Anno nuovo, Kaos Futsal vecchio. Sembra andare proprio in questa direzione la stagione del club di Marco Calzolari, partito con intenti a dir poco bellicosi a inizio campionato, e poi scivolato in un tunnel apparentemente senza uscita, sotto il peso delle responsabilità nate inevitabilmente in estate. Del resto, dopo un mercato numericamente povero di arrivi, ma ricco di stelle (Vampeta, Bertoni e Halimi), era lecito pensare di alzare l’asticella sin dal ritiro di fine agosto, senza minimamente prendere in considerazione la possibilità di fare il passo più lungo della gamba. Con Leopoldo Capurso come generale carismatico e tanti giocatori esperti a fare da guide sul parquet, parlare di Scudetto sembrava quasi obbligatorio, prima del brusco risveglio… Superbo l’esordio in casa col Pescara, e via con facili proclami. A tenere la testa ben salda sulle spalle, solo gli addetti ai lavori, ben consapevoli che una rondine non fa primavera. E infatti… A Rieti il primo tonfo esterno di una lunga serie, in perfetta contraddizione con l’eccellente rendimento lontano da Ferrara del campionato 2013-2014, e l’ancor più sanguinoso pareggio in casa con la Luparense, sprecando un vantaggio di 5 a 1 a 10′ dalla sirena. E solo a metà ottobre.
Da qui in poi, vietato parlare di sogni e speranze; la cura per uscire dai guai è vivere alla giornata, senza pensare troppo agli obiettivi dichiarati, minimi o massimi che siano, dalla qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia al tricolore. E non è un caso se ora passiamo al “presente” come tempo verbale di questo bilancio. Il tabù esterno resta, mentre al PalaHiltonPharma il Kaos fa il suo dovere, abusando letteralmente del Città di Sestu, a dimostrazione che il roster estense è di assoluto valore. Ma è la convinzione a latitare nei momenti che più contano. La leadership dei big stenta ad emergere; Bertoni segna a raffica ma non è seguito dai più giovani, Vampeta alterna prestazioni sufficienti ad altre non degne della sua fama, e così si fa sentire sempre di più l’assenza di Kakà, azzoppato già nel pre campionato da un infortunio al ginocchio e operato proprio per evitargli complicazioni future. In tutto questo, a mescolare ulteriormente le carte in tavola, è il nuovo stile di gioco adottato da Capurso, sostanzialmente uno schieramento in cui tutti devono saper difendere e attaccare quasi in egual misura (4-0 per gli amanti dei moduli). Pallino del gioco in mano a chi ha più qualità da mettere al servizio della squadra, la manovra ne trae beneficio, ma le tante occasioni da gol non vengono concretizzate, ed è qua la differenza tra una grande squadra e una perenne incompiuta. E così passano pochi mesi prima di ritrovare il Kaos ad un passo dal baratro.
L’anno 0 è la trasferta di Latina contro la Rapidoo dell’allora tecnico Giampaolo. E’ il 21 novembre quando i neri partono ancora una volta da Ferrara per cercare il primo squillo esterno e scacciare una volta per tutte quella che ha tutta l’aria di essere una maledizione, ma al PalaBianchini l’epilogo sarà – sportivamente parlando – drammatico. Di fronte alla neopromossa più deludente dell’intero torneo, il Kaos si scioglie sul finale, vittima di una rotazione ridotta all’osso e di un paio di distrazioni fatali, e così a festeggiare per 4 a 3 sono i padroni di casa, che comunque, nel corso della settimana seguente, esonereranno il loro allenatore, nonostante l’impresa. Il morale estense è sotto terra, a 3 giornate dal giro di boa decisivo per stilare la griglia per le Final Eight di Coppa Italia e con ancora il turno di riposo da osservare, l’ottavo posto sembra lontano anni luce. I musi lunghi valgono più di mille parole, e sarà proprio questa la scossa decisiva.
L’orgoglio esce alla distanza, la risalita può iniziare. Merito della società, che non ha mai puntato il dito contro nessuno per i disastrosi risultati, anzi. Calzolari ha fatto sentire la sua vicinanza alla squadra, usando toni perentori ma sereni, ben recepiti da tutti, Capurso compreso. Non è un mistero che il mister pugliese si sia sentito in discussione negli ultimi mesi di questo 2014 da montagne russe, ma è proprio nel momento di maggior difficoltà che la ruota ha ricominciato a girare: più in basso di Latina era impossibile andare, e così con Corigliano arriva la vittoria della speranza firmata da Vampeta, autore di una prestazione straordinaria per impegno e lucidità. Peccato che fosse l’ultima in maglia Kaos: ebbene sì, tra lo stupore del pubblico – ma non di chi mangia calcio a 5 -, il brasiliano decide (giustamente, le cifre in ballo sono veramente importanti) di accettare la superofferta dei petroldollari mediorientali e parte per il Kuwait, dove resterà fino a fine stagione. Il divorzio è consensuale, si parla di arrivederci e non di addio, ma è comunque un fulmine a ciel sereno difficile da scansare. Paradossalmente, però, senza la stella Vampeta, Capurso ritrova le sue più antiche certezze. Senza snaturare il nuovo modello tattico ormai insito nei giocatori, certo, ma non è un caso che Kakà si sia rimesso a segnare gol a grappoli, riuscendo anche a riconquistare la fiducia di Menichelli, Ct della Nazionale.
Vittoria della speranza contro Corigliano, dicevamo. Proprio così, e all’ultima giornata del girone d’andata, la qualificazione alla Coppa Italia è letteralmente nelle mani del Kaos, che vola a Napoli – proprio come l’anno scorso – per aggiungere alla classifica quei 3 punti che mancano per la matematica sicurezza di un tagliando. In terra partenopea il compito è fin troppo facile, così le Final Eight diventano realtà e la stagione prende una piega del tutto diversa. I successi consecutivi diventano 2, e poi 3 con il re-match sul Napoli in Winter Cup. Quarto sigillo consecutivo – questa volta ben più convincente – in casa della Luparense nei quarti di finale dell’ormai importante manifestazione invernale, e parlare di Kaos rinato è tutt’altro che riduttivo. E sicuramente il bello deve ancora arrivare.
A gennaio 2015, il bicchiere del Kaos è riempito esattamente per metà: 6° posto in Serie A (a fatica, va detto, e con una classifica cortissima fino al 9° gradino), diritto a partecipare alla Coppa Italia strappato con le unghie e con i denti in extremis e Final Four di Winter Cup tutta da giocare. In più, il Natale ha regalato Titòn e Pedro Espindola, oltre ovviamente ad un ritorno alle origini, come se il tempo si fosse fermato all’anno scorso e questi ultimi mesi fossero serviti solamente per far capire che la strada giusta da seguire era una e non doveva essere abbandonata. E allora come lo vediamo questo bicchiere in attesa che il circo ricominci? Mezzo pieno o mezzo vuoto?