La trasferta a Marassi, giovani spallini crescono e la fatal Verona

E NON RESISTO LONTANO DA TE.
STORIE DI (STRA)ORDINARIA TIFOSERIA.
Riceviamo e pubblichiamo il secondo contributo della rubrica curata da Michele Ronchi Stefanati.
Se anche voi volete mandarci i vostri ricordi, vicini e lontani e le vostre esperienze di tifo biancazzurro scriveteci a [email protected] .Quando si va a scavare tra le storie di una tifoseria straordinaria, vengono fuori ricordi di ogni tipo, che percorrono lo spettro variegato delle emozioni e vanno dall’esaltazione alla paura, dal riso al pianto, dalla disillusione alla più pura felicità. La passione spallina si interseca con le vite delle persone che raccontano, quasi che la S.P.A.L. andasse a segnare tappe della propria esistenza, a tratti persino identificandosi con essa. E’ il caso di Stefano Bersanetti, classe 1959. Stefano è di Migliarino e inizia ad andare alla S.P.A.L. da piccolo, con suo padre, come tanti. Ne ha viste di tutti i colori, Stefano, lui e suo padre non si perdono una gara, nemmeno in trasferta. Continuano a seguirla anche da lontano, da quando cioè, il primo ottobre del 1970, Stefano deve lasciare Ferrara per trasferirsi a Recco, vicino Genova. Quell’anno la S.P.A.L. gioca in serie C, e in quella serie C c’è anche il Genoa. Stefano e suo padre accompagnano la S.P.A.L. dove possono, assistono alla sconfitta contro l’Entella di Chiavari e, naturalmente, vanno a Marassi, per la sfida con il Genoa.

E’ il 21 febbraio del 1971. Lo scontro con il Genoa è decisivo, la stagione si concluderà con la S.P.A.L. seconda proprio dietro ai liguri per soli due punti. Diciannove vittorie, sedici pareggi e soltanto tre sconfitte non bastarono ai biancazzurri per garantirsi la prima piazza. Con il Genoa, dunque, era il big match del girone B. Al Mazza, all’andata, fu zero a zero. Zero a zero sarà anche al ritorno, quel 21 febbraio. E proprio quel 21 febbraio Stefano e suo padre sono in viaggio verso Genvoa, in macchina, a bordo di una FIAT 1500 targata Ferrara. Ancora poco pratici di quelle zone, sbagliano strada e si ritrovano proprio di fronte ai cancelli dello stadio Marassi. Mai si immaginavano che quella targa che il padre di Stefano mantenne fino alla demolizione dell’auto, in quella particolare situazione, costituiva un pericolo non da poco. Davanti allo stadio, infatti, la FIAT 1500 viene accerchiata da tifosi genoani, che notano la scritta “FE” e chiedono spiegazioni. Vogliono ribaltare la macchina. Stefano e suo padre sono increduli e spaventati, ma riescono ad andarsene senza guai.

La vita è strana. E il ricordo indelebile di Stefano, per nulla piacevole, diventa qualcosa d’altro, intrecciandosi con quello che successe negli anni anche di molto successivi. Il 20 ottobre del 2006 nasce suo figlio. A scuola, tutti i suoi compagni sono genoani, come lo sono, del resto, sua madre e i nonni, che gli regalano pure la maglia numero ventidue di Borriello. Ma quando arriva il giorno della sua prima volta allo stadio, Stefano decide di portarlo “a casa”, nella casa sportiva che fu sua e di suo padre, nell’unica casa possibile: decide di portarlo al “Paolo Mazza” di Ferrara. E’ la serie D, certo, è l’anno di Benasciutti e di Ranzani, di Sax Sassarini in panchina e del leone Marchini capitano. La S.P.A.L. è tra i dilettanti, ma non importa. Quello che conta è mettere le cose in chiaro e, per Stefano, è giunto il momento di spiegare a suo figlio quali sono i colori che ama, non il rosso e non il blu, ma il biancazzurro e quelle maglie a righe sottili e verticali che hanno i colori del cielo venato da nuvole. Perché in quella stagione di oltre quarant’anni fa forse avrà anche vinto il Genoa, direttamente promosso in serie B. Ma intanto, oggi, a Genova, c’è uno spallino in più.

 

Un boato. C’è un boato che ancora risuona nella testa di Manuel Angelini ogni volta che ci pensa. Era il 1993, serie B. E’ la S.P.A.L. della doppia promozione, dalla C2 alla B in due anni. I ventimila del “Mazza”, Gibì Fabbri in panchina, l’entusiasmo alle stelle. Quell’anno si vuole la A, immediatamente. Il presidente Donigaglia rivoluziona la rosa, vuole Rino Marchesi in panchina, cede persino re Giorgio Zamuner e compra, fra gli altri, Nappi, Madonna, Bonetti e Dall’Igna. Ma la stagione non va come doveva andare, Marchesi viene esonerato e la S.P.A.L. lotta fino all’ultimo per non retrocedere, per non tornare in C.

E’ il 13 giugno del 1993 e Manuel ha sedici anni. E’ l’ultima di campionato e la S.P.A.L. può ancora salvarsi. Lo stadio è il “Bentegodi” di Verona. Marco Nappi si scatena: doppietta dell’attaccante e S.P.A.L. che sembra volare verso lo spareggio con la Fidelis Andria, avversaria considerata abbordabile. Le speranze di restare tra i cadetti si fanno sempre più concrete, la Fidelis Andria è di scena a Reggio Emilia, contro la capolista. Nessun dubbio, sarà spareggio. Tanto più che al “Bentegodi” la partita procede abbastanza tranquilla, il pallone danza a centrocampo, la S.P.A.L. resta in vantaggio. Poi, all’improvviso, il boato. Un enorme boato proveniente dal settore dei tifosi del Verona. “Perché?”, si chiede Manuel e con lui tutti i tifosi biancazzurri. Se non stava succedendo niente, perché quel boato?

A Reggio Emilia la Fidelis Andria era passata in vantaggio con gol di Vittorio Insanguine. La S.P.A.L. è condannata alla retrocessione e i tifosi veronesi esultano come matti per questo. Il boato, quell’indimenticabile boato, apparentemente senza motivo, è l’inizio di un calvario che costringerà la S.P.A.L. a rincorrere per anni, come se fosse un sogno impossibile, quella B che poco prima sembrava addirittura starle stretta, e ad andare anche più in basso, negli anni più recenti, in C2 e poi in D. Ora che si ricomincia, ora che si riparte dai professionisti per tornare grandi, anche Verona andrà vendicata. Senza fare il passo più lungo della gamba, stavolta.

Attualmente LoSpallino.com raggiunge un pubblico che non è mai stato così vasto e di questo andiamo orgogliosi. Ma sfortunatamente la crescita del pubblico non va di pari passo con la raccolta pubblicitaria online. Questo ha inevitabilmente ripercussioni sulle piccole testate indipendenti come la nostra e non passa giorno senza la notizia della chiusura di realtà che operano nello stesso settore. Noi però siamo determinati a rimanere online e continuare a fornire un servizio apprezzato da tifosi e addetti ai lavori.

Convinti di potercela fare sempre e comunque con le nostre forze, non abbiamo mai chiesto un supporto alla nostra comunità di lettori, nè preso in considerazione di affidarci al modello delle sottoscrizioni o del paywall. Se per te l'informazione de LoSpallino.com ha un valore, ti chiediamo di prendere in considerazione un contributo (totalmente libero) per mantenere vitale la nostra testata e permetterle di crescere ulteriormente in termini di quantità e qualità della sua offerta editoriale.

0