I pirati spallini a Venezia, il ‘Cance’ trascinatore e quel bolide di Cazzamalli al Bentegodi

E NON RESISTO LONTANO DA TE, STORIE DI (STRA)ORDINARIA TIFOSERIA.
Riceviamo e pubblichiamo il primo contributo della rubrica curata da Michele Ronchi Stefanati.
Se anche voi volete mandarci i vostri ricordi, vicini e lontani e le vostre esperienze di tifo biancazzurro scriveteci a [email protected] .
di Paolo Sandonati
Le bandiere biancazzurre sventolano fuori dai finestrini del treno diretto in laguna. E’ il 9 novembre 2008. Campionato di Lega Pro, Prima divisione, la S.P.A.L. di Aldo Dolcetti, appena ripescata, affronta, fuori casa, il quotato Venezia. Paolo Sandonati, per tutti “Paolino”, ventisei anni e già una vita al seguito della sua amata S.P.A.L. ricorda quella trasferta come una delle più belle di sempre, perché l’entusiasmo era incontrollabile, nel viaggio, durante la partita e ancora di più, se possibile, al ritorno. Sono in tanti, gli spallini, quasi cinquecento allo stadio Pierluigi Penzo di Venezia, almeno duecentocinquanta a fare il percorso insieme, in treno. Tutti a cantare per l’intero viaggio, e anche arrivati in città. In vaporetto, con le sciarpe e le bandiere, la voce che scandisce le canzoni della Curva, ci si sente come dei pirati, arrivati attraverso i canali e pronti a saccheggiare il Penzo, arraffare i tre punti e fuggire di nuovo. È quello che accade. Bracaletti porta in vantaggio la S.P.A.L., Anderson pareggia per i lagunari, poi è Christian La Grotteria a sbancare Venezia con un colpo dei suoi.
Per ogni tifoso, le trasferte sono sempre un piacere particolare. Si va via in allegria, in gruppo, sosta in autogrill e via verso lo stadio, a ricordare che “Biancazzurro è il colore che amo / il mio amore è soltanto per te / alzo gli occhi e guardo il cielo / solo il cielo è più grande di te”. Ultimamente questo piacere è stato messo in pericolo da leggi assurde che hanno avuto il solo effetto di allontanare la gente dallo stadio, e dal calcio, più in generale.
“Paolino” si appassiona mentre racconta di Venezia e degli altri episodi che hanno segnato la sua vita di tifoso biancazzurro. Pochi successi, da quando tifa S.P.A.L. Come per tutti i ragazzi della sua generazione: tanti bei momenti, ma mai una vera, grande, definitiva gioia. Anni di tormenti, con la serie B inizialmente fresco ricordo, obiettivo dichiarato ad ogni inizio di stagione e mai più riagguantata. Ma i malati di S.P.A.L. non abbandonano mai la loro squadra e anche l’anno scorso, quando “Paolino” era impiegato in un ipermercato proprio alla domenica, per le partite in casa rinunciava alla pausa pranzo e correva alla S.P.A.L.
cazza
In casa di “Paolino”, tutti spallini. La prima volta allo stadio con la madre, la Curva Ovest stracolma, i cancelli che si aprono e Paolo che può andare in campo, verso i suoi beniamini. Poi, qualche anno da “spinzìn”, da raccattapalle, e la partita vista da vicino, da vicinissimo. Infine, la militanza in Curva, in casa come in trasferta. E un ricordo particolare: una coreografia con pon-pon biancazzurri e, addirittura, nacchere. Eppure, anche per gli spallini della generazione di Paolo, un breve periodo di vittorie c’è stato. Stagione ’97-’98, poi la successiva. Donigaglia presidente, Ranzani diesse e De Biasi allenatore, in campo Pierobon e Fimognari, Airoldi e Fausto Pari e poi lui, il fenomeno, il “barese che tira bombe da lontan, gioca meglio di Pelè”: Emanuele Cancellato. Con i gol del numero 9 la S.P.A.L. centra uno splendido primo posto e la promozione diretta dalla C2 alla C1. L’anno dopo vince anche la Coppa Italia di categoria, ma in campionato ha meno successo. Paolo ricorda con piacere anche il primo anno dell’era Butelli, solo fino a gennaio, si intende, poi la crisi di risultati e i successivi disastri. Sono proprio di quegli anni i gol che Paolino ricorda con più gusto e ancora si emoziona a ripensare alla bomba di Cazzamalli al Bentegodi di Verona o l’uno a zero di Rachid Arma a Novara, a ripagare i tifosi di tutta la pioggia che si erano presi.
Una passione che non si estingue, dunque. Una passione che si alimenta ogni anno di più, per ogni partita, in casa o fuori, in attesa di vedere, finalmente, una S.P.A.L. di nuovo vittoriosa, come in quel giorno di novembre, a Venezia, dove per i canali erano apparsi velieri pieni di corsari biancazzurri.

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