo. Si figuri che avevo proposto ai ragazzi dei premi se avessero vinto con le squadre più grandi, ma loro hanno rifiutato, dicendo che avrebbero giocato per vincere lo stesso. Sono stati uomini veri. Anche Corrado (Colombo, attaccante che ha vestito le maglie di Inter, Atalanta, Sampdoria, Livorno, Ascoli e Brescia in serie A: ndr), quando gli chiedono perché gioca nel Tuttocuoio, risponde: “Qui mi diverto, mi amano; prendo pochissimo, ma almeno tutti i mesi li prendo”.

Quindi domenica prossima niente premio in caso di vittoria. Crede sarebbe stato necessario per motivare i suoi ragazzi, nonostante il travagliato momento della Spal? Immagino ne avrà sentito parlare.
“Me ne hanno parlato, ma io non guardo in casa d’altri. Domenica voglio la vittoria. I ragazzi si devono divertire. So che, se entrano in campo senza la necessaria convinzione, vanno a perdere, ma anche domenica scorsa col Forcoli avevano la bava alla bocca. Arrivati a questo punto, dobbiamo vincerle tutte, non possiamo fare altro”.

Che clima si respira a Ponte a Egola?
“Sono tutti contenti, ormai si vive di Tuttocuoio. Anche domenica eravamo in tre-quattrocento a Forcoli, ogni volta siamo sempre di più, perché vinciamo e giochiamo bene. Quando ho preso in mano la società, erano in trenta-quaranta a vederci, ora sono anche cinquecento, e vengono pure dai paesi vicini”.

Siete pronti a passare tra i professionisti?
“Essere pronti vuol dire avere un campo, ma il nostro non va bene per la Lega Pro. Anche se l’amministrazione comunale ne facesse uno nuovo, sarebbe pronto tra un anno e mezzo, e nel frattempo dovremmo andare a giocare da qualche altra parte”.

Dove potreste andare?
“A Pontedera, probabilmente, ma quante persone verrebbero a vederci?”.

Non avrete mica intenzione di rinunciare?
“Io sono un presidente un po’ particolare. Non capisco niente di calcio, ma penso che tagliare un traguardo come la promozione quest’anno sarebbe il massimo per la nostra società. Non si può andare oltre. Della prossima stagione non abbiamo ancora parlato tra noi soci, perché”…

Non bisogna mettere il carro davanti ai buoi.
“Ecco, ha capito. Fosse per me, andrei anche in serie B, ma non è così semplice. Le concerie ci aiutano, ma, se l’anno prossimo qualche socio decidesse di uscire, in Lega Pro diventerebbe difficile, e dovremmo vedere cosa fare”.

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