Il Pescara non ci sta e presenta ricorso. Calzolari: Favole, Kakà è regolarmente tesserato

Ogni medaglia ha due facce, una positiva e una negativa. Questo vale per tutto, e lo sport non fa certo eccezione.

Competizione, virtuosismo, spettacolo, sono queste le prime cose che ci vengono in mente, ma anche lo sport ha un lato oscuro fatto di polemiche, che spesso riescono a intossicare anche la parte più bella, lo spirito di quello che in realtà rimane pur sempre un gioco. Se vogliamo andare alle radici, il termine “gioco” deriva dal latino “ludus”, attività con un regolamento svolta alla scopo di divertirsi. Ma quando il gioco diventa un’attività agonistica svolta a livello professionistico il divertimento, a volte, viene soppiantato dall’importanza di prevalere sugli altri.

Prendiamo l’esordio in trasferta del Kaos a Pescara. Grande partita, emozioni continue, due squadre di alto livello. Poi, a fine gara, si è sollevato un polverone che ha oscurato la bella performance degli atleti sul campo. La società abruzzese, oltre ad aver definito il gruppo comandato da Capurso come l’“anticalcio”, per il modo in cui i neri hanno affrontato il match di domenica, ha annunciato reclamo per la presunta posizione irregolare di Kakà.

Queste accuse non preoccupano minimamente patron Calzolari: “Non riesco a darmi spiegazioni su quanto accaduto. Non ci sono nemmeno i presupposti per insinuare cose del genere. Penso sia una bella favola inventata per perdere tempo o non so per che altro. La nostra posizione è più che limpida, Kakà è regolarmente tesserato. Già a fine partita il Pescara ha avanzato delle polemiche dicendo che siamo scesi in campo per difenderci e basta, che noi siamo l’anticalcio. Ognuno è libero di giocare come meglio crede. Probabilmente erano troppo sicuri di vincere e, dopo la campagna acquisti faraonica di quest’estate, forse pensavano che bastasse schierare in campo i loro campioni per conquistare i tre punti. Solo che anche noi siamo ben attrezzati, non ci sentiamo inferiori a nessun altro e abbiamo dimostrato il nostro valore. Alla fine è sempre il campo che parla. E se proprio vogliamo parlare di ingiustizie, avremmo dovuto lamentarci noi del fatto che il loro 3 a 2 sia nato da un fallo completamente inventato dall’arbitro. Ma noi non abbiamo sollevato alcuna polemica, sappiamo cosa significa sportività”.

Mister Capurso è amareggiato per l’accaduto, ma il ricorso del Pescara è l’ultimo dei suoi problemi: “Si può controllare ovunque, il ragazzo è tesserato regolarmente. Sul sito della Divisione Calcio a 5 è chiaramente riportato il tesseramento di Kakà il 4 ottobre. Il problema è sorto dal fatto che, essendo stato tesserato venerdì prima di partire per Pescara, il sabato e la domenica la Segreteria della Divisione non aggiorna il sito, quindi domenica non appariva nei tabulati. Abbiamo riferito tutto alla loro società, ma non ci hanno creduto. La giudico una presa di posizione ridicola. La disonestà non ci appartiene”.

Come dire, bisogna saper perdere. In questo caso pareggiare.

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