IL COMMENTO. SPAL-CARPI

FERRARA – Il neanche troppo arzigogolato sistema degli accoppiamenti del primo turno di Coppa Italia di Lega Pro, forzato dal vincolo territoriale, mette ancora una volta di fronte al “Paolo Mazza” Spal e Carpi, esattamente due anni, un mese e ventisei giorni dopo l’abbuffata di quella squadra che, guidata da Aldo Dolcetti per capirci, era appena stata ripescata in C1: in quell’occasione, sotto i riflettori di una serata da sauna e dal sapore vacanziero, la partita terminò con un tennistico set a zero a favore dei biancazzurri che non lasciarono scampo ai dilettanti (di allora) modenesi, grazie alle doppiette di Arma, Cazzamalli e La Grotteria. Stavolta è il Carpi che arriva da un ripescaggio, in C2, che non ha più D’Astoli in panchina e il grande capo, chiamato a sposare l’ambizioso progetto della dirigenza modenese, si chiama Stefano Sottili, un ex difensore che, alla sua prima panchina professionistica, dopo otto giornate in campionato sta regalando ai carpigiani un secondo posto in campionato a una lunghezza dalla corazzata Carrarese. I biancazzurri (oggi in nero) trovano sulla loro strada due giocatori che il “Paolo Mazza” l’hanno vissuto da protagonisti con la maglia della Giacomense e annusano nell’aria un certo e inevitabile profumino di derby: Mandrelli in porta e Nicolini in avanti. Egidio Notaristefano approfitta della Coppa per anticipare la partitella consueta del giovedì di ventiquattr’ore e lascia a riposo tutti i senatori, Zamboni e Migliorini a parte e si porta in panchina i soli Bedin e Fofana assieme a una nutrita rappresentanza di giovani calciatori della Berretti; i modenesi lasciano a casa i difensori Cioffi e Caselli, l’ala Fabiano e l’attaccante Malatesta perché, aldilà della pausa prevista domenica prossima in C2, è sempre meglio non rischiare troppo: del resto, questa avara manifestazione, poco invoglia a scelte di altro tipo. La giornata fa pendant con la partita: triste, cupa, di una pochezza da far quasi rabbia per i pochi intimi del vetusto impianto di casa nostra che trovano la forza di divertirsi, dando forza alle corde vocali con improbabili suoni gutturali di richiamo di non ben chiara identificazione da una parte all’altra della tribuna. Impavidi invece, i quindici tifosi modenesi che sostengono a gran voce la loro squadra in uno spicchio a loro riservato. Notaristefano pensieroso si affaccia a più riprese dalla panchina, Pozzi, alla faccia del fresco, si leva in maniche di camicia salvo capire che anche per le sue più focose esternazioni, oggi non è proprio giornata e assestarsi seduto in panchina, spettatore di una sfida che neanche fossero rimasti lì in campo tre giorni e tre notti, avrebbe visto una delle due squadre prevalere sull’altra.
La Spal punge come potrebbe fare la capocchia di uno spillo di gomma, Marongiu è evanescente ma nella prima mezzora è l’unico che si salva, il gioco sulle fasce convince a tratti. Per catturare un Corsi versione Casper, farraginoso e sprecone come mai lo si era visto sin qui (ok, lasciamo stare il discorso under, davvero), si mormora siano stati chiamati persino i Ghostbusters, Cosner ci mette l’anima, la grinta e l’impegno di chi sa che prima o poi una magliettina da titolare la troverà. Chi è (praticamente) certo di averla domenica a “Surriento” è Bortel, a destra, dove trascorre un pomeriggio di assoluta tranquillità, con capitan Zamboni sugli scudi a chiamare a gran voce lui e tutti i compagni di reparto con un monito ben preciso: la resa mai. La Spal non molla, il Carpi nel primo tempo si fa vedere mai, Capecchi si scalda come può, ma l’impressione è che là dietro sia un bell’andare anche così. La ripresa è figlia di Morfeo, le tenebre della sera si fanno avanti minacciose e Migliorini prova ad accendere la luce, peccato che tra Corsi e Laurenti la differenza poi non sia neanche tanta. Il buon Egidio capisce che è bene sperimentare: e allora fuori Zambo e spazio a Bortel centrale con Cosner dirottato alla due, poi con Zamuner (bravissimo) per Vecchi (bene anche lui) prima il friulano va a sinistra con Giovanni Rossi centrale poi torna centrale con Rossi sulla corsia mancina e Pallara viene retrocesso difensore centrale appena lo slovacco si da il cambio con l’ottimo Maestri (un altro da coccolarsi assiduamente) così in palla che sorprende persino Cosner, che si mangia un’occasione di dimensioni bibliche sul finire della seconda frazione supplementare. Marongiu è già in fase Rem da un pezzo, Meloni a parte la bicicletta del primo tempo sembra un pesce fuor d’acqua anche se i supporti sono del tutto gli assenti ingiustificati dell’incontro (ma gli appoggi, quelli no, non bisogna sbagliarli!). Inevitabile finisca sul nulla di fatto, anche se Capecchi miracoleggia quasi allo scadere e anche il palo decreta l’inevitabile legge dagli undici metri per uscirne da questa partitaccia. Dalla linea della carità la Spal schiera i suoi uomini maggiormente dotati tecnicamente all’inizio: Marongiu e Meloni, da dimenticare entrambe le conclusioni. Il Carpi va sul dischetto più concentrato e fa subito due su due prima che anche Zamuner provi la botta forte e centrale come fanno tutti quelli che i rigori non sono abituati a calciarli (e infatti va sulla traversa): a quel punto il Carpi capisce che anche controvoglia dovrà passare il turno. Ci pensa Pasciuti a regalare il secondo turno. Le luci in casa Spal: tanta buona volontà, giovani di prospettiva che hanno tutto dalla loro per far di questa passione un mestiere un domani (già, ma adesso quando li rivedremo in campo?), ma anche qualche ombra, non ultima la prestazione di due tra i giocatori più attesi di giornata: Marongiu e Meloni, rimandati ancora una volta alla prossima (?) partita.

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