Sempre più Kaos nella vita di Barillari: Una grande opportunità di crescita

Calcio a 5 e calcio a 11 insieme si può. Lo dimostrano le squadre targate Kaos, affidate alla supervisione di Roberto Baroni. Nel team di allenatori c’è anche Eric Barillari, classe 1984, che si occupa di Pulcini e Piccoli Amici. Lo abbiamo voluto conoscere meglio, in quello che sarà un percorso di approfondimento all’interno dell’attività giovanile svolta dalla società di patron Calzolari.

Come hai iniziato ad allenare?
“Mi sono laureato in Scienze Motorie, e successivamente ho conseguito il patentino Coni e Figc, sia per il calcio a 5 sia per il calcio a 11. Ad allenare ho iniziato nel 2006, al CUS, che però era già affiliato al Kaos per quanto riguarda i bambini più piccoli. Dopo questa esperienza è iniziata la collaborazione con la New Team di Baroni, e quindi con il Kaos”.

Hai avuto anche altre esperienze, ma per un anno hai allenato anche i piccoli della SPAL.
“Sì, due stagioni fà è arrivata la chiamata della SPAL, che era appena stata presa da Benasciutti, da parte l’allora responsabile del settore giovanile Giacomo Laurino. Lo avevo conosciuto durante un mio tirocinio al Padova Calcio. Il tutto era partito un po’ in maniera frenetica, visto il ritardo con cui la società stessa aveva iniziato ad organizzarsi per la stagione. Sono stato contattato gli ultimi giorni di agosto, quando avevo già un mezzo impegno proprio con il settore giovanile del Kaos per la squadra dei pulcini. Non è stato facile decidere, ma l’occasione poteva essere davvero importante per me, e così decisi di accettare”.

Che squadra allenavi per la SPAL?
“I pulcini, 2002 per l’esattezza, a cui sono ancora molto legato. Mi è dispiaciuto molto che tutto sia finito com’è finito, perché sia con i ragazzi sia con i genitori si era creato un bellissimo legame. Però la situazione organizzativa ed economica era diventata davvero difficile, fino alla cessione dell’anno scorso. Con la nuova società tutto il settore giovanile è stato come resettato, e sostituito con lo staff che già lavorava per Giacomense. E’ stato veramente triste. Ci aspettavamo tutti di più, anche dallo stesso Benasciutti, in termini di tutela della nostra posizione e del lavoro fatto all’interno di questo passaggi di questo cambiamento di vertice”.

Dopo questa parentesi spallina sei tornato alla corte di Baroni.
“Sì, la stagione scorsa sono tornato al Kaos, dove ho alleato due categorie; i pulcini 2005 e i piccoli amici 2007″.

Com’è lavorare con bambini così piccoli?
“Ci sono bambini più avanti e bambini più indietro. Bisogna saper lavorare con loro dal punto di vista psicologico: vanno incoraggiati, sostenuti, stimolati. E’ importante capirli e supportarli quando sono un po’ giù. Ovviamente sono a diversi livelli, e quindi anche i meno forti vanno supportati. L’aspetto puramente tecnico e tattico è secondario a queste età, molto importante invece è il lavoro motorio e di coordinazione, si cerca di sviluppare la velocità di ragionamento e di reazione nell’uno contro uno, o nel tre contro tre, con l’obbiettivo di abituarli a toccare e sentire la palla il più possibile. Con un lavoro e un rapporto costante durante la stagione si possono vedere veramente crescere, e questo è il vero successo”.

Che società è il Kaos?
“E’ una società seria, anche dal punto di vista economico. Si può sicuramente migliorare dal punto di vista organizzativo, perché è chiaro che non si può pretendere la struttura e il livello di una grande società professionistica. Ma sicuramente non manca mai il grande impegno per consentirci di lavorare sempre in maniera idonea”.

Il settore giovanile Kaos ha una modalità abbastanza particolare per l’addestramento dei giovani.
“Sì, fino alla categoria Allievi lavoriamo contemporaneamente sia col calcio a 5 sia col calcio a 11. Una doppia attività propedeutica che consente di apprezzare e far emergere diverse qualità dei giocatori, e che nelle più giovani età aiuta decisamente lo sviluppo del ragazzo. Il calcio a cinque è molto educativo dal punto di vista della crescita della tecnica individuale e anche delle capacita dell’atleta. In Spagna lo fanno da sempre. E’ come dividere un campo da 11 in quattro campi da 5, e quindi dividere la partita in diversi momenti. Dagli Allievi in poi è il ragazzo che inizia a scegliere per quale strada vuole proseguire. In Italia poi, crescendo bene nel calcio a 5, si possono avere maggiori opportunità professionali che in quello a 11. Specie in questo momento di discreta espansione di questo sport”.

Credi che il Kaos avrà mai una prima squadra di calcio a 11?
“L’idea è girata un po’ e non so se sia accantonata del tutto. Sicuramente richiede uno sforzo organizzativo, economico e di strutture molto importante, per il momento direi che è all’orizzonte come progetto”.

In definitiva… SPAL o Kaos?
“Beh, essere tornato qui è bellissimo. Per la SPAL conservo un po’ di dispiacere, soprattutto per il legame che avevo con i ragazzi. Qui  però c’è una crescita diversa, perché il calcio a 5 è un’esperienza seminuova, che va diffusa adeguatamente. E io credo di poterlo fare”.

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