Gigi Pasetti e il ritorno in biancazzurro: La nostra provincia deve puntare di più sui giovani

Torna in biancazzurro Gigi Pasetti dopo un anno di esilio. Il suo punto di vista tra passato, presente e futuro.

Come procede il lavoro con i suoi Esordienti?
“Stiamo andando abbastanza bene. Con alti e bassi, com’è normale quando si lavora con i bambini. Noi stiamo facendo un campionato per crescere. Sono ragazzini di dodici anni, che forse andrebbero lasciati anche un po’ tranquilli. Invece c’è già un gran movimento di osservatori che forse disturba un po’. Ma va bene, anche questo aiuta a crescere”.

C’è un’attenzione eccessiva?
“Credo di sì. A dodici anni si deve ancora iniziare a giocare veramente, e non capisco cosa ci sia da osservare. Molto spesso si rischia di dare dei giudizi non corretti e di mettere solo della pressione. Credo serva un po’ più di pazienza e un po’ più di respiro a queste età”.

A parte questo, state comunque ottenendo buonissimi risultati.
“Io credo che i risultati di un settore giovanile non si misurino col vincere o il perdere, ma riguardano la crescita dei ragazzi stessi. La crescita di livello. Negli anni molti giocatori sono partiti per squadre importanti: Padova, Firenze, Verona, Carpi, Milano. Questo, oltre alla soddisfazione, ci dice che qualcosa negl’anni precedenti è stato creato. Se la S.P.A.L. oggi è tornata ad avere nove squadre giovanili, vuol dire che la società ci tiene a ricominciare a coltivare giocatori, però serve tempo. Tanto tempo e tanta programmazione. Solo così si può fare qualcosa. Se fra quattro o cinque anni nella rosa della prima squadra ci sono già due o tre giocatori, magari anche importanti, provenienti dal nostro settore giovanile, allora sì che si può iniziare a parlare di risultati”.

Negli anni scorsi questo genere di approccio è mancato?
“Beh, l’anno scorso io, insieme ad altri allenatori, ci siamo trovati in forte disaccordo con la società sul modo di organizzare il settore giovanile, e così abbiamo deciso di andare altrove. Molti genitori insieme ai figli hanno voluto seguirci, questo ci ha fatto molto piacere. Siamo riusciti a mantenere la squadra e a continuare a giocare a Vigarano, una società forse meno importante ma che ci ha dato massima autonomia e massimo supporto su tutto, consentendoci di lavorare molto bene. Ora siamo tornati alla S.P.A.L. e stiamo trovando un ambiente molto positivo grazie a questa società. Il nostro riferimento è Orlandini, che cura bene questo lavoro, e in generale anche qui ci sentiamo molto supportati e seguiti, in un contesto che, come dicevo prima, sui giovani ha qualche progetto”.spal - juventus_0007

Lei quindi continua a lavorare sempre con gli stessi ragazzi da anni ormai.
“I ragazzi sono sempre quelli da tre anni, a parte quelli che sono partiti per altre società: uno a Padova, uno al Chievo e uno al Carpi, ma devo dire che si sono anche un pochino pentiti. I ragazzi pensavano di dover fare lo stesso campionato dell’anno scorso, e così hanno accettato altre proposte. Poi, all’ultimo momento, c’è stato il cambio societario e questo ha cambiato tutto, categoria, campionati. Se lo avessero saputo non so se avrebbero lasciato questo ambiente”.

Come sta procedendo il lavoro del settore giovanile S.P.A.L. in generale?
“Mah, onestamente non ho l’abitudine di seguire bene il lavoro degl’altri. Diciamo che mi limito al mio orticello. Un po’ perché non ho molto tempo, un po’ perché molti ragazzi di quest’anno erano alla Giacomense prima, quindi non li conosco e non saprei dire come procedono”.

Qual è la situazione attuale dei settori giovanili della provincia
“La Provincia di Ferrara è abbastanza indietro come settori giovanili. La differenza si vede rispetto ad altre zone come ad esempio il Veneto, soprattutto oltre l’Adige. Parlo di qualità dei giocatori, e il termometro di questo è l’andamento delle squadre di rappresentativa, che fanno molta fatica a portare risultati buoni e continui”.spal - juventus_0011

Cosa non va?
“Manca qualità e competizione con le varie società dilettantistiche e quelle professionistiche che crei maggior lavoro dei ragazzi, ma soprattutto un’abitudine, una mentalità avvezza alla competizione. Forse saranno i problemi economici delle società ad avere ripercussioni anche su questo”.

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