Nelle poche settimane dalle quali è al timone di una Spal in piena tempesta, Gian Marco Remondina ha sicuramente dimostrato un fatto incontestabile: la volontà di metterci la faccia sempre e comunque e di fare quanto di umanamente possibile per non trasformare la stagione dei biancazzurri in un altro calice amaro per società e tifosi. Lo dicono i dettagli: è il primo a uscire per saggiare le condizioni del campo nelle prime ore d’allenamento, è il primo ad avvicinarsi ai tifosi per dialogare e alla fine dell’allenamento si presenta direttamente in sala stampa senza passare dallo spogliatoio. Scarpe da calcio ai piedi, fischietto e cronometro al collo. Il volto sereno ma non troppo di chi sta lavorando per trovare la formula giusta per rianimare l’Ars et Labor.
Oggi è arrivata anche la contestazione. Come si esce da questo momento?
“La cosa principale è la necessità dei ragazzi di ritrovarsi come gruppo, non come singoli giocatori. La priorità numero uno è quella di ricaricare il gruppo e rendere partecipi tutti del progetto”.
I tifosi rimproverano scarso impegno ai calciatori e sembra quasi che anche i singoli in scadenza di contratto non rendano a fondo per meritare la riconferma.
“Sono convinto che i soldi non incidano così tanto, dipende sempre dal carattere di un giocatore e non dalle questioni legate al rinnovo del contratto. Anche perché in questa categoria ogni squadra ha i suoi problemi economici, chi più e chi meno. Quando un giocatore si allena e va in campo per vincere i soldi passano in secondo ordine. È soprattutto una questione di avere obiettivi”.
Che impressioni ha ricavato dal confronto con i tifosi presenti oggi?
“È stato un incontro giusto. Li vedo delusi, amareggiati, incazzati. Ci hanno chiesto più attenzione nei confronti degli atteggiamenti fuori dal campo. Vorrà dire che se li troveranno in giro di certo non gli offriranno lo spritz. Quindi starà ai giocatori stare un po’ attenti a dove vanno, così sotto quel punto di vista non dovremmo più avere problemi (sorride). Quando le cose non vanno bene bisogna stare attenti alla propria vita privata, stare zitti e mandare giù i propri rospi e cercare di raddrizzare la situazione. E secondo me la si può solo raddrizzare come gruppo: senza dare maggiori responsabilità ai più vecchi o di contro ai più giovani. Bisogna far sì di uscirne come squadra, e il mio obiettivo è questo”.
La sosta del campionato ha aiutato a lavorare con più tranquillità?
“La sosta è servita per farli lavorare un po’ di più rispetto a quanto erano abituati e ci consentirà, senza l’assillo di una partita, di vedere se questa è una strategia giusta. Di certo, serve sempre un po’ di tempo per vedere se questo approccio funziona. Si tratta soprattutto di far capire che se si vogliono ottenere risultati bisogna dare il massimo. Se non si dà il massimo in allenamento non lo si può dare nemmeno in partita”.
La situazione dell’infermeria non sta aiutando.
“Già, i giocatori hanno lavorato bene questa settimana, li ho visti impegnarsi, fare quello che dovevano senza mai tirarsi indietro. Però siamo pochi, l’ideale sarebbe avere venti giocatori a disposizione. Lo spirito di gruppo si rafforza solo facendo fatica insieme, stando sul pezzo: se lo faremo dovremo vedere i risultati che tutti ci aspettiamo”.
Sta pensando a cambi di modulo per i prossimi impegni?
“Potrei pensare di cambiare qualcosa, ma dipende sempre dai giocatori a disposizione perché già a Salerno avrei voluto cambiare qualcosa ma non è stato possibile perché all’ultimo momento Belleri ha avuto la febbre”.
In tanti invocano un maggiore impiego dei giovani provenienti dalla Berretti dei record: cosa ne pensa?
“L’idea è teoricamente giusta, però quando ci sono le difficoltà è più facile per un giocatore esperto affrontarle e risolverle. Non puoi mettere un campo un giovane e dirgli ‘risolvimi tu i problemi’. Per cui bisogna vedere se un giovane è pronto o meno. Io comunque vorrei puntarci perché la spinta e l’entusiasmo che ti possono dare dei giovani può essere decisiva”.
Ha già iniziato a studiare il prossimo avversario, il Sorrento?
“Sì, l’avevo comunque già vista: una squadra solida, difficile, esperta e che ha un attaccante fortissimo come Paulinho. Di sicuro un avversario temibile, ma bisogna essere fiduciosi e pensare di poter risolvere i nostri problemi a partire da domenica prossima”.
Che clima si aspetta allo stadio proprio domenica prossima?
“Se facciamo vedere che possiamo dare qualcosa in più rispetto alle altre volte il pubblico tornerà dalla nostra parte. Ma finché non vedono quello che ci chiedono diventerà molto difficile”.